che 'azzo chiede la UE gli interessi alla Grecia - GZ
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By: GZ on Mercoledì 11 Febbraio 2015 21:16
i giornali e internet sono ora tappezzati di articoli e commenti sulla Grecia che vanno dal disprezzo per i greci scialacquatori e infidi alla solidarietà emotiva per i compagni greci, passando per il #i# "sì, hanno ragione a ribellarsi, ma non capiscono niente perchè il problema è uscire dall'Euro".#/i# E' raro però che trovi nei commenti i numeri della Grecia che sono questi:
#ALLEGATO_1#
da cui si nota che le sofferenze di una larga parte della popolazione sono dovute al taglio da 83 a 77 miliardi (-16 mld) della spesa pubblica e che i debiti pubblici dello stato sono ora 320 mld contro tasse di 80 mld
(per confronto, in Italia il debito pubblico è di 2,100, di cui però solo 2,000 mld costano e le tasse sono 800 mld, quindi il loro ratio di tass/debito è più del doppio del nostro)
Si nota anche che nel 2011 lo stato greco ha pagato 15 mld di interessi, a fronte di un totale di 88 miliardi di tasse.
La Grecia deve chiedere, come minimo minimo, di non pagare i 10 mld di interessi alla UE, FMI e fondi salvastati vari (e anche ai fondi hedge avvoltoio che hanno comprato debito greco, quasi tutti nel 2011-2012 a prezzi più bassi). Togliendo questi interessi potrebbe rimettere un poco in sesto l'economia e smettere di far soffrire la gente. Nota bene: stiamo parlando di pagare interessi. Cioè la UE e il FMI vogliono guadagnarci con l'usura (vedi fondo pagina)
'azzo, la Grecia ha inflazione a -1% o -2%, l'eurozona è a 0% di inflazione e le istituzioni pubbliche dell'Eurozona vogliono farsi pagare interessi sul debito dai greci, quando l'inflazione è negativa o zero e quindi non c'è nessuna giustificazione in termini di "potere d'acquisto" cioè #F_START# size=4 color=black #F_MID#il denaro oggi si rivaluta da solo, anche senza interessi#F_END#, giusto ? (inflazione a -1% in eurozona, che vuole dire che automaticamente guadagni un 1% l'anno). Vogliono ora gli interessi su debito greco, che inizialmente era in mano a banche e fondi internazionali che dette istituzioni pubbliche europee hanno salvato e che continua ad accumulare interessi ora in mano a loro.
Se uno fa un calcolo andando indietro a quando la Grecia è entrata nell'euro, trova che lo stato greco ha pagato (perchè prima i tassi erano più elevati in %) qualcosa come 100 mld di interessi sul debito pubblico. In aggiunta, come si sa, anche il debito privato dei greci è esploso con l'euro (triplicato) e questo era più costoso in media ovviamente, per cui non mi stupirei che facendo un calcolo arrivi sui 200 mld di interessi cumulativi pagati dai greci sul loro debito da quando sono nell'Euro. Su un PIL annuo di 180 mld (oggi).
Una parte di questi interessi è andato a banche greche, ma i 3/4 a istituzioni finanziarie estere, per cui l'Euro ha funzionato alla fine come una macchina per spremere interessi sulla Grecia (e per fare arricchire una quota della società greca, che poi ha portato i soldi all'estero (la madre dell'ultimo premier socialista Pasok, Papandreu è risultato dalla lista Falciani ieri che ^aveva sembra 500 milioni di euro in Svizzera#http://www.blitzquotidiano.it/economia/lista-falciani-ricattare-la-grecia-500-2097384/^. Intestati alla mamma)
Un altro modo (sempre a spanne) di fare questi calcoli degli interessi pagati all'estero dai greci grazie all'Euro è notare che la Grecia ha una posizione finanzaria netta con l'estero del -120% del PIL, per cui se in media ha pagato un 5% per 12 anni arrivi con gli interessi composti e cumulativi ad un 70% del PIL greco pagato in interessi all'estero. Come ^ho mostrato anche nel caso dell'italia#http://www.cobraf.com/DocumentiScaricabiliCobraf/63_PDF.pdf^, #F_START# size=4 color=black #F_MID#l'Euro è una macchina per indebitare e spremere interessi che vanno all'estero#F_END#
E' ovvio che i governi europei dietro i fondi salvastati e la BCE e il FMI (cioè gli USA) devono semplicemente dire che, #b# come minimo, non chiedono più interessi ai greci#/b# . Sono rovinati in Grecia e loro vogliono pure che questi gli paghino gli interessi anche se l'inflazione è sottozero per cui il loro denaro si rivaluta da solo. In pratica le istituzioni pubbliche europee vogliono guadagnare interessi sulla pelle dei greci, dopo che con l'Euro hanno creato una macchina per spremere interessi verso l'estero che macina debito, interessi e distruzione economica da una decina d'anni. Non esiste nessuna base morale e logica per tenere i greci indebitati anno dopo anno a pagare interessi e a favore di altri stati (e fondi esteri)
Bisogna tornare agli economisti greci, quelli antichi, #b# Platone#/b# e #b# Aristotele#/b# , che erano tutta un altra cosa rispetto a quelli attuali.
