Fiducia (negli utili) delle banche

 

  By: Moderatore on Sabato 13 Novembre 2004 18:33

Piacciono ai broker delle banche d’affari i conti a fine settembre del gruppo guidato da Passera. Attesa per il giudizio della Borsa sui risultati un po’ sottotono di Unicredito di Camilla Conti - 13-11-2004 Le ultime big a presentare il conto dei nove mesi sono state Bnl, Sanpaolo e Unicredito. Ma mentre la banca di Luigi Abete ha visto balzare l’utile netto dei nove mesi a 200 milioni (+34,2%) e il Sanpaolo ha aumentato i profitti del 21,8% a 957 milioni, si sono rivelati sotto tono i conti dell’istituto di Piazza Cordusio, che ha chiuso il terzo trimestre con un utile netto in lieve rialzo dell’1,3% a 455 milioni, mentre quello dei nove mesi è sceso del 4,9% a 1,50 miliardi. Il prossimo esame, per i tre istituti che venerdì 12 hanno annunciato i risultati, sarà quello dei giudizi assegnati dalle banche d’affari. Intanto è Banca Intesa la vincitrice della terza stagione delle trimestrali 2004. I conti al 30 settembre del gruppo guidato da Corrado Passera confermano quella che gli analisti di Fox Pitt Kelton definiscono «un’interessante storia di ristrutturazione», che comincia a dare i suoi frutti. L’utile del terzo trimestre si è attestato a 465 milioni, il più alto degli ultimi 10 trimestri. E le reazioni della Borsa (+4% nella seduta in cui sono stati annunciati i risultati) e degli analisti non si sono fatte attendere. Nella settimana precedente, il mercato aveva premiato il Banco popolare di Verona e Novara, su cui un folto gruppo di case d’investimento (da Jp Morgan a Cdc Ixis, da Csfb a Rasbank, Kepler e Hsbc) esprimevano un giudizio positivo, con sfumature varie (tra add e buy). Contrastanti, invece, i giudizi su Capitalia, che nei primi nove mesi ha incrementato l’utile del 10,4% a 124 milioni: Credit Suisse First Boston, 24 ore dopo la presentazione dei risultati, ha modificato la raccomandazione sul titolo da outperform a neutral con target price a 3,1 euro da 3,25 euro. Gli analisti non hanno gradito i numeri del terzo trimestre, definiti piuttosto deboli. In particolare, sottolineano da Csfb, «l’utile netto è risultato leggermente sotto le nostre attese, evidenziando una qualità dei profitti a nostro avviso piuttosto povera e mettendo in luce ricavi più bassi a fronte di accantonamenti più alti». Anche sulla vendita di FinecoVita non c’è scampo, tanto che viene liquidata con un giudizio lapidario: «Non è un catalizzatore nel breve termine». Certo, viene riconosciuto che «la partnership di bancassurance con Cnp è interessante dal punto di vista sia strategico sia finanziario, ma non al punto da poter spingere il titolo». Risultato: per Capitalia sono state tagliate le stime di utile per azione 2005 e 2006 rispettivamente del 6% e del 7% e il target price a 3,1 euro. Chi invece conferma la fiducia all’amministratore delegato Matteo Arpe è Morgan Stanley, che venerdì 12 ha ribadito il rating overweight alzando il target price sul titolo a 3,3 euro da 2,95 per il miglioramento del profilo di rischio dell’istituto. E tornando ai tagli, Jp Morgan ha deciso di rivedere al ribasso il giudizio sul Monte dei Paschi da underweight a neutral, ancor prima che la banca diffondesse i risultati della trimestrale (chiusa con 94,9 milioni di utili). «In un ambiente altamente competititivo è molto difficile che Mps riesca a recuperare la perdita di redditività», spiegano dalla banca d’affari, che ha tagliato del 13% anche le stime. Jp Morgan rimane neutral sulle banche italiane e overweight su Popolare Verona-Novara e su Antonveneta: «Riteniamo che i piani di ristrutturazione e il focus sul retail permetteranno alle due banche di contrastare la debolezza dell’ambiente in cui operano». A lasciare il segno sono stati invece i risultati del terzo trimestre della Popolare di Milano. Tanto che Alessandro Santoni e Domenico Vinci, analisti di Goldman Sachs, in una nota dal titolo indicativo «Pronti al decollo?» hanno confermato il rating outperform sul titolo dell’istituto. Bpm stima un cost income ratio in ulteriore miglioramento, dopo essere passata dall’82% del secondo trimestre al 79% del terzo trimestre, a conferma della ristrutturazione in atto e di un maggiore controllo dei costi nonostante l’impatto del consolidamento della Cassa di risparmio di Alessandria. «La performance in termini di volumi è stata positiva e la richiesta dei prestiti dei clienti in progresso. Abbiamo quindi rivisto al rialzo l’utile per azione 2005 e 2006 rispettivamente del 5,5% e del 5,1%», concludono alla merchant bank. Ancor prima dell’ondata di trimestrali che questa settimana ha invaso il mercato, sulle banche italiane si erano espressi i severi analisti di Lehman Brothers, puntando il dito sul contesto operativo, che continua a ostacolare la crescita dei ricavi per via del basso livello dei tassi di interesse e della difficile ripresa dei fondi comuni. Le banche preferite degli esperti della casa d’affari restano BaIntesa, Unicredito e Popolare Milano, tutte e tre bollate con un overweight.

