By: Moderatore on Giovedì 25 Settembre 2003 15:58
-------- Se l’analista dice «compra», allora vendi ---
Maria Teresa Cometto (Corriere dell Sera)---
C hi l'ha detto che gli analisti finanziari non servono a niente? Basta fare esattamente l'opposto di quello che raccomandano. Comprare le azioni che loro dicono di «vendere» o «tenere» e, viceversa, cedere quelle che consigliano. Non è una battuta, ma una strategia precisa basata sulle performance dei titoli promossi o bocciati dagli esperti di Wall Street: l'ha elaborata Eric Shkolnik, presidente, Ceo e co-fondatore di MarketPerform.com, società che fa il rating degli analisti, nonché autore del libro «Quando comprare significa vendere» (appena edito da McGraw-Hill).
Shkolnik ha preso in esame tutte le raccomandazioni pubblicate dal primo agosto 2002 all'8 agosto 2003 dalle dieci principali banche d'affari americane, le stesse multate da Eliot Spitzer, procuratore generale di New York, per i conflitti di interesse fra la ricerca e il business dell'investment banking.
In tutti i casi, un portafoglio composto dai titoli su cui il giudizio era stato migliorato (con un «buy» o definizioni simili come «outperform») avrebbe battuto l'indice generale del mercato S&P500. Ma il portafoglio di titoli con voto ribassato (con «sell» o «hold», che nel gergo degli addetti ai lavori vuol dire la stessa cosa) avrebbe fatto sempre meglio. Per esempio le azioni raccomandate da Bear Stearns si sono rivalutate del 17,5 per cento, ma quelle declassate con l'avvertimento di venderle hanno ottenuto una performance molto superiore: »51,7 per cento. E i «buy» di Goldman Sachs sono saliti del 19,5 per cento contro il 45,8 per cento dei «sell» (vedi tabella). Minimo, solo lo 0,2 per cento, invece, lo scarto di Ubs.
Come si spiega questa differenza: con una cattiva professionalità, con i conflitti di interesse o con la sfortuna?
«Credo che la situazione sia abbastanza diversa oggi a Wall Street e che non si possa parlare di malafede generalizzata fra gli analisti - risponde Shkolnik -. Un segno di cambiamento è il fatto che un anno fa le raccomandazioni di vendere erano solo l'1% del totale, ora sono il 10%. Inoltre il sistema di rating è più semplice e chiaro. È vero che i report e i consigli sono sempre diffusi per far aumentare il trading dei clienti e quindi le relative commissioni di compravendita. Ma non credo comunque che gli analisti consiglino di comprare quando invece pensano che è il momento di vendere».
Il problema, piuttosto, è che si comportano come l'investitore privato medio, a sentire quello che racconta il Ceo di MarketPerform.com: «Tendono a vendere ai minimi e comprare ai massimi, insomma il contrario della regola d'oro di Borsa. Per esempio sono presi dal panico quando un titolo va male, ma aspettano fino all'ultimo, quando già è sul fondo, prima di dire ufficialmente che bisogna disfarsene». Shkolnik cita come caso emblematico la società Solutia, produttrice di plastica, nylon e altri materiali chimici: la sua quotazione è crollata dai 7 dollari di un anno fa a 1 dollaro questa estate, a causa di un contenzioso giudiziario che ne rendeva incerto il futuro. Bear Stearns ha consigliato di venderne i titoli lo scorso 31 luglio, quando era già ai minimi, ma 20 giorni dopo è arrivata la notizia che il contenzioso era risolto con un patteggiamento, il prezzo è schizzato a 4 dollari e gli analisti di Bear Stearns hanno ri-promosso il titolo a «outperform».
Che farsene di una ricerca di questo tipo? «Non bisogna dimenticare - sottolinea Shkolnik - che la maggioranza degli investitori istituzionali non ha mai prestato attenzione alle raccomandazioni di acquisto/vendita degli analisti. Questi investitori professionali leggono i report per capire i trend di un settore o di un'azienda, ma poi decidono per conto loro. Sanno che gli analisti non sono buoni stock picker , non sono bravi a scegliere i titoli vincenti, possono però essere utili per farsi un’idea della situazione e dei problemi di un certo business».
Questo non vuol dire che talvolta non azzecchino le previsioni. Tuttavia le migliori performance le offre un portafoglio diversificato con le società bocciate dagli analisti, ribadisce Shkolnik: «Non tutte si riprendono, ma molte di queste aziende cambiano management o strategia ed entro un anno si rivelano un ottimo affare. Per questo stiamo per lanciare un nuovo servizio, una newsletter che individua le occasioni interessanti fra le azioni con rating "sell" e "hold"».
MarketPerform.com ha per ora 7 mila clienti (l'abbonamento costa 15 dollari al mese ai privati), alcuni anche dall'Europa, Italia compresa.