Il Piano per Uscire dalla Depressione: 100 mld in meno di tasse creando moneta

 

  By: Moderatore on Venerdì 26 Settembre 2014 11:53

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  By: Ganzo il Magnifico on Giovedì 25 Settembre 2014 22:06

Toto, hai descritto perfettamente uno dei meccanismi della #b#deflazione#/b#.

Slava Cocaïnii!

 

  By: SanTommaso on Giovedì 25 Settembre 2014 21:03

Sara' anche un cazzaro, ma sul piazzare le Sue persone in tutti i posti chiave sembra che non lo batte nessuno.

 

  By: gianlini on Giovedì 25 Settembre 2014 15:00

toto, condivido in pieno è quello che ho sempre pensato anche io...quando hai perso fiducia nel futuro, qualsiasi entrata extra in più cerchi, se possibile, di tesaurizzarla...

 

  By: TotoTruffa on Giovedì 25 Settembre 2014 12:27

1) la gente (fasce di reddito medio-basse in particolare) e le imprese spendono la maggior parte di questi soldi e poi questi circolano ancora, per cui gli stessi soldi possono fare due o tre giri.. si sbloccano pagamenti e situazioni finanziarie di ogni genere e in un economica più depressa che negli anni '30 è come buttare acqua agli assetati -- Questo è un punto molto importante della faccenda.Io ad esempio che sono tra i poveri senza lavoro nel momento in cui dovessi avere una fonte di reddito molta parte di questa la #b#CONSERVEREI#/b#. L'effetto più disastroso di una crisi lunga e del lavoro precario è proprio la sfiducia che si crea nel futuro e nella possibilità di poter fare una vita dignitosa. A mio avviso è un gravissimo errore economico far perdurare periodi di crisi oltre 2 anni e disoccupazione alta.Questo Padoan e gli altri non lo possono capire con i conti pieni ed i posti #b#FISSI SUPERSTIPENDIATI#/b#. Anche alcuni dati mi danno ragione : ^Censis, paura della povertà fa crescere i risparmi-20 Sett 2014-#http://www.agi.it/economia/notizie/censis_paura_della_poverta_fa_crescere_i_risparmi-201409201256-eco-rt10041^ La crisi colpisce il 'portafoglio' e le abitudini degli italiani: il 33% teme di diventare povero e l'incertezza nel futuro determina un innalzamento della propensione al risparmio, con boom di contanti e di depositi bancari dove finisce la liquidita' degli italiani, spesso a scapito del tradizionale investimento nel 'mattone'. I soldi, insomma, servono per fronteggiare difficolta' inattese e sentirsi le spalle protette. ^Debito famiglie in calo, cresce il risparmio-26 ago 2014-#http://www.borsaitaliana.it/notizie/finanza-personale/risparmio/debitibancarisparmio.htm^ ^Bankitalia: cala flessione reddito famiglie, cresce risparmio-02/05/2014-#http://www.lastampa.it/2014/05/02/bankitalia-cala-flessione-reddito-famiglie-cresce-risparmio-X8KklKIgRWrVawKtzHhrvO/pagina.html^ Per qualche fanatico del risparmio questo è fantastico ma questo e risparmio per paura e sfiducia nel futuro e non viene neanche investito per lo stesso motivo. Allora che si fa?La soluzione è una crescita abbastanza sostenuta sia del PIL che dei redditi per diversi anni soprattutto nelle fasce basse e medie ma non è per niente facile cancellare questi brutti anni sulla pelle di chi ne è stato colpito CREDETEMI.

