rialzo dei tassi di interesse - rael
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By: rael on Sabato 09 Febbraio 2002 22:07
Massimo, scusa, ma trovo molti errori nella tua analisi e vorrei fare un tentativo di spiegare ancora una volta come le cose forse vadano viste in tutt’altro modo.
Una conclusione va però rapidamente anticipata: ll boom, la crescita del nasdaq non ha radici monetarie (né tantomeno di esuberanza irrazionale!) , ma essenzialmente fiscali. L’esplosione della bolla ha invece radici monetarie.
Stimoli fiscali espansivi di una certa importanza e errori monetari nascono nello stesso contesto economico della seconda metà degli anni 90 e sono gli ultimi l’immagine perversa e distorta dei primi.
Nel 1996 la riduzione del regime fiscale sui capital gain ha messo in moto un’economia che, favorita anche da una nascente deflazione (e su questo non possiamo discutere perché sta nei prezzi delle materie prime, ed è quella che sta mettendo in ginocchio il settore delle tlc – andatevi a vedere l’indice tlc dello s&p, un massacro), ha cominciato a camminare (a correre!) a un ritmo che era sostenibile solo alla condizione di fornirne la necessaria liquidità.
Purtroppo il comandante Greenspan, fedele al dogma keynesiano della dannata curva di Phillips (una boiata devastante, scusate lo sfogo), di fronte a una disoccupazione in calo si preoccupò di un possibile ritorno (a posteriori, inesistente in tutti i numeri) di inflazione, togliendo ciò che il mercato stava già chiedendo con forza.
I prezzi di energia e materie prime industriali scesero sotto i colpi della deflazione e di questo, insieme a politiche fiscali a favore della crescita, ne beneficiarono per primi i servizi e la tecnologia.
(L’energia poi è un discorso a parte perché il crollo dei prezzi del petrolio della fine degli anni ’90 ha fermato gli investimenti in esplorazioni, capacità estrattiva e raffinazione, salvo poi esplodere al rialzo quando la crescita economica ha avuto bisogno di attingerne a piene mani, consegnando il mondo all’Opec.)
Bene, arriviamo al 1999 quando la Fed si rimbocca le maniche e imbastisce questa crociata antinflattiva che oggi suona ridicolmente donchisciottesca. La curva dei tassi si inverte piacevolmente.
Dopo aver alzato ancora i tassi ad agosto del 2000 Greenspan inverte la rotta solo 5 (cinque!!) mesi dopo a gennaio 2001 sorprendendo tutti con un taglio che solo 15 giorni prima aveva negato.
Ora la situazione qual’è? La situazione di un’economia che a tuo stesso dire ha subito nella parte corporate una tale falcidie come non se ne vedeva dal primo dopoguerra (e se ne vedranno gli effetti nel settore finanziario) ma che già dopo 1 anno e mezzo è capace di ripartire ripulita, scontando la più breve e tiepida recessione che si ricordi perché Greenspan ha semplicemende inondato il mercato di liquidità. Comico no, mi sembra di vedere Willy il coyote che si asciuga la fronte per uno scampato pericolo prima che gli caschi in testa la cima di un canyon. O forse faccio meglio a pensare a “Il mucchio selvaggio” di Peckinpah, a quel drammatico, comico, interminabile momento di silenzio che segue l’omicidio inaudito di Mapache da parte di Pike e dei suoi amici prima che la violenza imbocchi la strada dell’iperbole.
La mia impressione è che la domanda di liquidità sia stata disattesa in modo bruciante e che questo abbia già avuto i suoi effetti su un’economia che infatti non ha risposto per niente all’abbassamento dei tassi di interesse (troppo tardi? – la velocità di circolazione della moneta si è abbassata molto, e questo oltre che un effetto evidente di una crisi che non si è risolta, indica che l’unica strada che ha imboccato questa moneta è proprio quella del mercato finanziario: ma lo immaginiamo quello che succede se il mercato scende ancora?). Temo anche che un ritorno a una politica foss’anche simile al gold standard avrebbe al momento pochi effetti di ripresa su un’economia che ora non può far altro che pagarla e sperare che tutto finisca senza che il giochino si rompa sul serio.
Guarda che pochi sono i paesi che sono in deflazione come l’america (e il giappone mi sa che sta per saltare per aria – hanno messo addirittura un cap sulle garanzie sui depositi bancari, mamma mia) e questo grazie a Greenspan (una grazie forse va a Duisenberg, tutto sommato); a margine aggiungi che la cina è un potenziale deflattivo aggravante per tutti.
Lo stato dell’economia forse non è proprio quello che dipingono giornali e tv e forse, ancor più grave, non è quello che dicono le statistiche economiche che, per esempio, tolgono con disinvoltura 1 milione di disoccupati che hanno rinunciato a cercare lavoro (e che quindi rimangono disoccupati) dalle liste di collocamento per mostrare che la disoccupazione scende. E il consumatore americano per generoso che sia non può comprarsi macchine e case ogni mese.
Secondo me, se non ci saranno shock esogeni (terrorismo, altri fallimenti di lusso …) o endogeni (il famigerato credit crunch), ci vorranno anni perché il mercato riparta veramente, e questo proprio perché solo una crisi del credito di grossa portata forzerebbe la mano alla Fed.
E questa crisi potrebbe esserci risparmiata perché: le società che più hanno sofferto della crisi deflattiva, quelle tecnologiche, si sono finanziate attraverso l’equity e non il debito; l’opinione corrente alla banca centrale è quella (purtroppo errata, perché non riconosce i propri errori) che la bolla del nasdaq sia dovuta a esuberanza irrazionale e che quindi la sua esplosione abbia natura “curativa” e non sia invece sintomo di crisi.
Oggi siamo proprio qui, a un punto in cui alcuni (io, per es.) sperano che un ulteriore caduta dei mercati potrebbe finalmente indurre la Fed a dare una risposta diversa.
Le società nasdaq sono quotate a multipli spaventosi, ci sono ancora troppi troppi player in un mercato che probabilmente non sarà nemmeno così redditizio come il più realista degli analisti può giudicare. Per colpa della Fed abbiamo imboccato la strada giusta con il mezzo sbagliato e ha sicuramente ragione quel mio amico che diceva che si dovrà tornare ai monopoli.
L’oro, lo ripeto, sta raccontando questa storia da 6 anni (e poi scusa se te lo faccio notare, ma con l’oro nell’ultimo anno facevi più soldi che con qualsiasi mercato o settore). Il fatto che ora si muova al rialzo è già un buon segnale se non fosse che, per una parte, ha spiegazioni che probabilmente nulla hanno a che vedere con una corretta politica reinflattiva.
Il fatto che alcuni chiedano un rialzo dei tassi di interesse (e ti consiglio la lettura del commento di Bill Gross di Pimco di questo mese, che è di tutt’altra statura rispetto alla pur interessante Caroline Baum) è perché finché lo spread tra tassi a breve e tassi a lunga rimarrà così elevato l’economia non avrà la più pallida speranza di riprendersi (e ha ragione da vendere lu.luke quando dice che è un segnale di allarme, non nella sua ampiezza, ma nella sua persistenza); il mercato obbligazionario ha già dato la sua risposta alla Fed (e al Tesoro, col suo patetico piano di riacquisto di trentennali): non scendono i tassi a lunga.
Così Big Al ha un solo asso nella manica: rialzare i tassi a brevi.
Ma stiamo pur tranquilli, lui non lo farà.
E così andremo al massacro … come i ragazzi di Pike (ma questi avevano ben altra coscienza, ben altro onore).