Per favore comprate obbligazioni o i nostri bambini moriranno di fame

 

  By: gianlini on Martedì 05 Agosto 2003 23:10

Fondi comuni d'investimento, raccolta record: +5,295 mld Per il decimo mese consecutivo i fondi comuni di investimento sono in attivo. A luglio hanno incassato infatti un saldo positivo record di 5,295 miliardi di euro. Per i dati preliminari di Assogestioni, gli azionari hanno fatto segnare un saldo positivo, a +337 milioni. Per gli obbligazionari +2.943 milioni.(Red)

I numeri sono pietre: la Ricerca Mediobanca, Risparmio gestito -7,9%, BOT +2,8% - Moderatore  

  By: Moderatore on Domenica 03 Agosto 2003 21:43

I fondi molto peggio dei mercati azionari Libero 31-7-2003, p. 14 di Beppe Scienza da ^www.beppescienza.it#www.dm.unito.it/personalpages/scienza/Libero-2003-07-31.htm^ I risparmiatori italiani dovrebbero erigere un monumento a Fulvio Coltorti, benché vivo e vegeto. A lui e tutto l'ufficio studi di Mediobanca, che da anni lui dirige. È infatti fresca di stampa la dodicesima edizione dell'annuale ricerca sul risparmio gestito italiano: "Dati di 1076 fondi e sicav italiani (1984-2002)". Si può scaricarla dall'^indirizzo Internet www.mbres.it#www.mbres.it^ od ottenerla, sempre gratuitamente, da Mediobanca stessa (fax 02-8829-706). Si tratta di un volume sobrio, senza nessuna illustrazione o abbellimento grafico, dove però le parole, o meglio i numeri, sono pietre. I dati aggiornati a fine 2002 confermano infatti quanto già dimostrato nelle edizioni precedenti: nel suo complesso l'industria italiana del risparmio gestito distrugge ricchezza. Anzi, la trasferisce dalle tasche dei risparmiatori a quelle di dipendenti e azionisti di banche, venditori porta a porta, intermediari italiani ed esteri, società di gestione ecc. In effetti la ricerca di Mediobanca non dice questo in termini espliciti. In modo asettico e imparziale, il centro di ricerche economiche diretto da Fulvio Coltorti elabora numerose analisi e confronti, di cui due sono particolarmente interessanti per i risparmiatori italiani. Primo, quello fra Bot e fondi comuni italiani (e altri prodotti simili, come le sicav o sociétés d'investissement à capital variable). Si scopre così che anche nel 2002 l'armata Brancaleone del risparmio gestito italiano è stata nuovamente e ignominiosamente sconfitta: nel complesso evidenzia infatti una redditività pesantemente negativa (-7,9%) rispetto al +2,8% dei Bot. Secondo confronto significativo è quello fra i fondi comuni e i parametri di riferimento che essi medesimi si sono scelti. Ovvero i loro benchmark. Ebbene, meno del 20% dei 900 fondi esaminati è riuscito a superare il proprio obiettivo. Sorvolando sulle varie critiche infondate, di parte o in palese mala fede, c'è solo un rilievo che si può fare allo studio di Mediobanca. È quello di privilegiare in qualche modo il confronto fra risparmio gestito e Bot. Di per sé tale impostazione, adottata comunque anche dalla Banca d'Italia, risponde a una logica semplice e cristallina: prendere a pietra di paragone quanto i normali risparmiatori avrebbero ottenuto (e hanno ottenuto) con l'investimento più semplice e più sicuro possibile. Ossia appunto i Buoni Ordinari del Tesoro. Si potrebbe però dire: "Grazie tante! Negli ultimi vent'anni i Bot hanno reso tantissimo. Per questo hanno battuto i fondi, in tutto o in parte, azionari". L'obiezione merita di essere presa in considerazione. Come? Mettendo a confronto le singole categorie di fondi coi rispettivi comparti d’investimento. Dunque i fondi azionari sull'Italia con le azioni italiane, quelli obbligazionari coi titoli di stato ecc. Ebbene, peggio che andare di notte! Anche così risulta che il risparmio gestito ha procurato più danni che vantaggi. Lo mostrano per esempio le due tabelle di questa pagina. Una esamina i risultati dei principali ^5 tipi di fondi comuni azionari e obbligazionari negli ultimi tre anni#www.dm.unito.it/personalpages/scienza/Fondi-e-mercati-2000-2002.xls^: per tutte abbiamo sempre un minus di gestione, ovvero un danno mediamente procurato dai gestori ai clienti che arriva anche al -7,6% annuo. Naturalmente il confronto si può estendere a periodi più lunghi... con risultati sempre con lo stesso segno. Cioè sempre negativi. L’altra tabella considera l’^investimento azionario in Italia, Eurolandia e America negli ultimi sette anni#www.dm.unito.it/personalpages/scienza/Fondi-azionari-1996-2002.htm^, evidenziando deficit medi per i fondi comiuni dall'1,9% al 4,8% annuo (maggiori dettagli sono disponibili alla mia pagina Internet presso il Dipartimento di Matematica dell'Università di Torino: www.beppescienza.it). Insomma, comunque la si giri, il bilancio è negativo. Le reazioni dell'industria del risparmio gestito alla meticolosa ricerca di Mediobanca sono state quelle prevedibili da parte di chi, da quasi vent'anni, s'arricchisce alle spalle dei risparmiatori italiani. Ovvero critiche tirate per i capelli, prive di ogni fondamento scientifico. D'altronde cosa ci si può aspettare da un'associazione di categoria (Assogestioni, presieduta da Guido Cammarano) che ha l’impudenza di negare, contro ogni evidenza, i macroscopici danni provocati su tutti i versanti dall'industria del risparmio gestito? Ma il colmo dei colmi è un altro. Assogestioni accampa addirittura la pretesa d'indicare quali metodi siano validi, e quali no, per giudicare i fondi comuni (vedi il suo comunicato stampa del 24-7-2003, anch'esso disponibile, con la stroncante replica di Mediobanca, all'indirizzo Internet www.beppescienza.it). Questo è proprio il mondo alla rovescia o, meglio, il culmine della faccia tosta. È come se l'industria del tabacco pretendesse di dettare lei i criteri per valutare i danni del fumo. Medici, biologi e statistici le riderebbero in faccia. È la reazione che si merita l'italica Assogestioni.