 

  By: muschio on Mercoledì 24 Settembre 2014 18:25

"(l'avrà sentita in un film, tipo "Blade Runner" o "Star Wars"...)" muahahahahahah MITICO ZIBO! PS: sull'obiezione di Gianlini, invece, liquidi troppo facilmente la questione. Anzitutto è spregioso che tu non abbia inviato una copia autografata del libro ad un personaggio emerito come Gianlini. In ultimo, considera che una buona parte di quegli 80 miliardi, o piu', sarebbero, in tempi di grandi debiti, per una buona parte drenati dai creditori (vedi banche, ecc), che non hanno poi la fregola di indebitarsi di nuovo. Con cio' non voglio dire che in teoria non vada bene la tua proposta (solo in teoria, perche' in pratica non ti permetterebbero mai e poi mai di realizzarla), ma che la risposta all'obiezione di Gianlini e' debole.

le aspettative si autorealizzano - Moderatore  

  By: Moderatore on Mercoledì 24 Settembre 2014 17:10

#i#...I mille giorni sono il periodo nel quale si cominciano a vedere i risultati. Non sono mille giorni di promesse, sono mille giorni di lavoro. Le promesse sono state già fatte, ora si tratta di mantenerle e applicarle. ......Se le imprese credono - e dovrebbero farlo - che queste riforme cambieranno il sistema, possono accorciare loro i tempi. Serve più fiducia: se io credo al futuro, mi comporto come se fossi già nel futuro. Ci credano e ne approfittino subito, anticipino gli investimenti. Alle imprese dico: credete nell’Italia, le aspettative si autorealizzano.#/i# (il ministro delle Finanze Giancarlo Padoan ieri in una lunghissima intervista) Quindi : a) ci vogliono tre anni per vedere dei risultati (mille giorni) b) e come li ottieni ? grazie alla fiducia e all'ottimismo degli imprenditori generato dalle misure di Renzi, ^le aspettative si autorealizzano#http://www.avvenire.it/Politica/Pagine/intervista-padoan.aspx^, se le imprese "ci credono"...#F_START# size=3 color=magenta #F_MID#"se io credo al futuro, mi comporto come se fossi già nel futuro..."#F_END# (l'avrà sentita in un film, tipo "Blade Runner" o "Star Wars"...) Questa è la soluzione alla crisi del ministro ed economista Padoan. Cambiamo alcune leggi CHE NON C'ENTRANO NIENTE CON IL DEBITO, LA MONETA, LE TASSE, I SOLDI e magicamente gli imprenditori troveranno i soldi. Padoan è bravo perchè riesce a stare serio mentre dice cose degne di Wanna Marchi. E' teoria economica vodoo, pensiero magico-religioso, non è neanche "neoclassica" o "neoliberista", è superstizione, pubblicità... Esisterebbe però un altra soluzione, basata sulla logica dei numeri: le imprese oggi pagano il 70% circa complessivamente di tasse e i lavoratori ricevono meno del 50% dello stipendio a causa delle tasse ed entrambi hanno 2mila miliardi di debito oltre ai 2mila miliardi del debito pubblico. Per cui devi ridurre le tasse e il debito. E l'unico modo che esiste al mondo, in un economia basata su moneta fittizia, creata dalle banche e banche centrali, è di creare moneta. E' aritmetica prima ancora che teoria economica: ci sono 4 mila miliardi di debito che schiacciano l'economia e costringono a tenere tasse allucinanti ? Ok, allora dato che: a) il debito si ripaga con moneta e b) creare moneta non costa, allora devi creare moneta (e ridurre le tasse). E non siamo più i soli ora a proporla ora. Se ad esempio riduci le tasse di 80 miliardi come ora finalmente propongono persino Giavazzi e Tabellini (quest'ultimo appena cooptato da Renzi come consigliori economico) cosa succede al reddito e prodotto nazionale ? Aumenta di almeno 80 miliardi, cioè l'effetto moltiplicativo è maggiore o uguale ad uno, è più che proporzionale. Questo è un risultato standard in economia. Perchè: 1) la gente (fasce di reddito medio-basse in particolare) e le imprese spendono la maggior parte di questi soldi e poi questi circolano ancora, per cui gli stessi soldi possono fare due o tre giri.. si sbloccano pagamenti e situazioni finanziarie di ogni genere e in un economica più depressa che negli anni '30 è come buttare acqua agli assetati 2) In più, se questa riduzione di tasse è considerata permanente, hai un secondo effetto per cui la parte della popolazione che ha soldi da parte calcola che in futuro avrà un reddito maggiore (anche indirettamente, tramite apprezzamento di immobili o azioni) e usa una parte dei soldi che ha già e ora tiene in Bot. C'è un effetto di aspettative come si suol dire (ma non come quelle di Padoan basate sulla fede e basta) 3) Infine, le banche, vedendo che la gente ha più soldi, spende e investe di più e programma di farlo di più, diventa più solvibile ecc.. le banche dico, possono anche loro aumentare il credito. Questo anche se non dai loro una lira, perchè le banche hanno come noto la possibilità di creare prestiti in modo indipendente dalle loro riserve e quindi "dal niente", Bene. Le tasse sono oggi 770 miliardi l'anno e qui si propone di ridurle di più di Giavazzi e Tabellini, di circa 150-200 mld, per la precisione io parlo spesso di 150 mld e Cattaneo di 200 mld perchè io penso che si crei un inflazione del 5% almeno e lui no... Sicuramente anche 80 miliardi di riduzione di tasse come ora dicono Giavazzi e Tabellini sarebbe clamoroso, la cifra esatta la si può stimare meglio, ma diciamo che dagli 80 miliardi in su ottieni un effetto sicuro. E questo effetto sarà maggiore della cifra iniziale di riduzione delle tasse, ceteris paribus. #i# [Ci possono essere dei contraccolpi indesiderati, tramite un aumento di deficit estero e un aumento di inflazione ? Sicuro, è possibile e vanno discussi in anticipo in modo dettagliato, come ho fatto io nelle ultime cento pagine del libro che abbiamo scritto. Se Gianlini mi da il suo indirizzo di casa gliene mando una copia, che magari se per sbaglio lo leggesse, poi la discussione potrebbe progredire oltre il livello primordiale a cui siamo ancora. Ad esempio: anche ritornare alla lira, serve solo se è un mezzo per creare moneta, ridurre il debito e ridurre le tasse...Se svaluti e basta l'effetto può essere un crac finanziario che poi a sua volta paralizza l'economia]#/i#

