Il decreto "Dignità"ammazza le imprese e l'occupazione. Non esiste alcun complotto: è proprio una stupidata tipo Berlino est anni Cinquanta.
“Ma di Miaio, pian pianino, s’accorgerà d’essere un cretino?”. La domanda vola sui social network e diventa virale. Ma la risposta è nota: no, il ragazzo dispone di un ego che gli impedisce automaticamente di ammettere una sua ignoranza quasi onnicomprensiva. Continuerà a sorridere come un piccolo ebete e a combinare disastri. Non esistono rimedi.
Dentro questa mentalità distorta ogni errore diventa un complotto ordito da non si sa chi (Bilderberg, rettiliani, Pd naturalmente). L’ultimo caso è significativo.
1- Dopo un’attesa di vari giorni, il nostro riesce finalmente a spedire il suo famoso decreto “Dignità” al capo dello Stato per la firma e la pubblicazione.
2- Purtroppo, al documento è allegata una tabella dalla quale risulta che (grazie alle modifiche introdotte nel lavoro temporaneo) si perderanno 8 mila posti di lavoro all’anno per dieci anni, 80 mila in tutto.
3- La cosa finisce sui giornali e Di Maio perde la ragione. Comincia a urlare che si tratta di un complotto. Lui non ha mai visto quella tabella. Certo, il documento è suo, l’ha firmato lui e lui l’ha spedito a Mattarella, ma quella tabella deve essere stata infilata proditoriamente da qualcuno, di notte.
4- Uno normale avrebbe detto: scusate, ero di fretta e non ho letto le carte che io stesso ho firmato, starò più attento. Ma non Di Maio: è un complotto, bisogna trovare i responsabili e procedere all’epurazione dei sabotatori. E il dito viene puntato verso i funzionari del ministero dell’economia: sono stati gli amici di Padoan? O, forse, addirittura quelli di Tria, cioè del ministro attuale (che sta sulle scatole a Di Maio)? Si deve indagare, e in fretta.
5- Raffica di smentite: il documento, dicono al Mef, ci è arrivato da Di Maio completo in ogni sua parte, nulla abbiamo aggiunto o tolto.
6- Qualche ora e la verità emerge nella sua semplicità. Nessun complotto. I funzionari di Di Maio hanno chiesto a varie controparti contributi per la relazione che accompagna il decreto. E l’Inps ha fatto i suoi calcoli e ha mandato la famosa tabella con gli 8 mila occupati in meno all’anno (stima molto prudenziale). Data l’autorevolezza della fonte, i funzionari hanno inserito la tabella nella relazione. Di Maio non l’ha letta perché impegnato a farsi selfie e a concionare il suo popolo, e la tabella è arrivata sul tavolo di Mattarella e dei giornali. Fine della storia.
Ma, mentre prosegue la ricerca degli inesistenti traditori e sabotatori, Di Maio provvede personalmente aprire un altro fronte di guerra: Forza Italia strepita e sostiene che lui stia massacrando il mondo del lavoro con il suo stupido decreto.
Risposta di Di Maio: le lobby sono contro di me. Di nuovo una bugia. Contro di lui c’è schierato tutto il mondo delle imprese (dalla Confindustria fino agli artigiani), mica le lobby. Tutti orripilati da una roba anni Cinquanta, un po’ Berlino Est.
Ma Di Maio tira dritto: è un complotto, questa volta forse della Trilateral più le lobby interne.
La verità è che questo sgangherato provvedimento ammazza l’impresa in questo paese e costerà centinaia di migliaia di nuovi disoccupati.
Uno vale uno, e un cretino resta un cretino.