Telecom ENEL

 

  By: Gilberto on Lunedì 28 Febbraio 2005 13:54

Poli , io intendevo , chiaramente , GSM in ITALIA . Comunque dalla Francia all'Italia su GSM , con Skype è 0.164 , mentre io con Vodafone spendo 0.13 al minuto in tutta europa . Qui le tariffe : http://www.skype.com/products/skypeout/rates/all_rates.html

 

  By: polipolio on Lunedì 28 Febbraio 2005 13:39

Già, peccato che se chiami un cellulare USA da skype ti costa come una telefonata urbana di Telecom, mentre se usi Vodafone ti devi far alzare i limiti di fido sulla carta di credito. In generale Skype conviene dove la rete d'accesso costa poco e dove le tariffe riflettono il costo della distanza. Tra l'altro quando sei in Francia, se usi skype out per chiamare i tuoi amici in Italia sul cellulare non è poi male.

 

  By: Gilberto on Lunedì 28 Febbraio 2005 13:13

Buzzer leggi bene .... Con skype costa 1/4 di euro al minuto verso i gsm , quindi anche telefonare con Vodafone è più conveniente . Ovviamente si parla sempre di chiamate verso GSM . Verso i fissi la cosa cambia decisamente !!!!!

 

  By: Buzzer on Lunedì 28 Febbraio 2005 12:36

Scusi Zibordi ma se leggo bene nel sito di Skype il costo di chiamate verso terminali mobili e` di 25 cent non di 2.5 come indica lei quindi di piu` ad esempio di Tele2 che costa 21.8 cent nelle ore di punta e 14.1 cent in fascia bassa (IVA inclusa). Mentre concordo che il risparmio e` notevole nelle chiamate verso il terminali fissi.

 

  By: Andrea on Domenica 27 Febbraio 2005 16:08

"...bolletta di casa/ufficio del 90% rispetto ai prezzi attuali non c'è niente che possa impedirlo." Una cosa ci sarebbe ... le normative.

E' solo questione di tempo quando risparmi 90% - gz  

  By: GZ on Domenica 27 Febbraio 2005 15:57

La sostanza è che usando Skype applicato sulla rete internet di casa o ufficio per chiamare dei normali cellulari o telefoni fissi ^risparmi tra l'80 e il 90%#http://web.skype.com/home.it.html^ rispetto a Telecom o anche Tele2. Al momento se ne è accorto lo 0.1% della popolazione italiana, ma dato che pagare 25 euro di bolletta mensile è meglio che pagarne 150 è solo questione di tempo prima che la rivoluzione arrivi. Senza contare che se lo fai da un pc portatile è come avere un telefono: in America vai a trovare uno che ha internet wireless a casa, inserisci la tua internet card (tipo la scheda prepagata Tim) nel tuo pc e ti colleghi. Chiami con Skype dal tuo portatile qualcun altro che è in albergo o in giro anche lui e si è attaccato a una rete wireless: bene, non solo parli gratis anche per ore, ma scambi dei file o foto mentre fai conversazione da pc a pc con Skype e puoi anche inserire altri nella chiamata usando la funzione di conference call. Inoltre è di ieri la notizia che Motorola e Skype lanceranno dei ^cellulari che usino Skype per chiamare tramite internet#http://www.skype.com/company/news/2005/motorola.html^ Parlando del lato pratico, usando Skype da una connessione a banda larga Albacom che abbiamo a MO e chiamando in Italia la qualità è migliore che da FastWeb che è spesso disturbata e impiega anche 20 secondi a iniziare (Albacom è la migliore a mio avviso come servizio ADSL, ma un poco più cara). Se si chiama, sempre da Fastweb a Modena, con Skype sugli Stati Uniti invece è perfetta e istantanea. Le tariffe sono competitive con Skype da casa: ^€ 0.017 al minuto il fisso e € 0.025 mobile#http://skype.com/products/skypeout/rates/all_rates.html#listing-I^ per cui per il fisso è identica a chiamare da e negli Stati Uniti e per il mobile un poco più alta. Nel campo delle telecom, una volta che 5 o 6 milioni di italiani abbiano la banda larga e capiscano che possono tagliare la bolletta di casa/ufficio del 90% rispetto ai prezzi attuali non c'è niente che possa impedirlo. All'inizio questa tecnologia si traduce in utili maggiori per Fastweb e forse anche in parte Telecom perchè costa meno passare la voce su internet, poi però arriverà la competizione, ad esempio nella forma di una joint-venture con Skype perchè la tecnologia esiste già e occorre solo una rete di vendita in Italia

 

