Dell'america non capiscono molto - moderatore
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By: Moderatore on Giovedì 02 Settembre 2004 16:08
Sulle azioni America 31 fondi italiani su 32 di quelli investiti fanno peggio dell'indice S&P 500 e quelli obbligazionari pure sono i peggiori in classifica
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Ma in America sono botte da orbi ^di Anna Messia - 28-08-2004#http://www.borsaefinanza.it/art.pic1?ID=100275^
Wall Street si dimostra un mercato complicato per i money manager italiani: tranne due, tutti perdono la faccia a confronto con gli indici di riferimento
C’è un Paese dove i gestori italiani non sembrano proprio riuscire a battere il listino di riferimento: gli Stati Uniti. Con la sola eccezione di Euroconsult Azionario America, nessuno dei 32 fondi comuni azionari Usa di diritto italiano (finiti nel campione di Borsa & Finanza) ha infatti superato nel semestre gli indici presi a confronto.
Sembra quasi che le difficoltà delle sgr crescano man mano che le azioni acquistate si allontanano dall’Italia. Come già abbiamo spiegato (articolo a pagina 10), praticamente tutti i gestori italiani riescono a ottenere buoni risultati con i fondi azionari che trattano titoli quotati a Piazza Affari.
Perdono però qualche colpo quando hanno a che fare con azioni di società negoziate nei mercati europei perché, quando va bene, i fondi azionari Europa registrano pochi e risicati guadagni rispetto agli indici (i due prodotti che si sono distinti nel semestre e sono stati Pixel Selezioni Europa e Bim azionario Europa con rendimenti del 5% contro benchmark che hanno reso rispettivamente il 4% e il 3,05%).
Ma gettano definitivamente la spugna nella gara che li vede sul ring quando i fondi azionari comprano titoli trattati a Wall Street: solo due dei 32 fondi Usa, che fanno parte del campione considerato, hanno infatti guadagnato più dei loro parametri di confronto (si tratta di Primavera trading Azionario North America e Nextra azionario Nord America Dinamico, entrambi di Nextra investment management). Per tutti gli altri il benchmark resta solo un miraggio e in fondo alla classifica stagnano Generali Usa Growth (gestito da Generali asset management), che nel primo semestre del 2004 è cresciuto del l’1,74%, (il 3,21% in meno rispetto al benchmark indicato nel prospetto) e Euroconsult Azionario America, che ha guadagnato solo lo 0,88% (contro un indice salito del 4,05 per cento).
Insomma, stando a questi numeri, per il risparmiatore desideroso di investire negli Stati Uniti con prodotti diversificati (come sono appunto i fondi comuni) sembrerebbe più conveniente l’acquisto di prodotti indicizzati (come gli Etf, Exchange traded fund, si veda articolo in pagina) che replicano gli indici di mercato con strutture di costi molto contenute rispetto ai fondi comuni azionari. Strumenti come gli Etf assicurano infatti, per lo meno, di guadagnare quanto gli indici delle Borse e, inoltre, hanno il vantaggio di reinvestire i dividendi riconosciuti dalle società negli stessi prodotti. Certo, il confronto su un orizzonte temporale breve come quello di sei mesi non consente di fare troppe generalizzazioni, ma neanche di essere molto ottimisti.
Sul fronte degli obbligazionari, le cose non vanno per niente meglio. Ecco un esempio: analizzando la categoria dei fondi obbligazionari euro governativi a breve termine, solo un prodotto ha reso nel semestre più del suo benchmark e, per lo più, con un risultato piuttosto misero. Si tratta del Grifocash (gestito da Grifogest del gruppo Banca Lombarda) che da gennaio a giugno di quest’anno ha guadagnato l’1,18%, contro un rendimento del suo parametro dello 0,89 per cento.
Il miglior prodotto della categoria ha quindi reso solo lo 0,29% in più rispetto al benchmark. Per tutti gli altri fondi obbligazionari euro governativi a breve termine, la zavorra dei costi di gestione ha invece impedito di oltrepassare lo scoglio dell’indice preso a confronto. Anche in questo caso sarebbe stato quindi probabilmente più redditizio acquistare un prodotto indicizzato con costi di gestione ridotti al minimo. Oppure, visto che si tratta di investimenti a breve termine, sarebbe stato forse più conveniente tenere i capitali in altri prodotti di liquidità come i Buoni del Tesoro.