By: shabib on Lunedì 30 Maggio 2011 10:43
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Se la Commissione sottovaluta i rischi
All'Aquila sette commissari a giudizio
di Rosella Vivio
sabato 28 maggio 2011
In un articolo mai pubblicato (non piaceva al direttore del giornale con cui collaboravo), scritto poco dopo il disastroso terremoto dell'Aquila, dove tre giovani reatini, Luca Lunari, Valentina Orlandi, Michela Rossi, persero la vita, sostenevo che la Protezione Civile aveva dato il meglio di sé nella fase della gestione dell'emergenza, ma che aveva fallito in quella della prevenzione e della previsione. Il compito più difficile e delicato.
Riprendo il tema, alla luce del clamoroso rinvio a giudizio per omicidio colposo dei sette componenti della Commissione Grandi Rischi deciso il 25 aprile dal tribunale dell'Aquila. Una Commissione che due anni fa, in un incontro durato una trentina di minuti circa, aveva stabilito che non c'erano motivi per allarmare la popolazione aquilana. L'atto disciplinare non ha precedenti, in quanto attribuisce responsabilità legate alla funzione di valutazione dei rischi e di efficace informazione della popolazione. Cosa mai avvenuta prima.
Che in occasione del lungo sciame sismico, si sia fatto a gara nel rassicurare, invece che alzare il livello della vigilanza, è scritto nelle cose avvenute. E non è inutile ricordarlo. In una notte di inquietanti avvertimenti dati dalla natura (le scosse duravano da sei mesi), il 6 Aprile molti erano rimasti all'interno di edifici dati per sicuri. Lo erano gli abitanti del territorio aquilano, lo erano tanti giovani arrivati nel capoluogo abruzzese per studiare. È stata la fiducia nelle rassicurazioni ricevute dagli “esperti”che portò anche un giornalista aquilano, Giustino Parisse, a tranquillizzare la figlia adolescente spaventata dalla scossa che precedette quella fatale.
Figlia adolescente sepolta, poi, insieme al fratello, dalle macerie dell'abitazione. E se anche un osservatore delle cose locali, uno che le segue e approfondisce per professione, si sentiva tranquillo, vuol dire che all'Aquila davvero molto, troppo, è stato sottovalutato e ignorato.
Si sono ignorati segnali sismici e relazioni premonitrici, come quella fatta nel 1988 dalla Soprintendenza dei Beni Ambientali Architettonici Artistici e Storici per l'Abruzzo, ad esempio, dove veniva segnalata la vulnerabilità di infrastrutture pubbliche come il palazzo del Governo. Così racconta Claudio Panone, ingegnere, allora architetto della Soprintendenza. Si sono ignorate le 400 scosse nel solo mese di gennaio. Si ignorarono i timori delle lesioni denunciate viste dagli ospiti della Casa dello Studente. Un alveo vuoto, ormai, a via XX Settembre, dove si è sbriciolato un edificio di cinque piani che poteva ospitare 119 studenti.
Si ignorava persino a chi spettasse l'obbligo delle verifiche sullo stato dello studentato: alla Regione o all'Adsu ( Azienda per il Diritto agli Studi Universitari)? Anche dopo il disastro si è fatto a gara a scaricare la proprietà che sembra essere della Regione. E anche il 31 marzo del 2009, alla Riunione Commissione Grandi Rischi, si è fatto a gara a chi la metteva più sulla generica e vaga scientificità nell'analisi del fenomeno sismisco in atto. Non sono mai riuscita a finire la lettura del verbale, copia ricevuta dal padre di Luca Lunari, senza provare la stessa impressione che mi faceva la parodia di Collodi dei medici intorno a Pinocchio.
Oltre alle generiche analisi sulla natura degli eventi sismici, al punto intitolato “discutere e fornire indicazioni sugli allarmi diffusi nella popolazione”, Barberi, allora Commissario della Protezione Civile, concludeva che «non c'è nessun motivo per cui si possa dire che una sequenza di scosse di bassa magnitudo possa essere precursore di un forte evento».
Da non esperta e consapevole che alla luce del poi è facile aver ragione, mi continuo ad interrogare se una sequenza di scosse possa “escludere” il forte evento come ne esclude la necessità. La domanda è posta in una prospettiva di prevenzioni future. La giustizia sta facendo il suo corso, anche seguendo percorsi coraggiosi ed insoliti per alzare il livello della responsabilità di chi ha il compito di proteggere i cittadini. Quello che dobbiamo chiederci è se anche le istituzioni preposte alla funzione stiano facendo altrettanto.
http://www.ilgiornaledirieti.it/leggi_articolo_f1.asp?id_news=24458