Petrolio

 

  By: Jim on Lunedì 22 Dicembre 2014 19:34

Il petrolio sembrerebbe essersi fermato su questi prezzi. ---------------------------------------------- Vero, dopo il rublo e il petrolio ora stanno tirando giù il natural gas. Cercano di stendere la Russia in tutte le maniere. E' per questo che prima di proporre l'uscita dall'euro è meglio pensarci. Se non ci riesce la Russia a reggere questi attacchi speculativi figuriamoci una lira 2. La Russia ha 1/6 delle terre emerse, immense risorse di petrolio, gas, minerali, industrie aerospaziali e armamenti, arsenale atomico, debito/pil del 15% eppure riescono a far ceollare il rublo. L' Italia non ha risorse energetiche , nessun deterrente militare, debito/pil al 135% cosa potrebbe fare con una altra moneta fuori dall' Euro?.

 

  By: xandre on Lunedì 22 Dicembre 2014 19:12

Se ne sente di ogni.... compresa quella dell' opec di oggi ....cioè che era speculazione al 15% ..... certo che sono eventi che .....brrr ....mettono i brividi ..... ...Zero Hedge ha seminato dubbi , veleno e di ogni altro per 24 ore al giorno , per anni ormai i vari Jim Rickards hanno pubblicato libri ....facendo un gran fracasso su una pochezza di fatti ( alla conta ) quasi incredibile ..... .....quasi illazioni .....ma devo dire che il panorama si sta davvero deteriorando sul piano internazionale.... Artisti della montatura e della caricatura che lo fanno comunque sempre e solo per puro tornaconto immagino comunque su molte cose purtroppo dimostrano di aver avuto ragione .... ma è quasi inevitabile ..... visto che sparano a zero su tutto per 24 ore al giorno 7 giorni su sette tutto l' anno per anni . Una specie di garbage time di altissimo livello .... Di produttivo un *** di distruttivo il massimo.... ma devo dire che per moltissime cosa hanno ragione

 

  By: gianlini on Lunedì 22 Dicembre 2014 18:55

il costo di esplorazione ed estrazione medio mondiale è intorno ai 25 dollari al barile, per cui difficile comprimere il prezzo sotto diciamo i 50 dollari

 

  By: Ganzo il Magnifico on Lunedì 22 Dicembre 2014 09:54

Il petrolio sembrerebbe essersi fermato su questi prezzi.

Slava Cocaïnii!

 

  By: SanTommaso on Mercoledì 17 Dicembre 2014 20:32

.

 

  By: xandre on Martedì 16 Dicembre 2014 19:40

Sento molti se non moltissimi stracciarsi le vesti per il petrolio basso .... qualcuno ha letto qualche pezzo da Zero Hedge e cavalca quegli argomenti asserendo anche da Barisoni che è un gran male ..... ....se questi sono quelli che parlano ( sempre e comunque, giusto no ? ) ... allora siamo a posto davvero .....gente seria ....

 

  By: SanTommaso on Venerdì 05 Dicembre 2014 17:46

Chiusure Cash di ieri

 

  By: temistocle2 on Venerdì 05 Dicembre 2014 17:09

presto! un grafico USD/Rublo sovrapposto a USD/JPY dove lo trovo?

 

  By: defilstrok on Venerdì 28 Novembre 2014 11:43

Il problema, carissimo Shabib, è che sono pochi, molto pochi a rendersi conto e a prendere atto che la democrazia, nel nostro paese più che in altri, è ormai solo una parola vuota. "Non è la natura del sistema governativo – più o meno rappresentativo – sotto il quale vive ciascun cittadino a darci la misura della libertà. Tale misura è fornita dal minore o maggiore numero dei limiti imposti al cittadino stesso. E il sistema, anche quando sia stato costruito grazie alla partecipazione degli elettori, non può essere considerato liberale se moltiplica, in modo eccessivo, i divieti" (Herbert Spencer). E io aggiungo: "e le tasse"

 

  By: shabib on Venerdì 28 Novembre 2014 11:21

FOIBAR , credi che continuando a tassare l'italia usciremo dalla crisi? o piuttosto e' ora di trovare altri metodi per gestire questa emergenza italica ? il costo dei trasporti si ripercuote negativamente sulle attivita' produttive causando aumento dei costi e prezzi dei beni che al contrario dovrebbero scendere , proprio perche' c'e' deflazione e recessione in italia

 

  By: foibar on Venerdì 28 Novembre 2014 10:52

forse i governi avranno meno scuse per non destinare soldi al lavoro e famiglie Non è forse il contrario, ovvero che l'introito legato alla percentuale delle accise, sul prodotto trasformato, scende?

 

  By: shabib on Venerdì 28 Novembre 2014 09:00

PANA , in questo momento gli arabi stanno contibuendo con questa politica , sia pure a loro favore , a fare scendere comunque anche a noi i costi di approviggionamento dell'oil ... ben venga ... forse i governi avranno meno scuse per non destinare soldi al lavoro e famiglie ...