 

  By: GZ on Martedì 21 Settembre 2004 19:49

Due notizie che aiutano a capire come in tutto il mondo siano le banche e società finanziarie quelle che hanno fatto più utili: nell'S&P 500 contano per il 35% degli utili (senza contare il finanziamento di Ford o General Motors...), ma anche in Italia non scherzano. - un conto corrente che costa in media 500 euro in Italia contro 50 euro in Inghilterra e 35 in Olanda e - il "prestito espresso" l'ultima moda del sistema bancario italiano. (....Credit Express, in promozione fino al 31 dicembre al Tan, Tasso annuo nominale, del 7,9%, con 30 mila euro concedibili e restituzione, dal primo ottobre, in sei anni (i primi sei mesi senza pagamento delle rate). «Il prodotto va benissimo, risponde all'esigenza del cliente in un mercato che sta esplodendo -...") -------------------------------------------------------------------- ADUSBEF;CONTI BANCARI ITALIA 3 VOLTE PIU' CARI DI USA ROMA, 21 SET - Il ''protezionismo'' di Bankitalia e l' ''assoluta mancanza di concorrenza'' tra le banche fanno lievitare i costi bancari al punto che in Italia mantenere un conto corrente costa in media oltre 500 euro. Una cifra assai superiore a quelle applicate nella maggior parte dei paesi europei e negli Stati Uniti. Ad insistere sul caro-sportello in Italia e' l'Adusbef, secondo la quale il congelamento dei costi dei servizi bancari auspicato dal ministro Siniscalco ''diventera' l'ennesima promessa da marinaio di un sistema bancario arrogante''. Secondo una recente ricerca di Cap Gemini-Arthur & Young, ricorda l'Adusbef, i conti correnti bancari ordinari costavano nel 2003 501 euro in Italia; 175 negli Usa; 156 in Norvegia; 117 euro in Canada; 104 in Spagna; 102 euro in Francia e Germania; 88 in Svezia; 60 euro in Belgio; 56 nel Regno Unito; 31 euro nei Paesi Bassi. E nel 2004 il costo e' lievitato ulteriormente, calcola l'associazione, a 557 euro l'anno. ''Protetti da Bankitalia - sottolinea il presidente dell' Adusbef, Elio Lannutti - gli istituti di credito italiano formano un trust che addossa ai consumatori l'inefficienza del sistema bancario''. La mancanza di concorrenza si riscontra nei costi per la chiusura dei conti (circa 80 euro) e per il trasferimento dei titoli, che in media pesa per 50 euro a titolo trasferito, ma arriva ''fino a 75 euro'' in alcuni casi. Per un cassettista che che ha 20 titoli il totale della spesa del trasferimento puo' quindi salire anche a 1.000 euro. ''L'alto costo - afferma Lannutti - era giustificato fino al 1999, quando i titoli in custodia erano costituiti da fogli cartacei (mantello e cedole): trasferire materialmente quei documenti comportava la loro raccolta in plichi da proteggere, da far viaggiare come assicurata, trasferite mediante portavolori. Operazioni evidentemente molto costose. Da quando pero' e' stata imposta la dematerializzazione dei titoli, mantello e cedole cartacei non esistono piu': tutto e' stato ridotto ad una notazione informatica. E' evidente che trasferire una tale notazione non comporta piu' ne' alti rischi ne' alte spese''. --------------------------------------------------------- ^La corsa al prestito espresso. E' l'ultima moda del sistema ...#http://www.corriere.it/edicola/economia.jsp?path=TUTTI_GLI_ARTICOLI&doc=PUATO17^ L a corsa al prestito espresso. E' l'ultima moda del sistema bancario italiano. Le famiglie sono disposte, più che in passato, a indebitarsi per mantenere inalterato il tenore di vita. E gli istituti di credito scoprono un magico prodotto per farsi concorrenza e attirare nuovi clienti: il prestito personale rapido. Da concedere senza fare domande su come sarà impiegato il denaro e senza chiedere troppe garanzie (in genere basta la busta paga, o il Cud). Inoltre può essere sostanzioso, fino a 30 mila euro, e disponibile nel giro di 48 ore (ma c'è anche chi, come Unicredit, dice di poter consegnare l'assegno in giornata). Rimborsabile con tempi lunghi, fra i 60 e gli 80 mesi: quasi sette anni (in Posta). Il costo? Può essere salato, anche se inferiore ad alcuni prestiti contratti con le finanziarie. Per un prestito di 10 mila e 5 mila euro, da restituire in tre anni, si può arrivare (è il caso di Deutsche Bank) a massimi di rimborso, rispettivamente, di 11.866 euro (1.866 euro in più, rata da 329,62 euro) e di 5.933 euro (933 euro in più, rata da 164,81 euro): »18%. Lo dice l'analisi di Corriere Economia delle condizioni in 10 istituti italiani: Intesa, Unicredit, SanPaolo