  By: polipolio on Sabato 26 Febbraio 2005 17:51

"Non so esattamente, ma sospetto che Fastweb faccia passare le telefonate per la rete internet nel qual caso i suoi costi devono essere molto piu' bassi, forse anche Telecom Italia comincia per gli utenti che hanno Alice ?" TI lo fa già da molto tempo, eccetto che per la rete d'accesso che è ancora tradizionale. (ie: da casa tua a circa 2-5 km come è sempre stato; in centrale la commutazione di circuito è stata sostituita da commutazione a pacchetto)

 

  By: Andrea on Sabato 26 Febbraio 2005 17:36

Certo che FastWeb veicola le chiamate non su una rete a commutazione di circuito ma su rete IP; di qui la necessità di collegare il telefono all'HAG. E di qui anche la qualità scadentissima della fonia di FastWeb. Perché se lei usa SkyPE sul PC con un collegamento decente allora ha accesso a grande potenza di calcolo (il PC, a meno che non sia di 10 anni fa) e protocolli efficientissimi per la compressione dei dati ecc. Se invece per il VoIP si affida all'HAG deve pensare che il suo costo (produzione Pirelli, nda...) è tale da permettere a malapena di metterci dentro un po' di roba scadente e fare le cose come può. Io uso FastWeb a casa ma oramai non faccio più neanche una telefonata, molto meglio (e non solo economicamente) SkyPE. Comunque se chiama in Italia la sua chiamata non passa per gli USA, hanno interconnessioni con le reti fisse (e mobili) e accordi con carrier locali.

Skype e Vonage, Fastweb e Telecom - gz  

  By: GZ on Sabato 26 Febbraio 2005 16:57

MCI la seconda societa' telecom americana ha annunciato una PERDITA e un calo dei ricavi del -15%. Le ^telecom a rete fissa in USA non guadagnano piu' una lira#http://cbs.marketwatch.com/news/story.asp?guid=%7BBB4B73F5-F612-4A1D-A7E2-83B581B40B71%7D&siteid=google&dist=google&dist=^, Telecom Italia intanto fa circa 4 miliardi di euro di utile. Da New York se chiamo da una linea fissa negli Stati Uniti il costo e' ora circa zero (zero nel raggio di 100 km, 1 dollaro per 10 ore di conversazione se chiamo un fisso e 4-5 ore per un cellulare, se chiamo in europa un fisso 1 dollaro per 2 ore di conversazione...) Se poi hai internet Vonage e altre dieci societa' ora offrono per 24.99$ al mese di chiamare DAL TELEFONO DI CASA in modo ILLIMITATO qualunque telefono, fisso o cellulare, in USA, cioe' puoi stare anche tre ore al giorno al telefono a chiamare dei cellulari. Al cambio attuale per mezzo euro al giorno chiami tutti i cellulari che vuoi senza limiti di tempo. Non devi avere un pc, basta un abbonamento internet e ti collegano il telefono di casa alla rete internet Per le chiamate a lunga distanza da casa o ufficio se devo chiamare DA MODENA anche un cellulare in Italia io ormai uso sempre Skype, cioe' passo la chiamata per internet dagli USA anche se il cellulare e' fuori dal cancello. Io lo uso da Pc perche' mi e' piu' comodo, ma ci sono societa' che ti attaccano anche il telefono di casa. Non so esattamente, ma sospetto che Fastweb faccia passare le telefonate per la rete internet nel qual caso i suoi costi devono essere molto piu' bassi, forse anche Telecom Italia comincia per gli utenti che hanno Alice ? Ma i costi delle telefonate restano circa 10 volte (non e' un modo di dire, proprio 10) piu' alti che in America per cui stavo pensando che gli operatori italisni che fanno ora passare le chiamate in voce per la banda larga (come Skype e Vonage), ma mantengono i prezzi di sempre italiani facciano un mucchio di soldi. Dato pero' che ormai 5 milioni di italiani hanno la banda larga entro il 2005 e' imminente l'arrivo di qualcuno che offra di collegare il telefono di casa alla rete per ad es 50 euro al mese senza limiti di tempo

 

