Si prepara il default del sistema bancario?

 

  By: alberta on Mercoledì 23 Novembre 2011 18:27

E se non siete d'accordo, domandatevi se bisognva attendere NOVE ANNI, nella civilissima Bologna, per accorgersi di questa roba rivoltante. http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/cronaca/2011/23-novembre-2011/nove-anni-sei-giorni-lavoro-dipendente-sant-orsola-domiciliari-1902275379908.shtml Questi sono i veri "evasori totali", e non credo di errare per eccesso, stimando che ci siano almeno 2.000.000 di evasori analoghi annidati nelle pieghe dello Stato e del parastato che, in modo più o meno sfacciato, abbiano rubato e stiano rubando quattrini ai cittadini ed ai risparmiatori onesti. Attenzione che anche chi è chiamato a vigilare è responsabile, forse in modo ancora più pesante, di queste "atrocità"....... e quindi va inserito nel computo di chi "ruba" ai poveri per dare ai ricchi.

 

  By: alberta on Mercoledì 23 Novembre 2011 18:17

La Germania ha collocato il 35% in meno di bond che aveva annunciato, probabilmente perchè riteneva il tasso offerto dal mercato troppo elevato e si tratta del rapporto più basso della storia della Bundesbank. ________________________ Stiamo assistendo ad un replay della fine del 2008 in USA. Peccato per i risparmiatori, visto che si era già visto quali erano i rischi di far andare questo o quello in default, attendere che si raggiunga il consenso, discutere, discutere, discutere.... aspettare il fallout.... far fare tanti soldi al solito 1%, a spese del solito 99%.... e poi intervenire...... senza ovviamente ammettere di avere sbagliato ad aspettare che fossero i piccoli risparmiatori, quelli che una volta si chiamava "parco buoi", a pagare il conto...... Devo dire di essere MOOOOOOLTOOOOO incavolato...... e MOOOOLTO tentato di fare come questo qui....non appena presenteranno il conto " del risanamento"...... http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/11_novembre_22/tasse-imprenditore-bergamo-evasione-porsche-1902257530494.shtml

il vero crash delle banche è ora - GZ  

  By: GZ on Mercoledì 23 Novembre 2011 01:36

Stock: Banca Intesa

Qui hai le obbligazioni, il debito, della banca italiana che è considerata più solida tra le maggiori, Intesa S. Paolo che si stanno disintegrando come nel 2009. L'effetto Monti è durato due giorni e anzi se confronti il grafico del titolo azionario con quello dei bonds di Intesa, Unicredit e Banco Popolare il vero crash che è quello dei bonds lo hai nell'ultimo mese e mezzo Il motivo per cui a mio avviso (e mi rendo conto che da tre giorni almeno sto sbagliando su questo) i vertici del Fondo Monetario, Banca Centrale Europea, Unione Monetaria, Germania, Francia, USa, Federal Reserve... dovrebbero intervenire con qualche massiccia monetizzazione del debito è in questi grafici

 

  By: Moderatore on Mercoledì 23 Novembre 2011 01:08

Stock: Banca Intesa

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Crash delle obbligazioni di Unicredit - Moderatore  

  By: Moderatore on Mercoledì 23 Novembre 2011 00:31

Stock: Unicredito

Le obbligazioni di Unicredit ora indicano un rischio di default, sono crollate del -30%. Ubi banca mostra qualcosa del genere (vedo dei -12%, ma su scadenze più brevi, Banco Popolare hai i suoi bonds crollati di colpo con dei -33% come Unicredit (vedi sotto) Se i governi fanno muro come nel 2009 sarebbe un opportunità di acquisto perchè il debito delle banche finora per i governi è stato sacro e lo hanno salvato sempre con una sola eccezione negli USA per washington mutual. Ma in questo momento hai il crash vero, che non è quello delle azioni, ma sempre quello delle obbligazioni per le banche, perchè quando il loro debito crolla sono vicine alla fine

 

