Bnl

 

  By: Moderatore on Sabato 18 Dicembre 2004 13:41

...il Banco di Bilbao avrebbe contattato i vertici spagnoli dell’Opus Dei per tentare un’operazione di lobbying sul governatore di Bankitalia, Antonio Fazio, molto legato agli ambienti cattolici. Il banchiere centrale è l’arbitro della delicata partita che ha in palio il controllo dell’istituto guidato da Luigi Abete. Il contropatto che si è raccolto attorno a Francesco Gaetano Caltagirone è a un passo dal ribaltone: l’alleanza degli immobiliaristi è al 24,2%, ma può fare affidamento anche su pacchetti non sindacati o di soci amici per poter arrivare agevolmente al 27,1% e anche oltre. Il patto Generali-Della Valle-Bbva è invece al 28,5% e spera in un intervento di Bankitalia per tenere le mani sul timone della banca anche dopo la prossima assemblea, prevista in primavera. Ma Fazio, da Via Nazionale, ancora tace. E - assicurano i bene informati - non sarebbe intenzionato a stoppare Caltagirone & soci, nonostante la natura dell’alleanza sia imprenditoriale e non bancaria e quindi la cordata non potrebbe salire sopra il 15% né tantomeno puntare al controllo dell’istituto. Il Bilbao, che ha in carico la partecipazione a circa 3 euro ad azione (ben sopra le quotazioni attuali, nonostante il rally delle ultime settimane), sta giocando dunque tutte le carte: i vertici della banca spagnola aspettano da Fazio la risposta alla richiesta di salire sopra il 15%, ma nel frattempo hanno affidato a un pool di legali il mandato per verificare se sia possibile incrementare la quota - nell’ambito della normativa Ue - anche senza l’ok di Bankitalia, magari con un’Opa volontaria, ma non sull’intero capitale. E intanto le manovre di lobbying vanno avanti. Ma se la maggioranza passasse a Caltagirone, non avrebbe senso mantenere una partecipazione così alta restando fuori dalle stanze del potere, per di più in una banca avviata al risanamento, ma finora ben poco remunerativa. Bilbao rischia così di ritrovarsi costretto a vendere, portando a casa una pesante minusvalenza. La partita è comunque aperta. E mentre Caltagirone rafforza la cordata per andare all’assalto del fortino presidiato da Abete, non sono affatto tramontate le ipotesi di mediazione. Anche in questo caso per gli spagnoli il rischio di restare con il cerino in mano è concreto: l’accordo potrebbe avvenire sotto il cappello di una banca italiana nel ruolo di prima azionista, cioè al posto del Bbva. E in quest’ottica i candidati naturali sono due: Monte dei Paschi, che non solo è già azionista di Bnl, ma è anche partecipata da Caltagirone; e Capitalia, a cui potrebbe far gola non tanto la rete di sportelli, che anzi potrebbe creare problemi di Antitrust, ma il portafoglio corporate. Sull’asse Roma-Siena grava però l’incognita della politica. Il Monte dei Paschi è controllato dalla Fondazione Mps, che fa capo sostanzialmente ai Ds senesi. Ma la direttiva di partito, che arriva direttamente dal Botteghino di Roma, è di non aiutare Caltagirone a scalare la banca romana: l’imprenditore è considerato legato al centrodestra. E soprattutto ha un rapporto difficile con il sindaco di Roma, Walter Veltroni. Con una banca in mano, oltre alle costruzioni e ai due giornali diffusi nella capitale (Messaggero e Leggo), Caltagirone potrebbe diventare un referente un po’ troppo ingombrante per il Campidoglio. Che cosa succederà? Ancora è presto per dirlo. «Ma Fazio alla fine interverrà per non arrivare all’assemblea di primavera con due blocchi contrapposti alla pari», osserva un banchiere romano. L’aumento di capitale da 1,22 miliardi è ormai praticamente concluso ed è stato interamente sottoscritto. La banca è più solida, dicono gli analisti. E appena le comunicazioni alla Consob saranno ultimate, l’assetto azionario sarà più chiaro. Fazio avrà così in mano tutte le carte per decidere chi sarà il nuovo padrone di Via Veneto. Ammesso che non abbia già deciso.