  By: Moderatore on Sabato 20 Novembre 2004 16:17

....il vero grande affare di fine anno: l’accorciamento della catena di controllo della galassia Telecom. Una volta completata la «digestione» di Olivetti, i grandi azionisti di Olimpia, Marco Tronchetti Provera e Gilberto Benetton, hanno deciso di mettere mano al portafoglio per rafforzare il controllo su Telecom Italia, mossa propedeutica alle nozze tra Tim e la stessa Telecom. Le ragioni industriali dell’integrazione sono numerose, così come i vantaggi di mettere a disposizione di Telecom Italia l’ingente cassa della controllata mobile. Altrettanto prevedibili saranno le contestazioni, inevitabili quando si parla di Telecom: protesterà una parte dei soci Pirelli, dopo il sacrificio dei cavi, così come non sarà facile trovare il giusto equilibrio tra azione Telecom e azione Tim.... Non è cosa da poco in un momento di grande debolezza del sistema, di fronte alla prospettiva non ancora accantonata del tutto di un futuro straniero per la stessa Wind. Ci vogliono spalle robuste, ma anche una non indifferente propensione al rischio. E d’altro canto, Telecom rischia di essere l’unica realtà privata multinazionale di grandi dimensioni a maggioranza italiana, capace di dare impulso alla ricerca e all’innovazione di casa nostra. L’ultima ridotta del sistema. Guai se perdiamo pure quella... ....Dalla fusione tra Telecom e Tim nascerà infatti un gigante con una capitalizzazione di mercato oscillante tra 50 e 60 miliardi, seconda solo ai 73 miliardi vantati dall’Eni che da anni detiene il primato in Piazza Affari. Quali saranno i termini dell’operazione? Le formule possono essere diverse ma la finalità del piano conduce in una sola direzione: la fusione tra Telecom e Tim. Ma a seconda della formula prescelta, non mancano le controindicazioni. Se per esempio Telecom proponesse un’offerta «carta contro carta», ovvero scegliesse la forma dell’Ops (Offerta pubblica di scambio), Olimpia rischierebbe di diluire troppo la sua partecipazione (scendendo dall’attuale 17,2% al 10% circa) e con una debito fermo a 30 miliardi (Tim ha una cassa positiva per quasi 1,3 miliardi) il gruppo che scaturirebbe dall’aggregazione potrebbe essere giudicato inadeguato sotto il profilo della leva finanziaria. Si aggiunga che, dato il free cash flow atteso per le due società (7 miliardi l’anno mantenendo invariato il monte dividendi del 2004), a metà del 2008 il gruppo si sarebbe già ripagato l’intero debito. Se invece si volesse battere la strada dell’Opa (Offerta pubblica di acquisto), Telecom dovrebbe indebitarsi per ulteriori 22-23 miliardi (ipotizzando un premio del 20% sul 44,3% del capitale che ancora non possiede di Tim), e a quel punto l’impegno risulterebbe eccessivo comportando un peggioramento del rating tale da rendere oltremodo onerosa l’intera operazione. E dunque, la strada maestra sembra perciò essere quella dell’Opas (offerta pubblica di acquisto e scambio) nell’ambito della quale agli azionisti Tim verrebbero offerti contanti per una parte (presumibilmente la metà) e azioni Telecom di nuova emissione per la parte restante. Mentre nel caso della fusione tra Olivetti e Telecom l’operazione avvenne interamente attraverso lo scambio di «carta», non v’è dubbio che un’offerta composita azioni-cash incontrerebbe numerosi consensi presso il mercato. Quanto al valore di concambio tra le due azioni, i vertici di Telecom e Tim potrebbero prendere a riferimento l’andamento di Borsa degli ultimi sei mesi, ovvero lo stesso criterio che ispirò la fusione Olivetti-Telecom (il cui bilancio è peraltro largamente positivo per tutti i soci). Ebbene, ipotizzando che lo stesso criterio venga replicato anche nel caso di Telecom-Tim, dato l’andamento registrato dai due titoli dall’inizio di maggio, per ogni azione Tim dovrebbe essere corrisposte 1,8 azioni Telecom, che stando ai termini della proposta ideale, dovrebbero tradursi in un’azione Telecom (una porzione equivalente allo 0,9, per l’esattezza) oltre al valore equivalente da corrispondere in contanti. Fatalmente, il gruppo così aggregato si troverebbe a dover contabilizzare non meno di 10 miliardi di debito aggiuntivo (quindi, 40 miliardi in tutto); ma vanterebbe una leva finanziaria certamente più apprezzabile rispetto a quella di Tim, che al momento è invece sovracapitalizzata. Del resto, anche France Télécom ha seguito una strada analoga con la controllata mobile Orange, mentre un po’ in tutta Europa si assiste a una netta convergenza tra le aziende di telefonia fissa e quelle del mobile. L’integrazione dei due gruppi, oltre a procurare notevoli vantaggi finanziari creando ricchezza per tutti i soci, servirebbe a ottimizzare ulteriormente i costi di una struttura che, nonostante i profondi tagli operati dal 2001, è ancora affamata di sinergie. Infine, l’operazione ha una sua valenza anche in un’ottica difensiva: una capitalizzazione di 60 miliardi è certamente ^meno «penetrabile» da parte di take over ostili di quanto non lo sia una di 40 miliardi o poco piùhttp://www.borsaefinanza.it/art.pic1?ID=115665^.