 

  By: gianlini on Mercoledì 24 Settembre 2014 16:20

" I due anni di differimento servirebbero a dare all’economia il tempo di aumentare la produzione di beni e servizi in funzione dell’accresciuta domanda, generando incassi erariali che compenserebbero la diminuzione degli introiti in euro conseguente ai versamenti effettuati in CCF." cioè 200 mld di CCF dati oggi generebbero 200 mld (+30%!!) di entrate fiscali a distanza di soli due anni?? mi sembra impossibile convincere chiunque di questo

 

  By: Moderatore on Mercoledì 24 Settembre 2014 15:34

L'instancabile ^Biagio Bossone#http://www.voxeu.org/person/biagio-bossone^ (che ha scritto una delle due prefazioni al libro) ha provato a mettere assime un articolo, firmato da Mosler, Cattaneo e il sottoscritto e lo ha inviato a Sole24Ore, Financial Times, Corriere, Wall Street Journal, VOX.eu... Finora solo il sito ^Economonitor di Roubini lo ha pubblicato#http://www.economonitor.com/blog/2014/07/which-options-for-mr-renzi-to-revive-italy-and-save-the-euro/^, ad esempio VOX.eu nonostante a Bossone stesso avesse pubblicati ^altri articoli#http://www.voxeu.org/article/unconventional-monetary-policies-revisited-part-i^, questo che era firmato anche da Warren Mosler non c'è stato verso che i suoi "referee" lo accettassero. Poi questa settimana VOX versione italiana lo ha accettato (vedi sotto la versione dell'articolo che dovrebbe apparire). E anche i compagni di ^"Sbilanciamoci"#http://www.sbilanciamoci.org/^ hanno detto che lo pubblicano. Per il Corriere della Sera, ora che ha cambiato linea e improvvisamente il suo direttore ^spara a zero su Renzi#http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/flebuccio-unchained-devo-essere-sincero-renzi-non-mi-convince-gi-85084.htm^, forse c'è speranza ora... #i# (Nota Bene: il testo è sostanzialmente di Bossone perchè se si è in quattro è difficile scrivere assieme e Bossone è quello che si è dato da fare. Io avrei fatto un poco diversamente, ad esempio non scriverei che non eccederai il limite del 3% di deficit e non creerai inflazione, perchè è troppo ottimistico e così sembra una soluzione indolore in cui tutti ci guadagnano. Invece se crei moneta per 200 mld i creditori ci perdono ed è meglio dirlo. Ad esempio hai un crollo del mercato obbligazionario, che devi parare poi dando ai BTP lo status di moneta... Comunque la sostanza della proposta di creare moneta per 200 mld coi crediti fiscali è questa)#/i# ---- #b# Presidente Renzi, rilanciare la domanda senza creare nuovo debito si può#/b# di Biagio Bossone, Marco Cattaneo, Warren Mosler e Giovanni Zibordi Flessibilità fiscale per l’Italia? Con una politica economica fortemente ingessata e uno spazio fiscale residuo pressoché inesistente, il Presidente del Consiglio Renzi cerca di ottenere dall’Europa margini di flessibilità per un’implementazione più attenuata del fiscal compact. Riteniamo che, semmai tale flessibilità venisse concessa, essa sarebbe largamente insufficiente rispetto all’esigenza di rilancio della domanda interna del Paese. Oltretutto, maggiore flessibilità significherebbe nuovo debito. Lo scorso anno, il deficit di bilancio dell’Italia è rimasto attestato al 3% del PIL e il surplus primario del 2,2%, il più ampio in Europa, ha eguagliato quello della Germania. Sei anni di tasse in aumento, tuttavia, hanno interrotto la crescita e non hanno impedito il continuo aumento del debito, mentre la produzione industriale si è contratta del 25%, l’occupazione è scesa di oltre un milione di unità e la disoccupazione è più che raddoppiata. Non ci si può attendere che stimoli adeguati promanino dalla politica monetaria. È difficile immaginare che le misure della BCE da sole bastino