BNL - gz  

  By: GZ on Lunedì 13 Dicembre 2004 19:44

BNL continua a salire anche nell'after hours e fa +5% Ieri sul corriere Massimo Muchetti che è probabilmente il commentatore di società più qualificato in Italia (assieme a Penati su repubblica) faceva notare che la cordata che spinge di più ora, quella degli immobiliaristi con a capo Caltagirone ha al centro Ricucci che come gruppo ha circa 57 milioni di capitale e 600 milioni e rotti di debiti (non trovo il link al pezzo a vado a memoria) Gli altri Caltagirone e questo Macrì argentino sono più solidi, ma insomma sostanzialmente hai qualcuno che scala una banca con i soldi di altre banche E in teoria ^BNL#^ è già prezzata qui, in teoria Bankitalia li può fermare da un momento all'altro visto che nessuno dei due gruppi sarebbe benvenuto in base alla regole solite che utilizza per dare via libera a queste manovre di controllo Però sale lo stesso tutto e questo era il trade di oggi ---------------------------- Continua la salita di Bnl con un progresso del 3,88%, il titolo e' scambiato a 2,06 euro dopo un massimo giornaliero di 2,07. ''Il titolo continua a salire sulle attese speculative legate al confronto tra i soci schierati neell'ambito dei 2 patti di sindacato. Da un punto di vista tecnico, il titolo e' abbondantemente sopra il supporto 1,80 euro e si trova alle prese con la resistenza posta a 2,10 '', spiega un trader. Gli scambi sono, al momento, pari a circa il 4,4% del capitale ordinario Bnl ante aumento. Il cosidetto contropatto guidato da Francesco Gaetano Caltagirone, con l'avviso a pagamento pubblicato oggi sulla stampa, ha ufficialzzato il possesso del 23,37% del capitale Bnl che salira' al 24,2% quando l'immobiliarista Giuseppe Statuto aumentera' la sua quota dal 4,1% al 4,93%. Il patto Bbva-Dorint-Generali ha una quota sindacata di azioni ordinarie Bnl pari al 28,397%. -------------------------------------------- (ASCA) - Roma, 6 dic - Stefano Ricucci, attraverso Magiste International holding, comunica di aver ''conferito il 4,93% delle azioni possedute al Patto guidato dall'Ingegner Francesco Gaetano Caltagirone'', dice la nota di Magiste. ''L'operazione si inserisce nell'ottica delle positive relazioni tra i nostri gruppi, anche nella prospettiva di ulteriori collaborazioni e sinergie'', ha dichiarato Stefano Ricucci. Con l'ingresso di Ricucci, il cosiddetto ''contropatto'' detiene il 24,2% del capitale di Bnl.

 