 

  By: Moderatore on Giovedì 13 Marzo 2003 11:35

---------da FINANZA E MERCATI 13/03---------- Con il doppio accorciamento della catena societaria e la fusione tra Olivetti e Telecom Italia e tra Pirelli & C e Pirelli spa, Marco Tronchetti Provera ha tenuto fede all’ultima delle promesse fatte agli investitori nel settembre del 2001, quando assunse la guida del gruppo di telecomunicazioni. E il numero uno della Bicocca, ieri ha rinnovato agli investitori istituzionali una serie di promesse impegnandosi a mantenerle a costo di diventare «un semplice azionista e non essere più il manager del nuovo gruppo». Per prima cosa il dividendo di Telecom Italia resterà stabile almeno fino al 2005 e in secondo luogo, per quella data, il debito del gruppo, che per effetto dell’operazione sale da 33 a 42,5 miliardi, si ridurrà nuovamente sui livelli attuali. «Solo un evento catastrofico come una bomba atomica - ha detto Tronchetti Provera - mi impedirebbe di pagare agli azionisti Telecom, e, come Olimpia, a me stesso la stessa cedola che è stata pagata fino ad oggi». È vero, l’indebitamento si appesantisce di 9 miliardi, ovvero della somma che verrà destinata al diritto di recesso e all’Opa sulle Telecom ordinarie e di risparmio, ma il manager conta di rientrare per metà tramite dismissioni (Telecom Serbia, Telekom Austria, le Pagine Gialle e gli immobili) e per metà grazie al risparmio fiscale, taglio dei costi e riduzione degli oneri finanziari. Ieri infatti Standard & Poor’s ha confermato il suo giudizio di BBB+ (con outlook neutrale) sulla Nuova Telecom che nascerà dalla fusione con la holding d’Ivrea. «Il fatto che in un momento molto delicato per il mercato del debito - ha sottolineato il manager - le agenzie di rating abbiano confermato il giudizio anche a fronte di un appesantimento della posizione finanziaria, è una positiva conferma della bontà del nostro piano industriale». Ma un positivo segnale sulla solvibilità (e credibilità) di Telecom è arrivato anche dalle banche: alcuni dei principali istituti italiani (Unicredito e Intesa) ed esteri (Bnp Paribas, Barlclays, Hsbc) hanno infatti accordato al gruppo oltre 20 miliardi di prestito con un interesse relativamente basso (il 3,5%). Ma Telecom utilizzerà solo tre quarti di questa disponibilità: 9 miliardi per pagare il diritto di recesso e 6,5 miliardi per rinegoziare i debiti Olivetti in scadenza per la prossima estate, prima che l’intera operazione si concluda. Anche l’accorciamento di Pirelli & C e Pirelli spa, oltre a eliminare l’obsoleta forma societaria dell’accomandita, ha il pregio di creare sinergie sui costi e risparmi fiscali per entrambi i gruppi. Ma c’è un fattore che accomuna le due operazioni architettate da Jp Morgan e Lazard: sia Telecom (Olimpia scenderà al 14% circa del gestore telefonico) sia New Pirelli (Camfin al 21,4%) saranno contendibili. «Il fatto che il nuovo gruppo Telecom sarà una vera public company dove Olimpia non è neppure da lontano un azionista di maggioranza - ha concluso Tronchetti Provera - significa che il management è pronto a esporsi in prima persona. Se non saremo capaci di creare valore, gli azionisti di minoranza avranno tutti gli stumenti per destituirci dall’incarico e in quel caso, lo ripeto, invece che il presidente, farò l’azionista». ---------------------------------------------

 

