W l'Italia...l'Italia che lavora (De Gregori)

 

  By: Moderator on Martedì 30 Novembre 2004 23:34

Cardinale Giordano... ..rimetti a noi i nostri debiti , come noi li rimettiamo ai nostri debitori... sarà alla fine il sacramento della Confessione e Assoluzione la causa di tanti guai nazionali? (parmalat , pentìti ,condoni...)

 

  By: gianlini on Martedì 30 Novembre 2004 21:41

Il cardinale Michele Giordano, arcivescovo di Napoli, è stato oggi assolto ''perchè il fatto non sussiste'' dall'accusa di frode fiscale e falso in bilancio, rivoltagli dalla procura partenopea nel 1998. Questa la sentenza della IX sezione del tribunale di Napoli, che ha accolto la richiesta di assoluzione formulata dal pm Soviero dopo un dibattimento durato due anni. L'inchiesta napoletana era stata avviata in seguito all'acquisto di un capannone nel comune di Casoria, avvenuto a metà degli anni Novanta, da parte dell'Istituto opere di religione della diocesi partenopea. Secondo l'accusa nell'atto notarile fu indicato come prezzo della compravendita il valore catastale, inferiore di circa un miliardo a quello commerciale, realmente pagato dalla diocesi. La differenza sarebbe quindi stata sottratta al fisco e intascata in ''nero'' dai componenti del consiglio di amministrazione della società Sirio, venditrice dell'immobile. ---------------------------- Una domanda: ma era il caso di istruire un processo per una pratica che viene "adoperata" nel 99,9 % dei casi in italia??? e dopo aver istruito il processo, è mai possibile pure concluderlo con una assoluzione??

 

  By: pana on Mercoledì 24 Novembre 2004 15:15

causa maltempo non ci son potuto andare ma un mio amio mi ha detto che c'era poca gente, chissa la concomitnza del raduno tradera Rimini ha tolto gente, si sa il trading e' meglio del sesso!!

Russian Forces Storm U.S. Military Base In Niger; Pentagon Confirms Big Move Of Putin's Men - YouTube

 

  By: pana on Lunedì 08 Novembre 2004 09:38

io dico chee una trovata pubblicitaria.. scommetto che si paga per entrare in sta manifestazione.. cmq..leggo dal sito menzionato.. MEGAROTFL!!!!!!!!! comunque grandiosa l'idea venuta a un gruppo di pornomani mattacchioni capeggiati da Dick Tater e riuniti nell'associazione Porn for Progress che ha realizzato un video hard satirico contro Bush: "Fahrenheit 69: The Porn for Kerry". Nel film, il presidente viene chiamato Jorge Bush, "Il signore della guerra del mondo libero", e al suo fianco troviamo altre azzeccate parodie in chiave hard, con giochi di parole sui nomi pesantissimi e triviali, ispirate a Jenna Bush (la figlia maggiore del presidente ribattezzata Jenteal), Donald Rumsfeld (Donnie Cumsfeld, dove "cum" sta per... ), Ann Coulter (Ann Cunter, dove "cunt" sta per ****) , Al Franken (Al Frankenbeans), Tom Ridge (Rubs Ridge) e Lyndie England, la famigerata torturatrice della prigione di Abu Graib qui ribattezzata Dickland, ovvero "terra*****". Non manca, infine un satrapo arabo di nome King Fahk, sultano della Sexy Alabia accompagnato da due "favorite sexy dell'Iraq liberato".

Russian Forces Storm U.S. Military Base In Niger; Pentagon Confirms Big Move Of Putin's Men - YouTube

 