a riattivare il credito. Né la disoccupazione potrà essere riassorbita da una modesta ripresa delle esportazioni. Non v’è nemmeno ragione per credere che riforme nel campo della giustizia, istruzione, governabilità e competitività, per quanto necessarie per modernizzare il Paese, servano a riavviare la ripresa. Un nuovo strumento per crescere In tali condizione, proponiamo che lo stato italiano emetta dei Certificati di Credito Fiscale (CCF) per assegnarli senza contropartita a imprese e lavoratori in funzione del costo del lavoro sostenuto dalle prime e della retribuzione netta dei secondi. I CCF sarebbero equivalenti a delle cambiali commerciali e non prevederebbero obbligo di rimborso da parte dello Stato. A due anni dall’emissione, tuttavia, lo Stato s’impegnerebbe ad accettarli per il pagamento di tasse e di qualsiasi altra obbligazione finanziaria ad esso dovuta (contributi pensionistici, previdenziali e sanitari, multe, etc.). I percettori di CCF potrebbero immediatamente convertirli in euro, vendendoli sul mercato finanziario a uno sconto analogo a quello su un titolo di stato zero coupon a due anni, e spenderli per l’acquisto di beni e servizi. I CCF sarebbero una quasi-moneta. I due anni di differimento servirebbero a dare all’economia il tempo di aumentare la produzione di beni e servizi in funzione dell’accresciuta domanda, generando incassi erariali che compenserebbero la diminuzione degli introiti in euro conseguente ai versamenti effettuati in CCF. Le assegnazioni di CCF sarebbero destinate alla riduzione del cuneo fiscale, accrescendo il reddito disponibile dei lavoratori e abbattendo il costo del lavoro per le imprese. Le allocazioni dirette supererebbero l’inefficacia dei meccanismi creditizi tradizionali: genererebbero capacità di spesa senza creare indebitamento. I maggiori redditi disponibili sosterrebbero i consumi mentre la riduzione del costo del lavoro incoraggerebbe occupazione e competitività. La bilancia commerciale resterebbe in equilibrio, in quanto le maggiori esportazioni nette consentite dal recupero di competitività compenserebbero la crescita di import conseguente alla ripresa. Il flusso di allocazioni di CCF e la non esigenza di copertura delle stesse attraverso futura tassazione darebbero luogo a consistenti effetti moltiplicativi della spesa sul PIL. Risposte ad alcuni primi quesiti e commenti da lettori della proposta “Se fossi un dipendente, non so quanto sarei contento di vedere il mio stipendio passare da 1.200 a 1.000 euro per ricevere 300 CCF” L’assegnazione di CCF sarebbe aggiuntiva al reddito percepito in euro, non sostitutiva di una sua parte. “Lo stato emette CCF per finanziare appalti pubblici” I CCF non verrebbero utilizzati dallo stato per l’acquisto di beni e servizi o per il finanziamento di opere. Una volta emessi essi sarebbero trasferiti senza contropartita alle imprese e ai lavoratori delle imprese. “L’idea è quella di una moneta complementare che possa affiancare l'euro” I CCF non sono moneta in senso proprio: per essere spesi essi debbono essere prima convertiti in euro, similmente a quando si liquida a sconto un qualsiasi titolo presso il sistema bancario. Alle banche conviene cambiare CCF in euro sia per il premio che incassano, sia perché possono usare i CCF per pagare le proprie obbligazioni fiscali al termine del periodo di differimento. Nulla vieta che il gradimento dei CCF da parte del pubblico possa farne uno strumento di pagamento diretto. Tuttavia, ciò sarebbe una scelta dei cittadini e non vi sarebbe obbligo ad accettarlo imposto dallo stato. “Se il lavoratore viene pagato in parte in CCF, risulta che egli ha guadagnato meno e quindi ha versato meno contributi Inps. Che