Draghi è un domatore di serpenti

 

  By: XTOL on Lunedì 15 Dicembre 2014 18:42

a proposito: ^Incantesimi ciclici — L'assurdo linguaggio economico dei burocrati keynesiani#http://johnnycloaca.blogspot.it/2014/12/incantesimi-ciclici-lassurdo-linguaggio.html^ di David Stockman #i#Se volete un esempio concreto del fallimento intellettuale dei nostri dirigenti politici keynesiani, vi basta rivedere il pezzo del Wall Street Journal che parla di come la Comunità Europea abbia ridimensionato per l'ennesima volta le sue previsioni ufficiali sulla crescita economica. La cosa interessante non sono gli scienziati di Bruxelles che avevano torto, ma il fatto che persistano a giocare coi numeri come se stessero lanciando un incantesimo magico. Sì, il sacerdozio keynesiano sta lavorando con testi sacri e numeri magici. Una di queste rivelazioni ci dice che il 2% di inflazione è la cifra giusta per soddisfare il dio del PIL e che ogni ammanco si ripercuoterà sulla crescita e sull'occupazione. Ma non ci sono prove empiriche che un 2% o 1% o 3% di variazione annua dell'inflazione al consumo possano essere magici — anche se fosse misurata in modo onesto. E' solo la parola del sacerdozio keynesiano. Un altro principio sacro postula l'abbandono delle leggi di una vita economica corretta, infatti il creatore keynesiano ha ordinato che i governi di tutto il mondo debbano sempre sforzarsi di portare la crescita del PIL al suo tasso "potenziale" pieno. Nessuna eccezione. Un mondo senza fine. ... Ma questo è assurdo. Il flusso di informazioni in un'economia da $17 bilioni è troppo vasto per essere digerito e valutato dai 12 membri mortali del FOMC, e il loro strumento preferito — la manipolazione del tasso di interesse — non può plasmarne il corso di breve periodo. Questo è particolarmente vero in quanto la macroeconomia non è un sistema chiuso, ma aperto ad ogni sorta di complicazione e di compensazione proveniente dal commercio, dai flussi di capitale e dagli impulsi finanziari di un'economia mondiale da $80 bilioni. Eppure i burocrati keynesiani non hanno nemmeno la vaga idea di quanto siano idiote le loro previsioni e le azioni politiche, poiché non fanno altro che tentare l'impossibile. Ed è qui che l'ultima previsione ufficiale della Comunità Europea si mostra in tutta la sua rifulgente imbecillità. Data l'enorme complessità dell'economia mondiale — più la valanga scatenata dalla campagna giapponese di distruzione dello yen, il raffreddamento dell'euforia cinese per le costruzioni, il fallimento della maggior parte dell'Europa e il massiccio spostamento di reddito e di ricchezza nelle tasche dell'1% — nessuno sano di mente dovrebbe tentare di prevedere quale sarà la crescita esatta del PIL a un anno da ora, figuriamoci a tre. Le incertezze e le aberrazioni in tutto il mondo sono dilaganti, e nessuna può essere risolta dai modelli DSGE dei keynesiani. I burocrati della Comunità Europea, così come tuti gli altri keynesiani nel mondo, ci provano lo stesso e si sentono in dovere di effettuare regolazioni capillari due volte l'anno — soprattutto per coprire la loro rettifica cronica sul quadro di breve termine, che, in ogni caso, si rivela errata abbastanza presto. Non troppo tempo fa la Comunità Europea ha previsto che nel 2015 gli utili reali della produzione potrebbero raggiungere in media il 2.5%. All'arrivo della revisione primaverile di quest'anno, la proiezione è scesa all'1.7%; e ora il suo aggiornamento autunnale è sceso ulteriormente all'1.1%. Sì, e mentre stavano spaccando i numeri al capello, le previsioni della Comunità Europea hanno dovuto fare i conti con una realtà "deludente", la quale ha fatto abbassare le previsioni per il 2014 allo 0.8% rispetto all'1.2% della primavera scorsa. La Comunità Europea ha anche resuscitato le sue previsioni di un PIL all'1.7% — che erano state proiettate per il 2014, un po' prima che fossero ridotte al loro livello attuale dello 0.8%. Sembra che questo numero magico non venga mai abbandonato; è stato ripresentato anno dopo anno. Adesso è stato riproposto per il 2015, ma dal momento che ormai sembra fuori portata, i veggenti a Bruxelles non hanno avuto difficoltà a rilanciarlo per il 2016. Questo rituale con numeri magici è ridicolo perché non presuppone alcuna differenza se le prospettive per il PIL a tre anni da ora saranno dello 0.8%, dell'1.2%, dell'1.7% o qualsiasi altro numero in tale intervallo. Si tratta solo di rumore e follia. Perché allora persistono in questo rituale? Beh, perché nei testi sacri è scritto che l'azione politica è indispensabile per colmare il divario del PIL, e che la grandezza di tale divario e gli interventi politici necessari dipendono da una previsione macro. Quest'ultima è, in effetti, la mappa per il loro intervento politico. ...#/i# #b#E' già abbastanza grave che questa religione distruttiva abbia condotto alla farsa delle previsioni economiche della Comunità Europea. La cosa peggiore, però, è che i burocrati keynesiani non desisteranno dal ricorrere alla stampa di denaro e ai prestiti, fino a quando non avranno soffocato il capitalismo di libero mercato e avranno monetizzato così tanto debito pubblico che il sistema finanziario non potrà far altro che implodere.#/b#

