By: GZ on Martedì 21 Settembre 2004 19:49
Due notizie che aiutano a capire come in tutto il mondo siano le banche e società finanziarie quelle che hanno fatto più utili: nell'S&P 500 contano per il 35% degli utili (senza contare il finanziamento di Ford o General Motors...), ma anche in Italia non scherzano.
- un conto corrente che costa in media 500 euro in Italia contro 50 euro in Inghilterra e 35 in Olanda e
- il "prestito espresso" l'ultima moda del sistema bancario italiano.
(....Credit Express, in promozione fino al 31 dicembre al Tan, Tasso annuo nominale, del 7,9%, con 30 mila euro concedibili e restituzione, dal primo ottobre, in sei anni (i primi sei mesi senza pagamento delle rate). «Il prodotto va benissimo, risponde all'esigenza del cliente in un mercato che sta esplodendo -...")
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ADUSBEF;CONTI BANCARI ITALIA 3 VOLTE PIU' CARI DI USA
ROMA, 21 SET - Il ''protezionismo'' di Bankitalia e
l' ''assoluta mancanza di concorrenza'' tra le banche fanno
lievitare i costi bancari al punto che in Italia mantenere un
conto corrente costa in media oltre 500 euro. Una cifra assai
superiore a quelle applicate nella maggior parte dei paesi
europei e negli Stati Uniti.
Ad insistere sul caro-sportello in Italia e' l'Adusbef,
secondo la quale il congelamento dei costi dei servizi bancari
auspicato dal ministro Siniscalco ''diventera' l'ennesima
promessa da marinaio di un sistema bancario arrogante''.
Secondo una recente ricerca di Cap Gemini-Arthur & Young,
ricorda l'Adusbef, i conti correnti bancari ordinari costavano
nel 2003 501 euro in Italia; 175 negli Usa; 156 in Norvegia; 117
euro in Canada; 104 in Spagna; 102 euro in Francia e Germania;
88 in Svezia; 60 euro in Belgio; 56 nel Regno Unito; 31 euro nei
Paesi Bassi. E nel 2004 il costo e' lievitato ulteriormente,
calcola l'associazione, a 557 euro l'anno.
''Protetti da Bankitalia - sottolinea il presidente dell'
Adusbef, Elio Lannutti - gli istituti di credito italiano
formano un trust che addossa ai consumatori l'inefficienza del
sistema bancario''. La mancanza di concorrenza si riscontra nei
costi per la chiusura dei conti (circa 80 euro) e per il
trasferimento dei titoli, che in media pesa per 50 euro a titolo
trasferito, ma arriva ''fino a 75 euro'' in alcuni casi. Per un
cassettista che che ha 20 titoli il totale della spesa del
trasferimento puo' quindi salire anche a 1.000 euro.
''L'alto costo - afferma Lannutti - era giustificato fino al
1999, quando i titoli in custodia erano costituiti da fogli
cartacei (mantello e cedole): trasferire materialmente quei
documenti comportava la loro raccolta in plichi da proteggere,
da far viaggiare come assicurata, trasferite mediante
portavolori. Operazioni evidentemente molto costose. Da quando
pero' e' stata imposta la dematerializzazione dei titoli,
mantello e cedole cartacei non esistono piu': tutto e' stato
ridotto ad una notazione informatica. E' evidente che trasferire
una tale notazione non comporta piu' ne' alti rischi ne' alte
spese''.
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^La corsa al prestito espresso. E' l'ultima moda del sistema ...#http://www.corriere.it/edicola/economia.jsp?path=TUTTI_GLI_ARTICOLI&doc=PUATO17^
L a corsa al prestito espresso. E' l'ultima moda del sistema bancario italiano. Le famiglie sono disposte, più che in passato, a indebitarsi per mantenere inalterato il tenore di vita. E gli istituti di credito scoprono un magico prodotto per farsi concorrenza e attirare nuovi clienti: il prestito personale rapido. Da concedere senza fare domande su come sarà impiegato il denaro e senza chiedere troppe garanzie (in genere basta la busta paga, o il Cud). Inoltre può essere sostanzioso, fino a 30 mila euro, e disponibile nel giro di 48 ore (ma c'è anche chi, come Unicredit, dice di poter consegnare l'assegno in giornata). Rimborsabile con tempi lunghi, fra i 60 e gli 80 mesi: quasi sette anni (in Posta). Il costo? Può essere salato, anche se inferiore ad alcuni prestiti contratti con le finanziarie. Per un prestito di 10 mila e 5 mila euro, da restituire in tre anni, si può arrivare (è il caso di Deutsche Bank) a massimi di rimborso, rispettivamente, di 11.866 euro (1.866 euro in più, rata da 329,62 euro) e di 5.933 euro (933 euro in più, rata da 164,81 euro): »18%. Lo dice l'analisi di Corriere Economia delle condizioni in 10 istituti italiani: Intesa, Unicredit, SanPaolo Imi, Popolare di Milano, Bnl, Banca Sella, Deutsche Bank, Banco Popolare di Verona e Novara, Banca delle Marche. Abbiamo calcolato quanto verrebbe a costare la rata mensile di rimborso di un prestito di 5 mila e di 10 mila euro, da estinguere in tre anni. Risultato: per avere 5 mila euro bisogna sborsare, in media, 158,4 euro al mese, per un totale finale di 5.702 euro, »14% (il calcolo esclude la Popolare di Verona e Novara, per dati non omogenei). Mentre andare a credito di 10 mila euro significa toccare, in media, i 317 euro di rata mensile, per un totale di 11.412 euro, »14,12%. Il Taeg (tasso annuo effettivo globale) massimo può arrivare al 14,50% (è il caso della Popolare di Verona e Novara, con restituzione in 36 mesi). In più tutte le emittenti, Posta compresa, obbligano all'apertura del conto corrente.
