col gas naturale faranno più soldi - gz
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By: GZ on Lunedì 21 Novembre 2005 15:42
Articolo del corriere-economia molto interessante che spiega perchè le società che hanno accesso al ^gas naturale^ fanno più soldi e soprattutto ne faranno nei prossimi anni di quelle che trattano il petrolio.
Sintesi: nel gas naturale per ragioni fisiche e politiche non c'è praticamente concorrenza, i prezzi sono indipendenti dai costi, dipendono solo da rapporti politici e restrizioni legislative e regolamentari (in Italia particolarmente forti).
Buy Eni, Buy Gazprom.....
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Analisi Parla Pia Saraceno, direttore del Ref
«Mincato ha fatto due errori»
«Uno di previsioni. L’altro industriale»
«P rima che il mercato si liberalizzi davvero passeranno almeno una decina d’anni». E, comunque, le previsioni dell’ex amministratore delegato dell’Eni, Vittorio Mincato (ora presidente delle Poste), si sono dimostrate totalmente sbagliate. Secondo la teoria di Mincato, infatti, nel 2006-08 ci sarebbe dovuta essere una «bolla» per eccesso di offerta. Una previsione che ha giustificato la sua inossidabile avversione per la costruzione di nuovi rigassificatori e l’apertura del mercato del gas. Pia Saraceno, direttore del Ref (Ricerche per l’economia e la finanza) ed esperta di politiche energetiche, spiega come sta cambiando il settore e che «nel 2006-08 avremo invece scarsità di gas». La spiegazione sta in due fattori: da una parte l’opposizione degli enti locali alla costruzioni di rigassificatori, dall’altra i ritardi delle procedure di autorizzazione. Il nuovo amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, al recente convegno di Rimini sull’energia, ha dichiarato di essere d’accordo con la proposta del ministro delle Attività produttive, Claudio Scajola, di costruire altri rigassificatori. Un netto cambio di strategia. Come si spiega? «Al momento - dice Saraceno -sembra che Scaroni abbia sposato la view dell’Autorità dell’energia e dell’Antitrust, che vogliono far diventare quello italiano un mercato di scambio con l’Europa dell’Est, in forte fase di sviluppo». E anche in virtù di una vecchia sentenza dell’Antitrust che imponeva all’Eni di aprire alla concorrenza il mercato del gas.
«La visione di Mincato - continua il direttore del Ref - si è rivelata sbagliata dal punto di vista energetico e a tutela della propria fetta di mercato. Per l’ex numero uno del Cane a sei zampe, l’infrastruttura non doveva crescere più di quanto lui non pensava dovesse crescere la domanda. Ma se si vuole introdurre la concorrenza, è evidente che ci deve essere un eccesso di offerta. Altrimenti i prezzi non scendono».
Il problema dei rigassificatori è complesso e con tempi molto lunghi. Il primo a entrare in funzione sarà Rovigo, ma non se ne parla prima del 2009. Gli altri sono in una fase di difficile gestazione. Se le parole di Scaroni sono politicamente corrette, sono purtroppo destinate a non avere una ricaduta operativa immediata. La ricercatrice, infatti, spiega che per arrivare ad avere una vero effetto sui prezzi occorrerà aspettare almeno la fine del prossimo decennio.
«Il gas è una commodity molto particolare, non dipende solo dall’Italia, ma anche dall’Europa e dall’elevato costo delle infrastrutture, che ha condizionato i prezzi dei contratti di fornitura». E poi dipende anche dai Paesi produttori con una prospettiva non proprio allettante: cioè che la rendita dall’Eni, un domani, possa diventare della russa Gazprom.
Perché? «Il gas non ha un mercato come quello del petrolio, il suo trasporto dipende dai gasdotti e dalle navi che sono ancora poche - spiega Pia Saraceno -. Inoltre, la costruzione dei gasdotti è stata resa possibile con la stipula di contratti di lunghissimo periodo con un prezzo ancorato al suo sostituto che è il petrolio». Questo significa che ancora oggi, e per molto tempo, il prezzo del gas non dipenderà dalla domanda e dall’offerta. L’Eni, grazie ai buoni rapporti con la Libia, fino ad ora ha ottenuto valide condizioni di acquisto. La rendita viene così spartita tra Gazprom, Sonatrac e la stessa Eni. «Un domani, se il mercato è globale e funziona per tutti, l’Italia potrà ottenere una vera liberalizzazione». Ma se non è così, il rischio che l’interlocutore unico diventi il colosso mondiale del gas Gazprom «è molto elevato».