la crisi era solo una truffa - giorgiofra
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By: giorgiofra on Mercoledì 09 Novembre 2011 21:21
Stanotte ho fatto un sogno.
C'era un villaggio in cui il cibo iniziava a scarseggiare, tanto da destare serie preoccupazioni tra la popolazione. Nello stesso villaggio c'erano campi pieni di ogni ben di Dio.
Poichè la popolazione non aveva denaro per acquistare quei prodotti i proprietari dei campi lasciavano marcire la merce, non avendo alcuna intenzione di pagare dei salari per merce che sarebbe rimasta invenduta.
Gli operai, non essendo impiegati nella raccolta, restavano privi di reddito, aggravando sempre più la situazione.
Il sindaco pensò di istituire una commissione per studiare il problema. Per pagare i membri della commissione si istituì una nuova tassa, che ebbe l'effetto di ridurre ancora di più i redditi della popolazione.
Nel frattempo il cibo marciva nei campi, gli artigiani smisero di produrre, i commercianti chiusero bottega.
Tutti parlavano di crisi, ed ognuno dava una spiegazione diversa al fenomeno. Furono interpellati economisti di chiara fama, i quali proposero che la soluzione alla crisi consisteva nel fare sacrifici, ovvero mangiare poco e ridurre i consumi.
Così fu fatto. I contadini abbandonarono i campi, gli artigiani oziavano seduti davanti alle loro botteghe, i muratori smisero di costruire. Non ci fu più lavoro per nessuno, salvo che per il sindaco, la giunta, i tecnici, la commissione, e alcune guardie che dovettero essere assunte in fretta perchè l'aria iniziava a diventare pesante.
Poichè la gente non era in grado di pagare le tasse per sostenere la macchina comunale ed i vari consulenti, si iniziò a pignorare i beni della popolazione, ed a svenderli a quattro soldi, pur di garantire gli stipendi dei pochi che lavoravano.
Solo quando l'esasperazione raggiunse livelli altissimi la popolazione iniziò a dare credito all'unico fesso che sosteneva che la crisi era solo una truffa.
Questo fesso sosteneva che c'era cibo, abiti ed ogni cosa occorresse in quantità sufficiente ai bisogni di tutti. La capacità di produrre beni e servizi era abbondante, e quindi non si poteva spiegare la fame e la miseria, se non con il fatto che scarseggiava lo strumento indispensabile a sostenere gli scambi: la moneta. E poichè produrre moneta non costava nulla, era necessario stamparne in quantità sufficiente e distribuirla alla popolazione. Ognuno avrebbe speso e creato lavoro, quindi ricchezza.
Il sindaco, che era il cognato del banchiere, si oppose, sostenendo che solo la banca poteva creare moneta, altrimenti ci sarebbe stata inflazione. Che la gente morisse pure di fame, purchè l'inflazione restasse bassa.
Il resto del sogno lo ricordo poco, salvo l'immagine del banchiere e del sindaco penzolanti dalla quercia del paese.