-----------------------------da FINANZA E MERCATI 26/02--------------- Gadget, gadget e ancora gadget. «Perché la gente ha bisogno del regalino». Andrea Riffeser, presidente della Poligrafici Editoriale, festeggia in questi giorni un record storico: 470mila copie del modellino della Quattroporte Maserati offerte ai lettori dei quotidiani del gruppo. Prima di mezzogiorno, nelle edicole del Nord e del Centro Italia, non era più possibile scovare una copia del Giorno, del Resto del Carlino, de La Nazione o di In. «Non era mai successo prima - racconta l’editore - Certo, ora bisogna verificare la risposta del mercato quando si tratta di pagare 9 euro per un modellino. Ma la formula funziona». Eppure c’è chi storce il naso di fronte al boom delle promozioni. Il rischio, si dice, è che la bolla scoppi all’improvviso. Hanno torto. Io credo che la strategia funzionerà ancora per un bel po’. Ma le case degli italiani sono piene zeppe di libri, ormai. Ma non si tratta di offrire solo libri. Bisogna lavorare di fantasia. E in questo campo noi italiani siamo maestri. Con le nostre testate i piatti sono andati benissimo. Ora in offerta ci sono le insalatiere. In passato abbiamo proposto francobolli, monete, altri settori di nicchia. L’oggettistica, in realtà, offre possibilità infinite. Scusi, ma i giornali non ci fanno una bella figura. E perché? Il punto cruciale è questo: il pubblico ha fiducia nel brand del giornale ed è disposto ad accettare le proposte che vengono veicolate dal giornale. È un segnale di forza e non di debolezza. Più che di un’edicola, ormai, avremo bisogno di un supermarket? In passato mi sono battuto per la liberalizzazione dei punti vendita. Ora, invece, mi auguro una legge che permetta di raddoppiare o triplicare lo spazio delle edicole. E di creare nuovi punti vendita. Nonostante questo sfoggio di fantasia, però, il settore non vive un momento di gloria. Come sono andate le cose nel 2004 per la Poligrafici? Siamo soddisfatti degli indici di lettura, in costante crescita nonostante una pausa a febbraio. Oscilliamo tra 2,5 e 2,6 milioni di lettori per le nostre testate, circostanza che ci mette immediatamente a ridosso dei due grandi. A proposito di Rcs, la vostra intesa ha retto alle novità in via Solferino? I programmi vanno avanti come previsto. Abbiamo sviluppato l’intesa su Dada, abbiamo portato avanti il programma delle vendite dei «panini». In futuro ci sarà spazio per altre sinergie. Ora, però, siamo concentrati sui nostri progetti. In particolare? Il primo, che partirà tra una ventina di giorni, è il restyling di Onda Tv. Poi toccherà al supplemento sportivo del Giorno: 32 pagine dal martedì al sabato. Naturalmente lo diffonderete anche con le altre testate. A quale prezzo? Ci sono ancora diverse cose da decidere. Di sicuro il supplemento avrà un respiro nazionale e non parlerà solo di calcio. E quale gadget abbinerete? Mi coglie di sorpresa: forse una racchetta da tennis o i pattini. A parte gli scherzi, confidiamo molto in un prodotto di questo tipo anche per i ritorni pubblicitari. Quali previsioni fate sulla raccolta pubblicitaria? Dovrebbe andare un po’ meglio. Per quanto ci riguarda sono molto soddisfatto per il fatto che la raccolta tende a posizionarsi sul nostro prodotto nazionale, QN. Anche la domenica fatturiamo di più. È presto per fare delle cifre. Alcune stime parlano di un 2%, altre si spingono fino al 5 per cento. Noi, che per tradizione siamo cauti, facciamo nostra una stima del 2,5 per cento. Considera l’avventura francese davvero conclusa? Sì, ormai abbiamo una partecipazione del 30 per cento. Ma i sacrifici finanziari e gestionali sono alle spalle. È un mercato molto difficile, anche perché è molto più rigido di quello italiano. Dal punto di vista del marketing sono all’età della pietra. Anche i grandi giornali, come Le Monde o Liberation, navigano in cattive acque. Per questo motivo, quando si sbloccherà, sarà un mercato molto interessante. In Italia è sempre più minacciosa la concorrenza della tv. Non crede? Se parliamo di pubblicità sono d’accordo. Altrimenti no: la carta stampata ha ancora un grande appeal. E lo dimostra il fatto che chi possiede giornali se li tiene ben stretti. Questioni di potere. Anche. Ma anche di valore del prodotto. Se conta le notizie di un Tg, arrivano a 12-13. Non di più. E sono le stesse per la maggior parte delle 30-40 edizioni quotidiane. Qualsiasi giornale, anche a diffusione locale, conta almeno 400 notizie. Certo, se ci sono direttori che occupano le prime 8 o 10 pagine del quotidiano con le stesse notizie del Tg, allora la concorrenza ce la inventiamo noi. Parliamo di Borsa: soddisfatto del suo rapporto con Piazza Affari? Siamo sempre stati un gruppo silenzioso, forse troppo. Non raccontiamo i nostri progetti, non facciamo road show. Probabilmente la Borsa ci ha un po’ trascurato perché esige più partecipazione. Ora intendiamo aprirci un po’ di più, anche perché si avverte l’interesse degli investitori istituzionali stranieri. A loro potrà spiegare la creatività dell’editoria italiana. Mi vanto di essere stato il primo a dare vita, vent’anni fa, a un magazine del sabato da vendere assieme ai quotidiani. Ma la Spe, allora, non volle sostenermi. Ho sempre cercato di guardare avanti, informandomi su quello che avveniva fuori d’Italia. È l’unica strada possibile per crescere: la gente ha bisogno di novità. ----------------------------------------------------------------------