By: giorgiofra on Domenica 24 Marzo 2013 21:53
Non amo fare il gradasso, ed accreditarmi meriti che forse non mi appartengono. E debbo riconoscere che, comunque, anche la fortuna, nella vita, gioca un ruolo fondamentale.
Io ho due figli, la femmina di 29 anni, laureata con il massimo dei voti, ed il maschio di 26 anni, quello caprone, diplomato per carità cristiana. Entrambi lavorano, e guadagnano in modo più che dignitoso. Come ho già detto, tradendo le tradizioni di famiglia, sono entrambi fiscalmente irreprensibili. Pagano le loro tasse ed i loro contributi, e stanno, pian piano, costruendo il loro futuro.
Quando ancora studiavano, ogni anno, durante le vacanze estive, entrambi lavoravano. In un certo qual modo, vedere mio figlio che si alzava alle 6 del mattino per andare a fare il muratore, mi rattristava. Ma sapevo di fare qualcosa di importante per la sua educazione.
Mia figlia si è laureata con due anni di ritardo, perchè durante gli anni dell'università ha sempre lavorato, facendo qualunque cosa per pesare il meno possibile sulle spalle dei genitori.
Oggi, mentre tutte le sue amiche sono cronicamente disoccupate, lei lavora, anche 12 ore al giorno, portando avanti 3 diverse attività. Mi dice mia figlia che il fatto di aver lavorato durante gli studi le ha consentito di avere quelle esperienze e quelle relazioni che oggi le consentono di essere oberata di lavoro. Questo, naturalmente, unitamente ad una grande serietà, affidabilità e professionalità, senza delle quali sarebbe stato tutto inutile.
Anche il maschio, oltre a gestire il locale insieme al socio, non si lascia sfuggire alcuna opportunità per incrementare i suoi redditi, inventando sempre nuove iniziative sempre nell'ambito del suo lavoro.
I miei figli non hanno mai aspettato che qualcuno gli offrisse un lavoro, e non sono mai andati in piazza a protestare perchè lo stato provvedesse a loro. Hanno imparato che, in ogni caso, ognuno deve essere artefice del proprio destino.
Tutti gli amici dei miei figli li posso dividere in due categorie: quelli intraprendenti e quelli passivi. Quelli intraprendenti, in un modo o in un altro, lavorano tutti. Quelli passivi, invece, aspettano il "posto". Alcuni, laureati, si aspettano che lo stato gli assicuri il lavoro come insegnanti, e magari passeranno i prossimi venti anni a fare qualche supplenza. Altri bamboccioni, attraverso l'interessamento dei politici, sperano di entrare nell'esercito, nella guardia di finanza, o in altre amministrazioni dello stato.
Sono quelli che gridano che il lavoro è un diritto, e pretendono che qualcuno glielo garantisca. Appartengono alla stessa categoria di quegli imprenditori che non hanno ancora capito dove stanno andando il mondo e la società.
La cosa terribile è che un giorno, uno di questi mediocri, magari indossando la divisa della Guardia di Finanza, entrerà con arroganza nel locale di mio figlio cercando ogni pretesto per stilare un verbale, mostrando palesemente il disprezzo che questi parassiti nutrono verso tutti quelli che hanno avuto la dignità di darsi da fare, ed evitando di vivere succhiando il latte alla mammella dello stato.