By: gerry10 on Mercoledì 20 Maggio 2015 13:39
Le dispute sul sistema previdenziale ricorrono sovente in Italia, ma non si elevano mai a toccare i temi cruciali delle due opposte visioni del problema: pubblico e privato.
Se si assume a riferimento la logica privastistica non vi è dubbio alcuno sul fatto che all’entità dei contributi individuali versati in un dato periodo, debba poi corrispondere un “premio” la cui misura può ulteriormente variare in ragione dell’aspettativa di vita residua.
Una stringente logica matematica che non ammette alterazioni in nome di supposte esigenze sociali o di discutibili priorità socioeconomiche.
Derogare da quei numeri significherebbe esporre il sistema a gravi disfunzioni e nei casi più estremi causarne il collasso.
Il nostro sistema previdenziale, sebbene sia insidiato da alcune anomalie di varia natura e nobiltà, risponde al modello privatistico per cui esiste una correlazione matematica fra i contributi versati e i premi erogati.
Altrove non è così.
Nei Paesi del Nord Europa ad esempio, prevale il modello pubblicistico dove la stringente logica matematica che lega i contributi alla pensione erogata, NON HA ALCUN MOTIVO DI ESISTERE.
Nell’ottica “pubblica” non ha infatti senso contabilizzare separatamente un singolo servizio erogato ai cittadini
I conti che devono “tornare” non sono quelli di una singola voce di spesa, ma quelli dell’intera spesa pubblica in rapporto all’intero gettito fiscale o contributivo (in chiave “pubblica” non ha quasi senso distinguere le due voci)
Nel modello pubblicistico, lo Stato deciderà liberamente quanto destinare ai pensionati, a quale età e dopo quanti anni di lavoro e di tasse pagate. Il “quantum” dipenderà dagli altri “quantum”.
Erogare le pensioni in proporzione a quanto da ognuno versato (in tasse o contributi), presupporrebbe che lo stesso principio venisse applicato anche per gli altri servizi erogati dallo Stato, sicchè avremmo che chi ha pagato di più avrebbe anche diritto ad un’assistenza sanitaria più estesa, ad una sicurezza maggiore e così via.
Da noi in Italia il modello pubblicistico non piace molto.
Non piace persino a coloro che in ragione delle idee politiche dovrebbero caldeggiare la visione pubblica del sistema previdenziale.
Alludo ai Vendola e ai Di Battista, i primi ad omaggiare la sentenza della Corte Costituzionale.