 

  By: MR on Domenica 14 Dicembre 2014 12:26

Ottimo post Roberto, molto semplice in effetti, salvo per gli austricanti.

 

  By: XTOL on Domenica 14 Dicembre 2014 11:58

ahiahiahi Roberto, che brutto post! inflazione o deflazione: de che? della valuta o dei prezzi? non è mica la stessa cosa. parliamo di quelle dei prezzi? l'una e l'altra favoriscono qualcuno a danno di qualcun altro. parliamo di quella valutaria? tendenzialmente porta a quella dei prezzi, ma essendo solo una delle variabili in gioco, non è affatto scontato che avvenga insomma, che brutto post!

 

  By: Roberto964 on Domenica 14 Dicembre 2014 11:39

<Roberto ma che cavolo spari? Non portare s *** per favore. Io ho bisogno che i prezzi calino non che si gonfino a dismisura. Ma qui mi sembrano tutti usciti di capocchia. Ma che roba è? Gente che spera di essere ammazzata dai prezzi. I bisnonni si stanno rivoltando tutti nella tomba...> leggi attentamente Un sacco di gente pensa che l’inflazione la renda più povera. Sembra giusto, no? Potresti pensare: “Mmm, se il mio reddito rimane uguale e i prezzi salgono (inflazione), allora non posso più comprare le stesse cose di prima, quindi il mio potere d’acquisto è sceso. Sono più povero!” E poi potresti pensare: “In realtà, a prescindere da quel che succede al mio stipendio, posso comprare più cose se i prezzi sono più bassi. Perciò l’inflazione mi rende sempre più povero, a prescindere da tutto il resto.” Sei una di quelle persone che lo pensa? Allora prendiamo questo concetto, e andiamo avanti, per vedere dove ci porta. Per prima cosa, vai al calcolatore online dell’inflazione, inserisci il 1980 come anno di partenza e un ammontare di 100 dollari, poi vai a “calcola”. Io l’ho fatto, e ho ottenuto 286,76 dollari. Questo significa che ci vorrebbero 286,76 dollari del 2014 per comprare quel che potevi comprare con soli 100 dollari nel 1980. In altre parole, l’inflazione totale tra il 1980 e il 2014 è stata del 186,76%! Immaginiamo allora cosa succederebbe se non ci fosse stata inflazione tra il 1980 e oggi. Significa che tu saresti più ricco del 186,76% di quel che sei? Sarebbe grandioso, non è vero? Avresti probabilmente una casa più grande, almeno una macchina in più, e un sacco di soldi in banca! Anzi, non saresti solo tu, vero? Tutta l’America sarebbe più ricca! La logica secondo cui “l’inflazione diminuisce il potere d’acquisto” si applica anche a tutti gli altri, no? Quindi se l’inflazione fosse stata dello 0% dal 1980 a oggi, tutti in America avrebbero una casa più grande, un’altra macchina, e si farebbero vacanze più lussuose. Ok, e il meglio deve ancora venire. Se l’inflazione diminuisce il tuo potere d’acquisto, allora la deflazione lo aumenta. Ha senso, no? La deflazione fa scendere i prezzi. Prezzi più bassi significano che puoi comprare più roba. Oh. Cosa c’è di più semplice? Perciò se solo fossimo in deflazione, diventeremmo molto più ricchi tutti gli anni. Più i prezzi si abbassassero, più roba potremmo comprare. Con una deflazione al 20%, in pochi anni potremmo vivere come re, e con una deflazione al 90% il nostro potere d’acquisto si moltiplicherebbe per dieci ogni anno! In un attimo, avremmo tutti yatch, jet privati, e vacanze annuali in Europa e in Giappone, no? No? Aspetta, c’è qualcosa che non va. Non sembra molto verosimile. Ma come puoi evitare queste conclusioni? Se l’inflazione diminuisce il tuo potere d’acquisto, allora la deflazione lo aumenta. E’ vero per forza, perché la deflazione è semplicemente un’inflazione negativa. Se i prezzi scendono, puoi comprare più roba. Ma come diavolo farebbe la deflazione a creare dal nulla tutti questi yacht e jet privati? Non potrebbe, non è vero? Quindi, forse la tua idea iniziale era sbagliata. Forse l'inflazione non ti rende davvero più povero. Ma come può essere? Com’è possibile che i prezzi in aumento non riducano la quantità di roba che puoi comprare? Be', la risposta c’è. Ma preferisco che la trovi da solo. Ti darò solo un aiutino: ogni volta che compri qualcosa, il denaro che spendi è il reddito di qualcun altro… http://vocidallestero.blogspot.it

