By: Lelik on Martedì 29 Marzo 2011 00:05
Ottime considerazioni Duca sul discorso delle procedure.
Mi spiace commentarle solo ora, quando sono già state sommerse anche da altri validi argomenti.
Torno al discorso della rigidezza delle procedure e sul fatto che il personale tenda ad addormentarsi su di esse, ovvero a giustificare ogni disfunzione del sistema con la motivazione che non era stata correttamente o in modo esauriente prevista la "procedura". Tutto questo rischia di creare un Black Out come dal titolo del thread. E non mi riferisco a casi estremi come al disastro giapponese, ma anche semplicemente alla gestione pratica di un'industria. E' perfettamente ammissibile che le organizzazioni di grossa dimensione necessitino di una certa formalità procedurale, perchè altrimenti quando parte una direttiva si rischia di arrivare ad un risultato od a un prodotto differenti. Ma è altrettanto vero che se estremizzato, questo sistema fossilizza i cervelli e quelli dotati di intelligenza (o creatività) che potrebbero fare molto bene alle aziende magari sono "emarginati" perchè non seguono le procedure. E poi in grosse riunioni/organizzazioni è difficile sconfessare chi ti mette davanti la giustificazione che ha seguito alla lettera la procedura.
Però mi viene un dubbio ancora più atroce, che mi matura da tempo.
Ovvero che alla fine questa enorme mania di Iso9000, formalizzazione di ogni passaggio, qualificazione di ogni procedura, di ogni fase tecnologica, di scomposizione del lavoro in più fasi facilmente maneggiabili controllabili e confrontabili, siano semplicemente un ulteriore modo per ridurre ancora in maniera più limitata il contributo umano, quello del lavoratore (di ogni livello e tipo) qualificato, quello del lavoratore che vuole controllare e migliorare il proprio know-how. E quindi a quel punto il lavoro/lavoratore diventano una vera commodity. La compri in Emilia, in Romania, in Cina, su Marte o dove fa comodo sul momento per costo, controlli, fiscalità perchè comunque non c'è più il valore aggiunto umano qualificato distintivo e l'acquirente (spesso sempre più potenza multinazionale oligopolistica) va a ricercare ciò che è più conveniente sempre e ovunque senza problemi, perchè quel pezzo di lavoro è già semplificato, scomposto, analizzato e chiunque lo potrà fare subito o dopo una velocissima e poco costosa qualifica.
Ma questo significa anche che questa ricerca spasmodica di competitività non si arresterà e ogni lavoratore sarà messo continuamente in confronto e spesso variato (con assegnazioni di lavori/commesse/fabbriche altrove). Ci aspetta un futuro luminoso di precarietà costante.
Qualcuno dirà che è semplicemente il capitalismo, e io sono pure un sostenitore del libero mercato. Ma a questo punto ritengo che qualcosa mi sia sfuggito, e che ci sia un errore di base, perchè il libero mercato era quello per me che doveva creare competività e miglioramento anche a livello individuale. Una corsa all'emulazione del meglio, allo sfruttamento dei propri talenti da applicare dove meglio investiti per sè e, di conseguenza anche indiretta, per la società. Quella che si preconfigura invece è una corsa al ribasso del valore individuale, perchè non rilevante per produrre. La tendenza mi sembra evidente e probabilmente è pure tardi per ribaltarla. Si salvi chi può...