Tiscali. Una premessa: la società è di: Soru circa il 30%, Sandoz 17%, Kingfisher 3.6%, A.Bernard 3.4%, il maggiore azionista è quindi il mercato con il 47% (dati da consob.it). Poiché i soci di minoranza non sono legati a Soru + di tanto (non insomma come i legami e legacci tipici del nostro capitalismo), in borsa si pensa che se uno fa una bella offerta alle famiglie Sandoz e Bernard, questi escono. La società insomma viene inserita tra le scalabili. Quindi ogni commento può essere visto come sponsorizzato da chi vuole scalare e vuole spendere meno, o, all’opposto, da chi vuol resistere/vendere a prezzi più alti. Quindi attenzione! Vediamo alla società dal punto di vista fondamentale, cosa è Tiscali: senza scavare troppo nel passato, Tiscali oggi è una ditta che vende connessione ad internet + pubblicità sul proprio sito (e simili). Tra i due business il secondo è quello più vecchio, il primo infatti non esisteva (anzi Tiscali è diventata famosa perché “lo faceva gratis”) ed è stato messo su perché la pubblicità non raccattava. Qui sorgono grossi dubbi: come, prima dici che è gratis, poi vuoi i soldi? Detto così sembra facile, ma è come se la Fiat prima avesse regalato le auto e ora invece volesse i soldi! Ma sei sicuro Soru? Si paga ora? Il dubbio è rafforzato dal fatto che, pagare per pagare, gli operatori pseudo-telefonici sono tanti e hanno più carte di Soru, basti pensare che Soru paga la propria connessione a Telecom! Quindi ulteriore dubbio: se Soru paga Telecom (perché Soru non ha i tubi nella mia casa e nella mia città) e poi rivende a me, non conviene forse comprare direttamente da Telecom? Quindi, in sintesi, ci sono grossi dubbi sulla futura continuità aziendale di Tiscali, perché, semplicemente, con il “conto della serva”, una ditta che subaffitta linee telefoniche non ha un grosso futuro. Vediamo ai conti (presi dal sito ufficiale): Tiscali non ha mai guadagnato una lira (e, vedi sopra, ci sono grossi dubbi che lo farà in futuro), e, come al solito in questi casi, ci si aggrappa alle varie sigle (mol,mon,ebita) per non dire la verità. Quindi, come Ebiscom e tanti altri del Nuovo Mercato, vediamo al gruzzolo ex-gonzi, la cassa, unico strumento certo in questi casi. In cassa a fine 2000 c’erano 1'621milioni di euro, ora, fine 2001, circa 913milioni. In pratica, differentemente da Ebiscom, Soru spende la cassa dei gonzi; in primis nell’affitto delle linee e poi spende tanto in pubblicità per esempio (il che è paradossale: una ditta che voleva fare i soldi con la pubblicità per ora gli sta solo spendendo nella medesima!), in stipendi (la ditta è già un carrozzone abbastanza grosso) in acquisti vari. JPM (attenzione potrebbe essere di parte, vedi sopra) calcola ora che la società brucia cassa con una velocità di 86milioni a trimestre; come velocità di sputtanamento cassa 86milioni a trimestre è molto minore all’anno prima, dove è stata 174 (1611-913)/4, cioè Soru ha capito che meno spende meglio è. La società aveva al 31/12/01 debiti per circa 400milioni (di cui 250milioni per prestito obbligazionari) quindi di cassa netta, = 913-400=513milioni euro. Quindi se si brucia 86 a trimestre, tra 6 trimestri (513/86) si chiude a fine 2003, visto che in tanto di soldi non ne arrivano, come previsto da JPM. Mi si dirà che la ditta nel frattempo ha già emesso altro prestito per altri 150milioni ma, io, non gli conto perché sono soltanto a due anni, il che vuol dire poco dopo la fine 2003 siamo alle solite: senza soldi. Quindi, a differenza di altre società del NM, per Tiscali la borsa non può quotare la cassa per troppo tempo. Allora cosa si compra con 1'966milioni di euro di capitalizzazione di borsa? Risposta: un marchio e 7'300'000 clienti. Il valore del marchio è discutibile. Quindi facciamo due calcoli sui clienti, 1'966'000’000euro/7'300'000 clienti= 260 euro a cliente. Tanto? Poco? A me sembra un’infinità! 500'000 vecchie lire per ogni cliente? Controlliamo: nel proprio sito ufficiale Telecom Italia dichiara di avere circa 30 milioni di clienti (considerando telefono+internet ma senza cellulare) e capitalizza, al netto di TIM, 10’000milioni di euro = 333 euro a cliente. Ma un cliente Telecom è molto più redditizio (ci sono anche i canoni fissi mensili!). Riprovo a fare i calcoli: in una mia bolletta classica bimestrale spendo 15 euro di canone + 40 di traffico telefonico + 25 ADSL, quindi circa il 30% (lo so è tanto x la ADSL e non rispecchia assolutamente una bolletta media dove ci sono anche i vecchini che non sanno cosa è internet, ma è per essere buoni con Soru e fare un discorso teleologico). Ergo il prezzo di 333 fa decurtato del 70%, risultato 100 euro. Quindi a me il prezzo di 260 euro a cranio sembra eccessivo, visto che il mercato quota a Telecom (essendo buono con Soru) 100 euro/cliente. Ergo, considerando anche l’appeal speculativo, Tiscali è ancora carissima, dovrebbe costare per lo meno la metà. Vediamo se questa analisi un po’ bislacca coincide con quella degli analisti: 2 dicono di comprare, 8 neutrali, 9 di vendere. Mi sa che non sono solo…. Concludo. Prima domanda: come finirà quindi? Risposta: di sicuro Tiscali sarà comprata (pagata con carta o con soldi o assorbita o fusa o simili, non importa ma perderà la propria indipendenza) prima della sua crisi di liquidità. Seconda domanda: quando il fattaccio avverrà? Risposta (difficile): quando il prezzo euro/cliente sarà più “normale” e la cassa ancora un po’ piena, quindi prima della prossima primavera e ad un prezzo intorno a 3 euro per azione. Ciao.