Zibordi ha smaccatamente ragione. Anche io sono stato colpito dall'emiliana bellezza della dirigente di Giacomelli quando l'ho vista su Bloomberg, nello stesso tempo (anche per questo) depennando la ditta da qualsiasi mia buy list, presente o futura. Giacomelli non è cheap, ovvio, non lo è nessuna Ipo (l'ultima in questo senso è stata AEM, ricordate le polemiche nel Comune di Milano?) ed è altrettanto vero che la stampa finanziaria italiana nulla dice intorno ai numeri "reali" di un'azienda che va quotandosi. O meglio, lo ha fatto Affari e Finanza di Repubblica, due lunedì fa a proposito di It.Way e forse non ce n'era bisogno dopo lo studio sulle Ipo del NM pubblicato da ricercatori dell'Università di Bologna. Siccome l'ho citato spesso, qualche dato sarà opportuno evidenziarlo. Secondo i ricercatori, l'80% almeno delle Ipo sul NM ha collocato aziende che presentavano un rapporto tra liquidità in corso di raccolta e liquidità di cassa preesistente assolutamente ipertrofico. Aziende che presentavano 100 lire in cassa ne chiedevano 1000 al mercato e così via. Per l'80% delle aziende di cui trattasi il collocamento, in altri termini, ha rappresentato un'autentica start-up, MA NON E' STATO MAI PRESENTATO COME TALE: andate a vedere i vari prospetti informativi - tutti vidimati dagli Organi di Vigilanza - e vi accorgerete che i numeri contenuti in quei libri lasciano (lasciavano) ipotizzare una vita pregressa delle quotande e quindi la massima credibilità a progetti di business che invece potevano al più considerarsi autentiche scommesse. Poi Freedomland, E.Planet, Onbanca, ecc. hanno palesato la loro vera natura, ma era ormai troppo tardi. A prescindere da chi pagherà il conto di tutto questo (noi per primi, ma forse anche chi doveva promuovere i necessari filtri e controlli altrimenti che ci sta a fare?) la mia impressione è che il NM fino a quando la mezza dozzina di start-up fallite non sparirà, verrà costretto fino a livelli ridicoli di prezzo e di valore complessivo; ma anche che è assolutamente inutile a questo punto continuare a ragionare in termini di "valore" aziendale in relazione a tutto un mercato che dichiara apertamente ogni giorno di fregarsene dei multipli di un titolo. Prendiamo il caso di Eni: valeva intorno ai 9E con il petrolio a 13$ al barile ed l'euro a 1,1 sul dollaro. Ora, con il petrolio a 26$ ed una svalutazione della nostra moneta del 30% Eni dovrebbe "almeno" valere 21E e invece stenta a tenere la quota dei 14 e c'è chi già raccomanda di alleggerire sul titolo. Perchè? Mistero. Così come è un mistero perchè Caboto abbia appena diffuso un rating in cui invita ad aumentare del 3% il peso nei portafogli dei telefonici. Il tutto sembra giustificarsi con condizioni di mercato che favorirebbero un rimbalzo di quest'ultimo settore ai danni di quelli "old". Ma chi lo decide? E' questo il punto. Noi no, certamente: noi in genere stiamo a guardare in attesa che il mercato prenda una direzione. Caboto ha più possibilità, se in accordo con altre banche di investimento decide che è il momento di riportare in alto certe quotazioni. E la bufala continua. Le Ipo? Stanno riprendendo a pieno regime, Algol e It.Way le ultime vittime e c'è già chi pensa (come Capuano, beato lui...) che ci sono almeno 180 aziende "meritevoli" di quotarsi (compresa Borsa Italiana S.p.A.. Chi ci difenderà da tutta questa carta? Nessuno, perchè anche se noi del parco buoi ci asteniamo, tra collocatori, sponsor, advisors, partners, ecc., ecc., ecc., ci saranno tanti di quegli istituzionali pronti ad aderire. Con i nostri soldi, ovvio, per poi girarci i rendimenti (sui fondi) che tutti conosciamo. E così Algol, eccetera entrano a far parte del benchmark, che lo vogliamo o no. Insomma, la truffa continua. E il diluvio di carta pure. Io allora insisto con Pagnossin, rammentando a tutti che produce anche rivestimenti per cessi. Scusate, non è molto fine, ma mi sembra a tono con il momento. Edited by - LU.LUKE on 7/5/2001 8:48:33