 

  By: Moderatore on Domenica 03 Agosto 2003 21:42

altre tabelle...

Rispondi No e non sbagli - Moderatore  

  By: Moderatore on Domenica 27 Luglio 2003 16:25

La Repubblica Affari & Finanza 21-7-2003 I tanti rischi, spesso molto nascosti, dei prodotti index-linked BEPPE SCIENZA* Esiste una regola semplice, con pochissime eccezioni. A qualunque proposta d’investimento delle banche italiane meglio rispondere di no. Persino a quelle apparentemente meno rischiose. Ciò vale infatti anche per quelle obbligazioni che da qualche anno vanno per la maggiore, perché apparentemente perfette. Permetterebbero infatti di guadagnare se la borsa sale, senza perdere se scende. Tecnicamente si tratta di prestiti strutturati, detti index-linked, equity-linked o unit-linked a seconda che siano agganciate a indici azionari, direttamente ad azioni o a fondi comuni. Sono titoli che le banche e le reti porta a porta rovesciano a vagonate sulla loro clientela, imitate da qualche anno dalle Poste Italiane. Delle 362 obbligazioni quotate sono ormai di questo tipo 150, a cui si debbono aggiungere le centinaia e centinaia di prestiti che (ed è la solita indecenza) non vengono neppure quotati. Tutto ciò non stupisce. Si tratta di prodotti che fruttano lucrosi guadagni a emittenti e collocatori, logicamente a danno dei sottoscrittori. D’altronde il caso delle Cirio dimostra come le banche italiane riescano a far trangugiare qualunque intruglio ai propri clienti. Diffuse come la gramigna agli sportelli bancari, tali obbligazioni sono quasi assenti fra quelle comunemente trattate sul mercato internazionale, cioè i cosiddetti eurobond. Il motivo? Gli investitori esperti del materia sanno benissimo che non convengono. Anzi, a volerne elencarne i difetti, non si finirebbe più. Si tratta di titoli non trasparenti, rigidi, cari e spesso astrusi (vedi la tabella in basso). Come si spiega allora che così tanti risparmiatori abbiano comprato ad esempio le San Paolo Imi 200005 Concerto (ABI 149448) o le BNL 200106 Bis (ABI 305480)? L’eventuale e improbabile guadagno risulterà dall’andamento di un coacervo di fondi o sicav, anche 30 diversi, in base a regolamenti lunghi e di complicatissima valutazione (per chi vuole approfondire www.beppescienza.it). È evidente che tali obbligazioni vengono sottoscritte a scatola chiusa, sulla fiducia, senza capire esattamente di che si tratti. In realtà si potrebbe aprire un’ampia parentesi su come l’assenza di trasparenza permetta ricarichi indecenti. Ma su questo punto basta e avanza quanto denunciato nel Quaderno di Finanza n. 39 della Consob (liberamente scaricabile dal sito www.consob.it) di G. D’Agostino e M. Minenna. Un altro è l’aspetto su cui merita soffermarsi, perché regolarmente trascurato dalla stampa economica. Quello che è veramente balordo in questi titoli è che espongono a rischi che un normale risparmiatore, di sua iniziativa, non si accollerebbe mai. Chi infatti li sottoscrive, in pratica mette i suoi soldi in un’obbligazione senza cedole e, in misura minore, in opzioni. Ma le opzioni sono come scommesse sul valore futuro di indici, azioni o altro, con le quali è facilissimo subire perdite del 100%. In tal caso l’obbligazione viene sì rimborsata, grazie alla prima componente, ma tutto il resto è perso. È questo che non va. Un risparmiatore prudente acquista obbligazioni, azioni e immobili. Ma non opzioni, se non tutt’al più difensive, così come non punta neanche l’1% del suo patrimonio alla roulette o al baccarà. Che dire invece delle neonate Rasbank Extra Large 2372007? Perché mai andare a scommettere che nessuna di 30 azioni, molto diverse, scenda più del 30%? È un’idea ben astrusa, così come strampalate sono le BNL 200004 Nikkei Barrier Cliquet (ABI 300516). Sono indicizzate alla Borsa di Tokyo, ma le salite vengono azzerate se superiori al 21%! Anziché opzioni più o meno arzigogolate, tanto vale acquistare direttamente qualche titolo azionario. Conclusione: alla banca che propone obbligazioni «che permettono di guadagnare senza rischi, se la borsa sale», non rispondiamo «No, grazie». La risposta che si meritano è un no secco, senza nessun ringraziamento. *Dipartimento di matematica dell’Università di Torino