  By: Esteban. on Sabato 19 Novembre 2011 18:17

Le banche, che hanno prestato a cani e porci(tanto paga l'Italiano medio), ora si trovano con enormi buchi a bilancio,vuoi prestiti a società,immobiliare(costruzioni), mancato pagamento mutui o pignoramento e quindi svalutazione immobile a bilancio, etc... Come puoi pensare che usino la liquidità per spingere l'economia ? E' chiaro che penseranno a salvarsi ... quindi è chiaro che con la pioggia rivogliono indietro "l'ombrello che Ti avevano prestato d'estate ...". Non se ne esce da questa situazione, ma se accetti di chiuderle, garantire i depositi,e trasferire il compito di "lending" allo stato (persone sERIE non lo scorso governo di ladri), magari pure a tassi di interessi prossimi allo ZERO(o gli stessi se si vuole risanare l'Italia)forse in qualche modo se ne esce... Spero che il motivo per cui stanno arrivando a ZERO sia per il fatto che le vogliano far fallire ... sul modello americano , Chi sbaglia PAGA ! Nazionalizzandole i debiti verrebbero trasferiti comunque alla popolazione (fregata per l'ennesima volta)... Non possiamo mantenere questo esercito di PARASSITI pagandogli pure gli interessi(su mutuo ed operazione bancarie) quando sono i primi a mettere a rischio il paese ! Va bene quindi tagliare la zavorra al paese, ma pure i parassiti , non servono centinaia di banche in PERDITA , molte delle quali nate proprio recentemente , magari proprio per essere Nazionalizzate e coperte dallo STATO (gli Italiani)... Della serie Rubate,IndebitateVi, speculate con soldi che non avete tanto poi pagano i Cittadini Italiani ... E' assurdo prestare all'economia reale cifre impossibili da essere ripagate in tempo di crisi pure ... Poi dicono che creare moneta dal nulla con un click sul computer non produce effetti all'economia reale ... SOMARI ...

