By: Moderatore on Venerdì 16 Maggio 2003 02:22
Stock:
ENEL
I CONTI DI ENEL di Massimo Mucchetti - espresso 16/05
Il rendiconto del primo trimestre 2003 rischia di rendere più difficile il collocamento di una nuova tranche dell´Enel da parte del ministero dell´Economia. L´Enel si conferma una gallina dalle uova troppo buone per essere venduta. Grazie anche alla cessione dei certificati verdi e alla cancellazione della cosiddetta penale idroelettrica, l´Enel aumenta i ricavi e i margini di mezzo miliardo di euro. E poi, grazie al guadagno fatto cedendo Interpower (317 milioni al netto delle imposte), proietta l´utile del periodo a 864 milioni.
Nel resto dell´anno non è detto che dismetta altri beni di analogo rilievo, ma potrà riprendere la vecchia penale cancellata ma non inserita nel bilancio 2002. E così il ricco utile dell´anno scorso (2 miliardi grazie anche a partite straordinarie per 736 milioni) potrà essere ripetuto. Poiché l´Enel è un generoso distributore di dividendi, il ministro Giulio Tremonti si troverà nell´imbarazzo della scelta: se dovesse vendere l´intera partecipazione del Tesoro incasserebbe, alle quotazioni correnti, circa 23 miliardi di euro che, portati in ammortamento del debito pubblico, consentirebbero di risparmiare poco meno di mezzo miliardo di interessi passivi l´anno; se invece mantenesse inalterato il suo pacchetto azionario, lo Stato potrebbe ricevere una quota maggiore di dividendi.
Nonostante un indebitamento non lieve (22 miliardi al 31 marzo), l´Enel può tranquillamente destinare alla remunerazione dei soci la metà dell´utile consolidato, diciamo un miliardo, per due terzi di competenza del ministero dell´Economia. Meglio, dunque, attendere prima di privatizzare.
La dittatura dei numeri, del resto, sta congelando gli stessi progetti di dismissione di Wind. Il nuovo amministratore delegato dell´Enel, Paolo Scaroni, non crede nell´investimento voluto dal suo predecessore Franco Tatò: a un prezzo decente venderebbe subito. Ma l´amatore non si presenta. E allora Scaroni approfitta dei guadagni (3 miliardi) realizzati cedendo Eurogen, le reti cittadine di Milano e Verona e altre cose minori e svaluta Wind per 1,5 miliardi (e destina 291 milioni a copertura gli incentivi per un po´ di esodi).
Tecnicamente parlando, Scaroni potrebbe raggiungere il suo obiettivo attribuendo le azioni di Wind ai propri soci in modo da separare i destini del telefono di Stato da quelli dell´elettricità. Ma Tremonti ci sente poco. Preferisce una Wind pubblica, che competa con Telecom e Omnitel. E poiché Wind ha ancora bisogno di soldi, preferisce lasciarla dov´è. Scaroni si arrangi. Il governo, semmai, darà una mano in altro modo.
Nel 2002 l´Enel aveva patito riduzioni tariffarie per 617 milioni di euro, che sono state, sia pur solo contabilmente e parzialmente, compensate con la diversa registrazione dei contributi per l´allacciamento: non più dedotti dagli investimenti da ammortizzare, ma portati direttamente a ricavo nell´anno di fatturazione. Più concretamente, il governo Berlusconi ha cancellato la Penale idroelettrica e ha introdotto i certificati verdi che l´Enel potrà cedere ai privati con un beneficio per quest´anno di circa un miliardo. Il resto lo dovrà fare il management tagliando il personale (già risparmiati 166 milioni nel 2002), gli investimenti (9 miliardi in meno nel quinquennio) e il debito (sceso di 1,6 miliardi nel primo trimestre 2003). Per queste ragioni gli analisti si attendono una ripresa dei margini e considerano l´Enel sottovalutato del 30 per cento.