La sintesi del risparmio gestito per BCG - gz  

  By: GZ on Martedì 22 Luglio 2003 03:33

Tutto quello che volevate sapere sul risparmio gestito. Per chi ha lavorato in consulenza come me è sempre utile leggere la sintesi dello studio del Boston consulting group sul risparmio gestito. i) Vuoi dei titoli su cui andare al ribasso per i prossimi anni ? Mediolanum, Fideuram e simili: ("..Il valore mondiale dei patrimoni gestiti potrà tornare a crescere sino al 2006 a un tasso annuo composto compreso tra lo 0,7% e il 6% - dice Ignazio Rocco di Torre Padula , vice presidente italiano di Bcg -. un ritmo decisamente più lento rispetto a quel 14% rilevato tra il 1995 e il 2000». ...) ii) Ci sarà più concorrenza ? Piano piano, ma sicuramente sì perchè è un sistema come l'URSS prima della caduta del muro. Ovvero in Italia le banche occupano l'89% del mercato vendendo i propri fondi, sicav e gestioni alla propria clientela, un sistema del tutto chiuso ("...Secondo le stime di Bcg se in Italia nel 2000 la vendita dei prodotti attraverso canali indipendenti ammontava a non più dell'11% negli Stati Uniti è pari al 58%)..." iii) come mai i fondi costano molto e rendono meno dell'indice di borsa puro e semplice ? Perchè paghi quasi solo per mantenere la loro struttura di vendita, per il 75% sono solo puri costi commerciali. Cioè tu paghi per aiutarli a assumere altri venditori che trovino altri clienti, il costo di chi gestisce effettivamente i soldi è minimo ("... costi: circa il 75% delle commissioni pagate dal fondista italiano (4 miliardi di euro all'anno, dice lo studio) va a remunerare la struttura di vendite e marketing. E per ora, notano gli analisti di Bcg, la voce «vendita» (cioè la remunerazione delle reti) è largamente prevalente rispetto alla voce «marketing», intesa come innovazione, valore aggiunto e consulenza per il cliente. ....") iv) Ma anche tenendo conto dei costi, come mai i fondi rendono quasi tutti meno dell'indice di borsa puro e semplice ? Perchè nessuno classifica quali gestori tra i tanti sparsi nei 1.300 fondi che esistono in Italia facciano bene e quali siano mediocri e incompetenti ("...sul mercato statunitense, il più avanzato in termini di maturità dell'utente finale, è dimostrato che più del 90% delle nuove sottoscrizioni di fondi (vedi grafico ) va a posizionarsi sui prodotti che svettano in cima alle classifiche di eccellenza delle varie categorie. Mentre in Francia e in Italia siamo sotto al 40%. ...") ----------------------------------------------------------------- BILANCI Per Boston consulting group il settore, ^in crisi di redditività, deve migliorare servizi e offerta#http://www.corriere.it/edicola/economia.jsp?path=TUTTI_GLI_ARTICOLI&doc=GIUD12^ Risparmio gestito: la lotta si fa dura Dovranno attrezzarsi per affrontare un mercato molto sofisticato. E risparmiatori sempre più maturi ed esigenti. La vita degli asset manager italiani (ma anche quella dei big internazionali) nei prossimi cinque anni non sarà una passeggiata. L'ultima analisi che fa i conti in tasca all'industria del risparmio gestito è firmata da Boston consulting group e ha coinvolto 40 tra i più grandi protagonisti mondiali del settore, con uno stock di gestione pari a 8 mila miliardi di dollari. Il ritratto (Navigating the Maze , Global asset management 2003) è quello di un’industria che sta - come dice la traduzione letterale del titolo - attraversando un labirinto. Le Borse degli ultimi tre anni, d'altra parte, non si possono descrivere in altro modo. I numeri? Eccoli: nel 2002 il patrimonio gestito mondiale è sceso dell'8%, a 31 mila miliardi di dollari. Mentre la redditività del sistema è calata di circa 3 miliardi(7%). Secondo i calcoli degli analisti di Bcg, inoltre, il 40% dei gestori non è redditizio, mentre il 20% è in rosso. E solo il 10% ha ottenuto margini prima delle imposte superiori al 50%. Le previsioni per il futuro? Non sono catastrofiche, ma nemmeno rosee. «Il valore mondiale dei patrimoni gestiti potrà tornare a crescere sino al 2006 a un tasso annuo composto compreso tra lo 0,7% e il 6% - dice Ignazio Rocco di Torre Padula , vice presidente italiano di Bcg -. Ovvero a un ritmo decisamente più lento rispetto a quel 14% rilevato tra il 1995 e il 2000». Per affrontare la concorrenza, dunque, sarà necessario evolversi. Soprattutto nell'Europa continentale. Dove vige il sistema di distribuzione dei prodotti più chiuso. Che cosa vuol dire? In Italia, Spagna, Francia e Germania il 70% dei prodotti viene distribuito alla clientela privata da reti possedute dagli stessi gruppi bancari e assicurativi che ne sono anche i produttori. Nel mondo anglosassone, invece, il mercato è decisamente più aperto. Il modello dominante non è quello della banca tutto fare che produce e vende i fondi, ma quello della distribuzione indipendente, che tenta di offrire al pubblico il meglio del mercato. Ebbene, dicono gli analisti dei Bcg, nei prossimi anni «il cliente europeo diventerà progressivamente più sofisticato ed esigente, sia in termini di ampiezza che di qualità dell'offerta». E di conseguenza «i produttori indipendenti e i grandi gestori esteri aumenteranno ulteriormente la pressione sul mercato italiano, spinti a loro volta dalla ricerca di una maggior redditività». Non a caso sul mercato statunitense, il più avanzato in termini di maturità dell'utente finale, è dimostrato che più del 90% delle nuove sottoscrizioni di fondi (vedi grafico ) va a posizionarsi sui prodotti che svettano in cima alle classifiche di eccellenza delle varie categorie. Mentre in Francia e in Italia siamo sotto al 40%. Certo l'apertura della distribuzione ai fondi altrui, che dovrebbe migliorare la qualità generale dell'offerta, non sarà una rivoluzione copernicana. Secondo le stime di Bcg se in Italia nel 2000 la vendita dei prodotti attraverso canali indipendenti ammontava a non più dell'11% (negli Stati Uniti è pari al 58%) da qui a cinque anni la quota di mercato dei consulenti non legati a banche e finanziarie potrà aumentare fino al 13%, mentre quella delle filiali bancarie potrebbe scendere dal 57% al 50%. L'altra faccia del problema è quello dei costi: circa il 75% delle commissioni pagate dal fondista italiano (4 miliardi di euro all'anno, dice lo studio) va a remunerare la struttura di vendite e marketing. E per ora, notano gli analisti di Bcg, la voce «vendita» (cioè la remunerazione delle reti) è largamente prevalente rispetto alla voce «marketing», intesa come innovazione, valore aggiunto e consulenza per il cliente. Le sfide per l'immediato futuro dell'asset management, dunque, sono una maggior attenzione alla qualità e alle esigenze di chi compra. Anche se non tutti potranno continuare a fare tutto. L'analisi dimostra che le chance di sopravvivenza e di affermazione, soprattutto per i «piccoli», saranno legate anche alla capacità di specializzarsi su alcune aree. Delegando a terzi più qualificati altre competenze, sul fronte gestionale e amministrativo.