Banche a caccia di soldi - Moderatore  

  By: Moderatore on Sabato 19 Novembre 2011 14:16

Draghi ieri, 18 novembre a Francoforte (traduzione...le banche fanno fatica a trovare soldi, liquidità...") ----------------- ...we are aware of the current difficulties for banks due to the stress on sovereign bonds, the tightness of funding markets and the scarcity of eligible collateral. We are also aware of the problems of maturity mismatches on balance sheets, the challenges to raise levels of capital and the cyclical risks related to the downturn. In the money market, we see ^rising spreads between secured and unsecured segments, and a widening of repo prices between different types of collateral. Interbank activity remains subdued and concentrated in the very short-term maturities. This limited activity is reflected in increased recourse to our liquidity-providing operations#http://www.ecb.europa.eu/press/key/date/2011/html/sp111118.en.html^, as well as to our deposit facility. So far, the ECB has taken several non-standard measures to ensure that short-term funding does not represent a problem for euro area banks. ... ------------------------------------------------------ ^Bankitalia: sofferenze cresciute del 40%. In un anno passate da 73 a 103 miliardi#http://www.repubblica.it/economia/2011/11/19/news/bankitalia_crescono_sofferenze-25260433/?rss^ MILANO - Quasi 30 miliardi di euro in più in un anno: a tanto ammontano le sofferenze per le banche italiane, passate dai 72,9 miliardi di fine settembre 2010 ai 102 miliardi di fine settembre 2011. Con un incremento in termini percentuali del 39,9%. E' la fotografia scattata dalla Banca d'Italia nel supplemento "Moneta e banche". Le sofferenze sono, di fatto, prestiti la cui riscossione non è certa da parte della banca erogatrice. Il peso più consistente (oltre la metà del totale) risulta a carico delle società non finanziarie, ossia le imprese, a cui risultano iscritti 66,6 miliardi a fine settembre 2011. Erano 47,6 miliardi a settembre dello scorso anno, con un incremento del 39,9%. In chiara difficoltà anche le famiglie consumatrici con 24 miliardi (contro i 16,4 miliardi del 2010, +46,3%) e infine le famiglie produttrici con 9,9 miliardi (7,8 miliardi un anno fa, +16,2%). Complessivamente, nello stesso periodo i prestiti risultano in leggero aumento (+3,6%), passando da 1.914 miliardi di fine settembre 2010 a 1.984 miliardi di fine settembre 2011, evidenziando così un netto scarto fra il boom registrato dalle sofferenze e la timida crescita del credito erogato ---------------------- Se la Borsa di Londra finanzia le banche italiane Il London Stock Exchange ha scoperto un nuovo filone di business per cavalcare la crisi: prestare soldi alle banche italiane. Lo ha rivelato il «Wall Street Journal», raccontando che la Cassa di Compensazione e Garanzia, controllata dal Lse, sta macinando ricavi a ritmo serrato grazie a questa nuova attività. La Cc&G ha il compito di eliminare il rischio di controparte nelle negoziazioni dei titoli garantendo il buon esito dei contratti. E per farlo può utilizzare i circa 8,7 miliardi di sterline di garanzie che gli operatori sono obbligati a versare per consentire di liquidare le controparti in caso di fallimento. Capitali che Londra non tiene fermi. La Cassa li presta. E la fuga delle banche straniere dal «rischio Italia» si sta rivelando un' ottima opportunità per arricchire i suoi bilanci grazie ai tassi praticati agli istituti del nostro Paese a corto di liquidità («disperati» scrive il «Wall Street Journal»). Per contenere i rischi i ^prestiti hanno durata breve: massimo 48 ore e poi le banche devono rientrare...#http://archiviostorico.corriere.it/2011/novembre/18/Borsa_Londra_finanzia_banche_italiane_co_9_111118063.shtml^ ----------------- ^Banche a caccia di liquidità, interbancario «congelato»#http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2011-11-19/banche-caccia-liquidita-interbancario-104452.shtml?uuid=AaB6lqME^ uelle che lo fanno con operazioni di routine, cioè partecipando alle aste con cui Francoforte concede denaro in quantità illimitata e a tasso prestabilito (1,25%) per periodi che possono andare da una settimana fino a un anno. E ci sono quelle che, prese probabilmente con l'acqua alla gola, sono costrette a chiedere prestiti per una notte (overnight) bussando alla marginal lending facility, il «bancomat» a caro prezzo dell'Eurotower che chiede il 2% ogni volta che una banca inserisce il Pin. E c'è pure qualche altro segnale che Draghi non ignora, paradossale per certi versi ma pur sempre figlio delle tensioni degli ultimi mesi: le banche che hanno denaro preferiscono spesso impiegarlo a tassi minimi pur di non cederlo a prestito. Così si spiegano per esempio i livelli record registrati dai fondi parcheggiati (231 miliardi ieri) presso la Bce a un tasso ben poco attraente (0,5%). Ma anche la corsa che le banche stesse fanno a quelle operazioni di sterilizzazione con cui Francoforte ritira il denaro utilizzato per acquistare i titoli di Stato dei Paesi in difficoltà offrendo in cambio depositi a una settimana: all'ultima di queste, nonostante il tasso di remunerazione fosse un magro 0,61%, si sono presentate in 100 mettendo sul piatto 260 miliardi, ben oltre i 187 che la Bce doveva ritirare. Il problema è che di questo passo il mercato interbancario rischia di congelarsi del tutto come avvenne nelle settimane successive al crack-Lehman. Gli analisti utilizzano un indicatore particolare per misurare questo genere sudori freddi, un termometro che rileva la differenza fra il tasso Euribor a una data scadenza (in genere 3 mesi) e l'overnight indexed swap (Ois). Il primo calcola (o almeno dovrebbe farlo) il costo a cui avvengono gli scambi di denaro a termine fra banche senza la copertura di garanzie: se la controparte a cui ho prestato fondi nel frattempo fallisce perdo tutto. L'altro si basa semplicemente su uno scambio di flussi in base ai tassi attesi: non c'è sottostante (cioè prestito di denaro) e i pericoli sono quindi di gran lunga inferiori. Questo scarto misura dunque il rischio di credito (o, se si vuole, il premio che le banche vogliono vedersi riconosciuto per prestare denaro) e in questi momenti viaggia a 90 punti base, ai massimi del dopo-Lehman (quando era addirittura balzato a quota 180). Ma i problemi non sono soltanto confinati alla raccolta di euro, perché anche quando vanno a chiedere dollari che servono per le loro attività quotidiane le banche del Vecchio Continente deve pagare salato. Per la verità a New York sono ormai sempre più rari quelli che concedono prestiti oltre l'Atlantico e allora ci si deve affidare a uno stratagemma, cioè trasformare gli euro in dollari attraverso un contratto di «currency swap». Il giochino però è molto costoso, perché chi presta valuta Usa chiede in cambio un «premio» sostanzioso per il disturbo: di solito il prezzo dell'operazione equivale alla differenza fra i tassi Libor in vigore nei due Paesi, che oggi sarebbe a favore di chi cede euro (1,41% contro 0,49%). Ma a questo valore oggi la banca che cerca dollari deve applicare uno sconto di quasi l'1,3% (130 punti base, anche questo ai massimi del dopo-Lehman) che dipende proprio dalla crisi finanziaria e che pesa come un macigno sugli istituti europei....