 

  By: Roberto964 on Domenica 14 Dicembre 2014 09:38

mi scuso pubblicamente: era a 1500 nel genn 2013 ed è stata proprio la memoria a tradirmi. ma il discorso non cambia di una virgola

 

  By: Morphy on Sabato 13 Dicembre 2014 21:10

– Ho imparato a non fare lotta con i maiali. Ti sporchi tutto e, soprattutto, ai maiali piace...

 

 

  By: Morphy on Sabato 13 Dicembre 2014 21:10

Roberto: "Dappertutto stanno scendendo i prezzi alla produzione (PPI) e delle materie prime con conseguenze nefaste sulle produzioni industriali." Roberto ma che cavolo spari? Non portare s *** per favore. Io ho bisogno che i prezzi calino non che si gonfino a dismisura. Ma qui mi sembrano tutti usciti di capocchia. Ma che roba è? Gente che spera di essere ammazzata dai prezzi. I bisnonni si stanno rivoltando tutti nella tomba...

– Ho imparato a non fare lotta con i maiali. Ti sporchi tutto e, soprattutto, ai maiali piace...

 

 

  By: antitrader on Sabato 13 Dicembre 2014 18:44

Robbe', va bene parlare di balle pero' bisogna avere l'accortezza di non spararne a sua volta. l'S&P a gennaio 2014 valeva 1850 non 1500. Se sbagli i numeri poi tutte le considerazioni derivate diventano un'accozzaglia di cazzate. Ti ricordo anche che Paulson (uno dei piu' noti rettiliani di wall street) si e' preso una bella botta di -27% e che l'anno 2014 e' stato tra i peggiori per i fondi hedge col record di liquidazioni. Un qualsiasi borsaiolo, anche al dettaglio, i numeri dei mercati li ha stampati in testa, mentre se leggi la "letteratura specializzata" e' piena di cagate bestiali (tipo confondere milioni con miliardi). Robbe', te eri uno che parlava di cose concrete, non capisco proprio come sia potuto finire nel terreno dei cazzari, so bene che e' difficile resistere al canto delle sirene, ma tu avresti dovuto avere gli anticorpi necessari. P.S. che i grandi operatori siano usciti dal mercato non ci credo manco se lo vedo, anche perche' non si capirebbe a chi abbiano venduto. Gli operatori al dettaglio sono sempre di meno, noi della generazione Hobi, Oscar, l'antitrader, Gianlini (che pero' e' piu'giovane) etc... siamo gli ultimi dei mohicani e uno dei motivi per cui la borsa sale sempre e' perche' la quasi totalita' degli operatori muove soldi degli altri, e, se li perdono, se ne fottono. Quello che non possono permettersi e' non partecipare ai rialzi.