Il peggio delle pagine "patrimoni e finanza" del Corriere - gz  

  By: GZ on Lunedì 07 Luglio 2003 21:37

Mettiamo che un dentista o commerciante o insegnante legga la pagina economica del corriere oggi e trovi questo titolo che giustamente attira : "I fondi obbligazionari con la marcia in più" di Francesca Monti (www.corriere.it/edicola/economia) "La discesa dei tassi fa riscoprire le casse comuni che sposano la tranquillità del reddito fisso, ma che mettono anche un piede in Borsa. Buoni i risultati dei «misti» e dei prodotti specializzati sulle convertibili. In sei mesi Anima Fondimpiego ha reso il 9,7%. E se il Toro... " E vada avanti a leggere : "...I fondi obbligazionari misti - quelli che mettono in portafoglio fino a un 20% di Borsa - hanno offerto nei casi migliori più del 9 per cento da gennaio ad oggi come ha fatto Anima Fondimpiego. In media i prodotti del comparto sono saliti del 2,13 per cento. .....il confronto lascia indietro di parecchi punti (vedi tabella ) tutte le altre tipologie di casse comuni. Quelle azionarie hanno reso da gennaio ad oggi il 2,37%, mentre con gli obbligazionari «classici» si sarebbe portato a casa l’1,80%. Ma a chi si addicono questi prodotti? Ai risparmiatori più votati alla conservazione del capitale con un pizzico di coraggio...." Questo pezzo non appare in un pagina di pubblicità, ma in un articolo di informazione, anche se un pubblicitario non poteva fare meglio. Chi non è votato alla conservazione di propri risparmi ? E chi in fondo non ha un poco di coraggio ? Ed ecco che negli ultimi 6 mesi il Corriere ti dice che puoi fare il +9% pur rischiando poco, cosa può esserci di meglio al mondo ? Difficile resistere. Peccato che il fondo reclamizzato dal Corriere perchè negli ultimi 6 mesi ha fatto meglio degli altri, come si legge nella tabella a fianco del giornale stesso negli ultimi TRE ANNI abbia reso il +3.07%. Quindi con inflazione al +2.3% annuo circa in italia,questo fondo avrebbe reso un -4% (anche meno dei Bot). Ovvero, negli ultimi TRE ANNI pur essendo un fondo all'80% in obbligazioni da 100 mila euro iniziali te ne lasciava 97 mila circa (sottratta l'inflazione). Questo durante tre anni in cui tutte le obbligazioni del mondo sono salite a livelli record. Ovvio che se negli ultimi 6 mesi questo fondo ha fatto meglio sarà un puro caso. Ci sono circa 1.000 fondi e 50 o 80 fondi misti in Italia per cui uno che faccia bene negli ultimi 6 mesi lo trovi sempre da sbattere in un articolo. Come si vede qui sotto una banale obbligazione del governo americano a 2 anni (quindi non a lunga scadenza, diciamo una cosa a metà tra quelle a breve tipo 6 mesi e quelle a lunga decennali) negli ultimi tre anni rendeva circa un +8% come apprezzamento, più ovviamente la sua cedola di un 2% e rotti (medio annuale). Un obbligazione tedesca o comunque in euro avrebbe reso anche di più, sia come cedola che come apprezzamento, ma ho preso quella americana proprio perchè meno favorevole. Come minimo un +8% di apprezzamento + un +6% di cedole per quelle americane e un 9-10% di apprezzamento + un 7-8% di cedole per quelle tedesche. Diciamo almeno un 14% in totale in tre anni, ma in molti casi un paniere di obbligazioni anche solo governative e di scadenza non lunga ha dato molto di più, diciamo un +20% senza difficoltà solo comprando direttamente i bond governativi. Tutti insomma sanno che negli ultimi tre anni un Bond del governo tedesco o americano, di scadenza intermedia, avrebbe reso dal 14-15% in su. E la ragione è ovvia: c'è stato un straordinario taglio dei tassi di interesse, ad es. dal 6.5% in maggio 2000 a meno dell'1% in america per quelli a tre mesi deciso dalla Federal Reserve ecc.. ecc... Ma la giornalista del Corriere Economia che ha evidentemente si occupava in precedenza di moda, matrimoni vip o cronaca nera locale ti reclamizza un fondo che ha fatto peggio dell'inflazione negli ultimi tre anni, ignorando nel suo commento le stesse tabelle che pure il giornale le fa pubblicare. Troppi numeri e % danno le danno il mal di testa, meglio ripetere parola per parola quello che chi vende questi fondi le dice, osannandoli a ogni paragrafo: "... I gestori, infatti, fanno un enorme lavoro di selezione: ..." "...le casse comuni sono un buon veicolo per avventurarsi nel mondo dei centauri..." "...In più si gode della trasparenza tipica dei fondi (il valore delle quote è pubblicato ogni giorno) e ci si posiziona per partecipare, nel caso di ripresa delle Borse, al rialzo degli indici. ..." Se il lettore dentista, insegnante o ceramista è diffidente o ha tempo si guarderà la tabella a fianco, da cui in qualche modo vedrà che negli ultimi tre anni tutti i fondi obbligazionari o misti citati hanno reso meno delle obbligazioni pure e semplici, quelle che uno si compra da solo. Ma chi ha lavorato tutto il giorno non ha molto tempo e voglia di decifrare rendimenti composti. Alla fine il Corriere Economia dice le stesse cose che leggi su Panorama-Borsa e che dicono in banca e ripetono in televisione... ------------- ^ vesti il resto della simpatica reclame sul Corriere Economia#http://www.corriere.it/edicola/economia.jsp?path=TUTTI_GLI_ARTICOLI&doc=OBBL^ -----------------------------------