Imi, Popolare di Milano, Bnl, Banca Sella, Deutsche Bank, Banco Popolare di Verona e Novara, Banca delle Marche. Abbiamo calcolato quanto verrebbe a costare la rata mensile di rimborso di un prestito di 5 mila e di 10 mila euro, da estinguere in tre anni. Risultato: per avere 5 mila euro bisogna sborsare, in media, 158,4 euro al mese, per un totale finale di 5.702 euro, »14% (il calcolo esclude la Popolare di Verona e Novara, per dati non omogenei). Mentre andare a credito di 10 mila euro significa toccare, in media, i 317 euro di rata mensile, per un totale di 11.412 euro, »14,12%. Il Taeg (tasso annuo effettivo globale) massimo può arrivare al 14,50% (è il caso della Popolare di Verona e Novara, con restituzione in 36 mesi). In più tutte le emittenti, Posta compresa, obbligano all'apertura del conto corrente. Ma è boom. Del resto, secondo Prometeia, il flusso dei prestiti personali alle famiglie (da banche e finanziarie specializzate) dovrebbe passare dai 4.444 miliardi di euro del 2003 a 9.705 nel 2006: una crescita del 118%, vale a dire il raddoppio in tre anni. Perciò non ci si dovrebbe aspettare una riduzione dei tassi. Dice Stefano Caselli, docente di Economia degli intermediari finanziari in Bocconi: «La domanda in salita non agevola la riduzione del prezzo. Anche perché le banche si stanno prendendo, via via, più rischio» I VOLUMI - Ha cominciato Banca Intesa con Prestintesa, un anno fa. «Un successo - dice Alberto Gechele, responsabile dei prodotti di credito al consumo -. I volumi erogati sono cresciuti del 104% nel primo semestre, rispetto allo stesso periodo 2003. Il cliente-tipo è la famiglia con reddito medio, che fatica ad affrontare l'incremento dei prezzi. Il ricorso al credito non è più un'onta, anzi, può essere un modo per non smobilizzare i risparmi erosi dagli investimenti finanziari, in attesa che il portafoglio titoli torni a rendere». Gli altri istituti hanno seguito: alcuni con un nuovo prodotto, come Unicredit, che ha lanciato il 17 maggio Credit Express, in promozione fino al 31 dicembre al Tan, Tasso annuo nominale, del 7,9%, con 30 mila euro concedibili e restituzione, dal primo ottobre, in sei anni (i primi sei mesi senza pagamento delle rate). «Il prodotto va benissimo, risponde all'esigenza del cliente in un mercato che sta esplodendo - spiega Francesco Signoretti, responsabile marketing di Unicredit Banca -. E' uno degli elementi portanti della nostra strategia sulla famiglia». I PACCHETTI - Ma c'è anche chi ha appena rinnovato l'intera gamma dei finanziamenti, come la Popolare di Milano. E chi propone, come la Bnl per «Rata Mia-Conto per te» offerte a pacchetto con l’assicurazione, fino al 30 settembre. «Per la banca il prestito è diventato importante - commenta Luciano Ambrosone, responsabile mutui e finanziamenti personali del SanPaolo Imi -. Offre buoni margini reddituali e risponde alle esigenze del cliente. Da gennaio ad agosto abbiamo erogato 298 milioni di euro di prestiti personali, il 15% in più rispetto allo stesso periodo del 2003». L'espresso piace agli italiani. Anche se i tassi, in genere fissi, non sono a buon mercato. I TASSI - Nella nostra analisi il Taeg, con la Popolare di Verona , arriva al 14,50% (ma il rimborso è veloce, in 36 mesi). Escludendo questo picco, viaggiano fra il 7,98% del SanPaolo Imi (30 mila euro in 60 mesi) e l'11,02% di Banca Marche (30.987,41 euro rimborsabili in 60 mesi). «Sono tassi un po’ alti, se confrontati con quelli che le imprese pagano per avere finanziamenti: 3-4 punti in più», dice Maria Rosa Borroni, docente di Economia delle aziende di credito alla Cattolica di Milano. «Siamo comunque più convenienti delle società finanziarie - ribatte Gechele di Intesa -. E il costo del rischio, come dice la Banca d'Italia, incide sulla voce tasso per il 2%». «In effetti, dietro a un prestito alle imprese c'è l'istruttoria, la valutazione delle possibilità di reddito - concede Borroni -, qui no, c'è solo uno stipendio». IL CONTO CORRENTE - Così, per ragioni di sicurezza, viene chiesta l’apertura del conto. Ma c'è un altro motivo: la caccia al cliente (e ai ricavi da commissioni). «Se ti concedo un finanziamento - dice Borroni - devi avere un conto presso di me: con Bancomat, domiciliazione delle utenze, carta di credito. Il cliente è blindato, è diventato merce preziosa». Fino a due settimane fa c'era un'eccezione: Unicredit. Concedeva il prestito anche ai non correntisti. Ma ha cambiato idea.

