By: Nevanlinna on Domenica 03 Febbraio 2013 12:15
@XTOL
La ringrazio del riferimento, che non conoscevo. Di rimando le indico "Una memoria prodigiosa" di Aleksander R. Lurija.
Lurija va letto prima o dopo "Funes el memorioso" [in "Ficciones" di Jorge Luis Borges], tradotto in italiano da Fruttero e Lucentini come "Funes, o della memoria", da cui cito:
..."C’era una pergola; l’oscurità potè sembrarmi totale. Udii d’un tratto la voce alta e burlesca di Ireneo. Questa voce parlava latino; questa voce (che veniva dalla tenebra) articolava con dilettazione morosa un discorso, o preghiera, o incanto. Risonavano le sillabe romane nel patio di terra; il mio timore le credette indecifrabili, interminabili; poi, nell’enorme dialogo di quella notte, seppi che erano il primo paragrafo del capitolo ventesimoquarto del libro settimo della Naturalis Historia.
L’argomento di questo capitolo è la memoria; le ultime parole furono "ut nihil non iisdem verbis redderetur auditum" [traduco io, Nevanlinna: "affinché niente di ciò che è udito non venga reso con le stesse parole"] ...
Giungo, ora, al punto più difficile del mio racconto; il quale ... non ha altro tema che questo dialogo di mezzo secolo fa. ...
Ireneo cominciò con l’enumerare, in latino e in spagnolo, i casi di memoria prodigiosa registrati dalla Naturalis Historia: Ciro, re dei persiani, che sapeva chiamare per nome tutti i soldati del suo esercito: Mitridate Eupatore, che amministrava la giustizia nelle ventidue lingue del suo impero; Simonie, inventore della mnemotecnica; Metrodoro, che professava l’arte di ripetere fedelmente ciò che avesse ascoltato una sola volta. Con evidente buona fede, si meravigliò che simili casi potessero sorprendere. Mi disse che prima di quella sera piovigginosa in cui il cavallo lo travolse, era stato ciò che sono tutti i cristiani: un cieco, un sordo, uno stordito, uno smemorato. ...
Per diciannove anni aveva vissuto come chi sogna: guardava senza vedere, ascoltava senza udire, dimenticava tutto, o quasi tutto. Cadendo, perdette i sensi; quando li riacquistò, il presente era quasi intollerabile tanto era ricco e nitido, e così pure i ricordi più antichi e più banali. Poco dopo s’accorse della paralisi; la cosa appena l’interessò; ragionò (sentì) che l’immobilità era un prezzo minimo; ora la sua percezione e la sua memoria erano infallibili. ...
Noi, in un’occhiata, percepiamo: tre bicchieri su una tavola. Funes: tutti i tralci, i grappoli e gli acini d’una pergola. SAPEVA LE FORME DELLE NUBI AUSTRALI dell’alba del 30 aprile 1882, e poteva confrontarle, nel ricordo, con la copertina marmorizzata di un libro che aveva visto una sola volta, o con le spume che sollevò un remo, nel Rio Negro, la vigilia della battaglia di Quebracho. ...
Due o tre volte aveva ricostruito una giornata intera; non aveva mai esitato, ma ogni ricostruzione aveva chiesto un’intera giornata. Mi disse: - Ho più ricordi io da solo, di quanti ne avranno avuti tutti gli uomini messi insieme, da che mondo è mondo -. Anche disse: - I miei sogni, sono come la vostra veglia -. E anche: - LA MIA MEMORIA, signore, E' COME UN DEPOSITO DI RIFIUTI -. Un cerchio su una lavagna, un triangolo rettangolo, un rombo, sono forme che noi possiamo intuire pienamente; allo stesso modo Ireneo vedeva i crini rabbuffati d’un puledro, una mandra innumerevole in una sierra, i tanti volti d’un morto durante una lunga veglia funebre. Non so quante stelle vedeva in cielo. ...
Locke, nel secolo XVII, propose (e rifiutò) un idioma impossibile in cui ogni singola cosa, ogni pietra, ogni uccello e ogni ramo avesse un nome proprio; Funes, aveva pensato, una volta, a un idioma di questo genere, ma l’aveva scartato parendogli troppo generico, troppo ambiguo. Egli ricordava, infatti, non solo ogni foglia di ogni albero di ogni montagna, ma anche ognuna delle volte che l’aveva percepita e immaginata. ...
I due progetti che ho detto (un VOCABOLARIO INDEFINITO PER LA SERIE NATURALE DEI NUMERI, un inutile catalogo mentale di tutte le immagini del ricordo) sono insensati, ma rivelano una certa balbuziente grandezza. ...
GLI ERA MOLTO DIFFICILE DORMIRE. Dormire è distrarsi dal mondo; Funes, sdraiato sulla branda, nel buio, si figurava ogni scalfittura e ogni rilievo delle case precise che lo circondavano. Verso est, in fondo al quartiere, c’era uno sparso disordine di case nuove, sconosciute. Funes le immaginava nere, compatte, fatte di tenebra omogenea; in questa direzione voltava il capo per dormire. Anche soleva immaginarsi in fondo al fiume, cullato e annullato dalla corrente. ...
Pensai che ciascuna delle mie parole (ciascuno dei miei movimenti) durerebbe nella sua implacabile memoria; mi gelò il timore di moltiplicare inutili gesti. ...
Ireneo Funes morì nel 1889, d’una congestione polmonare."
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Quando chiedo una spiegazione generale intendo un singolo concetto che ci dica PERCHE'.
Ignoro la lingua in cui debba [o possa] essere espresso, e la sintassi e l'estensione dei termini. Certo che la memoria d'Ireneo sarebbe utile a formare il catalogo [i nostri anni sono ricchi di elenchi dettagliatissimi e inumani], ma dal catalogo alla sintesi ci corre.
Il male [ammesso che esista, e non sia il mero svolgersi del secondo principio dalla vita alla morte] prende nella Storia forme inaspettate. Oggi ha trovato sede nel concetto di oggettività, distribuita in caselle di database e terabytes.
Dal Grand Siècle alla Rivoluzione, tramite la borghesia del XIX secolo, infine con i semiconduttori e i linguaggi di programmazione, l'Occidente sta per chiudere bottega. Ne siamo tutti contenti. A nostra testimonianza rimarranno le stanze del Museo.