I fondi perdono anche quando l'indice guadagna - Omar  

  By: Omar on Sabato 05 Luglio 2003 00:49

Qualcuno su questo forum oggi ha chiesto del sito del professor di matematica di Torino Beppe Scienza, quello che ha pubblicato il libro : "Il Risparmio Tradito". Il sito è a questo indirizzo http://www.dm.unito.it/personalpages/scienza/index.htm Usando il sistema di Zivordi di mettere dei Gif sottolineati inserisco ora la conclusione che raggiunge il professor Scienza sul rendimento medio dei fondi comuni italiani sui diversi mercati (la trovate anche sul suo sito e nel suo libro) Sul mercato Italiano i fondi comuni in media nel periodo che ha studiato, cioè il 1998-2002, rendono il 9.7% mentre il listino italiano ha reso +11.7% quindi hanno reso meno dell'indice di borsa anche se non di molto. Sul mercato Europei i fondi comuni in media PERDONO nello stesso periodo il -4.5% mentre il listino Europe ha reso +3.4% quindi perdono mentre l'indice di borsa guadagna e la differenza è di 8 punti percentuali Sul mercato Americano i fondi comuni in media PERDONO nello stesso periodo il -4.8% mentre il listino Europe ha reso +4.5% quindi perdono mentre l'indice di borsa guadagna e qui è una differenza di 10 punti percentuali. Chi vende fondi comuni e chi compra fondi dovrebbe spiegare perchè lo fa visto che perde sempre più del mercato e comprando l'indice o un paniere di titoli simile all'indice si risparmiamo tanti soldi

 

  By: franco on Domenica 29 Giugno 2003 14:24

IL RISPARMIO GESTITO COSTA E SICURAMENTE IN ITALIA COSTA DI PIU' CHE NEI PAESI ANGOLOSASSONI, INOLTRE DA NOI C'E' SCARSA CONCORRENZA IN QUANTO SE SEI CLIENTE DI UNA SOLA BANCA E VUOI INVESTIRE IN UN FONDO PUOI ACQUISTARE SOLO QUELLO PROMOSSO DALLA BANCA MEDESIMA. UN FONDO AZIONARIO NELLA MAGGIOR PARTE DEI CASI COSTA DAL 3% AL 4%. LA GESTIONE DEL RISPARMIO E' UN SERVIZIO, REGOLATO DA NORME CONSOB E BANCA D'ITALIA. TALE SERVIZIO HA UN COSTO E SU RIVISTE, MORNINGSTAR E ALTRI E' POSSIBILE FARE DEI CONFRONTI ABBASTANZA FACILI E SEMPLICI TRA GESTORI DIVERSI SIA NEI COSTI CHE NELLE PERFORMANCE, SIA RISPETTO A INDICI PIU' SOFISTICATI (SHARPE). INVECE DI CONTINUARE A LAMENTARSI SAREBBE OPPORTUNO FAR NASCERE PIU' CULTURA FINANZIARIA IN MODO CHE CHI A VOGLIA E TEMPO PUO' CIMENTARSI NEL FAI DA TE E FARE A MENO DEL RISPARMIO GESTITO. CHE SI BADI BENE IL COSTO, COME TUTTI I SERVIZI, E' IN QUALCHE MODO STABILITO DAL MERCATO, CHE SIA GIUSTO O NO.