i numeri del listino italiano dicono +15% - gz  

  By: GZ on Lunedì 06 Settembre 2004 12:17

Il listino italiano era a 20.200 a gennaio ed è a 20.900 oggi, un +3.5% in otto mesi Intanto Piazza Affari registrerà nel corso del 2004 una crescita di circa il 25% degli utili (vedi il post precedente) E i tassi di interesse sono più BASSI oggi sui bond governativi che a gennaio. C'è un 15% di rialzo possibile dentro il listino italiano entro gennaio se solo riduci il rischio di terrorismo. Intanto il modello settimanale di DeMark ha chiuso il ciclo venerdì scorso

 

  By: Moderatore on Lunedì 06 Settembre 2004 12:08

Banche col turbo al galà delle semestrali Finanza&Mercati del 04-09-2004 ----------------------------------------------------------- ....Per gli operatori di Piazza Affari, l’agenda della prossima settimana è ricca di eventi in grado di movimentare il mercato. Ben 15 aziende del Mib30 comunicheranno infatti i risultati relativi al primo semestre. Secondo le stime elaborate dagli analisti di Rasbank (vedere tabella in pagina), solo due di queste presenteranno conti in flessione rispetto allo stesso periodo del precedente esercizio: Autostrade e Unicredito. Tutte le altre dovrebbero invece registrare una crescita sostenuta dell’utile netto. Se per Autostrade, che comunicherà i dati il 10 settembre, a pesare saranno i maggiori oneri finanziari e gli ammortamenti del goodwill, Unicredito (che comunicherà i risultati lo stesso giorno) si confronta con un 2003 definito eccezionale dagli stessi manager del gruppo. Nonostante la stagnazione del ciclo economico, il settore bancario dovrebbe mettere a segno la crescita più evidente grazie ai processi di razionalizzazione in corso e, soprattutto, al sapiente mix di ricavi in grado di bilanciare la riduzione della forbice dei tassi. La crescita più evidente, con un utile netto semestrale a 119 milioni (+98%) sarà messa a segno da Capitalia che, grazie al lavoro portato avanti dall’ad Matteo Arpe, è impegnata nel forte recupero della redditività dopo alcuni esercizi bui. Discorso analogo per Banca Intesa, alle prese con un importante piano di riduzione dei costi operativi: gli analisti di Merrill Lynch evidenziano come la redditività sia stata trainata dal taglio dei costi del personale e dalla vendita di prodotti assicurativi; gli esperti di Deutsche Bank ricordano però che i costi potrebbero essere scesi meno del previsto a causa delle maggiori spese pubblicitarie. A favorire il conto economico delle blue chip contribuiranno nella prima metà dell’anno anche le operazioni di carattere straordinario. Il conto economico di Enel beneficerà infatti della plusvalenza derivata dalla cessione del 50% di Terna, mentre per Seat Pagine Gialle, che dovrebbe registrare una perdita netta di 31 milioni, la situazione non è confrontabile con quella dello stesso periodo del precedente esercizio in seguito alla variazione del perimetro di consolidamento. Secondo Marco Opipari, responsabile dell’ufficio studi di Rasbank, il trend di crescita della redditività dovrebbe proseguire anche nella seconda metà dell’anno e, nel complesso, il listino di Piazza Affari registrerà nel corso del 2004 una crescita di circa il 25% degli utili. .....