  By: Moderatore on Mercoledì 12 Marzo 2003 12:23

--------------da WEBSIM 12/03---------------- TELECOM ITALIA ORD e RISP. Dopo aver utilizzato parte dei fondi raccolti (9 miliardi Eu) per garantire il diritto di recesso agli azionisti Olivetti ad un prezzo medio di circa 1 Eu x azione, Telecom Italia userà i soldi rimasti (4 miliardi Eu in caso di adesione totale degli azionisti di minoranza Olivetti) per riacquistare il 10/12% delle Telecom Italia ord e risp sul mercato con un premio del 20% sul prezzo attuale. Notizia positiva. Successivamente, alle azioni rimaste in portafoglio la società garantirà una remunerazione minima in linea con quella attuale. Se il dividendo resterà come lo scorso anno di 0,31 Eu per l'azione ord. e di 0,32 Eu per l'azione risp. il rispettivo rendimento sugli ultimi prezzi è del 4,4% e dell'8%. Altra notizia positiva. L'operazione è nel complesso favorevole alle azioni Telecom Italia. Come promesso nel corso del recente "Telecom day" sono stati garantiti i diritti degli azionisti di minoranza (soprattutto il dividendo). Riteniamo che dopo il recente il crollo delle quotazioni, i titoli ordinari e risparmio rappresentino una buona opportunità d'acquisto. -----------da FINANZA E MERCATI 12/03-------- Il numero uno del gruppo Pirelli-Telecom Italia, Marco Tronchetti Provera, ha detto che l'operazione di accorciamento della catena di controllo è nell'interesse di tutti gli azionisti, rispondendo a un analista che giudicava l'operazione penalizzante per gli azionisti Telecom Italia. "E' un progetto basato su valutazioni fatte da diversi analisti, da banche e da auditor indipendenti", ha detto Tronchetti Provera, durante un incontro con la comunità finanziaria tuttora in corso. "Quello che abbiamo fatto è nell'interesse di tutti gli azionisti, siamo assolutamente tranquilli con quello che stiamo facendo". Il gruppo ha annunciato oggi l'accorciamento della catena di controllo in un'operazione che prevede la fusione Olivetti-Telecom Italia, e quella tra Pirelli e Pirelli & C. -------------da BORSA E FINANZA 12/03-------- Reverse merger. Un’espressione complicata ma che, presto, diventerà familiare a chi circola in piazza Affari e dintorni. Così, infatti, viene definita un’operazione di fusione per mezzo della quale la società controllante viene inglobata nella controllata. Proprio la strada che dovrebbe percorrere Olivetti quando Marco Tronchetti Provera darà il via al piano per accorciare la catena che separa la controllante da Telecom Italia. L’operazione «al contrario» presenta infatti una serie di vantaggi finanziari e industriali. Primo, con Olivetti in Telecom verrebbe risolto ab origine il problema dell’eventuale conversione delle Telecom rnc in ordinarie; il gruppo d’Ivrea non detiene infatti alcun titolo senza diritto di voto, cosa che rende difficile fissare un prezzo di conversione e stabilire un concambio soddisfacente per il socio di risparmio. Secondo, la fusione classica creerebbe problemi di controllo con Olimpia che passerebbe dal 29 al 5% del capitale Olivetti. Terzo, il reverse merger porterebbe alla cancellazione dei 2,8 miliardi di azioni Telecom nelle casse della holding già di Ivrea, con il risultato di un miglioramento dell’eps della nuova entità tra il 2 e il 5%. C’è infine un ultimo vantaggio strettamente legato alla strategia industriale: le licenze sono in mano a Telecom Italia e quest’ultima ha più di 100mila dipendenti contro i 5mila della controllante, con tutte le complicazioni che porterebbe l’eventuale rinegoziazione dei contratti collettivi di lavoro. IL VANTAGGIO FISCALE. Ma oltre ai possibili tagli dei costi di struttura, il reverse merger consente anche un notevole risparmio fiscale. Dopo l’Opa del ’99 a 10,5 euro per azione e le successive ripetute operazioni sul capitale, la holding di Ivrea ha in carico azioni Telecom a circa 11 euro, quasi il doppio rispetto agli attuali valori di Borsa. Ciò significa che, per effetto della fusione per incorporazione di Olivetti in Telecom Italia, ci sarebbe una differenza negativa di oltre 7 miliardi, l’equivalente di una deduzione fiscale di circa 2 miliardi. La