impatto ha tutto questo sulle pensioni?” L’assegnazione di CCF è un trasferimento aggiuntivo al reddito. Nulla cambia in termini di obblighi contributivi e diritti pensionistici. “Ma i CCF costituiscono un'uscita dall'euro?” Sì e no: rappresentano un'uscita dai vincoli dell'attuale eurosistema, che sono comunque insostenibili o addirittura (vedi il fiscal compact) inapplicabili. Permette però all'euro di sopravvivere come unità di conto e come moneta circolante, evitando i pericoli, potenzialmente molto gravi, e le difficoltà di attuazione del breakup. Impatto dei CCF Con un output gap pari a €300 miliardi relativamente al trend pre-crisi, e ipotizzando stime conservative del moltiplicatore fiscale, l’Italia potrebbe chiudere il gap in 3 o 4 anni emettendo CCF per €200 miliardi all’anno (con un flusso peraltro modulabile in relazione alla risposta del PIL), senza mai eccedere il limite di Maastricht del 3% sul budget e avviando a riduzione il rapporto debito/PIL. Il taglio al cuneo fiscale diverrebbe permanente, la ripresa della domanda giustificherebbe nuovi investimenti e le migliorate prospettive economiche riattiverebbero il circuito del credito. Peraltro, dato il volume di risorse attualmente inoccupate, la nuova spesa indotta dai CCF non alimenterebbe l’inflazione, tenuto anche conto dell’effetto deflattivo dei CCF sul costo del lavoro per le imprese. E comunque, se l’inflazione dovesse moderatamente ravvivarsi, ciò sarebbe coerente con gli obiettivi della BCE. Che ne penserebbero i paesi partner? Nelle attuali condizioni di politica economica nulla può controbilanciare le pressioni deflazionistiche che affliggono le economie dell’Eurozona maggiormente indebitate, dove la sfida è quella di trovare il modo di sostenere la domanda. I CCF sono la risposta a questa sfida: rilanciano la domanda senza creare debito, poiché i governi che li emettono s’impegnano ad accettarli per il pagamento delle tasse, non a rimborsarne il valore a una qualche data futura. I paesi creditori, comprensibilmente, chiedono il rispetto di limiti rigidi all’emissione di nuovo debito da parte dei paesi già fortemente esposti, ma non hanno ragioni valide per limitare l’emissione di strumenti non di debito, come i CCF, miranti a combattere la recessione. E poiché i CCF non danno luogo a future obbligazioni di debito per gli stati emittenti, la loro allocazione non ricadrebbe fra le regole del fiscal compact e non rientrerebbe nel calcolo del deficit. Certo, rimane la posizione della Germania, la quale, ad onta di ogni logica economica, vuole che non passino misure atte a sostenere la crescita poiché il successo di queste eliminerebbe lo stimolo all’attuazione delle riforme strutturali che, da sole per i Tedeschi, sono garanzia di un ritorno a una crescita sana. Ma insistere sull’attuazione di riforme strutturali in un contesto di domanda depressa è proprio il modo migliore per impedirne l’attuazione. Le riforme hanno costi di breve-medio termine ed impatti negativi sulla domanda. La stessa Germania, del resto, sforò il limite del 3% nel rapporto deficit pubblico/PIL per riuscire ad avviare le riforme Hartz, nonostante un contesto economico mondiale e, soprattutto, europeo nettamente più favorevole di quello odierno. In realtà, la soluzione dei CCF – che in linea di principio è adottabile da ciascun paese in crisi dell’Eurozona – consentirebbe la ripresa dell’output, rafforzerebbe la sostenibilità fiscale e contribuirebbe a creare un clima favorevole alle necessarie riforme strutturali, che il Governo potrebbe affrontare chiedendo il consenso delle parti sociali proprio in cambio della politica di forte stimolo alla domanda che i CCF renderebbero possibile.

