Eni valutazione ridicola - panarea
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By: panarea on Martedì 08 Aprile 2003 12:51
Nei manuali di 5a ragioneria c’è scritto come si fa a valutare un’azienda: si considera il Valore V come una rendita posticipata immediata del reddito normale R per il tasso i ossia V = R / i (i dovrebbe essere un tasso provo di rischio su una durata stabilita, senza distinzioni ulteriori, io per l’Italia ci metterei il tasso dei BOT a 3 mesi al lordo della tassazione). Siccome il popolino compra azioni non aziende intere, dividendo il tutto per il numero delle azioni, si ottiene P = EPS / i ossia il P prezzo di una singola azione è dato dall’utile per azione (Earnings Per Share) fratto il tasso. Se dividi il tutto per Eps ottieni P/ EPS = 1/ i siccome P / EPS è il famoso P/E, siamo arrivati, abbiano trovato la formulina magica che tutti usano per valutare se la borsa è cara o no. E qui vieni il bello: perché P / EPS non è un rapporto assoluto, ma in funzione di 1/ i e questo tanti se lo scordano. Chi se ne frega che nel 1970 il P / EPS era più basso, per forza i stava anche al 15%!!! Quindi, per fare il matematico, P / EPS = f(i), il rapporto magico è funzione, inversamente proporzionale, del tasso non è un termometro assoluto. Le serie storiche dei P/E quindi sono, in questo senso, del tutto inutili. Il giochino quindi diventa più sofisticato e difficile: se i risalisse prima degli EPS (ossia il tasso risalisse prima degli utili societari) la borsa si troverebbe presto cara (è il caso di aziende come Autostrade, società a utili costanti e aciclici, la cui valutazione alta è il frutto dell’attualizzazione a bassi tassi di questi utili), se invece risalissero gli utili prima dei tassi, allora la borsa si troverebbe a buon mercato. Il giochino è difficile perché prevedere l’andamento dei tassi, variabile macro –economica e sistemica, è complesso (è una variabile funzione di elementi economici come gli stessi utili societari ma anche extra come tensioni geopolitiche e corrispondenti fiammate inflattive su petrolio ect.) e ancor più prevedere gli utili societari EPS, variabile micro-economica specifica, anch’ essi funzione di 1000 cose.
Un consiglio pratico: vedere gli P/EPS delle azioni, selezionare quegli più bassi e chiedersi come mai è basso. L’unica spiegazione è in genere che il mercato si fida poco nelle capacità dell’azienda di mantenere, nel lungo periodo (la famosa rendita), il livello di reddito attuale (EPS). Un esempio? Eni, P/EPS basso, nonostante una certezza quasi granitica che nei prossimi anni continuerà a fare utili. Vi spaventa che non è contendibile? Chi se ne frega, sul lungo è un’azienda che creerà utile, quindi valore per gli azionisti e che ora non costa tanto. Avete paura che il petrolio cada a 12 usd il barile? Facciamo un calcolo cretino subito: ammettiamo che gli EPS di Eni siano funzione (non lo sono perché l’azienda trasforma il greggio, non lo estrae come il Kuwait) diretta e proporzionale del prezzo del greggio. Se questo si dimezza, gli EPS si dimezzano. Ok quindi basta moltiplicare per 2 il P / EPS attuale di Eni per trovarsi in mano un’azienda con un P/EPS sempre piuttosto basso. Quindi comprate Eni e vendete quasi tutto il resto del listino italiano. Chiedete al vostro promotore finanziario di comprare 100 eni al mese per 5 anni e poi ne riparliamo….