nuova entità avrebbe inoltre 33,3 miliardi di debiti e un leverage maggiore, auspicabile per ottimizzare la leva finanziaria e abbattere l’utile. Una soluzione che viene caldeggiata dalle agenzie di rating, che hanno più volte promesso un upgrade sulla qualità del debito del gruppo in caso di accorciamento della catena: attualmente Standard & Poor’s valuta i bond di Olivetti BBB e quelli di Telecom BBB+, perché considera già l’azienda come un unicum. Ora, dato che la parte più pesante del debito è a carico di Olivetti (15,1 miliardi contro i 18,2 di Telecom che però vanta profitti robusti e cash flow elevato), l’incorporazione del gruppo più esposto in quello che genera cassa potrebbe avere addirittura l’effetto di accelerare i tempi del riequilibrio della finanza, con il risultato non secondario di rendere più facile e rapida la promozione del rating. Allo stato delle cose, infatti, l’unica via per ridurre i debiti Olivetti (ormai una scatola vuota senz’altro asset oltre ai titoli della controllata telefonica) passa attraverso il pagamento dei dividendi prodotti dalla Telecom, una strada costosa per le casse del gruppo. Un innalzamento dell’investment grade si tradurrebbe poi in un notevole risparmio in termini di oneri finanziari. Ecco perché la semplificazione della struttura societaria creerebbe valore sia per i piccoli sia per i grandi azionisti raccolti in Olimpia. Quest’ultima nel 2001 ha pagato le azioni Olivetti 4,5 volte il loro attuale valore (3,9 euro); nonostante abbia mediato il prezzo di carico, il veicolo che fa capo a Pirelli (50,4% del capitale) rischia di non remunerare mai il suo investimento, perché i futuri dividendi della Olivetti di oggi basterebbero appena per ripagare gli interessi. Una volta completata la fusione e ripianato il debito Oli-Telecom, anche Olimpia potrebbe beneficiare di cedole sempre maggiori. TIMING E MODALITÀ. Da quando ha assunto il controllo di Telecom, Tronchetti Provera continua a ribadire che l’accorciamento della catena è una priorità del gruppo. «L’operazione si farà quando le condizioni di mercato lo consentiranno e a prezzi di Borsa tali da soddisfare gli interessi di tutti gli azionisti». Così durante il Telecom Day dello scorso 14 febbraio il numero uno della Bicocca ha rinnovato la sua promessa agli investitori. Tronchetti è inoltre consapevole del fatto che prolungare l’incertezza sul timing e sulle modalità dell’operazione significa penalizzare l’andamento dei titoli. Ed è per questo motivo che ogni aspetto dell’integrazione verrà vagliato nei minimi particolari. Del resto, «non esiste nemmeno un banca d’affari - ha dichiarato Tronchetti Provera - che non ci abbia già proposto una serie di opzioni per accorciare la catena». Ma i piccoli azionisti possono dormire sonni tranquilli, perché il dividendo, una delle attrattive del gruppo italiano di telefonia, è garantito in ogni caso. Con un reverse merger ai prezzi di mercato (queste le condizioni dell’operazione), sia gli azionisti rnc sia quelli del gruppo in pectore avranno infatti la stessa cedola che hanno sempre ricevuto. Da una parte l’utile per azione aumenterà; dall’altra, grazie alla maggiore leva, il gruppo riuscirà anche a dedicare un importante fetta del cash flow alla riduzione del debito. L’unico scotto che Tronchetti Provera, Emilio Gnutti, Gilberto Benetton, Intesa e Unicredito dovranno pagare è la riduzione della loro partecipazione al 15-16% del capitale. Ma non tutto il male viene per nuocere. L’effetto contendibilità aumenterà il valore del gruppo (e quindi valorizzerà la partecipazione di tutti gli azionisti di Olimpia), che diventerà finalmente una public company. Anche la governance della società, che peraltro secondo Deminor è la migliore dei gruppi di tlc europei, migliorerà ulteriormente. E Olimpia? Meglio diluirsi in una società sana che detenere il controllo di una holding indebitata. Del resto, come lo stesso Tronchetti ha più volte ripetuto, «la prima condizione per governare non è la quota di controllo, ma un management che soddisfi gli interessi di tutti gli azionisti». ---------------------------------------------

