Freakonomics: per sfidare pregiudizi e luoghi comuni - gz
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By: GZ on Lunedì 24 Ottobre 2005 00:43
E' stato tradotto in italiano "Freakonomics" il libro rivoluzionario che riesamina i problemi sociali ed economici con il buon senso e i dati obiettivi senza partire dalle teorie economiche (^vedi anche il loro blog#http://www.freakonomics.com/blog/^ dove oggi sono rimasto male perchè la foto assomiglia molto a quello che abbiamo)
E' diventata celebre la spiegazione del calo del crimine in america in termini di aborto (vedi qui sotto).
Tra parentesi coincide (all'inverso) con quella del questore di Napoli che ha commissionato una ricerca sulle cause e ha trovato che le famiglie dei camorristi hanno 3 o 4 figli e quelle della classe media e della gente perbene in media uno e questo spiega il peggioramento della situazione
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Un bestseller in arrivo dagli Stati Uniti, un «economista eretico» usa le cifre (e un po’ di fantasia) ^per sfidare pregiudizi e luoghi comuni «benpensanti»#http://www.lastampa.it/_settimanali/ttl/estrattore/Tutto_Libri/art8.asp^ 22/10/2005 Fiamma Arditi
L titolo Freakonomics da' l'idea di uno scherzo, il sottotitolo «Il calcolo dell’incalcolabile» spiega che «un economista eretico gioca coi numeri» per esplorare «il lato nascosto del mondo in cui viviamo». L’economista è Steven D. Levitt, professore all'Università di Chicago, coautore con Stephen J. Dubner, giornalista del New Yorker e del New York Times. Il loro Freakonomics negli Stati Uniti ha già venduto oltre 700 mila copie e dilaga dal Canada all’Inghilterra, dall’Australia a Singapore. In Italia uscirà da Sperling and Kupfer (in libreria dal 25 ottobre, pp. 288, e17). Il professor Levitt ha cercato di dare vita alla sterilità delle cifre per comprendere quel che sta succedendo nella nostra società, ha scavato in una sfilza infinita di dati per dimostrare che dietro ci sono i fatti reali della vita di tutti i giorni. Un esempio? Negli Anni Novanta negli Stati Uniti il numero dei poliziotti pro capite crebbe del 14%. Basta questo a ridurre la criminalità? La risposta sembrerebbe ovvia, eppure non è facile. Quando la criminalità cresce, la gente protesta e chiede più protezione. Dunque vengono investiti più soldi nella polizia. Per cui se si guarda alle nude cifre, risulta, che c’è più crimine quando c'è più polizia. Questo non significa che la polizia è la causa della criminalità. Quando Rudolph Giuliani fu eletto sindaco di New York la percentuale di omicidi dal 30,7 ogni 100 mila persone nel 1990, crollò all'8,4 nel 2000. Diminuì quindi del 73,6 %. A guardare meglio date e cifre, vediamo, però, che a New York, già nel 1993 la criminalità era crollata del 20%, mentre Giuliani diventò sindaco solo nel 1994. E continuò a crollare anche quando dopo avere nominato capo della polizia William Bratton per il suo polso di ferro, lo fece dimettere perché offuscava la sua gloria. I dati ci dicono che nel corso degli Anni Novanta anche nel resto degli Stati Uniti la criminalità è diminuita. Persino a Los Angeles, famosa per la sua scarsezza di poliziotti. E allora? Andiamo indietro al 1970, quando lo Stato di New York, la California, Washington, l'Alaska e le Haway legalizzarono l'aborto, e furono seguiti a ruota da tutti gli altri. La Corte Suprema si era resa conto che se una madre non vuole un figlio è perché non è sposata, oppure ha un matrimonio in crisi, o è troppo povera per crescerlo, o è alcolizzata, drogata e ha paura di danneggiare il feto. Il risultato fu che subito dopo l'approvazione della legge negli Stati Uniti ci fu un aborto ogni 4 nascite. Nel 1980 il numero salì a 1 milione e 600 mila. Vale a dire un aborto ogni 140 americani. A questo punto Levitt fa due più due. Collega il crollo della criminalità all'aumento degli aborti. Dice che tutti i bambini americani che non sono nati, se fossero venuti al mondo, vent'anni dopo sarebbero diventati tutti criminali. Una conclusione assurda? Levitt ci arriva dati alla mano, con una considerazione molto semplice: i criminali escono quasi sempre da famiglie povere e nere. Lui non teme di apparire razzista, non si preoccupa dei moralisti, guarda i fatti senza pregiudizi da differenti punti di vista e ha anche il gusto dell'assurdo. Insomma, oltre che con le cifre, lavora con la fantasia per sollecitare il lettore a liberarsi dai preconcetti proposti, anzi imposti, dai mezzi di comunicazione di massa, che spesso usano fonti inquinate, oppure non sono capaci di stabilire cause ed effetti in maniera corretta. Vuol renderci tutti un po' più scettici, per ragionare con la nostra testa. Levitt ci ricorda che politici, analisti della Cia, professori, agenti immobiliari, giocatori di wrestling, membri del Ku Klux Klan possono mentire e imbrogliare quanto vogliono, ma le cifre no. Perciò dobbiamo liberarci dai percorsi obbligati di quello che appare e non è. Detto questo, non vuole insegnare niente a nessuno. Si limita a ribadire che mentre la morale rappresenta il mondo come vorremmo che sia, l'economia lo rappresenta così come è.