  By: Moderatore on Domenica 15 Giugno 2003 01:10

-----------www.borsaefinanza.it ------ ... Il piano industriale di Unicredit è una sfida a tutto campo sul fronte della redditività. Sfida complicata, perché la banca parte da una posizione di assoluto rispetto; quasi impossibile se si tiene conto dello scenario di crescita piatta in cui si inserisce. Ma Profumo va dritto per la sua strada. E nega, senza molta convinzione, i progetti di conquista della Bnl. In questo torrido fine settimana di giugno, con ogni probabilità, si sono cominciate a prendere decisioni importanti per il futuro del sistema bancario italiano. E al centro c’è stata proprio la questione Bnl, la banca che, tra scambi vorticosi, ha realizzato in Borsa un rialzo del 50% dall’inizio dell’anno. A comprare, dopo Diego Della Valle, sono stati altri soci graditi al presidente Luigi Abete e al partner spagnolo, il Bbva. Primo fra tutti, nonostante le smentite (vizio antico), il gruppo che fa capo a Vittorio Merloni. La sensazione era che questa nuova maggioranza fosse ormai pronta a richiamare le deleghe di Davide Croff, il banchiere che ha pilotato l’istituto fuori dalle secche irakene e argentine. «Io sono sereno - diceva lo stesso Croff prima del comitato esecutivo di venerdì 13 - Non ho intenzione di abbandonare l’incarico che ho ricoperto in questi anni. Ma sia ben chiaro: non c’è ragione per litigare. Non sarò certo d’ostacolo alla scelta degli azionisti». E’ stato di parola. Profumo osservava la scena da lontano, alternando smentite e battute ad effetto. Ma la staffetta in Bnl, dicono i bene informati, altro non sarebbe l’anticamera per un grande matrimonio destinato a garantire al colosso Unicredit-Bnl un azionariato più forte (Della Valle, Merloni, lo stesso Luca di Montezemolo così vicino a Profumo e al proprietario della Tod’s), meno dipendente dal fronte delle Fondazioni. Quasi un piccolo esercito motivato e ben deciso per giocare le partite più delicate. L’operazione, per giunta, sembra ben vista anche da via Nazionale. Fazio, quando vuole, sa essere generoso: l’amministratore delegato di Unicredito dev’essere pur premiato per aver levato dalla scena un osso duro come Vincenzo Maranghi. La prospettiva di un asse Bnl-Unicredito ha già provocato i primi effetti. Corre il titolo Capitalia. E dietro s’intuisce la frenetica ricerca di una soluzione per un puzzle complicato, come si sta rivelando la formazione del nuovo patto di sindacato. Cesare Geronzi tratta con la regione Sicilia, ha contatti con quel Giuseppe Ricucci che avrebbe preferito tener lontano da corte, anche per non irritare i soci olandesi di Abn Amro che non fanno mistero di volere un patto di ben altro spessore. Francesco Spinelli per ora si consola nel Nord Est: il piano triennale di Antonveneta, che sembrava finito in panne, riprenderà presto la corsa. Spinelli, che del patto di sindacato di Antonveneta è il presidente, e l’amministratore delegato Piero Montani contano di presentarlo già a metà luglio. Il modo giusto per dimostrare che i problemi del rodaggio sono finiti. Fin qui le mosse più immediate di un quadro in evoluzione. Ma sono settimane intense per quei banchieri che, come Corrado Passera, devono chiudere al più presto le dismissioni già in cantiere. Settimane intense per tutti, tra piccole intese e curiose chiusure, come il rifiuto del Sanpaolo Imi (con motivazioni identiche a quelle della Mediobanca di Gabriele Galateri di Genola) a partecipare, anzi, a prender visione del piano di risanamento del gruppo Lucchini. È con questo biglietto da visita che il sistema si avvicina alla prova più delicata: l’esame del piano che l’ad della Fiat Giuseppe Morchio presenterà a breve a creditori e azionisti. Anche i titoli del Lingotto volano in questo strano mercato finanziario d’inizio estate in cui, all’improvviso, tutti cercano di accrescere la propensione al rischio e in cui tutto sembra di nuovo possibile. È un bel segnale, purché l’ottimismo non finisca col cedere il passo all’euforia; guai a illudersi di poter evitare quei sacrifici che sono ancora necessari. ------------ ---------- di Sibilla Di Renzo del 14-06-2003 da Finanza&Mercati del 14-06-2003 L’amministratore delegato costretto a uscire dai soci vicini al presidente che chiedono una nuova strategia per Bnl. Lunedì il cda per le nuove regole di governance. E il titolo perde il 2,6% in Borsa Davide Croff si è dimesso dalla carica di amministratore delegato di Bnl. Lo ha fatto a distanza, in conference call, evitando così di partecipare alla riunione che lo avrebbe messo alla porta dopo 14 anni ai vertici di via Veneto. Lui, Croff, ha preferito comunicare le sue decisioni dalla splendida cornice di Villa D’Este a Cernobbio dove è in corso il consiglio per le relazioni Italia-Usa. Si è concluso così il braccio di ferro a distanza con il presidente Luigi Abete: alla fine ha perso lui, perchè gli è venuto a mancare l’appoggio degli spagnoli del Bbva e dei nuovi soci entrati in Bnl a rafforzare la posizione di Abete, il vincitore. Ora, proprio il presidente Abete si accinge a celebrare il trionfo nel cda di lunedì prossimo, convocato per discutere le nuove regole di governance: al presidente saranno affidate le deleghe operative mentre il posto di amministratore delegato resterà vacante. Almeno per il momento, mentre l’attuale direttore commerciale, Mario Girotti, dovrebbe essere promosso a direttore generale. Saranno loro, assieme al comitato esecutivo di Bnl (composto dal presidente Abete, dal vicepresidente Bnl, da Pier Luigi Fabrizi, presidente di Banca Mps dal consigliere in quota Bbva, Juan Enrique Perez Calot e da Giovanni Perissinotto, per la quota Generali), a promuovere un futuro diverso da quello che era nelle intenzioni di Croff. Il conflitto, del resto, si è rivelato insanabile. Già più di un mese fa ci sarebbe stato un confronto serrato tra consiglieri e azionisti di Bnl, chiuso con la decisione di rimandare di qualche settimana qualsiasi manovra sugli equilibri interni e sulla nuova gestione. A favore della soluzione di continuità si era espresso il governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, che aveva rinnovato in tempi recenti la sua «fiducia» al manager riconoscendo la validità del piano industriale elaborato dallo stesso Croff. Ma Fazio non è evidentemente riuscito a frenare gli spagnoli del Bbva che da mesi scalpitano per andare oltre il 14,7% di Bnl in loro possesso. Non potendo però crescere direttamente (via Nazionale non vede di buon occhio la supremazia degli stranieri nella banche italiane), il Bbva si è alleato con Abete e insieme hanno favorito l’ingresso di soci vicini allo stesso presidente di Bnl. Da qui l’arrivo dell’imprenditore Diego Della Valle (che oggi controlla il 4,6% di Bnl) e di Vittorio Merloni e di Francesco Gaetano Caltagirone (anche se entrambi hanno finora smentito). Sui nuovi assetti sembra esserci anche il nulla osta delle Generali che hanno il 7,33% di Bnl. E adesso? Il futuro di Bnl è a questo punto un libro tutto da scrivere. Il progetto di aggregazione con Mps sembra essere un capitolo chiuso. I due istituti sono stati in trattativa per molti mesi ma alla fine l’affare si è arenato proprio sul prezzo chiesto da Croff per rilevare Bnl. Il Monte Paschi di Siena ha il 4,52% della banca romana, con l’opzione per rilevare il rimanente 3,45% in mano alla Banca Popolare di Vicenza. Tutt’altro copione per l’Unicredit di Alessandro Profumo. Il banchiere di piazza Cordusio nega qualsiasi velleità ma non è un mistero che la «preda» Bnl sia già stata esaminata con attenzione. E Fazio ora vede di buon occhio l’uomo che ha espugnato Mediobanca. Ma, per il momento, bisognava chiudere la pratica Croff. Al termine del comitato esecutivo è stato emesso un comunicato dai toni distensivi: l’ad Davide Croff «ritenuto completato il proprio contributo professionale alla realizzazione del progetto industriale del gruppo, il 14 giugno 2003, dopo 14 anni di servizio, rimette il proprio mandato per andare a intraprendere nuove iniziative professionali».