 

  By: hobi50 on Lunedì 22 Settembre 2014 12:51

Vincenzo,noto che nei vostri discorsi non compare mai l'assunto che il sistema bancario è soggetto a un controllo " DI ESISTENZA" da parte dello Stato. Lo stato una volta ( ora l'Europa) ,hanno il diritto di mettere il naso nei libri contabili delle banche, nelle procedure di controllo, possono obiettare su chi fa parte di un CDA, possono imporre svalutazioni di crediti,aumenti di Capitale etc . Detto questo ,se lo Stato esercita MALE il proprio controllo, cosa c'è di male che una qualche ricaduta ci possa essere sui taxpayers se bisogna salvaguardare cittadini incolpevoli? Non vorrei che si confondesse questo atteggiamento con le prebende sottobanco di cui si sono rese colpevoli le BC dal 2007 ad oggi. Hobi

 

  By: VincenzoS on Lunedì 22 Settembre 2014 10:23

Ogni tanto anche sul Corriere della Sera esce un aricolo interessante. http://www.corriere.it/cronache/14_settembre_20/pagaci-l-erba-che-tagli-cosi-piante-invadono-casa-parmenide-2d118e86-40b3-11e4-ada3-3c552e18d4d4.shtml Penso che storie simili di ordinaria idiozia burocratica capitino a tutti... anzi no, ai burocrati non capitano. E la soluzione ai problemi dell'Italia sarebbe quello di stampare un po' di foglietti colorati? Che poi chi li stamperebbe? La burocrazia, ovvio!

 

