By: giorgiofra on Sabato 17 Agosto 2013 19:03
fateci caso: non esiste paese al mondo in cui le leggi, l'onestà e le regole civili sono rispettate, che sia povero
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Gianlini, siamo certi che sia il rispetto delle regole a generare prosperità, oppure che non sia la prosperità a favorire il rispetto delle regole?
Faccio un esempio: il cittadino di un certo paese, rimasto disoccupato, riceve dallo stato quanto necessario alla sopravvivenza, si iscrive al collocamento ed aspetta un nuovo lavoro che, con grande probabilità, arriva entro pochi mesi. Si astiene, quindi, dal lavorare in nero.
Il cittadino di un altro paese, rimasto disoccupato, viene completamente abbandonato dallo stato, e pur essendo iscritto al collocamento, mai verrà chiamato per un nuovo lavoro. Nel frattempo cerca di sopravvivere lavorando in nero.
Se l'onesto cittadino del primo paese si trovasse nel secondo, siamo certi che non cercherebbe anch'egli di sopravvivere? Magari lavorando in nero?
Che poi quello italiano sia un popolo dall'indole anarchica, è vero. Ma questo è il risultato di due millenni di storia. Cambiare mentalità, sempre che sia conveniente, richiede secoli, e non certo qualche decreto legge.
E poi occorre vedere cosa si intende per civiltà. Che quello tedesco sia un popolo con un senso civico maggiore del nostro è lapalissiano, ma questo non vuol dire che sia più civile. Senso civico e civiltà sono cose molto diverse. L'italia, nelle sue varie espressioni territoriali e politiche, nonostante l'anarchia, il disordine, la debolezza politica e militare, ha dato al mondo, nel corso dei secoli, molto più di ogni altro paese. I primati degli italiani sono numerosissimi, nonostante tutto. Per cui, forse, sarebbe il caso di prendere coscienza della propria diversità ed unicità, e farne tesoro, piuttosto che vivere in questo perenne senso di inferiorità rispetto agli amici tedeschi.
Mi pare che, nonostante la nostra approssimazione, il nostro anarchismo e tutti i difetti che ci addebitano, l'Italia, nei 40 anni successivi alla fine della seconda guerra mondiale, ha costruito un'economia fra le prime 7 al mondo. Sebbene fosse un piccolo paese privo di materie prime, nonostante le ruberie, la corruzione e l'inefficienza della pubblica amministrazione. L'industria italiana, prima del declino, era leader in innumerevoli settori.
Se pensiamo al cinema, alla moda, al design, all'agroalimentare, allo sport, dobbiamo dedurne che forse, un certo spirito anarchico, ha i suoi lati positivi.
Francamente, alla noia un po stoica di una capitale scandinava, preferisco di gran lunga l'anarchia epicurea di una città come Roma.
Il genio, almeno in certi ambiti, vuole sregolatezza, e non disciplina.