bastava leggere la deposizione - gz  

  By: GZ on Venerdì 20 Febbraio 2004 17:18

a dire la verità bastava leggere la deposizione del direttore finanziario (ex) di Parmalat Fausto Tonna sull'espresso di sabato Il resto dei giornali e lo stesso Espresso non hanno fatto grandi commenti in proposito ma Tonna indicava in modo abbastanza plausibile e dettagliato come le banche creditrici : i) avessero saputo tutto su Parmalat da alcuni anni, contrariamente a quello che diceva oggi Profuno (a.d. di unicredit) in parlamento, perchè bastava confrontare i bilanci con le emissioni di bonds Parmalat che vengono pubblicati regolarmente ii) avessero ricattato Parmalat per farle comprare aziende decotte con cui avevano crediti in sofferenza, in particolare Capitalia iii) avessero subito piazzato sul mercato i bonds Parmalat che avevano comprato per i loro fondi di investimenti oppure li avessero fatti ricomprare a Parmalat stessa tramite macchinazioni e triangolazioni varie Per me è da dicembre che Capitalia, Fineco e la Lodi (e in parte anche Intesa e S. Paolo ma meno) sono degli short e lo restano fino a quando non arrivano a qualche svolta clamorosa le inchieste giudiziarie Ma la cosa curiosa in Italia è che i giornali e settimanali hanno il quadruplo di pagine e commenti di quelli che hanno ad es Newskeek o Time (Panorama ne ha 250 di pagine e Time ne ha 50) e tutti parlano tanto di tutte le dichiarazioni di questo o quello e commentano tante cose strampalate e poi sembra che nessuno legga questi fatti che sono molto chiari e semplici

 

  By: marker on Venerdì 20 Febbraio 2004 16:54

nessuna delle due, Zibordi. erano i soliti azionisti bene informati che sapevano che la procura stava arrivando.

 

  By: GZ on Venerdì 20 Febbraio 2004 16:02

...

 

  By: Moderatore on Venerdì 20 Febbraio 2004 15:58

PROCURA ROMA, MASERA E FIORANI IN REGISTRO INDAGATI 20 feb - Nell'ambito dell'inchiesta per bancarotta e truffa, avviata della Procura di Roma sul crac Cirio, sono stati iscritti al registro degli indagati Rainer Masera, presidente del SanpaoloImi, Giovanni Benvenuto e Ganpiero Fiorani, rispettivamente presidente e amministratore delegato della Banca Popolare di Lodi. Lo si e' appreso in ambienti giudiziari.

 

  By: Moderatore on Giovedì 19 Febbraio 2004 16:23

DOPO CONDANNA BANCHE, SITI VALUTA CAUSA O ACCORDO EXTRAGIUDIZIALE (ASCA) - Roma, 19 feb - Una nuova tegola sulle banche dopo la condanna da parte del tribunale civile di Milano a risarcire 15 ex piccoli azionisti della societa' immobiliare Sci. Importo 250 mila euro, ma potrebbe essere solo l'inizio. La notizia e' riportata oggi dal quotidiano Il Sole 24 che cita i seguenti istituti di credito condannati dal Tribunale: Cariplo (ora Banca Intesa) Banca di Roma, Cassa di Risparmio di Torino, Unicredi (oggi Unicredito), Banca Carige, SanPaolo Imi e Centrobanca. Come noto la vicenda si sviluppa dalla meta' del 1997 al marzo 1998, quando Sci, quotata in Borsa, viene, dopo la sospensione dalle contrattazioni, dichiarata fallita. L'aspetto intrigante e' che, proprio nel periodo in esame, gran parte del capitale della Sci, (circa il 44%) in mano alle banche a garanzia dei crediti verso Sci, passa nei portafogli dei risparmiatori che si ritrovano con carta straccia, mentre gli istituti di credito incassano dalla vendita delle azioni Sci oltra 37 milioni di euro. Secondo il Tribunale di Milano, le banche hanno venduto azioni Sci nell'imminenza del fallimento avendo conoscenza della reale situazione della societa' immobiliare. Su questa vicenda, il Siti, Sindacato Italiano per la Tutela degli Investimenti, in rappresentanza di oltre 800 ex-azionisti di Sci aveva ingagggiato, sin dall'inizio, una decisa battaglia e presentato un esposto alla procura di Milano. ''Ancora non abbiamo ricevuto notizia diretta dell'archiviazione dell'inchiesta penale, sebbene si dica che cio' sia avvenuto nel 2002. In ogni caso, ora, con questa sentenza civile, lavoreremo per far ottenere agli ex-soci Sci che rappresentiamo (800) il riconoscimento del danno subito. Due le strade: l'accordo extra-giudiziale con le banche o le cause civili per risarcimento danni'' spiega Domenico Bacci, segretario del Siti. Va rilevato che la vicenda Sci, per molti piccoli azionisti ebbe un prologo nel marzo del 2002, con l'Opa di Santaeurosia che riconobbe agli azionisti Sci una lira per azione, mentre molti risparmiatori avevano speso 15-20 lire per ogni azione Sci acquistata, dalla banche, pochi mesi prima del fallimento. ''La base per il calcolo risarcimento del danno andra' proprio calcolato sulla differenza tra prezzo di Opa e prezzo di acquisto delle azioni Sci'', spiega Bacci.