  By: Max on Domenica 07 Novembre 2004 14:59

Sabato 13 novembre recluterà partner al Delta Venere di Milano Non è un attrice porno: "Voglio solo appagare questo desiderio" La sfida della bionda Cristina M. "Notte di sesso con 100 uomini" L'incontro avverrà in un club privé dell'hinterland di LUIGI BOLOGNINI MILANO - Quelle notti da farci l'amore fin quando fa male, fin quando ce n'è. Assomiglia a questo verso di Ligabue la storia di Cristina M., che vuole fare sesso con 100 uomini nella stessa sera. E lo farà, sabato 13, in occasione della fiera dell'eros Delta di Venere, al centro esposizioni Girasole di Milano Lacchiarella. Cristina non è una prostituta e neppure un'attricetta porno in cerca di facile pubblicità. Anzi, di propaganda su di sé ne vuole così poca che si rifiuta di dare una sua foto e di dire nome completo e lavoro: si sa solo che è una 30enne libera professionista in una città meridionale di medie dimensioni. E che è bellissima: alta, bionda, formosa. Una persona normale, però con un sogno erotico che il compagno, con tutta la buona volontà, non può soddisfare: "Una notte nella quale appago le voglie e i piaceri di più uomini possibile, in cui mi sento usata da decine e decine di maschi". Fino a che Cristina non ha trovato su internet un forum di discussione sul tema dello scambio di coppie e ha contattato il curatore, che è tra gli organizzatori del Delta di Venere. "Mi sono incuriosito - dice - e l'ho conosciuta per capire che non fosse uno scherzo o qualcosa di losco. Invece ho capito che è sincera nelle sue intenzioni: una notte di follia, da ricordare per sempre, e poi il ritorno alla normalità. E abbiamo accettato di darle una mano". L'ha fatto anche il compagno, che non si è opposto e anzi sarà presente, seppure solo come spettatore, per controllare che il tutto non degeneri. E così sabato prossimo Cristina girerà nuda tra gli stand della fiera e proporrà agli uomini che incontrerà ("vanno bene di tutti i tipi: giovani, vecchi, belli, brutti, basta che siano maschi") di fare l'amore con lei. Ne cercherà almeno 100, ma "sono pronta a soddisfare tutti quelli che ci staranno, anche se fossero di più", che poi saranno portati in torpedone in un club privè della zona. E lì, via alle danze. Tutti assieme appassionatamente.

 

  By: DOTT JOSE on Martedì 03 Giugno 2003 19:01

qua si svicole sempre fuori dal seminato si are inziata ua discussione serissima ovvero come fare tanti soldini con poca fatica grazie ad attivita ai limiti del lecito.. ^

10 febbraio 1947 MATERIALI DI RESISTENZA STORICA GIORNO DEL RICORDO FOIBE dieci febbraio | MILLENOVECENTOQUARANTASETTE

 

  By: fthome on Martedì 03 Giugno 2003 16:44

eine moment pgav!!! quelli hanno il portafoglio a ultradestra, te lo posso assicurare. invece dei comunisti hanno mantenuto la tendenza a fregare il prossimo e a rarefarre gli oppositori con metodi beriani sai che in cina il brevetto, qualsiasi brevetto, non vale na falce e nemmeno un martello??? dirai tu, ovvio, è di tutti!!! vallo spiegare ai terzisti italiani senza lavoro perchè in cina fanno le japuzzi o i cessi della richard tse tung.... i nostri che vanno in cina si spezzano gli ossicini dopo max due anni, garantito al 100% come l'incolpevolezza di silvio e cesare!!!

 

  By: gianlini on Martedì 03 Giugno 2003 16:03

scusami, per il tono involontariamente un po' acido, ma permettimi un osservazione: guardo poco la televisione, non avendone una e limitandomi a guardarla a casa di altri, ma Berlusconi, ultimamente, tutto mi è sembrato tranne che un giovalone.... anzi se non menasse un po' gramo, direi che è inutile che si presenti per una ricandidatura alla scadenza del mandato, perchè potrebbe non arrivare alla fine dello stesso considerate le rughe e l'espressione triste che lo caratterizza... sono solo io che anche a Manchester l'ho visto tirato, stanco e giù di tono? solo, senza moglie nè figli (se non il fido Galliani, vi raccomando la compagnia!) ha esultato poco o pochissimo (ma ve lo ricordate l'84enne Pertini a Madrid????)

 

  By: Paolo Gavelli on Martedì 03 Giugno 2003 15:46

dai gian, era per sfottere un po' la visione idilliaca che il giovialone sparge dalla tv (e qualcuno si ostina a prendere per buona...) ps: ma sei sempre in agguato? :-) 2ali

 

  By: gianlini on Martedì 03 Giugno 2003 15:19

perchè Gavelli forse i comunisti di cui ha paura Silvio sono i cinesi forse qualche no-global farebbe bene a manifestare alle ambasciate cinesi piuttosto che ad Evian (bel posto, non c'è che dire) ma, si sa, lo sciopero fortifica l'economia (e gli annullamenti dei voli rafforzano l'Alitalia), come qualsiasi Cofferati sa bene...