  By: VincenzoS on Domenica 21 Settembre 2014 16:37

X GZ Non è così. Il 99% della gente pensa che le banche abbiano i soldi che vengono depositati, nessuno pensa che la banca garantisca i soldi che tu le depositi con un suo capitale.... perchè il capitale delle banche è una cifra ridicola.. anche adesso... anche con "Basilea". ------ Zibordi, guardi che diciamo la stessa cosa; infatti io non ho mai affermato che le banche abbiano un capitale del 100 % degli impieghi. Ho sempre piuttosto affermato che il capitale, moltiplicato per un certo fattore, rappresenta il tetto massimo degli impieghi. Se il capitale viene mangiato da impieghi rischiosi, e basta appunto una piccola parte, la banca deve ridurre gli impieghi, e quindi il credito a famiglie e aziende, e al limite fallisce quando tutto il capitale viene mangiato. Gli interessi che percepisce rappresentano la copertura contro i rischi connessi agli impieghi. Se la banca stima che il 5 % dei prestiti non rientreranno, piazza un bel 5 % di interessi e le cose si pareggiano (vorrei osservare che alla banca, oltre che gli interessi, uno paga anche le spese che possono essere in misura fissa o variabile a seconda del tipo di contratto che uno ha). Se le cose vanno bene i "non rientri" saranno il 3 % e la banca ci guadagna un bel 2 % sugli impieghi in più, se vanno male le banche vanno a rotoli. Non vedo quindi perché Lei debba considerare, come dire, diabolico questo sistema, aldilà degli abusi che possano essere compiuti. Quando io acquisto qualche cosa lo posso fare solo a due condizioni 1) Ho prima venduto qualche cosa 2) Mi viene concesso credito (cioè mi viene prestato denaro) dalla banca cui ovviamente dovrò restituirlo lavorando e cedendo il frutto del mio lavoro. Il vero problema dell'accumulo del debito sta nel fatto che troppo del credito concesso è stato utilizzato per consumi e non per investimenti produttivi.

 

  By: temistocle2 on Giovedì 18 Settembre 2014 19:20

Qualcosa sembra che incomincino a capire anche questi (debito a lungo sterilizzato, come Giappone o Inghilterra) ma si perdono continuamente in questioni di lana caprina ^...Francesco Giavazzi e Guido Tabellini hanno illustrato chiaramente le implicazioni di un coordinamento fra la politica fiscale e quella monetaria. Hanno proposto tagli fiscali pari al 5 per cento del Pil, per 3-4 anni, in tutti i Paesi dell'eurozona, finanziati da un debito pubblico a lunghissimo termine che verrebbe completamente assorbito dalla Bce...#http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2014-09-17/la-realta-eurozona-200620.shtml?uuid=ABRpakuB^

 

  By: Aleff on Mercoledì 17 Settembre 2014 17:06

ANTITRADER...varda ^qua#http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2014/09/17/news/trenta-profughi-afghani-occupano-il-municipio-di-udine-1.9948016^ a forza di ruberie si è sparsa la voce fino in Afghanistan che se qui ottieni l'asilo politico poi, una casa (delle popolari) te la danno, 30 euro al dì, cmq li prendi e se commetti qualche crimine e/o stupri qualche donna poi alla fine non finisci nemmeno in galera.... tra l'altro, se ti serve il legale e non ha soldi, te lo paga lo stato. e questi qui pretendono e...mica fanno finta ! son mica idioti come noi italieni...questi arrivano dal disastro ma sanno benissimo chiedere e pretendere ! ...si salvi chi può !

 

  By: MR on Mercoledì 17 Settembre 2014 16:56

I profitti non generano le risorse necessarie per gli investimenti, ma solo la tendenza più o meno marcata delle banche a voler prestare proprio a te, e non ad un altro, dei soldi. Ammesso e non concesso, ovviamente, che lo facciano dato che se sono lasciate libere di agire esse finanzieranno ben altro tipo di attività (e per questo ritengo, contrariamente ad Hobi, che vadano nazionalizzate e non se ne parli più). Per il resto, come non mi stancherò mai di ripetere, se il Cro Magnon avesse ragionato in termini conservativi, non avremmo avuto l'agricoltura. Il che, secondo i miei amici fissati con la paleodieta, non sarebbe nemmeno una cosa malvagia, ma direi che il punto non è decisamente questo. Il punto è scegliere fra due alternative: il sistema britannico di saccheggio finanziario oppure lo sviluppo dell'economia reale, di cui le banche sono (o dovrebbero essere) delle semplici infrastrutture finanziarie. Se poi mi chiedi se sono ottimista al riguardo...la risposta è no. In Italia quantomeno per attuare un programma serio di sovranità, sviluppo e solidarietà servirebbe forse un colpo di Stato che sospendesse il futile Parlamento e le garanzie costituzionali. Non ne vedo nemmeno lontanamente la possibilità, e comunque non mi sembra una eventualità così auspicabile. In teoria, però, detto programma è semplicissimo.