Sell le banche italiane maggiori - gz  

  By: GZ on Lunedì 27 Ottobre 2003 15:25

Mio padre mi ha raccontato che tempo fa mentre passava in banca tempo fa un funzionario che conosceva da vent'anni lo ha apofostrato amichevolmente per offrirli una "carta di credito Gold..." a costo zero. Ha spiegato che gli bastano quelle che ha, ma visto che insisteva ed era gratis ha firmato. Dopo tre mesi mesi essendo un tipo preciso ha rilevato nell'estratto conto che c'erano 100 euro di addebito fissi per la carta, è tornato indietro inbufalito e se li è fatti ridare e cancellare la carta. La cosa che non capiva è come dopo quarant'anni che è cliente potessero fare una figura del genere con lui. Ecco spiegato perchè in questo studio di BCG : per la prima volta le banche maggiori italiane stanno perdendo clienti (-8%) e quindi stanno caricando altri costi dovunque possono per spremere ricavi e mantenere le promesse che hanno fatto al mercato, ma così facendo stanno raschiando il fondo. Le maggiori banche italiane, Unicredito, S. Paolo, Popolare Verona, Pop Riunite ecc.. a meno di storie particolare di ristrutturazione e di manovre nell'azionariato come Capitalia e BNL sono a Medio Termine un SELL ---------------------------------------------- Via dalle banche l’8% dei clienti ---Alessandra Puato --- ^Uno studio Bcg: «Si rivolgono all’online e ai promotori finanziari». Motivo: «Gli istituti stanno sbagliando tutto»#www.corriere.it/edicola/economia.jsp?path=TUTTI_GLI_ARTICOLI&doc=PUATO^ Le banche italiane? «Stanno perdendo troppi clienti. Il 7-8% all'anno nel 2002-2003: quasi il doppio rispetto al 4-5% degli Anni Novanta». Però continuano ad alzare i costi dei conti correnti, a diminuire i tassi attivi, ad alzare quelli passivi. Perché? «Sono obbligate ad aumentare i ricavi. La crescita imposta dai piani industriali dei primi dieci gruppi bancari è dell'8% all'anno per i prossimi dieci anni, con un aumento aggregato dei ricavi superiore al 20% nei prossimi tre anni. Purtroppo, nelle ultime semestrali, questo incremento risulta fermo al 2-3%». L'analisi è del Boston Consulting Group (Bcg), che sul sistema creditizio nazionale ha appena concluso un'indagine. E lancia l'allarme. «Attenzione - avverte Ignazio Rocco di Torrepadula, direttore della società di consulenza che, con Massimo Busetti, vicepresidente, ha curato lo studio - C'è in atto uno scollamento pericoloso fra i risultati economici delle banche italiane e la loro capacità di trattenere i clienti. Quest'anno gli istituti di credito sono tutti sotto pressione. Devono trovare la crescita. Stanno disperatamente cercando di aumentare i ricavi in un mercato dove non c'è più incremento per tutti. Perciò cercano commissioni e nuove entrate da ogni parte». Ma così facendo stanno allontanando gli utenti. «Che si riversano - dice Rocco - sull'online o sui promotori finanziari». «Ormai c'è chi arriva a tassi di perdita della clientela del 10% - denuncia Busetti - E ogni