By: SpiderMars on Lunedì 25 Luglio 2011 18:15
Lo scrivevo qualche giorno addietro l' Occidente ha smarrito il senso del Bellezza
-------------------------------------------
Il Novecento è stato il secolo che più ha teorizzato il brutto nelle forme dell'arte e più ha tollerato il cattivo gusto nelle esperienze della vita quotidiana. È stata una teorizzazione alta, impegnata ai livelli più significativi della ricerca estetica: non si è trattato di una scelta casuale o imposta dagli eventi. Le grandi avanguardie artistiche dell'inizio del XX secolo videro nella bellezza non solo un obbiettivo polemico al quale contrapporsi, ma un principio che doveva essere negato per salvare l'arte stessa dalla decadenza. In quel tempo, questo progetto poteva trovare qualche giustificazione: l'accademismo estetico imperversava e dettava le sue leggi imbrigliando la creatività degli artisti e soffocando ogni idea di innovazione formale. Inoltre, l'idea stessa di bellezza era intesa in una prospettiva neoclassica, che rispondeva ai criteri. della perfezione, della simmetria e dell'ordine. Contro questa visione equilibrata del processo creativo che, appunto, aveva nella bellezza il suo riferimento estetico più significativo, combatterono gli artisti all'inizio del Novecento.
La prima considerazione da fare è che quella neoclassica è una delle possibili forme con cui s'interpreta l'idea di bellezza. Più precisamente, il neoclassicismo è uno stile che interpreta un modo di concepire il bello come perfezione, simmetria e ordine. La bellezza, invece, è sempre stata un principio di costruzione, di progetto, un principio utopico con cui gli artisti hanno rappresentato il proprio modo di pensare il mondo. Un principio che non è mai stato né potrà mai essere dissolutivo o nichilista.
Le diverse forme con cui gli artisti, nel tempo, hanno rappresentato quest'idea di bellezza sono gli stili: gotico, barocco sono stili che esprimono un'idea di bellezza. La bellezza, dunque, è, per così dire, sempre la stessa, sempre una forza di costruzione e di progetto, ma viene rappresentata storicamente con stili diversi.
Il Novecento, con i suoi grandi artisti, ha dimenticato questo principio, quello della bellezza, che è sempre stato guida della civiltà occidentale, e ha ritenuto di demolire sistematicamente la bellezza giudicandola inutile, futile, effimera, negativa per il modo stesso di concepire l'arte. Ma l'abbandono del bello non significa, di per sé, la teorizzazione del brutto come principio estetico. Soprattutto di quell'idea di brutto che era stata teorizzata verso la metà dell'Ottocento da filosofi della scuola hegeliana corne il Rosenkranz, o dalla cultura francese che incominciava ad accogliere l'idea di grottesco, di deforme all'interno dell'espressione artistica. Il brutto, in questa prospettiva teorica, rifletteva le esigenze dell'artista di confrontarsi con quegli aspetti della vita che non posseggono soltanto immagini e forme gradevoli, rassicuranti, armoniche.
Non è a quest'idea di brutto che guarda la nostra arte contemporanea Quest'idea, pealtro, è sempre stata presente nell'estetica occidentale, anche se non possedeva una base teorica così come si è sviluppata nella metà dell'Ottocento. Il brutto contemporaneo si può comprendere se lo confrontiamo con l'idea di bellezza prima descritta. Brutto è espressione di una volontà dissolutiva, distruttiva da parte dell'artista. Brutto diventa esplicita e chiara espressione del nichilismo contemporaneo. L'artista nell'esaltare la forma brutta non cerca di rappresentare il grottesco, il non armonico eccetera, ma l'impossibilità di esprimere un senso: qualunque senso, in cui credere, confrontarsi, schierarsi.
Molta arte contemporanea teorizza questa impossibilità della costruzione del senso: non è affatto un compito semplice essere fedeli a questo processo dissolutivo della bellezza (intesa, appunto, come costruzione e progetto). Ci sono grandissimi artisti che si muovono in questa direzione: da Kandinskij a Pollock, per fare un esempio nelle arti visive. Ma la loro originalità e genialità è cosa rara. Nella stragrande maggioranza dei casi ci troviamo di fronte a provocazioni idiote, a gesti estetici volgari, assolutamente incapaci di rappresentare la degradazione e la dissoluzione formale. Insomma, se è complesso il lavoro dell'artista che cerca di esprimere bellezza, non meno complesso è quello di rappresentare il nichilismo, di esprimere il brutto. Spesso, in questi casi, ci troviamo di fronte a sperimentalismi che inneggiano al nuovo con gusto dissacratorio. In realtà non hanno alcuna potenza dissacrante, non hanno nulla di nuovo: sono manierismi noiosi e patetici.
di Stefano Zecchi