By: lu.luke on Mercoledì 23 Gennaio 2002 15:56
Dunque, siccome ho vinto in Corte d'Appello (anche se non vedrò una lira, come è d'uso di questi tempi) ed anche se avevo giurato a me stesso di non postare più analisi, spergiuro e vengo al dunque.
Caro Asbert, Mich ha ragione, non chiudere gli occhi.
Il cedimento degli indici è inziato dalla comunicazione di INTC di un taglio del capex del 25% (poi ha aggiunto quella dello stabilimento nelle Filippine, una vera chicca...).
Se tu guardi i grafici degli indicatori macro ti accorgi di una verità che fa venire la pelle d'oca a Greenspan (e non solo a lui, credimi).
Le scorte stanno diminuendo a vista d'occhio (e ML ne stima un crollo per il 2002),
MA
la capacità di utilizzazione degli impianti è sempre ai minimi e scende ad ogni rilevazione.
Ora, quando il buon vecchio G. si agita perchè vede che langue la spesa per gli investimenti ti dà la misura che la ripresa (se ci sarà) non sarà tale (stanto ai dati attuali) da consentire i tassi di crescita attesi e scontati nei p/E dei vari indici.
Per intendersi: INTC potrà anche aumentare l'utile operativo, ma se questo deriva da una contrazione di attività (e quindi di impiego di manodopera), il tutto andrà a scapito del fatturato e dell'occupazione.
Se come INTC ragionano poi altre majors, il tasso di disoccupazione potrebbe ben presto sfondare il 6% e... buonanotte al consumer confidence.
In realtà INTC ragiona benissimo: smaltisce l'over produzione, mantiene bassi i costi per unità di prodotto, uccide la concorrenza e tra qualche anno - finito il processo di ristrutturazione del segmento di mercato in questione - sarà compatibile con un p/e pari a 35.
Ma ora?
Beh, dovremmo fare due scommesse.
La prima è che INTC resista sul mercato - e non ti credere che l'affermazione sia così peregrina.
La seconda è che non sbagli più una mossa di qui al 2005.
Le crisi da sovraproduzione, caro Asbert, sono micidiali proprio per questo: perchè hanno determinato una sovradimensione di aziende, settori di mercato, occupazioni, eccetera e tutto questo per essere smaltito richiede un po' di lacrime e sangue.
I fallimenti "pesanti" negli USA sono appena cominciati.
Attenzione, perchè il calo dei revenues è grave se rapportato alle montagne di debito da cui sono gravate le aziende e che per di più, con i tassi in tensione sulle scadenze medio/lunghe, diventano onerose anche sul piano degli interessi.
Poi può darsi che domani scoppia una guerra "vera" che alzi il costo delle materie prime e che consenta di smaltire le eccedenze con rapidità.
E forse non basterebbe.
Siccome imperversano i monetaristi, convinti che con i tassi si risolva ogni cosa, dovremo aspettarci una bella deflazione ed ogni tanto una Kmart che chiude.
A proposito: che ne facciamo dei 370.000 dipendenti della suddetta?
Misuriamo il loro consumer confidence?
Luke