Io gli Stati Uniti li odio

 

  By: GZ on Lunedì 12 Gennaio 2004 13:56

6 dollari l'ora X 60 ore alla settimana = 360 dollari X 50 settimane = 18 mila dollari l'anno (e se non fanno ferie 20mila dollari) per questi clandestini messicani, di cui in america ora ce ne sono 3 o 4 milioni In italia o in francia i clandestini prendono di più ? Dato che sono clandestini non ci pagano tasse per cui prendono al netto quanto i famosi tranvieri che bloccano l'italia per protestare contro stipendi da 1.300 euro al mese (15-16 mila euro all'anno) Il lavoro dipendente non qualificato è pagato uno schifo in tutti i paesi industriali, ma questa gente rischia la vita a passare il confine illegalmente dal Messico (o dalla Romania o dalla Somalia) perchè al loro paese guadagnano cinque volte di meno e se entrano mezzi sani in un ospedale ne esconono malati

 

  By: Bardamu on Lunedì 12 Gennaio 2004 13:37

A proposito di lavoro in USa Dall'Espresso: Lo scorso 23 ottobre è stata una giornata tragica per la Wal-Mart, il colosso della distribuzione Usa. Decine di squadre di agenti federali hanno fatto irruzione in 61 ipermercati in 21 Stati americani e circa 250 lavoratori clandestini sono finiti in manette. L'operazione ha portato alla luce vicende che la Wal-Mart, cioè la più grande azienda del mondo, mai avrebbe voluto divulgare. Nel New Jersey, per esempio, nel supermercato di Piscataway, sono stati trovati parecchi lavoratori messicani privi di documenti che hanno confessato di avere lavorato per tre anni 60 ore alla settimana. Erano pagati sei dollari l'ora, senza mai un giorno di vacanza, senza straordinari, senza assicurazione sanitaria, senza contratto. Lavoravano tutte le notti per ripulire i supermercati e sistemare le merci sugli scaffali. I dirigenti della Wal-Mart hanno spiegato che si trattava di lavoratori assunti da società esterne: "Se qualcuno dei nostri ha violato la legge vogliamo sapere chi è, per essere certi che non lavorerà più per la nostra azienda", è stata la risposta ufficiale di Mona Williams, vicepresidente per le comunicazioni. Anche in Oregon, in Minnesota e California, dove l'azienda è stata accusata di non aver pagato gli straordinari a molte centinaia di lavoratori tra il 1995 e il 1999, il commento è stato: "Se qualche manager non ha rispettato le regole sarà sottoposto ad azione disciplinare". Nella California meridionale 70 mila lavoratori hanno aderito a uno sciopero generale perché la Safeway, la più grande catena di supermercati alimentari a ovest del Mississipi, per difendersi dalla concorrenza della Wal-Mart ha deciso di ridurre l'assistenza sanitaria dei suoi dipendenti. E altre catene di supermarket stanno seguendo la stessa strada, giustificandosi così: o ci si adegua ai metodi della Wal-Mart, o si chiude. Per certi versi si tratta di uno sciopero paradossale: gli Stati Uniti sono l'unico paese del mondo industrializzato dove chi sciopera può essere sostituito da altri assunti a termine. Quindi i lavoratori stanno a casa, ma i negozi continuano a vendere le loro merci. Ma lo sciopero serve comunque a scuotere le coscienze, e a far capire che il "modello Wal-Mart", con la sua corsa spietata a prezzi sempre più bassi, rischia di cambiare in modo radicale la vita di milioni di lavoratori. Infatti non è più solo una questione californiana. Sono in sciopero anche migliaia di supermercati nel West Virginia, in Kentucky, nell'Indiana, in Arizona e nell'area di Chicago. Persino il settimanale "Business Week", alfiere del liberismo, si chiede in copertina: "Wal-Mart è troppo potente?". I sindacati rispondono di sì: l'azienda è diventata un monopolio ingombrante e bastano pochi numeri per capire perché. Wal-Mart è l'azienda più grande del mondo, ha un milione e 400 mila dipendenti e un fatturato annuo di 245 miliardi di dollari. Ogni settimana 138 milioni di persone entrano in uno dei suoi centri commerciali per fare almeno un acquisto. La ragione di questo successo è semplice: secondo la Ubs Warburg, alla Wal-Mart i prezzi sono in media più bassi del 14 per cento rispetto ai concorrenti. Ma, con un gioco di parole ormai abusato dalla stampa Usa, "prezzi così bassi hanno un prezzo molto alto". I lavoratori Wal-Mart guadagnano un terzo in meno rispetto al salario garantito dagli accordi sindacali. Infatti, poiché all'interno della Wal-Mart i sindacati non esistono, l'azienda non deve tener conto di alcun contratto. L'amministratore delegato Lee Scott spiega così la filosofia aziendale a "Business Week": "Pensiamo che sia meglio avere a che fare con i nostri dipendenti a livello individuale, senza bisogno di intermediari". D'altra parte, assicura Scott, i dipendenti sono liberi di organizzarsi in sindacato. Ma stranamente non lo fanno. E forse questo spiega perché negli