Bnl - Moderatore  

  By: Moderatore on Venerdì 04 Aprile 2003 13:35

Stock: BNL

------------Commenti ed Analisi Recenti su BNL------------------------ ------------------------da WEBSIM------------------------------------- 1) Nel quarto trimestre 2002 Bnl ha messo a segno risultati molto positivi. A livello annuo i conti hanno confermato sostanzialmente le attese, anche grazie all'accelerazione degli ultimi mesi del 2002. 2) Il management ha annunciato gli obiettivi per il 2003. Il principale impegno è la riduzione dei costi totali del 5%. 3) Le nostre stime si mantengono prudentemente al di sotto delle indicazioni della società. Bnl si conferma comunque una delle nostre migliori scelte tra i titoli bancari italiani. 4) Confermiamo la nostra raccomandazione interessante e il prezzo obiettivo di 1,35 Eu. Fine anno col botto. Nel quarto trimestre 2002 Bnl ha messo a segno risultati molto positivi. I ricavi sono saliti del 9% grazie soprattutto a un forte aumento delle commissioni, +21,7%, e del margine di interesse, +6,6%. I costi operativi si non mantenuti stabili, mentre è cresciuto in modo considerevole (ma era atteso) il livello degli accantonamenti. Tuttavia, anche grazie a una facile comparazione con l'anno precedente (svalutazione asset in Argentina) il risultato pre tasse è passato da un rosso di 312 mln Eu a +141 mln Eu. L'utile netto trimestrale si è infine posizionato a 43 mln Eu, in linea con la nostra stima di 43 mln Eu. A livello annuo i risultati hanno confermato sostanzialmente le attese, proprio grazie all'accelerazione degli ultimi mesi del 2002. Sarà distribuito un dividendo di 0,04 Eu, ma solo agli azionisti di risparmio. Obiettivo "taglio costi". Il management della società ha annunciato gli obiettivi per l'anno in corso. Il principale impegno è la riduzione dei costi totali del 5% anno su anno. Il risultato dovrebbe essere ottenuto attraverso il contenimento del costo del lavoro, delle spese amministrative e degli investimenti. Miglioramento dei ratio patrimoniali. Nel 2003, grazie al contenimento dell'attività di impiego, l'attivo ponderato per il rischio dovrebbe calare dell'11% anno su anno, portando il Tier 1 (rapporto tra patrimonio netto e attivo ponderato) dal 5% di fine 2002 al 5,8%.