 

  By: Paolo Gavelli on Martedì 03 Giugno 2003 15:09

GZ!, ma cosa posta!? Vuol fare andare di traverso il week-end a fthome? :-) 2ali

 

  By: GZ on Martedì 03 Giugno 2003 14:52

L'italia che lavora ci sarebbe, ma è in frenata. Questo è un pezzo giornalistico, ma la realtà della concorrenza Cina è così massiccia e il suo impatto così devastante che lo si comincia a cogliere. ---------------------------------------------------------------------- FRENATA DELL´INDUSTRIA La Cina è troppo vicina Concorrenza feroce. Euro forte. Costi alti. Viaggio nella piccola impresa. Che fa i conti con una crisi finora sconosciuta di Maurizio Maggi - espresso Le scarpe e le moto, le piastrelle e le macchine utensili, l´abbigliamento e i mobili, la rubinetteria e l´oreficeria. Roccaforti del made in Italy col fiato grosso e, spesso, il rosso in bilancio. Il crollo del dollaro è stato l´amara ciliegina su una torta che aveva un cattivo sapore. Perché sulle economie occidentali, tradizionale sbocco delle esportazioni italiane, già in fase ciclica negativa, si sono abbattute prima la guerra poi la polmonite atipica. E intanto, sale l´onda della concorrenza asiatica, dell´Est europeo, in alcuni campi del Giappone, avvantaggiato dal calo dello yen nei confronti dell´euro. Per molte piccole e medie aziende, la gran parte del sistema produttivo italiano, per la prima volta le lamentele contro la perdita di competitività si riflettono nel calo di fatturato e nella compressione dei margini di redditività. "Il 2002 è stato il secondo anno chiuso in perdita in trent´anni di attività e il primo con una diminuzione dei ricavi così massiccia", dice Agostino Roverato, titolare della Vior, industria orafa di Vicenza. "Esportiamo tutta la produzione, pari a circa 20 milioni di euro, per il 70-80 per cento nell´area del dollaro. Subiamo l´aggressiva competizione di paesi come la Thailandia, Hong Kong e anche il Sudafrica, che non pagano dazio negli Usa mentre i nostri prodotti hanno imposte del 5,2 per cento. I cinesi ci copiano e la fanno franca. Non ho mai visto un periodo in cui si concentrano così tanti fattori negativi". Gli fa eco, da Bari, l´industriale meccanico Michele Vinci, che con la Masmec fa macchine per la componentistica per auto (come quelle per montare e verificare il funzionamento della frizione): "Rispetto al budget che ci eravamo dati siamo sotto del 20 per cento: non mi era mai capitato in 23 anni di lavoro. Fino all´anno scorso, non riuscivamo a stare dietro alle commesse. Stiamo partecipando a una gara per una fornitura negli Stati Uniti: dall´inizio della procedura il dollaro è calato del 25 per cento e dubito che riusciremo a conquistare l´ordinativo". Nessuna prospettiva di fatturato in crescita neppure per la Vir (valvole a sfera), l´impresa del presidente dell´Anima, l´associazione delle industrie meccaniche e affini, Savinio Rizzio, che è anche il numero uno della Confindustria in Piemonte. "Rimarremo sui 25 milioni del 2002, la stessa quota del 2000, o forse scenderemo". Sul banco degli imputati, Rizzio piazza la solita concorrenza cinese - un vero incubo, ormai, per molti industriali - e il dollaro svalutato. "Dal Far East e dalla Cina in particolare ci aggrediscono ovunque: un giorno mi chiama il nostro distributore in Giordania e Siria e mi accusa di aver venduto la stessa valvola a un suo concorrente a metà prezzo. Ebbene, quel manufatto era un´imitazione". Alberto Tacchella, che in provincia di Alessandria fabbrica attrezzature per produrre alberi motore per le auto, e nel 2002 ha fatturato un po´ di meno e ridotto l´utile al lumicino, se la prende invece con la disattenzione dello Stato: "Noi facciamo macchine ad alto contenuto tecnologico e dobbiamo investire in ricerca. Ma siamo piccoli, 32 milioni di euro di giro d´affari, e avremmo bisogno dell´aiuto delle università. I nostri concorrenti sono soprattutto tedeschi: in Germania, ci sono due o tre strutture dotate di diversi laboratori specializzati che affiancano imprese come la nostra nello sviluppo di nuove soluzioni. Da noi, tutto ciò non esiste". Guarda con preoccupazione alla concorrenza della Germania anche Ettore Riello, uno dei big degli apparecchi per il riscaldamento (530 milioni di ricavi nel 2002, stabili rispetto al 2001). "I tedeschi sono ben radicati nell´attività industriale nell´Est europeo e benficiano di manodopera a costi inferiori. Li abbiamo seguiti, e anche noi ora produciamo in Polonia". A rispondere all´offensiva della concorrenza asiatica, andando a produrre in loco, sta pensando Sandro Bertoli, amministratore delegato della Abert di Passirano, una delle più importanti aziende del distretto bresciano della posateria. Tra il 2000 e il 2002, il gruppo ha perso circa il 12 per cento del fatturato e i dipendenti sono calati da 200 a 170. "Riusciamo a tener botta solo nella fascia alta e quando i competitors sono italiani, ma quando l´attacco arriva da Cina, India e Vietnam c´è poco da fare. Anche se l´acciaio delle posate indiane ha solo l´uno per cento di nickel e il nostro almeno l´8 o 10 per cento". Bertoli stava per firmare il contratto per una joint-venture in