Il problema maggiore delle banche italiane non sono i BTP - Moderatore  

  By: Moderatore on Giovedì 17 Novembre 2011 23:33

Stock: Ubi banca

Ricopiamo qui alcune analisi di Fabio Bolognini uno dei pochi che analizza bene e in modo indipendente i bilanci e i conti delle banche italiane (^vedi qui il suo sito#http://www.linkerblog.biz/^) ------------------ Neppure oggi con i rendimenti dei titoli di Stato vicini al 7% ritengo che il problema delle banche italiane sia la potenziale svalutazione di questi titoli, che sarebbe rilevante solo per le due principali banche e comunque nell’ipotesi -che non si può escludere ma neppure esagerare- di un default dello Stato modello Grecia. Il problema delle banche italiane sta nel portafoglio crediti, nella componente dei crediti deteriorati e nella bassa redditività. Per spiegarlo mi avvalgo dei dati della trimestrale appena pubblicati dal gruppo UBI BANCA. Andando con ordine l’attivo di UBI vale 133 miliardi di euro, di cui il 77% è rappresentato da crediti alla clientela, che nei 9 mesi del 2011 sono cresciuti solo dell’1,5%. Dei 102 miliardi di crediti alla clientela ben 8,5 sono rappresentati da sofferenze, incagli, crediti ristrutturati o scaduti. Nell’ultimo anno i crediti deteriorati sono cresciuti del 18,3%, quindi quasi 12 volte la crescita degli impieghi. Sempre secondo i dati comunicati da UBI la copertura di accantonamenti su incagli e sofferenze è pari al 30,6%. Gli 8,5 miliardi di crediti deteriorati rappresentano il 77% del capitale della banca, se togliamo la parte coperta da accantonamenti la percentuale scende al 54%. Quindi metà del capitale potrebbe essere erosa da crediti non più esigibili e non coperti da accantonamenti. L’altro punto che può spiegare cosa rappresentino per le banche italiane i crediti deteriorati è sul fronte della redditività. Nel caso di UBI i ricavi operativi lordi sono scesi nel 2011 dell’1% poco sotto 2,5 miliardi. Le rettifiche su crediti stanziate nei primi 9 mesi per coprire il portafoglio crediti sono state pari a 398 milioni, con una riduzione del 12% rispetto al 2010. Dunque gli accantonamenti hanno bruciato il 16% dei ricavi lordi, mentre i costi operativi hanno consumato il 72% dei ricavi. Quindi il costo corrente di gestione del business intermediazione creditizia è l’88%. L’utile netto si è salvato grazie a entrate fiscali straordinarie. Non è facile comprendere perché a fronte di una crescita del portafoglio deteriorato del 18,3% gli accantonamenti si siano ridotti del 12%. Controintuitivo o forse legato proprio a politiche di bilancio per non deprimere l’utile. Tuttavia se UBI avesse usato lo stesso tasso di crescita dei crediti deteriorati anche sugli accantonamenti avrebbe dovuto fare rettifiche per 539 milioni, circa 140 milioni più di quanto effettivamente fatto. elaborazione e stime Linker su dati UBI Banca-relazione trimestrale set.2011 Ecco spiegati i motivi che mi inducono a pensare che la crisi dei clienti, soprattutto imprese, sia il problema principale delle banche italiane sotto l’aspetto patrimoniale e pure sotto quello reddituale. Sino a che i flussi di nuove sofferenze e incagli crescono, e il 2012 non si prospetta migliore con la stretta creditizia e i costi dei finanziamenti in forte salita, le banche sono intrappolate nella gestione di un portafoglio crediti che le indebolisce su tutti i parametri fondamentali. Anche in questo caso le banche non sono esenti da responsabilità, se si considera che una parte del maxi portafoglio crediti incagliato è tale per mancanza di strumenti di prevenzione e cura della crisi e di processi del credito probabilmente obsoleti....