 

  By: Roberto964 on Sabato 13 Dicembre 2014 18:06

Bolle (e balle) I segnali arrivati dai dati macroeconomici rilasciati nelle ultime settimane, provenienti dalle maggiori economie planetarie (ad esclusione dei soli Stati Uniti), ci raccontano di un rallentamento globale della domanda. Dappertutto stanno scendendo i prezzi alla produzione (PPI) e delle materie prime con conseguenze nefaste sulle produzioni industriali. Il petrolio sembra oramai diretto ai 50 dollari/barile e i Paesi esportatori devono rivedere tutti i loro conti che erano basati su di un prezzo che sino a 3 mesi fa era quasi doppio a quello odierno. I dati macro ci parlano di ribassi generalizzati in tutti i comparti, ben sotto le stime degli analisti, che vanno dall’€uropa all’India, dalla Cina al Sudamerica, dal Sudafrica alla Russia. La settimana borsistica è finita come peggio non poteva: Wall Street ha chiuso con un ribasso settimanale del -3,7% e non accadeva dal 2011. Ovviamente le altre principali piazze hanno seguito a ruota. È di questa mattina la notizia del declassamento del rating francese da parte di Fitch, passato da AA+ ad AA. Esso arriva dopo una settimana dal declassamento dell’Italia a BBB- ad un passettino da “Junk” (spazzatura). In Grecia tra qualche giorno si voterà e la borsa di Atene dopo la notizia diffusa la scorsa settimana ha totalizzato circa un -20%. Sembra che gli storni di borsa siano frutto della brutta piega che sta prendendo l’economia. Non sono d’accordo, o almeno non del tutto. Di certo gli ultimi brutti dati avranno avuto il loro peso ma faccio notare che erano altrettanto pessimi anche un anno fa, allorquando lo S&P 500 viaggiava intorno ai 1500 punti. In un anno, nonostante le condizioni andassero peggiorando esponenzialmente, è riuscito a crescere di un buon +40%, demolendo record quasi ogni giorno, ciò nonostante il P/E delle aziende andassero via-via peggiorando, offrendo aspettative di guadagno futuro impossibili da realizzarsi. Le motivazioni del repentino storno a cui siamo assistendo e continueremo ad assistere sono altre: esse vanno ricercate nei fatti geo-politici accaduti ultimamente e nei paper che escono dalle riunioni delle Banche Centrali. Ricordo che il “tapering” (chiusura progressiva del QE USA) è cominciato nella scorsa primavera e ha ridotto progressivamente, di $10 miliardi a botta, il riacquisto di titoli di debito statale in scadenza cominciato proprio nel 2011 e che vedeva l’impiego di ben $85 miliardi/mese, ovvero più di 1000 mld annui. Il QE fu fatto allo scopo di far uscire il Paese dalla recessione cominciata nel 2007 e che aveva portato la disoccupazione ufficiale vicina al 10% e sarebbe stato chiuso allorquando la stessa sarebbe scesa sotto al 7%. L’operazione ha avuto il massimo successo poiché la disoccupazione USA è scesa parecchio di più del previsto, portandosi addirittura sotto al 6%. Le stesse ragioni hanno spinto il Regno Unito (375 miliardi di sterline/anno) e il Giappone (per iniziali $$75 miliardi/mese poi aumentati ancora) Ma i QE hanno avuto anche un effetto nefasto: il denaro “facile” ha ingrossato le borse oltremodo, gonfiando una bolla gigantesca che non tarderà a deflagrare. Come fanno a finire in borsa tutti quei miliardi? Chi sono i maggiori possessori di tit. di stato? Ovviamente banche, assicurazioni e istit. Finanziari in genere. Essi hanno impiegato l’enorme liquidità derivante dalla monetizzazione dei TdS in scadenza prestando denaro al grande pubblico e guidando un’enorme campagna mediatica nel “sano investimento in borsa”. In pratica è accaduto ciò che avvenne nella seconda metà degli anni ’20 e che creò il “grande crollo” del ’29. La popolazione ipotecò case e beni reali per farsi prestare denaro da detti soggetti che poi venne impiegato a Wall Street. La ragione che crea periodicamente queste gigantesche bolle è sempre la stessa: l’UMANISSIMA ricerca di guadagni facili con il minimo sforzo. Sempre per restare negli USA vi è un altro fattore che ha influenzato le decisioni prese negli ultimi 2 mesi in tema di politica monetaria: Obama e i democratici sono oramai in minoranza sia alla camera che al senato. I “più” conservatori repubblicani hanno deciso che il popolino ha avuto anche troppi aiuti ed è tempo di pensare al business (come se prima non ci pensassero), chiedendo un repentino innalzamento dei tassi atto a scongiurare un possibile “pericolo” inflattivo di cui io non vedo assolutamente le condizioni necessarie che possano generarlo. Alla riunione ottobrina del FMOC della FED ben 9 membri sui 10 totali si sono espressi per la chiusura piena del QE e così è stato e come sappiamo ciò è l’anticamera di un rialzo dei tassi prossimo venturo. La prossima riunione è per il 17 dicembre (per loro è il 13 il numero sfortunato) e penso fortemente che lo opereranno a sorpresa proprio quel giorno, come “augurio” di fine anno speciale e minaccioso a quella parte di pianeta non allineata o, almeno, non completamente, ai loro dogmi. L’impatto che ha un rialzo dei tassi USA sul resto del mondo e sugli emergenti in particolare è molto rilevante: porterà un maggiore debito a chi è esposto in valuta pregiata semplicemente e solo perché il dollaro crescerà di valore. Le conseguenze saranno di un rialzo generalizzato dei tassi di interessi a cui potrebbe seguire il blocco dei capitali (la Russia l’ha già fatto e la Turchia più volte l’ha fatto intuire) onde evitarne la fuga. L’altra ragione è insita nel comportamento attendista e ambiguo della BC€ che nonostante la persistente deflazione in diversi Paesi comunitari ancora non prende una decisione chiara in merito e anche se più di un membro del direttivo abbia lasciato intendere che ci sarà un QE di almeno €500 miliardi tutto e stato rimandato alla riunione del prossimo gennaio. Ho idea che alla base del temporaneo lieve rialzo della moneta comune (salita di 2 centesimi negli ultimi 2 giorni) ci sia un’onda speculativa –composta dai soliti “ben informati”- che partirà con vendite short qualche ora prima che si sappia la decisione della FED. Per come la penso i furbi sono già usciti dalle borse sui massimi e continueranno a farlo nei prossimi giorni. Ciò che accadrà nelle prossime settimane sarà molto interessante: ne vedremo delle belle. Roberto Nardella http://scenarieconomici.it/bolle-balle/