Cina. Lo scoppio della Sars ha bloccato l´operazione. Aggiunge l´industriale: "Non mi rende felice l´ipotesi di produrre nel Far East, ma non abbiamo alternative. Di sicuro, comunque, rispetteremo le norme di sicurezza che adottiamo in Italia, di cui in Oriente se ne infischiano: ho visto con i miei occhi effettuare a mani nude, con gli acidi, il cosiddetto ´decappaggio´, quello che serve a togliere il nero dai coltelli forgiati". Anche il presidente degli industriali di Brescia, Aldo Bonomi, che produce rubinetti a Lumezzane e ricava dall´export la metà del suo fatturato, vede nella delocalizzazione una delle due possibili vie d´uscita alla crisi della piccola e media industria bresciana. L´altra? "La corsa verso prodotti nuovi, che non ci possono copiare facilmente". In effetti, è un brutto momento in Italia per chi fabbrica prodotti poco sofisticati. Spiega Nello Ferraroni, presidente dell´Associazione piccola industria di Reggio Emilia: "È molto penalizzato chi opera nella parte meno nobile della filiera produttiva. I costruttori di macchine strozzano i fornitori di componenti a basso valore unitario, sui quali la pressione della concorrenza del Far East e anche dell´Est europeo è incalzante. Ormai, comprano pezzi all´estero anche aziende di 60-70 dipendenti che fino a qualche anno fa non ci pensavano assolutamente". Della troppo timida delocalizzazione dei componentisti si lamenta Federico Minoli, presidente della Ducati di Bologna. "Il 92 per cento delle nostre moto è prodotto con materiali che compriamo. I fornitori italiani hanno prezzi alti perché producono qui e noi siamo troppo piccoli per andare a prendere, per esempio, i cablaggi elettrici a Taiwan. Risultato: i giapponesi spendono la metà". Guai ancora più grossi vivono i terzisti del distretto delle sedie della provincia di Udine: nel 2000 contava 1.200 aziende; ora sono meno di mille. Negli anni Settanta, molti dipendenti delle ditte più strutturate si sono messi in proprio. Adesso, sotto l´effetto della drastica contrazione dei prezzi, si assiste al fenomeno opposto: piccoli fabbricanti di componenti chiudono e tornano a lavorare per i più grandi. Qualche crepa incrina anche un altro pezzo forte del made in Italy, l´occhialeria. C´è un rivale odioso, ma nazionale: la contraffazione avviene in gran parte in Italia. E l´effetto dollaro: il gigante Luxottica nei primi tre mesi del 2003 ha perso il 20 per cento del fatturato. De Rigo, pur vendendo quasi tutto in Europa, ha visto l´utile 2002 dimezzarsi da 21,2 a 10,6 milioni di euro. Non se la passa bene neppure il settore delle piastrelle, concentrato nelle aree di Modena e Reggio Emilia. Nel 2002 tutti gli indicatori hanno davanti il segno meno: flettono la produzione (del 5 per cento), le vendite sul mercato domestico (del 4,8 per cento), l´export (dello 0,7 per cento). Filippo Marazzi, a capo di una delle aziende più importanti (con 760 milioni di euro di giro d´affari), è convinto che ci sarà da soffrire anche nel 2004. Dice: "Nel 2002 abbiamo rinunciato a una crescita di fatturato, evitando di vendere in alcuni paesi europei, per salvaguardare i margini". Chi è grosso può anche difendersi così, ma in molti alzano bandiera bianca: nel 2002, il 3 per cento delle aziende del settore ha chiuso i battenti. Lo dice l´Assopiastrelle, sempre più inviperita contro quella che ritiene una subdola forma di competizione: mattonelle fabbricate in Cina ma confezionate in Italia e vendute senza la scritta ´made in China´. Annus horribilis, il 2002, pure per le calzature. "Da dieci anni non andavamo così male", ammette Leonardo Soana, il direttore generale dell´Anci, l´associazione dei fabbricanti di scarpe. Ma è tutto il comparto dell´abbigliamento a vivere un momento drammatico. E se uno dei gruppi leader come Ermenegildo Zegna si augura di ripetere un 2002 contrassegnato dal calo del fatturato del 3,6 per cento e dell´utile netto del 10,9 per cento, per la sessantina di aziende che fanno parte di Ideabiella, tutte attive nel tessile maschile di fascia alta, il fatturato complessivo è calato del 9 per cento. E l´export, falcidiato dalla discesa del dollaro, del 10 per cento. Simbolo dell´industria comasca della seta, la Ratti (quotata in Borsa) ha iniziato il 2003 esattamente come il 2002: perde 3,5 milioni di euro prima della tasse quest´anno, contro i 2,3 milioni dell´anno passato. Dice il presidente degli industriali pratesi, l´imprenditore tessile Mario Maselli della Emmetex: "Il giro d´affari del mio gruppo, che ha cento dipendenti, è diminuito del 5 per cento e il distretto di Prato è andato ancora peggio. Il mio utile è da tre anni che scende, e si è ridotto ai minimi. E io esporto l´80 per cento della merce. So già che il 2003 sarà ancora più duro. Ci tocca limare al massimo i nostri margini operativi. E i bilanci non se lo possono permettere finché dobbiamo combattere con chi, per esempio i cinesi, non rispetta né i lavoratori né l´ambiente". Ai piccoli e ai medi imprenditori fa molto più paura la Cina neo-capitalista di oggi di quella collettivista del presidente Mao. Che cercava di esportare il comunismo, non le valvole né i filati.