ultimi anni sui tavoli del ministero del Lavoro Usa siano piovute 60 denunce per i comportamenti antisindacali dell'azienda. La Wal-Mart paga i dipendenti, in media, 14 mila dollari, contro i 18 mila dei concorrenti. Se si aggiunge che il governo ha posto la "linea della povertà" a 15.060 dollari per una famiglia con tre persone, e che i lavoratori Wal-Mart devono pagare di tasca propria una quota sempre più alta dell'assicurazione sanitaria, si capisce come la posta in gioco stia diventando drammatica. E si capisce perché, il 14 novembre, il "New York Times" abbia pubblicato un violento editoriale denunciando il pericolo di una "Wal-Martizzazione" dell'America: "Bisogna evitare che centinaia di migliaia di persone che lavorano nei servizi passino dalla middle class alla fascia della povertà". Secondo il "Times" non si tratta solo di un problema di diritti sindacali: Wal-Mart mette a rischio la stessa organizzazione sociale e quindi è un problema che riguarda i consumatori. L'invito ad azioni di boicottaggio nei confronti dell'azienda non è tanto velato. La Wal-Mart difende la sua filosofia senza incertezze. L'azienda è una macchina da guerra progettata per aumentare incessantemente la produttività e abbassare i prezzi, adeguandosi prima degli altri alle nuove condizioni dei mercati . Sam Walton, il fondatore della Wal-Mart, alla metà degli anni Ottanta lanciò una grande campagna a favore del made in America. Ora l'azienda è sotto accusa per la politica di prezzi stracciati messa in atto grazie a importazioni crescenti dai paesi in via di sviluppo, specie dall'Oriente. Nel 2002 la Wal-Mart ha importato merci prodotte in Cina per un valore di 12 miliardi di dollari, circa il 10 per cento di tutte le importazioni americane da quel paese. Gli agenti Wal-Mart trattano direttamente con i produttori asiatici alla ricerca dei prezzi più bassi. E negli ultimi anni, stimolando la concorrenza locale, l'azienda è riuscita a ottenere risultati clamorosi. I jeans targati George, venduti in Gran Bretagna e Germania, negli ultimi due anni sono passati da 27 a 8 dollari. Questo consente all'azienda di contrattare prezzi stracciati anche con i produttori americani, come la Levi's, che è stata obbligata ad accettare condizioni capestro per evitare che le proprie merci fossero escluse dagli scaffali Wal-Mart. Leggendo una recente ricerca della Nielsen, si scopre che negli Stati Uniti la Wal-Mart ha una quota di mercato del 32 per cento nella vendita di pannolini, del 26 per cento nei dentifrici, del 30 per cento nei prodotti per la cura dei capelli, del 20 per cento nel cibo per animali. Nessun produttore può rischiare di essere escluso da questa rete di vendita. Ogni volta che Wal-Mart decide di entrare in un settore, i concorrenti tremano perché il suo arrivo comporta un'immediata corsa al ribasso di prezzi, stipendi e condizioni di lavoro. Ora il modello Wal-Mart sta diventando un caso politico. La decisione di aprire 40 ipermercati di 12 mila metri quadrati ciascuno nella California meridionale ha fatto scattare la molla della rivolta. I supermercati concorrenti hanno cominciato a tagliare i salari ai dipendenti, chiedendo loro di pagare quote crescenti dell'assicurazione sanitaria. Ma contro la vittoria di questo modello aziendale si sta scatenando il finimondo. Gli attivisti sindacali dicono che il potere di Wal-Mart va ridimensionato. Grazie alle pressioni sui produttori e alle economie di scala praticate l'azienda è in grado ormai di sbaragliare ogni concorrenza e far sparire i supermarket concorrenti. Denny Feingold, dirigente della Los Angeles Alliance For a New Economy, dice: "Bisogna impedire che sia la Wal-Mart a decidere i nostri standard di vita". Alcune amministrazioni pubbliche sono intenzionate a porre limiti ai nuovi ipermercati. Ma Wal-Mart minaccia di ricorrere a un referendum. Lo ha già fatto nella contea di Contra Costa, in California, dove si voterà il 4 marzo. E in Oregon sta per succedere la stessa cosa. I dirigenti della Wal-Mart usano gli argomenti del neoliberismo: "I nostri prezzi bassi favoriscono i consumatori e hanno un effetto moltiplicatore sull'economia". Si tratta di argomenti controversi che potrebbero diventare uno dei temi centrali della campagna elettorale per le presidenziali. Wal-Mart importa dall'estero il 96 per cento dei prodotti per l'abbigliamento, l'80 per cento dei giocattoli e il 100 per cento dell'elettronica. E i sindacati dicono che per rispettare lo slogan esposto in ogni negozio ("Lavoriamo per diminuire i prezzi ogni giorno") la Wal-Mart esporta centinaia di migliaia di posti di lavoro americani all'estero e ne impoverisce altrettanti all'interno. Sono le delizie della globalizzazione. Ma molti americani cominciano a domandarsi se ne valga la pena