I Fondi Specializzati America:+4,7%, l’indice S&P+9,5% - Omar  

  By: Omar on Domenica 29 Giugno 2003 13:45

Repubblica - Affari & Finanza, 3-3-2003, p. 9 Con questi gestori il risparmio è davvero tradito. Intervista di Vittoria Puledda a Beppe Scienza "Mi sembra giusto ristabilire la realtà delle cose: checché ne dicano i vari Cammarano, il risparmio gestito è riuscito a produrre disastri anche maggiori di quelli del cosiddetto fai-da-te. I dati sui fondi peggiori sono lì a dimostrarlo: contando anche il credito di imposta, in alcuni casi le perdite sono state superiori al 100% del portafoglio". Beppe Scienza, docente di Matematica finanziaria all’Università di Torino ma soprattutto noto per il suo pamphlet contro fondi e assicurazioni ("Il risparmio tradito", edito dalla Libreria Cortina Torino), come al solito spara a zero sui gestori. E lo fa con dati alla mano. Non le sembra di esagerare? "Prendiamo uno delle scelte più infelici degli ultimi anni, cioè le obbligazioni argentine. Fino a oggi chi le ha comprate nel 2000 ha subito perdite nell’ordine del 65%, e meno se le ha acquistate prima, grazie alle cedole pagate fino all’estate del 2001. Basta guardare cos’hanno combinato alcuni fondi, riportati nella tabella, per accorgersi che hanno fatto peggio". L’obiezione è facile: quelli sono i fondi peggiori del sistema, ma ce ne sono molti altri e un risparmiatore normalmente non aveva solo quelli. "E io le rispondo: chi è che ha comprato solo obbligazioni argentine? La verità è che il risparmio gestito è come una medicina che nella maggior parte dei casi fa star peggio chi la prende". Però, a parte rari casi, c’è una gestione professionale a monte, che fa evitare i rischi peggiori. "Io direi il contrario: con i fondi comuni un risparmiatore corre rischi che evita facendo da sé". Quali? "Per esempio, la movimentazione forsennata del portafoglio, le malversazioni sullo stile della Sanpaolo-Imi con suoi fondi azionari, i cambiamenti non voluti di gestione. Quest’ultimo aspetto è particolarmente grave con i piani di accumulo di capitale (pac): uno sottoscrive un fondo che inizialmente è un azionario specializzato, ma poi cambia lo statuto e si ritrova con uno bilanciato e dopo magari il suo fondo muta ancora pelle. Allora, quanto vale la scelta iniziale? Chi fa da sé non incorre in nessuno di questi rischi". Però, salvo sia particolarmente sfortunato, nel medio periodo guadagna di più. "Benissimo: le sembra che sette anni siano un periodo abbastanza lungo? Allora confrontiamo l’indice Mediobanca total return (che cioè include anche i dividendi) ^con i fondi specializzati in azioni italiane#www.dm.unito.it/personalpages/scienza/Fondi-azionari-1996-2002.htm^ da fine ’95 a fine 2002. Ebbene, l’indice Mediobanca evidenzia un incremento annuo medio dell’11,6% contro il 9,7% dei fondi comuni, sempre al netto delle imposte. E badi bene, senza considerare le commissioni d’ingresso dei fondi comuni, mediamente più alte di quelle per l’acquisto di azioni". Questo in Italia. E all’estero? "Ho fatto raffronti analoghi per gli Stati Uniti con l’indice S&P 500 e per l’Europa con il Dj Eurostoxx 50, sempre tenendo dei dividendi e dei cambi. Ebbene, i fondi specializzati sull’^America hanno reso il 4,7% composto annuo #www.dm.unito.it/personalpages/scienza/Fondi-azionari-1996-2002.xls^^ e l’indice il 9,5. Significa che i fondi Usa hanno reso la metà dell’indice o, se preferisce, l’4,8% in meno ogni anno! In Europa invece le Borse hanno guadagnato il 7,9% annuo, più del doppio del 3,4 ottenuto dai fondi comuni". Però è quasi impossibile, per un privato, comprare un intero indice azionario. "D’accordo, ma facendo da soli il più delle volte si ottiene più che coi fondi comuni. Inoltre resta vero che i gestori mediamente fanno peggio dei mercati in cui investono". Perché? Davvero i gestori non sanno fare il loro mestiere? "Sicuramente valgono poco, ma il problema è strutturale. Il risparmio gestito è un sistema parassitario dai costi infiniti: provvigioni su ingressi, uscite e switch, commissioni di gestione, commissioni di performance, spese aggiuntive sulle Gpf ecc. Insomma, le hanno pensato tutte per spremere i clienti come limoni".