 

  By: DOTT JOSE on Venerdì 16 Maggio 2003 17:10

"....Una cosa non capisco: se è così semplice capire cosa successe con la contessina Casati, perchè ci riesce un giornalista e non un giudice..." perche siano in Italia dove Wanna Marchi l hanno scoperta quelli di striscia e non la guardia di finanza

10 febbraio 1947 MATERIALI DI RESISTENZA STORICA GIORNO DEL RICORDO FOIBE dieci febbraio | MILLENOVECENTOQUARANTASETTE

 

  By: Paolo Gavelli on Venerdì 16 Maggio 2003 16:34

Le accuse a Previti sono credibili, ma riflettono una situazione e una prassi consolidata e generale ------------- Ergo, in nomine craxi: tutti colpevoli nessun colpevole? La cosa deprimente è che qcn possa credere ai complotti comunisti dei giudici di milano...

 

  By: GZ on Venerdì 16 Maggio 2003 15:38

Gianlini, sull'inserto del corriere, "Sette", c'è un intervista a Taormina, avvocato romano e mi sembra di forza italia, che segnalo perchè clamorosa anche se faranno finta di niente. Racconta che a Roma nella sua esperienza i giudici non solo si facevano (e si fanno) corrompere, ma si vendicavano di chi non li pagava a sufficienza e che perugia era la sede dove tutto si insabbiava per chi provasse e denunciarli. Io ho abitato a roma un paio di anni e alcuni rumor del genere li ho sentiti. Le accuse a Previti sono credibili, ma riflettono una situazione e una prassi consolidata e generale