By: Moderatore on Lunedì 05 Luglio 2004 02:11
Fidelity in Italia va a caccia di piccole grandi occasioni
^Dopo Ima, Socotherm e Buzzi, i fondi del gruppo americano potrebbero puntare su altre occasioni del made in Italy finora sottopesato dai grandi portafogli#http://www.borsaefinanza.it/art.pic1?ID=93976^ - 03-07-2004
Quando una delle maggiori società di investimento del mondo si muove nelle small-medium cap italiane come ha fatto Fidelity negli ultimi due mesi, può davvero essere un segnale importante. Il colosso americano (1.100 miliardi di dollari di patrimonio gestito, un esercito di 450 gestori e analisti) ha senza dubbio fatto parlare di sé, nonostante la politica di basso profilo che lo caratterizza: a inizio aprile la Consob ha comunicato la crescita di Fidelity oltre il 5% della bolognese Ima (valore della partecipazione attorno a 20 milioni); pochi giorni più tardi, si scopre che i fondi Usa hanno raddoppiato in Buzzi Unicem, portandosi al 5,04% contro il precedente 2% (quota valutabile attorno a 27 milioni); cinque giorni dopo, all’assemblea di Cassa Firenze, emerge che Fidelity è vicina al 6% (altri 100 milioni di capitalizzazione in tasca); e per finire, il 18 giugno Consob rivela che Fidelity si è aggiudicata quasi il 5% di Socotherm (altri 10 milioni).
Che cosa significa questa attività? «La prima cosa che va sottolineata - spiega Alessandro Fonzi, responsabile italiano di Fidelity Investment - è che non è certo frutto soltanto dell’Italy Fund della Sicav italiana, che ha una dimensione di 45 milioni, distribuiti tra una quarantina di titoli». Le aziende del made in Italy, insomma, sembrano essere entrate decisamente nel mirino dei fondi gestiti a Londra dal gruppo americano.
Considerando sia l’European Mid Cap sia lo European Smaller Companies di Fidelity, si scopre che al 31 marzo scorso l’Italia non figurava tra i primi otto Paesi destinatari degli investimenti. Cioè, era sottopesata. Anche perché «in Europa si è ridotto il gap di valutazione tra medium-small cap e società di maggiori dimensioni - sottolinea Fonzi - per cui per trovare l’affare occorre cercarlo con attenzione». E qui entra in gioco l’Italia: «Ci sono aziende italiane - riprende il manager - che sono leader mondiali nel proprio settore, ma che non sono conosciute. Fidelity, in questo caso, ha in mano una chiave vincente: quella di un’area di ricerca, che studia settore per settore, destinata unicamente ai nostri gestori. Perciò molto focalizzata e a contatto con le aziende». Insomma, massimi ritorni dall’analisi dei fondamentali. Da qui sono nati gli investimenti in Ima e Socotherm. «Da qui potranno arrivare altre sorprese - conclude Fonzi - magari nei settori del lusso, dell’impiantistica o dei macchinari». Si tratta delle «occasioni speciali» di cui Fidelity è alla ricerca, che per l’Italy Fund fanno da corollario alle top ten «di alta qualità»: al 31 marzo erano Eni, Generali, Intesa, Telecom ordinarie e risparmio, Bulgari, Mediaset, Autostrade, San Paolo Imi, Saipem. Da tenere d’occhio per chi cerca occasioni nel piccolo taglio.