cinque, dieci correntisti persi ce n'è soltanto uno nuovo, acquisito». Un ritmo «incompatibile con qualsiasi obiettivo di crescita». Oltre che «economicamente insostenibile». E' una situazione nuova. «Negli Anni Novanta la crescita era spontanea per tutte le banche - dice Rocco - Bastava un po' di disciplina e l'incremento dei ricavi arrivava». Perché c'era linfa da drenare: «Prima la crescita del risparmio gestito, poi l'aumento degli impieghi, poi il boom dei prodotti vita, di quelli strutturati, del credito al consumo. Sono stati anni di alfabetizzazione finanziaria». Redditizi per gli istituti di credito: basti pensare che, dice il Bcg, «in 12 anni le banche italiane hanno generato 42 miliardi di euro di nuovi ricavi, pari a un incremento cumulato del 138%: »7% all'anno». Ma con il 2000 tutto è cambiato. «Il serbatoio di crescita si è esaurito - rileva Busetti - Ormai bisogna raschiare il fondo del barile. Siamo in un mercato con le caratteristiche della crescita zero, dove non è che nessuno emerga: cresce chi fa felici i propri clienti. Una pratica che non esiste nei servizi finanziari». L'esempio è quello dell'automobile di lusso. «Se uno compera, poniamo, una Bmw - dice Rocco - ha speso un sacco di soldi ma è contento. Nelle banche no. Si aumentano i costi, generando insoddisfazione». E perché, si chiedono i due analisti del Bcg, le banche seguono «questa strategia suicida»? Perché «devono confermare la crescita degli anni scorsi. Hanno dichiarato quest'obiettivo al mercato finanziario e ora devono raggiungerlo». Il rimedio? Non badare troppo alle relazioni trimestrali. E andare al contrario: rincorrendo i clienti, sull'esempio della grande distribuzione. «Le banche devono imparare a reclutare clientela con l'eccellenza», dice Busetti. Come hanno fatto, cita il Bcg, la catena alimentare Tesco, aumentata in dimensione, nel Regno Unito, di sette volte in 16 anni. O l'italiana Esselunga, cresciuta dell'80% negli ultimi cinque anni. O ancora, in campo finanziario, Bank of America, Banco Popular in Spagna e Royal Bank of Scotland. La prima, dice l'analisi del Bcg, «dopo l'emorragia di clienti generata da dieci anni di acquisizioni recluta oggi più di 500 mila clienti all'anno». La seconda ha segnato un incremento dei ricavi del 14% e la terza del 16%. Quattro i rimedi indicati dal Boston Consulting Group alle banche italiane per seguirne la strada: 1) ridurre subito il tasso di perdita dei clienti; 2) reclutare con l'eccellenza, non con la pressione commerciale; 3) eccellere su pochi elementi, rilevanti e chiari; 4) scoprire e occupare tutti gli spazi di crescita disponibili. «Alcune banche più lungimiranti, in genere piccole come il credito cooperativo, si stanno già accorgendo che serve una strategia diversa», dice Rocco. Questa: «Ragionare sul medio termine. Non creare più nuovi ricavi sugli stessi clienti, alzando i costi. Ma lavorare per sottrarre quote di mercato alle altre banche». Concorrenza, insomma.