 

  By: franco on Domenica 29 Giugno 2003 12:07

QUANDO SI SCRIVE SUI GIORNALI E SI VUOLE FAR COLPO SPESSO SI OMETTONO DI DIRE ASPETTI CHE RENDEREBBERO MENO APPARISCENTE L'ARTICOLO. MI RIFERISCO ALLA NOTA DI QUEL TAL SCIENZA...... 1- Per quanto riguarda il fondo NM (Nuovi Mercati) è partito nella metà del 2000 poco più in basso del top del nasdaq avuto a marzo a 5000 e investiva in società hight tech sui nuovi mercati europei. Nel novembre 2002 ha cambiato denominazione e tipologia ed è stata offerta ai sottoscrittori la possibilità di fare degli switch nel fondo Set Tecnologia o Geo Eu Alto Potenziale. Chi ha mantenuto l'investimento iniziale si trova adesso (fine Giugno 2003) con una perdita tra il 72% e il 75% Chi nello stesso periodo avesso comprato Tiscali, E-Biscom, Datamat, Biochearch, Aisoftware, Digital Bros, ed altri cugini europei avrebbe avuto la stessa perdita e in alcuni casi ben maggiore !!!!!! 2- Per quanto riguarda l'esempio del piano finanziario Four You dando per scontato l'abbattimento al 100% delle penali in uscita se il cliente decide di interromperla vendendo l'obbligazione con valore di partenza di Lire 54.000.000 oggi considerando il favorevole andamento del mercato obbligazionario si può ricavare circa 65.000.000. Il finanziamento risulterebbe adesso dopo due anni circa 82.000.000. Perciò vendendo l'obbligazione e pagando subito o a rate lire 17.000.000 il risparmiatore si trova un fondo azionario acquistati ai prezzi correnti dell'aprile 2001, del valore inizile di lire 36.000.000 e di cui ha pagato la somma di lire 32.000.000 (15.000.000 di rate + 17.000.000 a saldo). Attualmente il valore di acquisto iniziale di 36.000.000 sarà certamente inferiore di un 30% a seconda del tipo di investimento azionario. Se avesse comprato nell'Aprile del 2001 titoli del mib 30 (Generali, Telecom e altri) avrebbe avuto circa la medesima perdita. Perciò uno paga Lire 32.000.000, ha un fondo azionario pagato ai valori correnti del 2001 di lire 36.000.000, non ha pagato comm. di sottoscrizione, quando arriverà il giorno che il MIB 30 sarà a 50.000 lo venderà se vuol mettere in tasca il guadagno. Questa non vuole essere una strenua difesa delle banche o del risparmio gestito. In questi anni le banche e le finanziarie hanno commesso molti sbagli e il riparmio gestito non è certo la soluzione a tutte le esigenze di investimento, ma spesso vuoi per tempo o per cultura non sempre è possibile seguire in proprio gli investimenti. Grazie.

 

  By: Stirner on Sabato 28 Giugno 2003 20:57

Vorrei sapere quali sono le migliori index linked disponibili sul mercato per un investimento di 6 o 8 anni, con capitale garantito a scadenza e performance legata al rialzo delle borse. Mio padre avrebbe questo tipo di esigenza e spero di poterlo consigliare col vostro aiuto. E' possibile comprare direttamente uno Zero coupon bond e delle opzioni call a 8 anni per comporsi da soli un titolo di questo genere senza passare attraverso una banca? Che opzioni occorre comprare per scommettere sul rialzo dei listini di qui a 5 anni per esempio? Grazie.