 

  By: hobi50 on Giovedì 04 Dicembre 2014 15:19

Prima o poi Draghi lancerà il QE. Troppa sarebbe la delusione dei mercati se non lo facesse(gli spread sui titoli di stato potrebbero reagire male). I mercati poi gradirebbero l'abolizione dell'inutile tasso negativo sulle riserve dello 0,20%. Ed anche che (come l'OMT ) gli acquisti avvenissero in una logica di "pari passu" . Hobi

 

  By: hobi50 on Mercoledì 03 Dicembre 2014 10:03

La novità sta nel liberalizzare lo yuan ,non ad introdurre i future delle commodity in yuan ( che non serve assolutamente a niente). Ed a poco a poco i cinesi lo stanno facendo. Hobi

 

  By: pana on Mercoledì 03 Dicembre 2014 09:25

ma invece di far partire i futures sullo YUAN, perche non quotare le materie prime in YUAN? perche tutto il pianteta di 6 miiliardi deve usare la valuta di un paese di soli 300 milion di persone ? http://www.bloomberg.com/news/2014-12-03/ice-will-start-yuan-commodities-futures-in-singapore-next-year.html

سرايا القدس تبث مشاهد جديدة لقنص جندي إسرائيلي من وحدة الهندسة شرقي مدينة غزة - YouTube

 

