By: Moderatore on Sabato 23 Agosto 2003 19:34
-------------Tra gli «insider» convinti del rally Doris e Zunino sono in prima fila Passando ai raggi x le più recenti comunicazioni di internal dealing emerge una prevalenza di acquisti da parte dei big delle quotate italiane ----------------------------
di Lorenzo Dilena - 23-08-2003 www.borsaefinanza.it
Quali tra i manager di Piazza Affari crede fermamente nella ripresa? Se è vero quel che dicono in America, la risposta migliore a questa domanda va cercata nelle comunicazioni di internal dealing, le transazioni che i dirigenti effettuano sui titoli della propria società. E allora non ci sono dubbi, da inizio anno il più coerente e il più convinto «rialzista» è stato il presidente di Mediolanum, l’inossidabile Ennio Doris, ottimista per natura, da sempre determinato sostenitore delle ragioni della Borsa. Tra gennaio e oggi, giorno dopo giorno, Doris ha investito 3,4 milioni di euro in titoli Mediolanum: la perserveranza e la fiducia del manager, titolare di un pacchetto di circa il 29,4% della società attiva nel settore assicurativo e nel risparmio gestito. La politica del pac (i piani di accumulo del capitale in fondi) Doris l’ha applicata a se stesso e a Mediolanum: certo, in questo caso, le cifre in ballo sono incomparabili con quelle che un comune risparmiatore può mettere da parte mese dopo mese, ma quello che conta è la coerenza del comportamento. Che in questo caso è stato premiante per il capo di Mediolanum: acquistate a una media di 4,56 euro, le azioni valgono oggi il 14% in più. Al primo posto ex aequo con Doris c’è Luigi Zunino, i cui acquisti, seppure alternati a qualche dismissione, si sono concentrati nei mesi di giugno-luglio. Il patron di Risanamento ha comprato azioni per circa 3,5 milioni, tramite la controllata Domus Fin. Tra i «bullish» figura anche Giuseppe Lucchini che, nonostante le difficoltà dell’azienda di famiglia e l’esborso sostenuto per il rilancio del gruppo siderurgico, ha investito quasi 90 mila euro in azioni della Tim, di cui è consigliere di amministrazione. Hanno comprato anche, in occasione dell’aumento di capitale della Popolare di Lodi, il presidente della banca, Giovanni Benevento (128mila euro) e l’ad Gianpiero Fiorani (236mila euro). Massimo Ferrari ha sborsato oltre 65mila euro per rilevare sul mercato 150mila azioni Finecogroup, la società del gruppo Capitalia di cui è direttore generale. Tra gennaio e marzo, Paolo Panerai, presidente e azionista di maggioranza di Class Editori, ha comprato circa 170mila azioni, a prezzi via via decrescenti, per una cifra complessiva di 239,5 mila euro.
CHI VENDE. Appaiono in ritirata, i manager della new economy italiana: Alberto Trondoli, direttore generale di e.Biscom, ha venduto azioni per 1,4 milioni; il consigliere Bruno Bottini ha ceduto quasi 86 mila euro di azioni Opengate. Un caso a parte costituisce Finmatica: mentre Barrie Webster, manager del gruppo Finmatica, ha smobilizzato titoli per oltre 860 mila euro, Pier Luigi Crudele, patron della società, ha acquistato, in data primo agosto, 38,7 milioni di euro. Il che contribuisce a spiegare la performance della società, che negli ultimi 20 giorni ha guadagnato circa il 5 per cento. Tra gli scettici del rally ci sono anche i vertici di Meliorbanca, la banca d’affari guidata da Pier Domenico Gallo. Quest’ultimo, tra maggio e giugno, ha venduto azioni Meliorbanca per un controvalore di 4 milioni di euro, praticamente in coincidenza con l’annuncio dell’aumento di capitale da 50 milioni. Si sono alleggeriti anche il vicepresidente della banca, Ferruccio Piantini, per oltre 2,3 milioni, e il consigliere Riccardo Riccardi, che ha venduto titoli per una somma complessiva di 667mila euro. Smobilizzazioni più modeste hanno interessato anche alti dirigenti di Banca Intesa ed Eni, mentre Vittorio Merloni ha fatto cassa per oltre 0,5 milioni. Operazione a somma (quasi) zero, invece, per Giovanni Brumana, già direttore generale e oggi consigliere della Popolare di Intra: tre mesi fa ha sottoscritto azioni della banca per 180mila euro, in coincidenza con l’operazione di aumento di capitale, ma a luglio ha smobilizzato l’investimento vendendo per un importo di 197mila. Rimangono tuttavia al suo attivo 33 mila euro di obbligazioni convertibili e relativi diritti, un investimento che, però, non può essere assimilato all’acquisto di azioni, data la protezione del capitale offerta da questo tipo di valori mobiliari.