 

  By: shabib on Lunedì 24 Ottobre 2011 18:06

i have'nt nothing more to say.......... http://intermarketandmore.finanza.com/le-conseguenze-dell%e2%80%99efsf-day-o-la-va-o-la-spacca-35198.html

 

  By: hobi on Domenica 23 Ottobre 2011 22:10

Questa frase è concettualmente sbagliata : "Ci sono paesi che sono costantemente in deficit commerciale, questo significa che c'è la corrente di merci in entrata e un flusso costante di capitali in uscita, mentre altre e si hanno un surplus commerciale, cioè esportano più di quello che importano. Prima dell'euro, questa situazione veniva risolta automaticamente mediante la svalutazione o la rivalutazione delle varie monete." Le svalutazioni delle monete in presenza di bilance commerciali in passivo hanno smesso di aggiustarsi ben PRIMA dell'introduzione dell'euro . Farei risalire ai petrodollari degli anni 70 il primo grande flusso di denaro che ha alimentato un mercato dei capitali con banche e stati come principali attori. Cultura non tabelle !!! Hobi

 

  By: ceskoandre on Sabato 22 Ottobre 2011 03:17

Il dibattito sull'integrazione europea e sulla crisi dell’euro non esamina il reale problema dell'economia europea. La vera disarmonia non è tanto quella dei sistemi fiscali, nonostante le molte voci che richiedono la loro armonizzazione, quanto quella della struttura produttiva dei paesi dell'Europa, che è molto differente. Ci sono paesi che sono costantemente in deficit commerciale, questo significa che c'è la corrente di merci in entrata e un flusso costante di capitali in uscita, mentre altre e si hanno un surplus commerciale, cioè esportano più di quello che importano. Prima dell'euro, questa situazione veniva risolta automaticamente mediante la svalutazione o la rivalutazione delle varie monete. Questo aveva l'effetto di abbassare i costi dei prodotti, per cui la loro esportazione veniva avvantaggiata, e di aumentare il costo dei prodotti importati, frenandone così il consumo. Con questa non voglio dire che le cose fossero ideali in quell'epoca, in quanto in alcuni paesi il disavanzo commerciale era cronico e la svalutazione era solo una misura palliativa, ma le cose funzionavano. Con l’introduzione dell'euro, si è creata una situazione in cui i costi del lavoro in tutta l’Europa sono bloccati, e con essi i costi dei prodotti. Il disavanzo commerciale di alcuni paesi da cronico diventa irrimediabile. L’esempio più evidente è rappresentato dalla Grecia, ma anche l'Italia e la Spagna sono in una situazione di disavanzo cronico commerciale. Ad essi si contrappongono paesi come la Germania, la cui bilancia commerciale è in forte attivo. Non dispongo ora dei dati complessivi degli scambi commerciali europei. Ma se, come sospetto, nel suo complesso l'Europa è nella stessa situazione degli Stati Uniti, cioè importa più prodotti dalla Cina di quanto esporti, per essa vale lo stesso discorso degli Stati Uniti, anche per l'Europa vale il problema della liquidità, che non è quindi dovuto alla situazione drammatica della Grecia, ma a quella dell'Europa nel suo complesso. La grande differenza consiste nel fatto che la Banca Centrale Europea è stata creata con il compito preciso di evitare l’inflazione derivante da un aumento del denaro circolante che superi la produzione di beni. Questo è dovuto al fatto che è stata creata come estensione a tutta l’Europa della Banca Federale Tedesca, che aveva come mandato quello di evitare la ripetizione della disastrosa inflazione degli anni 30 in Germania. In effetti questo problema è inesistente per la Germania, in quanto questo paese ha una bilancia commerciale in attivo, quindi le casseforti delle sue banche sono piene di soldi, non c’è crisi di liquidità e non c’è bisogno di stampare cartamoneta. Ma la Germania fa ora parte dell’Unione Europea, la situazione complessiva europea è totalmente differente, e quindi le misure da prendere sono completamente differenti, da qui la ragione del contrasto di fondo del governo di Angela Merkel con quello di tutti gli altri paesi europei. Si dichiara che misure di austerità economiche imposte alla Grecia servono per mettere in grado di ripiegare il suo debito alle banche. Questo è solo l'aspetto finanziario della situazione, la realtà è che è in atto un tentativo di ridurre il livello di spese dei cittadini greci e con questo il loro livello di vita. Non è possibile per legge imporre alle aziende private di ridurre gli stipendi loro dei dipendenti, ma il governo può ridurre il numero e gli stipendi dei propri dipendenti, e ciò avvia un ciclo economico che porterà alla riduzione degli stipendi anche dei dipendenti privati. L'Italia è la Spagna hanno dei problemi simili, e in caso di crisi anche ad essi si imporranno le stesse misure. Però secondo me qui si confonde la causa con l'effetto. L’enorme crescita degli apparati burocratici di quegli Stati è dovuta all'altissimo livello di disoccupazione. Ma mentre negli stati del Nord Europa ci sono un numero di industrie private sufficienti a dare lavoro a tutta la popolazione, questo non avviene negli stati dell'Europa meridionale, per delle ragioni che esulano dallo scopo di questo breve documento. Resta comunque il fatto che questi problemi strutturali non possono essere risolti a breve tempo a breve termine, che la frattura tra gli stati meridionali e quelli settentrionali dell'Europa è reale e non può essere risolto semplicemente indirizzandosi all'aspetto finanziario del salvataggio delle banche, e che in ogni caso l'Europa nel suo complesso ha un problema comune di relazioni commerciali con i paesi in forte sviluppo come la Cina, il Brasile e l'India, che prima o poi dovrà essere affrontato in conseguenza dell’aggravarsi costante del disavanzo commerciale.