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#i# Platone affronta a più riprese l’argomento dell’interesse.
Nessuno, per esempio, deve depositare denaro presso chi non è di sua fiducia, né darlo in prestito per interesse: la legge, infatti, non obbliga chi ha ricevuto il prestito a pagare l’interesse o a restituire il capitale.
Deve, inoltre, essere condannato a pagare il doppio, chi ricevuto, una prestazione d’opera, in anticipo sul pagamento, non la ricambi pagando la ricompensa nel tempo convenuto. Platone insiste sul punto precisando che se passato un anno, costui pagherà anche l’interesse di un obulo al mese per ogni dracma del prezzo del lavoro, e questo a prescindere dal fatto che fosse proibito in ogni altro caso a trarre interessi dal danaro.
Si nota quindi la posizione di estrema condanna di Platone, per il quale il debitore, salvo il caso di mora, non è tenuto a restituire neanche il capitale ricevuto.
Per #b# Platone#/b# la moneta era un simbolo escogitato per facilitare gli scambi [3]; tutto ciò era funzionale a teorie, secondo le quali il valore della moneta è, in linea di principio, indipendente dalla materia di cui è composta. Da ciò discende la sua ostilità verso l’uso dei metalli preziosi ed il suo sostenere la possibilità di una moneta a circolo chiuso.
#b#Aristotele#/b# (384-322 a.C.), definito “il primo economista analitico”, porta avanti il pensiero platonico sulla moneta e sul guadagno. Il Philosophus, analizzando la ricerca del bene e della felicità, viene ad inquisire “su di una cert ’altra opinione meno ragionevole la quale pone la felicità in ciò che ha ragione di bene utile, cioè il denaro. E ciò ripugna al concetto di fine ultimo. Infatti si dice utile una cosa per il motivo che essa è ordinata ad un fine: siccome il denaro presenta una utilità universale nei riguardi di tutti i beni temporali, ne discenderebbe che tale opinione, riponente nel denaro la felicità, avrebbe una certa probabilità. Ma Aristotele la respinge per due ragioni. La prima è che il denaro si acquista per mezzo di violenza e con la violenza si perde. Ma ciò non conviene alla felicità che è il fine delle azioni volontarie: quindi la felicità non consiste nel denaro. La seconda ragione è che noi cerchiamo la felicità quale bene che non sia ricercato in ragione di altro. Il denaro invece è cercato in ragione di altro, perché precisamente ha ragione di bene utile, quindi la felicità non consiste nel denaro” [4].
Per questo motivo aggiunge che “quella vita che si incentra nel denaro, è violenta. Le ricchezze stesse non sono ciò che chiamiamo bene, sono infatti utili e ricercate in vista di altro” [5].
Per Aristotele, proprio come la proprietà ha due usi - l’uno proprio della cosa posseduta (oggi diremo valore d’uso), l’altro per effettuare scambi (valore di scambio) -, così vi sono due modi di guadagnare: lo scambio, o baratto, e l’ accumulazione capitalistica. Perciò la moneta agisce in due modi diversi nel processo economico per dirla con Roll, “come intermediario degli scambi, la cui funzione si esaurisce nell’ acquisizione del bene richiesto per la soddisfazione di un bisogno; e nella forma di capitale monetario, che conduce gli uomini a un desiderio di accumulare senza fine.
Per la prima volta nella storia del pensiero economico viene stabilita la distinzione tra capitale monetario e capitale reale” [6].
#F_START# size=4 color=black #F_MID#Ne consegue che il modo più riprovevole di procurarsi un guadagno è quello in cui l’individuo si serve della moneta stessa al fine di accumulare altra moneta, cioè l’usura#F_END#
Note
[1] La Repubblica, VIII, 555
[2] Leggi, V, 742
[3] De Repubblica, 2, 321
[4] Super Ethica I, c.5
[5] Ethic,l.I, c.5
[6] E. Roll, Storia del pensiero economico , Torino, 1966, p.23 #/i#