Come perdere sino al 330% con un prodotto finanziario - Omar  

  By: Omar on Martedì 24 Giugno 2003 02:13

---------- Come perdere sino al 330% con un prodotto finanziario----------- da : www.repubblica.it/supplementi/af/2003/06/23/finanza/ 032trabiccolo.html BEPPE SCIENZA (dipartimento di matematica dell’Università di Londra) La ristrutturazione del sistema bancario italiano induce molti istituti a ridefinire la propria collocazione sul mercato. Curioso però che il Monte dei Paschi di Siena abbia deciso di specializzarsi in prodotti finora sconosciuti ai risparmiatori italiani. Ossia in quelli in grado di produrre perdite superiori al 100%. Della scuderia toscana è infatti il fondo comune denominato prima Spazio Euro NM e ora Ducato Geo Europa Alto Potenziale, i cui gestori sono riusciti in tre anni a collezionare perdite pari al 102,5% del patrimonio. Grazie al credito d’imposta, la perdita netta per i clienti è stata però solo dell’89,7%. Ben peggiori sono invece quelle provocate dagli ormai famigerati prodotti My Way e 4 You (o For You), collocati da varie banche del gruppo Di essi si sono occupate diverse associazioni di consumatori. Tuttavia a pochi è chiara la vera gravità del danno subito dagli interessati. Vediamolo in un esempio concreto, simile a tantissimi altri, visto che le persone coinvolte sono nell’ordine delle 200 mila. Una vicenda esemplare. È il caso di un cliente della Banca 121 che nell’aprile del 2001 viene convinto a indebitarsi per circa 90 milioni di lire e a mettere i soldi avuti in prestito per il 60% in un’obbligazione trentennale senza cedole e per il 40% in un fondo azionario. Vediamo dunque com’è andata a finire, facendo il punto all’inizio di giugno 2003. Orbene, da un lato egli ha versato ogni mese 600 mila lire di rata del mutuo e quindi in tutto 15 milioni di lire. D’altro lato cosa ha ora? Un fico secco? Magari fosse così. In realtà la sua situazione è ben peggiore, perché si ritrova incastrato in una pesante posizione debitoria. La somma algebrica di quanto deve alla banca, in base al contratto, e del valore dei titoli rifilatigli porta infatti a un saldo negativo di 34,3 milioni. Il che significa una perdita del 330%. Considerando una riduzione della penale per le estinzioni anticipate, accordata dalla banca, la perdita resta comunque del 255%. Comportamenti scorretti. Siamo comunque di fronte a perdite spaventose. Ma da cosa dipendono? Non tanto dall’andamento negativo dei mercati, quanto dalla precisa volontà del Monte dei Paschi di appioppare ai propri clienti quanto di più costoso (e di più pericoloso) aveva nel proprio armamentario. Qui il discorso sarebbe essere lungo. Ci limiteremo a due punti. Sul piano contrattuale notiamo che la banca ha sempre sostenuto la possibilità di interrompere il piano «senza alcuna penalizzazione», mentre ciò è falso. Infatti il rimborso anticipato del prestito prevede una penale, nascosta dietro il tecnicismo di una formula matematicofinanziaria. Penale che nel caso esaminato raggiunge il 27% del debito residuo. Sul piano delle tecniche di vendita, c’è qualcosa di più di un sospetto che il prodotto sia stato presentato in modo fuorviante. Infatti l’associazione di consumatori Aduc ha ricevuto da un promotore finanziario pentito una copiosa documentazione su 4 You, My Way nonché la più recente Dolce Vita. E in particolare nella Comunicazione Interna n. 2492/8340 del 1532001 c’è un passo illuminante. Cosa ordina infatti la banca ai suoi dipendenti, qualora il profilo di rischio del cliente «risultasse non adeguato a una o entrambi le componenti» del piano finanziario? Un minimo di onestà imporrebbe di non insistere. Invece è scritto in neretto di fargli firmare apposito modulo di conferma per «operazioni finanziarie non adeguate, da archiviare nel fascicolo del cliente». Per giunta il gruppo del Monte dei Paschi ha continuato a piazzare il prodotto ancora nel marzo di quest’anno, quando lo scandalo era scoppiato ormai da mesi. Come dire? Il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Le associazioni dei consumatori. Per la stragrande maggioranza dei risparmiatori coinvolti non c’è quindi da sperare molto dall’accordo raggiunto fra le banche e quattro associazioni di consumatori (Adiconsum, Adusbef, Codacons e Federconsumatori). E comunque non è molto bello che nel protocollo d’intesa le banche ribadiscano di essere «convinte della correttezza, sul piano generale, delle operazioni connesse ai prodotti finanziari» in questione, senza che le associazioni dei consumatori abbiano inserito, dal canto loro, un’affermazione contraria. Diversa invece la posizione dell’Aduc la quale, pur partita con intenti non barricadieri, ha però rifiutato di sottoscrivere tale accordo. Degna di nota inoltre l’iniziativa di Cittadinanza Attiva, Confconsumatori, Movimento Consumatori e Movimento Difesa del Cittadino, che hanno intentato un’azione inibitoria nei confronti del gruppo bancario. Per altro anche in questa vicenda emerge uno dei limiti strutturali del cosiddetto consumerismo in Italia, cioè la carenza delle competenze necessarie per affrontare i complessi problemi dei risparmio gestito e della previdenza privata. Ma le inadeguatezze delle associazioni dei consumatori non sono certo un’attenuante per i comportamenti del Monte dei Paschi. Né per i mancati interventi degli organi di controllo e in particolare della Consob e della Banca d’Italia.

 

  By: GZ on Martedì 06 Maggio 2003 18:36

Non è vero che è difficile farsi un "giardinetto" nelle materie prime. Basta: a) aprire un conto a interactivebrokers.com ad es (svizzera non chicago) e b) fare clic con il mouse dove dice "silver" o "corn" o "soyabeans" allo stesso modo con cui uno fa click con il mouse su "generali" o "ericsson" o "intel" c) le quotazioni e i valori li segui poi tutti i giorni su qualunque sito, incluso questo. Se l'economia peggiora e le materie prima perdono dai prodotti strutturati non ne esci prima di tre anni l'ISIN non lo so

 

  By: panarea on Martedì 06 Maggio 2003 18:23

Concordo con Novartis; difficile farsi da soli un "giardinetto" di commodities a prezzi bassi (senza tante commissioni) e con un differenziazione piuttosto vasta (almeno 5 prodotti). Mi può comuqnue gentilmente dare + notizie/informazioni sull'operatività diretta tramite numero verde? Molto probabilmente l'ha già fatto, ma melo sono perso. La ringrazio. Ps ha visto che con la Sars qualche commodity ha preso delle belle botte all'ingù? Caucciù, soia, zucchero, rame e lana mi sembrano sotto pressione da quando i cinesi con "consumano più" come prima. Brutto quadro: materie prime giù, dollaro fiacco. Che l'europa e il suo euro multicolore e polilinguistico siano diventati il nuovo eldorado?

 

  By: Novartis on Martedì 06 Maggio 2003 16:36

La prego non rida, ha un nome un isin o qualcosa che lo contraddistingua un simile strumento finanziario?