"Modello Berlusconi" - lu.luke
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By: lu.luke on Giovedì 31 Maggio 2001 12:33
Il punto, Zibordi, è che temo dovremo dimenticarci per un pezzo di queste "ventate" speculative legate all'appetibilità di certe aziende, sotto un profilo della loro possibile opabilità (che orribile termine...).
Da noi, a parte qualche limitato fenomeno di insiding, le Opa sono in realtà episodi scontati che si realizzano al culmine di episodi di scalata già in gran parte realizzati.
Quando non si tratta di operazioni speculative (vedi Giribaldi con la Snia) sono più o meno aggiustamenti di portafoglio che nulla hanno a che vedere con intenzioni di reale competizione sul mercato.
Esempi a piene mani.
Le Opa del Gruppo Fiat su questa o quella controllata, oppure quelle curate da Mediobanca sulle varie Burgo, Montedison, ecc...
Da ultimo ci sono quelle di natura "politica", come la finta scalata di Colaninno alla Telecom. Di quest'ultima si sa tutto e niente: tutto è la somma delle carte (igieniche?) di cui Colaninno ha oberato il mercato, visto che di soldi ne detiene invece pochini. Niente si sa invece dell'orbita istituzionale alla quale è stata agganciata l'operazione.
La mia convinzione è che Telecom fosse un piccolo feudo della sinistra; o almeno così doveva diventare nelle intenzioni, per sfruttarne l'interattività a livello di comunicazione di massa. Ma visto che tin.it non decolla - e le casse della sinistra sono vuote - meglio lasciarla al suo destino e concentrarsi solo su Seat. Colaninno - che fonti interne alla Telecom mi dicono stia da anni smobilizzando tutto, comprese linee e sedie - non ha molto da spendere sul mercato, visto che i fondi esteri hanno capito che è sempre e solo alla ricerca dei (loro) soldi e visto che Tim farà anche cassa ma mi si dice che bari un po' sui numeri degli abbonati (conteggiando i morti e le utenze inattive).
E a questo punto si inserisce il "modello Berlusconi". Il neo-premier, che tutti dicono è sceso in politica per evitare il collasso finanziario delle sue aziende, è ancora limitato nel gotha dell'imprenditoria per essere troppo identificato con la sua società di riferimento: Mediaset. E' noto che ambirebbe a qualcosa di più e che è questo il momento per comprarlo. C'è da giurarsi che in 5 anni di legislatura, esclusa la Fiat, lo vedremo attivo nello smobilizzare la sua partecipazione in Mediaset (così risolve in radice le querule sul conflitto di interessi) e comprarsi qualcosa d'altro, ma a prezzi che reputerà vantaggiosi. Non opando, quindi, ma rastrellando qua e là qualche partecipazione per entrare finalmente nei "salotti buoni" della finanza. Non dimentichi infatti che se la famiglia Agnelli è destinata al tramonto definitivo - per mancanza di eredi - la famiglia Berlusconi gli eredi li ha e sembrano pure brillanti quanto basta: manca loro soltanto l'immagine dei finanzieri, ma non dubiti che se la costruiranno per tempo.
Trascurerei Olivetti (salvi i rimbalzi tecnici) perchè ancora il nodo delle telecom non è arrivato a soluzione: BT è un catorcio, idem per DT (Sommers è ancora al suo posto per giunta) e quindi non si vede chi potrebbe avere l'interesse ad acquistare una polveriera di debiti come Olivetti.
Rimango invece sempre convinto che se interessi reali di potere e partecipazione ci saranno, dovranno convogliarsi sul gruppo Generali: perchè Maranghi non è Cuccia e perchè Generali (per Alleanza e per altro ancora) diventerà il nodo del futuro assetto del sistema previdenziale che il Governo Berlusconi dovrà forzatamente orientare verso formule di integrazione privatistica.
Ma anche lì, dopo lo sboom dei conti di Alleanza ed i decretini anti-scalata inventati dai nostri principi, ci sarà qualcuno che intenderà investire i propri sonanti dollaroni?
Speriamo.