 

  By: michelino di notredame on Domenica 04 Gennaio 2004 11:31

ancora sulla sanita' usa. stesso forum dell'altra volta. ------------------------------ Sanità Usa: no alle generalizzazioni Caro Beppe, io non so che assicurazione sanitaria abbia il signor Roberto Gelleni (12 dicembre), posso solo dire che io, che vivo in California, ho un’assicurazione a dir poco fenomenale. Innanzitutto lo stipendio netto percepito da mio marito, ingegnere elettronico è il doppio di quello percepito dal sig. Gelleni; l’assicurazione sanitaria ci viene a costare 159.62 $ al mese, che vengono tolti dal lordo dello stipendio e non dal netto, parliamoci chiaro: lordo che è 6,122.00 $ al mese. L’assicurazione sanitaria in totale costa altri 159.62$ che vengono pagati dal datore di lavoro. Per visita paghiamo 10$ che sia di base o specialistica, per pronto soccorso 50$, tutti gli esami sono gratuiti se ordinati dal medico, le degenze ospedaliere sono gratuite se ordinate dal medico e sono dentro il nostro circuito. Certo, se io volessi andare in un altro ospedale o da un altro medico solo perché io lo voglio, sarebbe a carico mio. Se mi viene ordinato un esame che nel mio circuito non si può fare, mi viene pagato dall’assicurazione interamente da un’altra parte. Sono al settimo mese di gravidanza, ho fatto 5 visite specialistiche più due ecografie di secondo livello e un’amniocentesi, ho pagato 10 $ in totale alla prima visita e tutto senza attese. Non potrei essere più soddisfatta di così, e quando vado in ospedale mi sembra di essere in un albergo di prima categoria. Vorrei concludere dicendo che la mia esperienza qui è completamente diversa da quella del sig. Roberto Gelleni che vive in Texas: diverse assicurazioni? Diversi stati? Non lo so, il fatto è che come al solito non si può generalizzare quando si parla di Stati Uniti. Cordiali saluti, Isabella Greggio, iloveca2000@earthlink.net

 

  By: michelino di notredame on Venerdì 02 Gennaio 2004 16:43

gianlini, the snapper e' allegrissimo rispetto a Mike Leigh fìdati. zibordi bandy, grazie per il punto di vista. "luna park" mi fa pensare a quello che disse saul bellow dopo l'11 settembre, cioe' che in pratica l'11 settembre aveva fatto bene a una citta' rincretinita, un paese dei balocchi. disse proprio: paese dei balocchi. uno dei commenti post-9/11 che mi colpirono di piu'. io da ragazzo solo qualche settimana a cheadle (manchester) e windsor. e se devo scegliere tra la casetta nell'arkansas e la casetta a cheadle proprio non ho dubbi. arkansas tutta la vita. la middle class americana la vedo sonnolenta, se proprio vuoi dirgli qualcosa di male. la middle class inglese claustrofobica.

