By: defilstrok on Mercoledì 29 Maggio 2013 03:04
Mi accorgo adesso che il tema viene dibattuto anche qui.
Colgo allora l'occasione per riportare tale e quale quanto già scritto nella sezione "Mercati":
Caro Roberto, posso solo dirti che da sempre la vedo nel modo che tu proponi: ovvero che solo con un'inflazione più vicina al 4% si può continuare a crescere, perché parte della crescita nominale si ribalta su (e a sua volta deriva da) la crescita reale. Un'inflazione al 2% è già quasi deflazione (come ho segnalato più volte scritti favorevoli in questo senso a una sana inflazione sono quelli di Trevitick).
Poi ovviamente c'è pure il resto: in primis globalizzazione e innovazione che aggravano l'eccesso di offerta di manodopera conseguente all'aumento demografico, schiacciando costantemente la domanda effettiva sotto quella potenziale.
C'è poi il fatto che sì: la stragrande degli economisti, a furia di studiare modelli, dimenticano gli uomini e finiscono per ragionare per astratto e secondo fili di pensiero deterministico-meccanicisti. Per questo insistono nell'ignorare che il problema sta nell'eccesso di offerta e nel contemporaneo deficit di domanda, e non prendono in considerazione l'unica soluzione possibile a questo mondo in enorme accelerazione produttiva: lavorare meno per lavorare tutti. Non è uno slogan retrivo della sinistra di vent'anni fa, ma la soluzione.
Fortunatamente, però, nel frattempo qualcosa accadrà ineluttabilmente all'euro (in questo condivido al 100% il pensiero di Bagnai secondo cui, comunque vada, si disintegrerà comunque). E accadrà mentre il mondo dei bonds continuerà ad emettere sinistri, non fragorosi, ma comunque percettibili scricchiolii.
Per intanto fra pochi giorni, e precisamente ^il 15 giugno, a Parigi,#http://vocidallestero.blogspot.it/2013/05/bagnai-borghi-e-sapir-manifesto-di.html#more^ c'è già qualcuno che presenterà in pompa magna ^Il Manifesto Di Solidarietà Europea Per Avviare La Ricostruzione#http://www.european-solidarity.eu/index.php^ (notare la perfidia: l'acronimo è ESM!)
Le critiche, da parte dei detrattori della moneta unica, convergono sul fatto che si vorrebbe un Manifesto più radicale. Invece a mio avviso l'approccio è ottimo: non un urlo di disperazione ma un più composto tentativo di "preservare le conquiste più preziose dell’integrazione europea" sottolineando come l'attuale crisi rischia di mettere a repentaglio tutto il progetto europeo, ancor più ora che pare si stia affermando un nuovo corso sempre più indirizzato a politiche "ognun per sé" e "tagli alla solidarietà".
Come diceva Sapelli in altra sede, questa non è una crisi economica, ma una crisi del modello capitalistico, arroccato su modelli ormai superati, e che non ha il coraggio e quindi non si assume la responsabilità di riconoscere i suoi propri errori. Ma, come ho avuto modo di dire già altre volte, io credo invece che la situazione sia talmente critica e drammaticamente pericolosa da risvegliare (e sicuramente nel segreto dei corridoi sta già avvenendo) un ripensamento critico su scala mondiale. Sarà, ahimé, un processo lungo e travagliato.