By: Usamlab on Mercoledì 11 Settembre 2002 00:14
Comunque, parlando seriamente
Alla fine di tutto la realtà è che gli Usa finanziarono il riarmo con una politica di alti tassi di interesse e dollaro forte, con la quale attrassero capitali da tutto il mondo e incrementarono oltremodo il loro livello di indebitamento.
Indebitamento che oggi, che è stata abbandonata la politica di attivo di bilancio per una spesa volta a creare una domanda aggiuntiva per l'economia in recessione e per alimentare il riarmo con cui sostenere Enduring Freedom mostra le sue implicazioni.
E si coniuga con la crisi delle banche giapponesi e con la possibilità che queste per ripianare i bilanci realizzino fondi vendendo obbligazioni pubbliche Usa generando una pressione ribassista sul dollaro o una necessità di rialzare i tassi di interesse, gravando così sugli squilibri dell'economia internazionale e sulle prospettive della recessione mondiale.
Gli Usa che hanno fatto da locomotiva mondiale per dieci anni sono esposti agli alti livelli di indebitamento e di capacità produttiva inutilizzata, il Giappone che è la seconda economia al mondo è in recessione da anni (solo nel 2001 ha avuto un calo del pil del 4,5%), subisce una deflazione galoppante e dovrà arginare il crack delle sue banche. In Germania la recessione va a premere sulla produzione industriale provocandone cadute verticali e sminuendone il peso nella coesione europea proprio mentre l'imminente allargamento ad est avrebbe dovuto vedere una sua solida funzione di perno,. E un paese come l'Argentina che ha osservato alla lettera i dettami impostigli dal Fmi, si è avvitato in una crisi economico-finanziaria senza vie di uscita prevedibili.
Persino un paese come l'Arabia Saudita che ha avuto una funzione centrale nel sostenere le spese di guerra degli Usa, le vendite delle sue industrie militari e ha subito il crollo verticale del reddito pro-capite ed è scosso da crisi politica, a causa della presenza delle truppe Usa e delle trasformazioni sociali imposte dalle riforme economiche indirizzate alla privatizzazione dei settori produttivi e all'internazionalizzazione. A ciò si aggiungono i livelli di miseria diffusi nel sud del mondo.
Negli anni '90 la guerra all'Iraq, la destabilizzazione e poi la sottomissione e occupazione dei Balcani, e gli accordi di Oslo per realizzare la normalizzazione del Medioriente, dovevano costituire nella strategia Usa e occidentale altrettanti passaggi di avanzamento e di consolidamento delle posizioni della catena.
Le contraddizioni innescate da questi stessi passaggi sono i fattori che indicano la dimensione della contrapposizione che possono suscitare gli interessi a cui vanno ascritte le cause dei conflitti e in particolare: la resistenza dell'Iraq alla continua aggressione che ha obbligato gli Stati Uniti all'insediamento militare in Arabia Saudita, la resistenza afgana alle pressioni statunitensi da tempo esercitate per ottenerne la sottomissione e garantirsi il controllo strategico del paese, corridoio naturale dell'Asia centrale e infine la resistenza palestinese alla sottomissione all'entità sionista, reale contenuto dei patti di Oslo
Una lotta che gli Stati Uniti vorrebbero contenere oggi spingendo gli Stati arabi a un riconoscimento di "Israele" per legittimarne l'azione militare che, a maggior ragione a fronte del livello elevato raggiunto dallo scontro, fungerebbe da autorizzazione al genocidio costituendo una precondizione di governo dell'area per scatenare l'offensiva all'Iraq:.
Oggi infatti lasciare vivere un popolo e un governo come quello iraqueno che combattuto da 10 anni non si è mai arreso, sarebbe una manifestazione d'impotenza degli Stati Uniti e perciò dell'intera catena.
Una realtà nuova che priva gli Usa del potere deterrente costituito dall'inattaccabilità delle sue forze e del suo territorio nazionale, costringendoli a mantenere una costante disposizione offensiva e fare di questa "offensiva permanente" il nuovo fattore di deterrenza centrale affiancato dall'arma nucleare, dallo scudo antimissilistico, dai bombardamenti d'alta quota e dal complesso di tecnologie avanzate di cui dispongono che ne connotavano la superiorità strategica.