Fiducia (negli utili) delle banche - gz  

  By: GZ on Mercoledì 15 Gennaio 2003 15:32

Stock: Citigroup Inc, Merrill Lynch, Unicredito

Occorre avere fiducia (negli utili delle) banche italiane e quindi in qualche modo anche nei titoli. Come si legge qui sotto in questo bel reportage del Corriere i costi della tenuta di un conto e dei servizi legati a bancomat e carta di credito sono SALITI DEL 13% negli ultimi 12 mesi in italia (a fronte di consumi a +1.5% e redditi nominali saliti circa dell 1% anche loro). Quindi gli utili delle banche ne beneficiano. Altro esempio: la concorrenza spietata schiaccia le commissioni di borsa in america ormai ai minimi e i broker americani soffrono. Ad es ormai i futures (che sono le transazioni più costose rispetto alle azioni), inclusi anche il fib30 o il bund o il dax trattati in europa, con i broker americani li fai con 5-6 dollari ANDATA E RITORNO, ovvero 2.5 dollari per transazione. In italia oscilli tra 25 euro e (nei casi migliori) 15 euro andata e ritorno. In media probabilmente 20 euro. Ora : 20 euro (o dollari) -5 euro (o dollari) = 15 euro (o dollari) DI RISPARMIO Se fai 4 contratti al giorno X 250 giorni = 1.000 all'anno ti costa: 20mila euro in Italia e 5 mila euro tramite broker usa (con sedi e numero verde in europa magari). La differenza è 15 mila euro, con cui compri un auto a fine anno. Su un conto da 50 mila euro ad es 20 mila euro di spese all'anno sono il 40%... Chi fa trading veloce con un conto da 50 mila euro e ne spende 20 mila all'anno solo di commissioni non ha molte chance. Quindi occorre avere fiducia (negli utili) delle banche italiane. -------------------------------------------------------Commissioni e caro Bancomat, nel 2002 il costo del conto sale del 13,1% Sotto accusa anche le condizioni per la chiusura trimestrale: si arriva a 134 euro l’anno Il caro-sportello con l’euro ha preso il volo. Nel primo anno della valuta unica il costo medio dei conti correnti bancari non convenzionati è passato da 364 a 412 euro, con un aumento del 13,1% sul 2001. «Una stangata senza precedenti», dice Elio Lannutti, presidente di Adusbef. La denuncia, già anticipata dal Corriere nei giorni scorsi, viene dall’Adusbef che ha monitorato i costi di venti banche. Il risultato? Crescono tutte le spese di tenuta del conto con alcuni picchi: trasferire i titoli ormai «dematerializzati», cioè esistenti solo nelle scritture contabili, può costare anche 1.000 euro, mentre le sole spese di chiusura trimestrale possono arrivare a 135 euro l’anno. Per contro il tasso di remunerazione dei depositi è irrisorio. Dall’Osservatorio Adusbef, emerge dunque una fotografia che non lascia molte speranze ai consumatori: la concorrenza è limitata a causa delle eccessive spese da affrontare nel caso si voglia cambiare banca. Entrando nei particolari, per le sole spese di chiusura trimestrale dei conti, siamo ai 26 euro della Antonveneta (104 annui) fino ai 33,56 euro (134,24 annui) di Banca Intesa. Quanto al tasso minimo di remunerazione dei depositi in conto corrente: si va dallo 0,01% del San Paolo, allo 0,025% della Banca Popolare di Milano, allo 0,03% di Deutsche Bank e di Banca di Roma. Curioso che con questi «tassi medi» pari allo 0,02%, per ammortizzare i 412 euro di spesa annua occorre avere una giacenza media sul conto corrente pari a 2.828.767 euro. La raffica di aumenti e di nuove voci di costo non ha risparmiato alcun istituto: dalla Banca Sella, che ha aumentato del 10% i canoni di locazione delle cassette di sicurezza e introdotto 1,29 euro di spese per il conto «zero spese», alla Banca di Romagna, 1,55 euro per prelievi Bancomat presso altri istituti in precedenza gratis, alla Deutsche Bank, che ha ridotto i tassi ed aumentato la commissione di massimo scoperto, a Bnl, Banco Napoli e Montepaschi che hanno ritoccato le condizioni, tutte con effetto retroattivo. Da notare, poi, che per totalizzare questi costi il conto corrente non è stato movimentato molto: come si può vedere nella tabella qui sopra, sono state fatte solo 11,5 operazioni al mese, cioè 138 in un anno, quindi ipotizzando un utilizzo medio-basso. Dall’Osservatorio Adusbef (sono 15 anni che vengono monitorate le 20 principali banche), la singola operazione - ogni riga di scrittura contabile - costa in media 1,95 euro; 71 euro le spese di chiusura del conto corrente; 1,50 euro il costo per l’invio estratto conto; 1,90 euro la commissione Pagobancomat altra banca (prelevando presso un altro sportello scattano 1,90 euro oltre 1,95 per registrare la scrittura) e 16,10 euro il Pagobancomat annuo; 0,10 il costo dell’assegno; 25,56 euro il bollo sull’estratto conto di persone fisiche. Inoltre ora costa anche la domiciliazione delle bollette che, invece, in precedenza era gratuita. L’associazione dei consumatori punta il dito soprattutto sugli altissimi costi per trasferire i titoli quando un utente insoddisfatto vuole cambiare banca. In questo caso, oltre a pagare «spese di chiusura» di 100 euro, se ha una custodia titoli deve versare lo 0,10% minimo del controvalore per titolo, con un minimo di 30 euro se depositati presso Montetitoli. Le banche cioè, per trasferire titoli che non sono stampati, arrivano a chiedere anche 500 o 1.000 euro. Per porre rimedio ad una situazione giudicata «ormai insostenibile», l’Adusbef ha chiesto l’intervento dell’Antitrust europeo per ripristinare la concorrenza e calmierare i costi. Edited by - gz on 1/15/2003 14:55:52