fra l’individuo e l’umanità si colloca la nazione - Moderatore
¶
By: Moderatore on Venerdì 17 Gennaio 2014 03:08
Oggi è stato licenziato dopo soli 15 mesi il numero due di Yahoo, tale Henrique De Castro, perchè sembra facesse più danno che utile e per questi mesi di lavoro come top manager, giudicato poco produttivo, ^riceve 120 MILIONI DI DOLLARI#http://www.businessinsider.com/yahoo-coo-henrique-de-castro-2012-10^. Yahoo si può permettere di pagare queste cifre perchè evade legalmente le tasse, come tutte le multinazionali (paga sul 20% di tasse invece che il 60% come un lavoratore autonomo italiano). Nessuno dice niente perchè ad esempio ^il suo CEO, Marissa Mayers, tiene una raccolta di fondi elettorali#http://www.businessinsider.com/obama-marissa-mayers-house-2010-10^ per Obama nella sua villa e i giornali americani sono impegnati a parlare al solito degli oscar, della siria....
This is Globalization, quella da cui nei dibattiti TV italiani si dice che "non si può tornare indietro".
L'articolo qui sotto del prof Cesaratto finalmente si chiede invece se non ci sia qualcosa di concettualmente sbagliato alla radice nel pensiero globalista e se invece non si debba tornare alla la scuola tedesca o "nazionale" di pensiero economico (iniziata da Franz List e poi che è proseguita fino alla II guerra mondiale).
Qualcuno comincia cioè ad accorgersi, che anche a livello intellettuale, da Karl Marx a Samuelson a Greenspan, Bernanke o Paul Krugman c'è un filo rosso, un filo che strangola i popoli europei...
Per chi non lo sapesse ci sono state due tradizioni di pensiero economico: quello "anglo-jewish" di Smith, Ricardo e poi su fino a Samuelson, Krugman e gli economisti che si studiano adesso ovunque che sostiene il "mercato globale", la libera circolazione dei capitali, delle merci e delle persone in tutto il globo sulla base della legge del mercato e della libera concorrenza globale. In questa ottica le nazioni devono scomparire, sono un anticaglia, un ostacolo al progresso economico. La UE è solo un modo di arrivare a questo obiettivo in Europa dopo averlo ottenuto in America e Gran Bretagna.
C'è però un altra tradizione che era quella centro-europea, "germanica" (ma non solo), che sosteneva che invece il libero mercato globale era un falso libero mercato ed era distruttivo per i popoli, che le nazioni devono decidere cosa è buono o cattivo per i loro popoli e non fingere che ci sia un meccanismo impersonale sovranazionale, il supposto mercato globale, che è in realtà un paravento per il puro potere del denaro, perchè se elimini la nazione e lo stato nazionale non c'è più niente che protegga le persone comuni (il 95% della popolazione) dal potere del denaro e della ricchezza.
Questo "sistema nazionale" di List e dei suoi successori era quello su cui si era basato il successo economico della Germania fino alla I guerra e metteva al centro la NAZIONE, non il "mercato globale" che era giudicato uno specchietto per allodole usato dall'Impero Brittannico per imporsi e diventare appunto un impero (e dopo di lei dall'America).
Nell'agosto del 1914 le armate del Kaiser stavano arrivando alle porte di Parigi a apparivano articoli anche in Inghilterra che parlavano del sistema finanziario germanico, (ispirato a List e alla sua scuola successiva) e sostenevsno che fosse superiore a quello "anglo", molti vedevano cioè nella vittoria militare teutonica imminente una prova che il loro sistema finanziario era il migliore. Come si sa, i tedeschi furono fermati sulla Marna in extremis miracolosamente da Gallieni e poi nel 1917 si riuscì a far entrare in guerra gli Stati Uniti contro di loro e la Germania fu sconfitta e poi rovinata completamente dalle riparazioni di guerra che la portarono alla bancarotta nel 1923.
La storia si ripetè negli anni '30, la Germania riprese con Hitler un modello economico "nazionale" che sembrò avere un successo immediato incredibile e cominciava ad essere imitato, ad esempio dal Giappone fino a quando a Stalingrado i tedeschi furono fermati e l'intervento in guerra degli Stati Uniti portò alla loro seconda e più catastrofica sconfitta.
Dopo la quale il modello di pensiero e di società "anglo" si è imposto definitivamente, specialmente dopo gli anni '80. In Occidente, perchè in Asia invece quatti quatti e zitti zitti hanno applicato in buona parte il modello "nazionale".
Il fatto che la Germania abbia perso sia la I che la II guerra mondiale ha fatto scomparire la tradizione di pensiero "germanica". Che però non è morta, anzi è più viva che mai....
IN ASIA!
