By: panarea on Giovedì 13 Novembre 2003 18:14
andiamo piano e leggiamo bene,
1- Deloitte ha firmato con alcune osservazioni, ma ha firmato
2 - Questo ePicurum è una ca***ata che il gruppo si poteva evitare. mettiamo che i 496 milioni di euro siano oggi zero perchè spesi con le donnine
3 - la valutazione sui derivati NON E' PREVISTA DALLA NS. LEGGE E ANCORA MOLTO FUMOSA SU COME SI VALUTA (QUESTO E' IL VERO PROBLEMA DELLA FINANZA OGGI: PER ESEMPIO, NON IN QUESTO CASO, L'AVER VENDUTO UNA PUT CON LEVA GIGANTESCA MAGARI CREA UN RISCHIO IMMENSO, COME LO SI VALUTA?). Ma signori, è tutti i c***o di derivati che ha l UBS come gli valutiamo?? Oppure ha un bel rating..
insomma secondo me il mercato è miope, se Deloitte firma PArmalat è messi ancora decentemente, contabilizzando Epicurum e i derivati come zero, lo Stato Patrimoniale "regge" ancora, ma allora il bilancio Fiat l'avete letto??? Il mercato sta ora super valutando quella cassa da morto (contabilmente parlando) che è Fiat e svilendo la povera Parmalat..
strong buy
MILANO, 11 novembre (Reuters) - L'investimento di Parmalat (Milano: PRFI.MI - notizie - bacheca) nel fondo Epicurum non è al momento valutabile in quanto, alla data del 30 giugno 2003, non sono disponibili informazioni dettagliate sulla situazione del fondo in grado di evidenziare il rendimento malutato.
E' quanto si legge nella relazione dei revisori Deloitte & Touche alla relazione semestrale del gruppo alimentare che si conclude con un sostanziale via libera.
Le quote del fondo comune di investimento, che nella relazione dei revisori non è mai citato direttamente come Epicurum, sono iscritte al valore di sottoscrizione, come già ricordato ieri da Parmalat nel comunicato con cui forniva precisazione sull'attivo non immobilizzato, comprendente anche un investimento nel fondo Epicurum per 496,5 milioni di euro.
"La società ci ha informato che il primo bilancio disponibile del fondo sarà quello al 31 dicembre 2003, data di chiusura del primo esercizio del fondo stesso. Pertanto, in mancanza di tale documentazione, non è stato possibile disporre di elementi a supporto della corretta esposizione di tali attività finanziarie iscritte nella relazione semestrale del gruppo al 30 giugno 2003 e degli effetti delle operazioni effettuate dal fondo nel periodo", si legge nella relazione di Deloitte.
Sotto la lente dei revisori anche un contratto di finanza derivata stipulato da una società del gruppo Parmalat con lo stesso fondo, in base al quale le parti si sono impegnate a liquidarsi trimestralmente, fino al 2007, con riferimento ad un importo nozionale di 850 milioni di euro, le differenze cambio dollaro/euro maturate rispetto ad un cambio iniziale concordato.
Alla stipula del contratto, ricorda Deloitte, al gruppo è stato corrisposto un importo iniziale di circa 45 milioni di dollari che è stato interamente accreditato al conto economico del semestre tra gli altri ricavi e proventi. Inoltre, il conto economico del periodo include un provento finanziario di circa 90 milioni euro conseguente alla variazione del cambio, favorevole al gruppo, nel primo trimestre di operatività del contratto.
In assenza di principi contabili nazionali sull'argomento Deloitte ha ritenuto appropriato fare riferimento ai principi contabili internazionali di prossima applicazione per le società con azioni quotate (Ias), secondo i quali i pagamenti iniziali in questo tipo di contratto devono essere inizialmente iscritti come passività. Alla fine di ogni periodo contabile successivo, i contratti derivati in corso devono essere valutati al "fair value" e, in base a tale valutazione, deve essere rettificata l'iscrizione iniziale.
Pertanto, concludono i revisori, "in assenza di una valutazione indipendente del "fair value" al 30 giugno 2003 di tale contratto, non siamo in grado di confermare la correttezza della contabilizzazione dell'incasso iniziale effettuata dal gruppo".
Deloitte evidenzia inoltre il ricorso al cosiddetto "decreto salvacalcio" che ha consentito alla controllata Parma Ac di iscrivere, tra le immobilizzazioni immateriali, la svalutazione dei diritti pluriennali alle prestazioni degli sportivi professionisti per un importo, al netto dell'ammortamento del periodo, di circa 215 milioni. Il gruppo, si legge nella relazione, non ha evidenziato nelle note di commento alla relazione semestrale al 30 giugno 2003 l'effetto dell'applicazione della legge.
"Sulla base di quanto svolto, ad eccezione dei possibili effetti connessi alle limitazioni evidenziate nel precedente paragrafo 2 (fondo di investimento) e della carenza di informativa indicata al precedente paragrafo 4 (decreto salvacalcio), non siamo venuti a conoscenza di variazioni e integrazioni significative che dovrebbero essere apportate ai prospetti contabili consolidati e alle relative note esplicative e integrative", conclude Deloitte.