 

  By: Moderatore on Martedì 11 Marzo 2003 19:48

--------da BREAKINGVIEWS.COM 10/03----------- TELECOM ITALIA: Telecom Italia minority shareholders are manning the barricades. And understandably so. Olivetti, the group's controlling shareholder, has tried to rip them off twice in recent years. Admittedly, Olivetti was then under different management. Then it was Roberto Colaninno; now it is Marco Tronchetti Provera, the Pirelli boss who has so far treated minorities fairly. The TI shareholders do not yet have anything hard to go on. And Tronchetti is said by a person familiar with his thinking to be working on a structure that would not rip off minorities. But shareholders are rattled. After all, the temptation to leg them over is all too glaring. There's nothing wrong with a merger per se. The concern, rather, is that a share swap could be forced through on the basis of current market prices. Such a deal would amount to a E2bn-E3bn transfer of value. How come? Surely, market prices are the fairest way of merging companies? Not in this case. Olivetti is essentially a geared holding company for controlling TI. Post any merger, TI would be the same old TI with a new E15bn hunk of debt loaded onto it. The right basis for merging such groups is net asset value (NAV) - not market prices. This is not a minor theoretical point because Olivetti's share price is way out of kilter with its NAV. Pinning down the NAV is a bit tricky because the value of its TI shares is the most important input. And those TI shares have been depressed since the end of February as shareholders have fretted that they are about to be abused. So there's some circularity here. That said, it looks like TI shares would be about 10% higher than they were on Friday if shareholders weren't worried about an Olivetti merger. And at that price, Olivetti's NAV would be about E5bn. By contrast, its market value was E7.6bn. The difference between the two - E2.6bn - is the scale of the potential rip-off. A possibly huge transfer of value isn't the only issue at stake. Skewing the terms would also distort voting control of a merged TI/Olivetti. On a market price basis, Olivetti's own controlling shareholders would end up with 15% of the combined entity. Use NAV and their stake would be just over 10%. Tronchetti might not be able to maintain his grip on the whole teetering structure. One can see why minority shareholders are worried that the Pirelli boss might be tempted to abuse them. Hopefully, he won't. After all, Tronchetti has so far avoided the disreputable tactics employed by his predecessor. But until he reveals the details of his plan, shareholders are understandably keeping their guard up. This is Tronchetti's defining moment. He must not flunk it. CONTEXT NEWS Some Telecom Italia (TI) minority shareholders are concerned that any merger with Olivetti could disadvantage them. A group of over 60 TI shareholders held a conference call on Friday to discuss a potential merger with Olivetti, the company’s controlling shareholder. The meeting was called by Liverpool Limited Partnership, a UK-based hedge fund. Olivetti will not spell out the merger terms until Wednesday. But Marco Tronchetti Provera, who controls the company, is fully aware of concerns about a transfer of value and is working on a structure that would address this, according to a person familiar with his thinking. TI and Olivetti said on Friday evening that they would hold board meetings on Wednesday in order to discuss “possible extraordinary operations”. Olivetti owns 55% of TI’s ordinary shares. Pirelli & Co and Pirelli – two other companies which indirectly control Olivetti – said they would also hold board meetings on Wednesday. Trading in all four companies’ shares have been suspended. The TI minority shareholders are concerned that a merger would occur at market prices. They believe this would disadvantage them and are considering fighting such a proposal if it emerges. ---------------------------------------------