 

  By: alberta on Giovedì 20 Ottobre 2011 01:35

Ecco un link che aiuta, ma un grafico dell' epoca renderebbe meglio l' idea di cosa accadde. http://www.telemutuo.it/culturamutui/euribor-storico.php Inutile dire quanti corsero a trasformare il variabile in fisso, smenandoci migliaia di Euro in pochi mesi.....

 

  By: alberta on Giovedì 20 Ottobre 2011 01:31

Sconcertante leggere la dichiarazione contenuta qui, quando ci si ricorda cosa successe all' Euribor alla fine del 2007... senza che nessuno indagasse, ma costringendo milioni di mutuatari a pagare una o più rate improvvisamente altissime... http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2011-10-19/commissione-avvia-ispezioni-societa-094824.shtml?uuid=Aa0hFBEE La memoria di taluni è corta, talmente corta che la buona fede diventa assai difficile da prestare.... Spero che i tanti anziani del Forum non si siano invece "dimenticati" cosa accadde....

 

  By: hobi on Mercoledì 19 Ottobre 2011 17:54

La risposta dal punto di vista macro è veramente semplice. Dipende da come risolveranno la crisi del debito. Mi spiego. Se faranno perdere i creditori e poi stampano non ci sarà inflazione con la modesta avvertenza di tenere sotto controllo il canale statale. Se invece lasceranno intatti i creditori e si ricapitalizzerà chi di dovere stampando, prima o poi l'inflazione scoppia. Mi lasci vedere quello che hanno intenzione di fare e poi glielo dirò. Hobi

 

  By: defilstrok on Mercoledì 19 Ottobre 2011 17:27

La crisi dei debiti sovrani surclasserà di GRAN lunga ,la crisi del subprime e quella del 1929. ............................. Sottoscrivo. Però credo che nei prossimi giorni ci metteranno una pezza giusto per guadagnare ancora un paio di mesi. La mattanza inizierà dalla terza decade di gennaio