 

  By: bandy on Venerdì 02 Gennaio 2004 16:35

Vero Zibo ma la densita' di popolazione di Zona 1 (come la chiamano qui) e' esorbitante. Quello e'il motivo per cui essere proprietario di un qualsiasi immobile all'interno di questa area e come avere un assegno circolare in tasca. Tanto per delimitare la cosa va da Notting Hill che e' a Ovest a Tower Hill che e' a Est. Per quelli che la conoscono un po' ha la forma di una bottiglia rovesciata ma estremamente popolata.

 

  By: GZ on Venerdì 02 Gennaio 2004 16:26

Beh... nei quartieri popolari, diciamo poi i tre quarti di Londra o forse anche i quattro quinti visto che ci sono sei o sette milioni di persone, non è proprio un luna park. Se uno è giovane, single e non sta lontano dal centro va anche bene, ma per chi tiene famiglia e fa lavoro dipendente meglio un paesino del galles. Mi ricordo di essere andato a comprare una bicicletta non so perchè piuttosto lontano dal centro di Londra e la sensazione era:"...almeno a milano guidando mezzora esco dalla città, ma qui la periferia non finisce mai e man mano che ti allontani dal centro benedici le circostanze che ti hanno evitato di finire qui in mezzo..." In America la gente che tiene famiglia e non è più così giovane cerca semplicemente di andarsene dalle città (a meno di non essere nel top 1% di reddito...) e di mettersi nei sobborghi nelle villette a due piani con giardino. Londra e NY sono città dove la "classe media" con famiglia fa anche tre ore di viaggio ogni giorno dal lavoro per poter tornare nella villetta fuori città ( e così facciamo anche la guida sociologica dei paesi esteri)

 

  By: bandy on Venerdì 02 Gennaio 2004 15:55

Oooopss.... Mamma mia qui rischio veramente di mostrare tutta la mia ignoranza in campo cinematografico. No il film non l'ho visto ma posso darti una visione ben chiara della crowd londinese piu' che inglese. Cioe' Londra e' un pianeta diverso dal resto dell'Inghilterra cosi' come lo e' New York rispetto al resto degli Stati Uniti. Londra e' un continuo Luna Park per adulti, e anche dopo praticamente 4 anni che ci vivo ho ancora la sensazione qualche volta di vivere in un film. Mi ricordo qualche mese fa uscire di casa per andare a lavoro con il mio Financial Times sotto il braccio e passare a Tower Bridge alzando il braccio in cenno di saluto a David Blaine che continuava agonizzante a rimanere dentro la sua cellula di cristallo. Oppure recentemente la polizia mi ha obbligato ad aggirare il circondario dove vivo perche' un tizio vestito da uomo ragno era in cima ad una gru. L'ho visto il tizio era proprio agile come il super eroe. Cioe' queste cose le vedi solo qui.

 

  By: gianlini on Venerdì 02 Gennaio 2004 15:16

michelino, film tristissimo ma credo alquanto veritiero.... avevate visto "the snapper"?

 

  By: michelino di notredame on Venerdì 02 Gennaio 2004 14:36

incredibile. All or Nothing di Mike Leigh. lei cassiera di supermercato, lui taxista.

 

  By: gianlini on Venerdì 02 Gennaio 2004 14:33

il bello della società inglese è che le commmesse dei supermercati fanno le commesse anke nella vita e non le vamp appena uscite dal negozio

 

  By: michelino di notredame on Venerdì 02 Gennaio 2004 14:23

scusa Bandy ieri ho visto All or Nothing di Mike Leigh bellissimo film ma deprimente come pochi. ha depresso perfino me che in genere e' difficile (parto da stati d'animo non ulteriormente deprimibili). ma la societa' inglese e' quella? cioe' tu che impressione hai visto che ci vivi? alienazione cinematografica o alienazione reale?

 

  By: michelino di notredame on Venerdì 02 Gennaio 2004 14:15

o per esempio i CINESI della west coast, ultraconservatori, ultranazionalisti, anticomunisti fino al midollo, che si studiano la storia americana anno per anno, data per data, battaglia per battaglia. di sinistra tendono ad essere i wasp delle grandi citta' - dove Gore ha stravinto - giovani colti intellettuali riccotti americani da sette generazioni. Gore, un taxista afghano non troverebbe nessun valido motivo per votarlo. e neanche nel Tennessee, a casa sua, hanno trovato motivi validi. se non sei americano, sei piu' patriottico. con il turbante in testa, ancora di piu'.