Ma è boom. Del resto, secondo Prometeia, il flusso dei prestiti personali alle famiglie (da banche e finanziarie specializzate) dovrebbe passare dai 4.444 miliardi di euro del 2003 a 9.705 nel 2006: una crescita del 118%, vale a dire il raddoppio in tre anni. Perciò non ci si dovrebbe aspettare una riduzione dei tassi. Dice Stefano Caselli, docente di Economia degli intermediari finanziari in Bocconi: «La domanda in salita non agevola la riduzione del prezzo. Anche perché le banche si stanno prendendo, via via, più rischio»
I VOLUMI - Ha cominciato Banca Intesa con Prestintesa, un anno fa. «Un successo - dice Alberto Gechele, responsabile dei prodotti di credito al consumo -. I volumi erogati sono cresciuti del 104% nel primo semestre, rispetto allo stesso periodo 2003. Il cliente-tipo è la famiglia con reddito medio, che fatica ad affrontare l'incremento dei prezzi. Il ricorso al credito non è più un'onta, anzi, può essere un modo per non smobilizzare i risparmi erosi dagli investimenti finanziari, in attesa che il portafoglio titoli torni a rendere». Gli altri istituti hanno seguito: alcuni con un nuovo prodotto, come Unicredit, che ha lanciato il 17 maggio Credit Express, in promozione fino al 31 dicembre al Tan, Tasso annuo nominale, del 7,9%, con 30 mila euro concedibili e restituzione, dal primo ottobre, in sei anni (i primi sei mesi senza pagamento delle rate). «Il prodotto va benissimo, risponde all'esigenza del cliente in un mercato che sta esplodendo - spiega Francesco Signoretti, responsabile marketing di Unicredit Banca -. E' uno degli elementi portanti della nostra strategia sulla famiglia».
I PACCHETTI - Ma c'è anche chi ha appena rinnovato l'intera gamma dei finanziamenti, come la Popolare di Milano. E chi propone, come la Bnl per «Rata Mia-Conto per te» offerte a pacchetto con l’assicurazione, fino al 30 settembre. «Per la banca il prestito è diventato importante - commenta Luciano Ambrosone, responsabile mutui e finanziamenti personali del SanPaolo Imi -. Offre buoni margini reddituali e risponde alle esigenze del cliente. Da gennaio ad agosto abbiamo erogato 298 milioni di euro di prestiti personali, il 15% in più rispetto allo stesso periodo del 2003».
L'espresso piace agli italiani. Anche se i tassi, in genere fissi, non sono a buon mercato.
I TASSI - Nella nostra analisi il Taeg, con la Popolare di Verona , arriva al 14,50% (ma il rimborso è veloce, in 36 mesi). Escludendo questo picco, viaggiano fra il 7,98% del SanPaolo Imi (30 mila euro in 60 mesi) e l'11,02% di Banca Marche (30.987,41 euro rimborsabili in 60 mesi).
«Sono tassi un po’ alti, se confrontati con quelli che le imprese pagano per avere finanziamenti: 3-4 punti in più», dice Maria Rosa Borroni, docente di Economia delle aziende di credito alla Cattolica di Milano. «Siamo comunque più convenienti delle società finanziarie - ribatte Gechele di Intesa -. E il costo del rischio, come dice la Banca d'Italia, incide sulla voce tasso per il 2%».
«In effetti, dietro a un prestito alle imprese c'è l'istruttoria, la valutazione delle possibilità di reddito - concede Borroni -, qui no, c'è solo uno stipendio».
IL CONTO CORRENTE - Così, per ragioni di sicurezza, viene chiesta l’apertura del conto. Ma c'è un altro motivo: la caccia al cliente (e ai ricavi da commissioni). «Se ti concedo un finanziamento - dice Borroni - devi avere un conto presso di me: con Bancomat, domiciliazione delle utenze, carta di credito. Il cliente è blindato, è diventato merce preziosa».
Fino a due settimane fa c'era un'eccezione: Unicredit. Concedeva il prestito anche ai non correntisti. Ma ha cambiato idea.