Telecom Italia - Moderatore  

  By: Moderatore on Giovedì 06 Marzo 2003 14:12

Stock: Telecom Italia

Commenti ed Analisi Recenti su TELECOM, PIRELLI, OLIVETTI ---------------da WEBSIM 07/03--------------- In tensione tutto il gruppo Pirelli-Olivetti-Telecom mentre il mercato continua a scommettere su un riassetto. Telecom Italia oggi è la peggiore, in calo dell'1,8%. Adesso è scambiata a 5,94 euro, poco sopra i 5,88 euro toccati stamani, il minimo da novembre 1998. Il titolo da mesi è in discesa ma nelle ultime sedute è precipitato. La controllante Olivetti cresce dello 0,6%, mentre risalendo la filiera più a monte, Pirelli cede lo 0,7% e Pirelli & C l'1%. Secondo le indiscrezioni di stampa circolate nelle ultime settimane, è imminente l'accorciamento della catena di controllo del gruppo che vede al timone Marco Tronchetti Provera, e gli investitori stanno scommettendo sulle modalità. Si parla di una fusione fra Pirelli e Pirelli & C. con un aumento di capitale da parte di quest'ultima. In tal caso, il concambio ai prezzi attuali è di 1,41 Pirelli per avere una Pirellina. Allo stesso tempo si scommette su una fusione fra Olivetti e Telecom Italia che ai prezzi correnti significa circa 7 Olivetti per ogni Telecom. Allo stesso tempo si parla di una cessione di Seat, la società delle Pagine Gialle, che in questo momento arretra dello 0,4% a 0,621 euro. -------da MILANO E FINANZA 07/03------------- Telecom è all’interno di una tendenza negativa di medio periodo che ha spinto i corsi verso il basso dai massimi di dicembre quando il titolo veniva scambiato a 8,4 euro. Nelle ultime sedute i prezzi stanno puntando sul supporto statico e psicologico a 6 euro. Solo la violazione di questo livello aprirebbe la strada alla discesa delle quotazioni fino ai successivi obiettivi ribassisti collocati a 5,50 euro prima e a 5 euro successivamente. Gli indicatori di tendenza di breve periodo Parabolic Sar e Macd sono girati in posizione short. L’oscillatore Stocastico conferma la debolezza del quadro tecnico, l’algoritmo è orientato verso il basso e ha puntato sulla linea di ipervenduto. L’annullamento del segnale ribassista verrà fornito dal ritorno sopra 6,55 euro. I successivi ostacoli all’ascesa delle quotazioni sono posizionati a 7,10 euro e sui massimi di gennaio a 7,50 euro. Volumi e volatilità sono in ascesa. -----------da FINANZA E MERCATI 06/03-------- È bastata una visita di Marco Tronchetti Provera a Palazzo Grazioli perché in Piazza Affari le due azioni Pirelli mettessero il turbo. A sorpresa, ieri il numero uno della Bicocca si è infatti recato nella capitale per incontrare il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nella sua abitazione privata. Di che cosa hanno parlato? È percezione diffusa che il tema sia stato l'imminente accorciamento della catena di controllo con il via alla fusione tra Olivetti e Telecom. Ciò spiega perchè Pirelli è subito balzata del 4%: la reazione più tiepida Olivetti (+0,16%) e Telecom (+0,45%) è dovuta al fatto, come ha più volte ricordato lo stesso Tronchetti, che «l'accorciamento della catena si farà a condizioni di mercato in modo che nessun azionista possa lamentarsi». L'impatto dell'operazione sui titoli del gruppo di tlc dovrebbe pertanto essere minimo, ma la fusione Olivetti-Telecom creerà valore per Pirelli perché la quota del 50,4% che il gruppo ha in Olimpia verrà rivalutata. Oggi Olivetti incorpora un premio di controllo su Telecom (+ 60% rispetto al Nav); tuttavia, una volta che Olivetti e Telecom diventassero un'unica entità, sarebbe Olimpia a beneficiare di un premio di controllo rispetto ai valori di Borsa. Ciò a prescindere dal fatto che la Newco dovrà diluire la sua partecipazione dall'attuale 29% al 15-16% del nuovo gruppo. I patti parasociali che regolano l'azionariato della Newco (oltre alla quota di Pirelli, Gilberto Benetton ha il 16,8%, Emilio Gnutti il 16%, Banca Intesa e Unicredito l'8,4% ciascuna) renderebbero infatti salato il prezzo che un eventuale raider sarebbe costretto a pagare per Olimpia. Quanto al timing, l'annuncio potrebbe arrivare già entro la prossima settimana. I concambi tra i due titoli saranno formulati tenendo conto dei prezzi di mercato, mentre agli azionisti Olivetti verrebbe garantito il diritto di recesso. Va detto che per effetto della fusione i soci Telecom si troveranno ad avere titoli di un gruppo sostanzialmente simile a quello attuale, ma con 16 miliardi di debiti in più. L'unico aspetto da definire è il nome della nuova entità che nascerà dalla fusione. Se è ragionevole dedurre che Telecom prevarrà su Olivetti, è anche vero che difficilmente Tronchetti Provera rinuncerà a un marchio storico per il capitalismo italiano. Ma l'exploit di Pirelli di ieri ha un'altra spiegazione: sono infatti aperte le scommesse su una seconda operazione di accorciamento della catena, ovvero la fusione tra Pirelli & C e Pirelli spa. Da tempo Mediobanca studia l'ipotesi che potrebbe venire annunciata nelle vicinanze della prima operazione. Intanto il 10 marzo Pirelli & C acquisterà il 2,5% di Pirelli in mano al finanziere elvetico Martin Ebner, salendo così al 49,3% della Bicocca, cui si aggiunge il 4% posseduto da Tronchetti. ----------------da WEBSIM 06/03-------------- Olivetti e Pirelli dicono che allo stato non c'è nulla di concreto sull'accorciamento della catena di controllo del gruppo, ma gli adviser hanno ripreso a lavorare e l'attenzione è ora sull'ipotesi di fusione Olivetti-Telecom Italia. ''Si continua a lavorare sull'argomento, si pensa di concludere l'operazione nell'autunno del 2003, ma è possibile entro l'estate'', dice una fonte vicina alla vicenda. L'altra ipotesi allo studio è una fusione tra Pirelli e Pirelli&C. --------------------------------------------- Reports of takeover of Olivetti (I.OLV) by Telecom Italia (TI), to be launched next week, doubted by analysts at CSFB. Telecom Italia down 3.6% at EUR6.05, Olivetti up 1.7% at EUR0.874. CSFB feels report unrealistic, believes investor group Olympia would not want to lose control and would block any takeover or merger of the closely linked groups. Marco Tronchetti Provera, the Italian entrepreneur who controls both Pirelli SpA (I.PIR) and Telecom Italia SpA (TI), is nearing a decision on a long-planned merger of Telecom Italia with Olivetti SpA (I.OLIV), Telecom's largest shareholder, financial daily Finanza e Mercati reported Thursday. The issue was discussed with Prime Minister Silvio Berlusconi at a meeting Wednesday and could be announced as soon as next week, the paper said, without citing sources. Tronchetti has repeatedly promised to merge the companies as soon as market conditions permit. --------------------------------------------- Edited by - Moderatore on 3/7/2003 11:9:57