  By: hobi50 on Giovedì 27 Novembre 2014 17:26

Tempo fa,immediatamente dopo l'ultimo round di misure messe in atto dallo BoJ,ho letto una possibile motivazione a quello che sembrava solo un rilancio dell'iniziale scommessa. Scongiurare il crollo dei mercati . In pratica dopo quasi due anni di poderoso QE ,il PIL del Giappone,negli ultimi nove mesi mostrava un saldo negativo. E ,nonostante la massiccia svalutazione della moneta ,neppure il saldo commerciale con l'estero ne aveva beneficiato. Ora ,considerando che l'economia europea va malissimo,che i debiti restano tanti,penso che attacchi speculativi contro qualche paese avrebbero rappresentato,per la BCE, un ulteriore problema da evitare assolutamente. Da qui l'annuncio del QE . Hobi

 

  By: hobi50 on Giovedì 27 Novembre 2014 16:48

Ancora più deflazione in Europa dai dati di oggi. Ma cosa serve che la BCE compri "un qualsiasi asset " dalle banche ? Niente salvo aumentare le riserve. Peccato che più riserve non significano più prestiti. Infatti non c'è nessuna correlazione positiva tra le due grandezze. Anzi adesso le riserve costano un tasso di interesse negativo al sistema bancario dello 0,20%. Quindi l'unico motivo per cui le banche si privino dei redditi dei titoli venduti ed in più incorrano nel costo negativo del deposito presso la Banca Centrale è che facciano UNA PLUSVALENZA nella vendita. Hobi

 

  By: traderosca on Mercoledì 26 Novembre 2014 02:09

Bullfin,vai subito disegnare grafici!!ma che cagate hai scritto!!! Anti,qualcosa di buono hai scritto,ma insufficiente.... E' la dinamica della produttività che sta la radice dei nostri problemi e della divergenza tra la Germania e l'Italia.Una dinamica che ha le sue radici in quattro debolezze che si sono fatte sempre più gravi. 1) La struttura produttiva, la produttività in Italia è ferma da 30 anni. La struttura di un sistema produttivo influenza direttamente le sue possibilità di crescita. In Europa la media della produttività del lavoro nell'industria tradizionale(alimentare,tessile,calzature,legno,ecc.)è appena un terzo di quella del resto della manifattura. Ma nell'industria italiana i settori tradizionali pesano per oltre il 50% degli occupati. I redditi,ovviamente, sono più alti nelle attività in cui conoscenze,capitali, qualifiche del lavoro,potere di mercato e crescita della domanda sono più elevate. 2) Le dimensioni troppo piccole delle imprese. L'Italia ha il record negativo della dimensione d'impresa. La piccola dimensione delle imprese italiane impedisce di raggiungere economie di scala, entrare in settori avanzati, ottenere efficienza. Molte piccole imprese si trovano ora integrate in modo subalterno nei sistemi di produzione internazionale governati dalle grandi imprese tedesche e di altri paesi, altre hanno tentato per ridurre i costi delocalizzando la produzione nei paesi dell’Est. In entrambi i casi le prospettive per investimenti, crescita e occupazione in Italia sono assai modeste e, la crisi ha colpito in modo particolare proprio questi sistemi produttivi. 3) L'assenza di investimenti In Italia il profitto lordo delle imprese è il più elevato tra i maggiori paesi europei.Gli investimenti in macchinari quelli che aumentano la capacità produttiva sono in continua diminuzione,mentre si sono gonfiati gli investimenti immobiliari. Anziché reinvestire i profitti in nuove attività e investimenti,sempre più capitali escono dalle imprese attraverso una gestione finanziaria,dividendi agli azionisti, super bonus ai manager,ecc,ecc. Questo trasferimento di risorse dell’ordine di centinaia di miliardi ha sottratto possibilità di crescita alle imprese e ha alimentato le attività della finanza, della speculazione, delle rendite. 4) La mancanza d'innovazione Anche l'innovazione,purtroppo,è in declino in Italia. Non solo si innova poco in Italia,ma prevale l'acquisto di macchinari dall'estero destinati a sostituire lavoratori,piuttosto che la capacità di realizzare con risorse interne,nuovi prodotti in grado di espandere produzione e occupazione. L’Italia ha bisogno di politiche coraggiose per stimolare la produttività.