 

  By: bandy on Venerdì 02 Gennaio 2004 14:08

A Londra il problema lo si e' risolto in maniera migliore. Qui ci sono tre categorie di taxi. I black Cab che sono i Taxi che tutti conoscono, neri, design vecchio ma che fa cartolina. Ne girano a centinaia, difficile rimanere a secco, ce ne sono veramente tanti. Sono guidati per lo piu' da inglesi e la tariffa e' quella ordinaria, non e' trattabile, quindi se c'e' traffico ti fotti, il tassametro va e paghi. Poi ci sono i cosidetti mini-cab. Sono legali, ma costano meno. E la tariffa e' piu' trattabile. Li' pakistani, indiani, irakeni, palestinesi e chi piu' ne ha piu' ne metta la fanno da padroni. Conoscono bene le strade e generalmente vivono qui da anni. Infine ci sono gli abusivi. Questi sono attivi sopratutto il venerdi' e sabato sera in zona Piccadilly e Soho dove raccolgono i clubbers. La tariffa e' selvaggiamente trattabile, le auto in cui ti portano sono puzzolenti e la provenienza dei conducenti e' sempre e solo islamica. Conoscono poco le strade ma hai unh vantaggio enorme, una volta che gli hai detto dove vai e stabilita la tariffa, possono metterci anche 3 ore a portarti a casa il prezzo e' quello stabilito. I rientri a casa in taxi dalle mie nottate fuori sono tra le piu' interessanti esperienze qui a Londra e parlo seriamente. Ho imparato di piu' sul middle east parlando con sta gente che da Stratfor e Debka su Internet. Sono la maggior parte delle volte studenti che lavorano per mantenersi gli studi o anche padri di famiglia. A uno verrebbe da dire che questi sono gli islamisti occidentalizzati, tutto soldi e business. In realta' appena introduci l'argomento middle east si accendono come zolferini, gli americani li odiano proprio...come il titolo di questo post.

 

  By: GZ on Venerdì 02 Gennaio 2004 10:00

sa prorpio che i taxisti afghani a ny mettono l adesivo per lo syesso motivo che i vucumpra musulmano sotto casa ....ovvero leccaculismo finalizzato alla vendita.... --------------------------------------------------- E' bello cominciare il nuovo anno leggendo qualcosa di umoristico. Mai stato a NY, mai preso un taxi a Mahnattan o venendo dall'aereporto JFK ? I taxisti ora sono dei vu cumprà che devono "vendere" la corsa offrendo e insistendo con la gente che vorrebbe invece andare in autobus e li allettano con la bandierina a stelle striscie appiccicata sul vetro ? Ho litigato e quasi sono venuto alle mani due volte la settimana scorsa per riuscire a prendere un taxi a NY, lo si vede anche nei film con Steve Martin, la fila di gente che disperatamente agli angoli delle strade fa cenni agitati per fermarne finalmente uno o cerca di tagliare la fila ad altri appostati li da un poco aggirandoli alle spalle e balzando sul taxi appena rallenta. Nel caos del traffico di NY si lotta per salire su taxi puzzolenti e scassati guidati da tizi con il turbante sbarcati dal pakistan che non parlano la lingua, non sanno mai la strada, per cui lo stesso tragitto per l'aereoporto lo fai in 20 o 50 minuti a seconda di con chi capiti e ogni tanto iniziano delle risse con altri automobilisti con te dentro che pensi se ti conviene pagare al volo e scappare a cercarne un altro. Ma ti allettano con la bandierina a salirci sopra eh ....?

 

  By: michelino di notredame on Giovedì 01 Gennaio 2004 23:33

"...ovvero leccaculismo finalizzato alla vendita" ------------------------------------------------- probabile. diciamo un potente mix di leccaculismo e paraculismo, visto che una barba una carnagione olivastra un turbante potrebbero anche suscitare effetti indesiderati, allora metti le mani avanti e dici guarda, sono piu' americano di te, bombardiamoli tutti quei bastardi. stesso principio x il quale a marsiglia i tunisini votano le pen. l'istinto di sopravvivenza li fa sbarellare. allora dice che uno si butta a destra. per forza si butta a destra! del resto, il mondo e' pieno di albertisordi. E VE LO SIETE MERITATO, ALBERTO SORDI!!! (citazione colta)