A quello che dice Cesaratto infatti, aggiungerei che gli asiatici seguono il filone della scuola tedesca di List e dei suoi successori e non solo in senso lato (Richard Werner ha mostrato che il Giappone copiò le istituzioni tedesche negli anni '30 pari pari e poi dopo la sconfitta del 1945 li rimise in piedi). Gli asiatici hanno infatti copiato dalla tradizione tedesca o di capitalismo "nazionale" e "sociale" iniziando dal Giappone, l'hanno trovata istintivamente logica e naturale e non si sono sognati di applicare a se stessi (o meglio solo in parte e spesso di facciata) il globalismo liberista a cui noi chiniamo la testa. Non a caso prosperano.
Purtroppo Cesaratto è un prof. di sinsistra e perde tempo a discutere seriamente Marx nell'articolo... potrebbe essere meno ossequiente verso Marx e più semplice, ma gli intellettuali... Marx è anomalo perchè è un globalista anche lui al 100%, critica il capitalismo, ma solo dopo che questo abbia prima demolito tutte le nazioni e le loro istituzioni per cui di fatto sosteneva il globalismo ad oltranza.
Si capisce comunque che Cesaratto si sta rendendo conto che List aveva ragione e cita anche Massimo Pivetti, che era un mio prof. e anche lui è arrivato alla conclusione CHE SENZA LA NAZIONE CHE PROTEGGE SI E' FREGATI (per la precisione: se sei veramente ricco non hai problemi, se sei parte anzi dell'elite globale tipo appunto Monti, Draghi e soci fai della finanza o sei a capo di una multinazionale come il manager di Yahoo citato che prende 120 milioni di dollari per 15 mesi di lavoro te la cavi benissimo, ma tutti gli altri invece no)
----
^"Fra Marx e List di Sergio Cesaratto"#http://www.sinistrainrete.info/marxismo/3330-sergio-cesaratto-fra-marx-e-list.html^
Proletari di tutti i paesi, unitevi! (K.Marx, F.Engels 1948)
…fra l’individuo e l’umanità si colloca la nazione (F.List 1972: 193)
Abstract. In questo breve saggio esaminiamo l’importanza attribuita da Friedrich List allo Stato nazionale nell’emancipazione economica di un paese a fronte della visione cosmopolita del capitalismo e degli interessi dei lavoratori che Marx gli contrappone. Rifacendoci a uno spunto di Massimo Pivetti sosteniamo che lo Stato nazionale sia lo spazio più prossimo in cui una classe lavoratrice nazionale può legittimamente sperare di modificare a proprio vantaggio i rapporti di forza. Nell'aver sostenuto lo svuotamento della sovranità nazionale in nome di un europeismo tanto ingenuo quanto superficiale, la sinistra ha contribuito a far mancare a sé stessa e ai propri ceti di riferimento il terreno su cui espletare efficacemente l’azione politica contribuendo in tal modo allo sbandamento democratico del paese....
----
IN SOSTANZA SI STANNO RENDENDO CONTO CHE I LAVORATORI SONO FREGATI SE GLI TOGLI LO STATO NAZIONALE (ma ovviamente prima di ammettere che da questo segue che ha ragione Marine LePen...)
vedi....
------
L’europeismo come errore storico della sinistra
Massimo Pivetti lucidamente individua nello svuotamento delle sovranità nazionali lo strumento con cui si è esplicitato in Europa l’attacco ai diritti sociali:
mentre in Inghilterra e negli Stati Uniti l’attacco alle conquiste del lavoro dipendente e alle sue condizioni materiali di vita è avvenuto apertamente e frontalmente tra la fine degli anni Settanta e la prima metà degli anni Ottanta, nell’Europa continentale esso si è sviluppato in modo più graduale e indiretto, passando per il progressivo svuotamento delle sovranità nazionali (Pivetti 2011: 45)
In questo modo alle classi lavoratrici nazionali è stato sottratto il playing field:
Riformismo e sociademocrazia… sono inconcepibili se alla forza del denaro non può essere contrapposta quella dello Stato – dunque se viene meno la sovranità dello Stato-nazione in campo economico ed essa non è sostituita da nuove forme di potere politico sovranazionale, capaci di regolare i processi produttivi e distributivi. Questo è proprio quello che è avvenuto con la costituzione dell’Unione Europea e dell’Eurosistema al suo interno (ibid: 46)
Le classi lavoratrici sono state dunque private della possibilità di condizionare le leve produttive e distributive nazionali e in particolare la politica monetaria che è tratto decisivo della sovranità nazionale in quanto da essa dipende il potere ultimo di spesa dello Stato e la possibilità di regolare i rapporti di cambio con le altre monete. In tal modo non solo la democrazia economica interna ne esce mortificata, ma si trova anche ad essere alla mercé di interessi nazionali stranieri. Questo è naturalmente dovuto al fatto che....