 

  By: pana on Venerdì 28 Novembre 2014 06:38

quando il petrolio saliva troppo era colpa dei cattivoni arabi dell OPEC che volevano fermare l'economia occidentale, ora che scende troppo e' sempre colpa degli arabi, e invece questo crollo sara come un grande TAX BREAK http://www.cnbc.com/id/102174333

U.S. Navy Ridiculed Over Picture Of Commander With Rifle; 'We're Going To Lose A War' | Viral - YouTube

 

  By: defilstrok on Giovedì 27 Novembre 2014 22:36

E' evidente che gli arabi hanno deciso di fregare gli USA portando il crude a livelli insostenibili per lo shale. Ma anche oggi le borse se ne sono fottute. E probabilmente lo faranno anche domani visto che, come anticipato da Reuters, Junker domani dichiarerà che sarà generoso

 

  By: Nitro on Giovedì 13 Novembre 2014 16:49

Crollo del petrolio e debito spazzatura, la bolla dello shale oil rischia di esplodere di Sissi Bellomo: Non è nelle praterie del North Dakota, ma sul mercato del credito che si stanno manifestando i primi segnali di crisi dello shale oil americano. Il petrolio «made in Usa» continua infatti a scorrere sempre più abbondante, nonostante il crollo del barile a 80 dollari, il minimo da 4 anni. Ma lo stesso non si può dire dei flussi di denaro indispensabili per le dispendiose operazioni di fracking. Finanziarsi sta diventando sempre più caro e più difficile per gli operatori dello shale oil: società quasi tutte di piccole o al massimo medie dimensioni, molto spesso costruite dal nulla e con fortissimi livelli di indebitamento, tanto che persino con il barile a 100 dollari faticavano in molti casi a pagare gli interessi. Un'analisi di Bloomberg sui bilanci di 60 di queste società quotate negli Usa ha evidenziato che a fine giugno i debiti ammontavano a 190,2 miliardi di $, in crescita di 50 miliardi dalla fine del 2011. Negli ultimi quattro anni il fardello è quasi raddoppiato, mentre le entrate sono aumentate di appena il 5,6%. Una dozzina di queste società, sempre secondo Bloomberg, mesi fa spendeva già almeno il 10% del fatturato solo per pagare gli interessi sul debito, che nella maggior parte dei casi è classificato dalle principali agenzie di rating a livello «junk», letteralmente spazzatura, per gli alti rischi di insolvenza. Standard & Poors' e Moody's fanno ricadere in questa categoria addirittura due terzi delle società Usa attive nell'esplorazione e produzione di petrolio e gas. È proprio sul mercato delle obbligazioni ad alto rendimento – o «junk» per l'appunto – che sta suonando l'allarme per lo shale oil: per effetto di forti vendite, il rendimento di questi bond nel settore energia è salito al 6,9%, il massimo da oltre un anno. Il mese scorso il segmento aveva perso l'1,3%, la peggiore performance di tutto il mercato high-yield (che nel complesso ha guadagnato un magro 1,2%). Nonostante questo, un numero crescente di società sta tornando a bussare alle porte del mercato in cerca di ulteriori – benché inevitabilmente più cari – finanziamenti: solo in novembre Dealogic conta 17 miliardi di $ di nuove emissioni negli Usa. «In termini assoluti gli oneri di finanziamento per molte società sono cresciuti solo in modo marginale – osserva Adrian Miller di Gmp Securities – Ma la chiave è l'impiego del denaro. Molte società non stanno più ricorrendo a prestiti per finanziare l'espansione. Lo fanno per ripagare i debiti o per rifinanziarli. E cercano di farlo il più in fretta possibile» Il problema non ha dimensioni trascurabili. Il settore energia, proprio a causa dell'impetuoso sviluppo di shale oil e shale gas negli Usa, secondo Barclays rappresenta oggi il 15,7% del mercato dei junk bond, che a sua volta vale 1.300 miliardi di $. Dieci anni fa pesava solo per il 4,3%. Qualche analista è già in allarme per la possibilità che l'intero mercato high yield – minacciato anche dalla risalita dei tassi di interesse Usa – possa finire travolto, se nel settore dello shale oil si scatenerà un'ondata di ristrutturazioni del debito. Una possibilità non certo peregrina, quest'ultima, considerato che il prezzo del petrolio minaccia di continuare a scendere, dopo aver già perso quasi un terzo rispetto a giugno, e che per sua stessa natura l'estrazione di shale oil necessita di un flusso incessante di investimenti: la vita produttiva di questi pozzi è tuttora brevissima, tanto che l'output crolla del 65-90% dopo il primo anno. Anche solo per mantere stabile la produzione bisogna quindi trivellare continuamente nuovi pozzi, spendendo ogni volta milioni di dollari. Il che molto spesso significa contrarre nuovi debiti: un meccanismo perverso, che ha spinto alcuni osservatori a paragonare lo shale a un gigantesco schema Ponzi. Anche senza spingersi a tanto, alcuni tra gli analisti più accorti avevano evidenziato in tempi non sospetti il rischio di un'implosione del sistema. Tra questi c'è Amrita Sen, di Energy Aspects: «Lo shale oil è molto costoso – aveva detto un anno fa al Sole 24 Ore – Anche se le compagnie petrolifere si sono protette con l'hedging da eventuali ribassi del greggio, resta il fatto che molte per finanziare le trivellazioni si sono fortemente indebitate. Il che può anche andare bene, finché i tassi di interesse sono bassi e finché le prospettive di sviluppo sono buone». Entrambe le condizioni oggi non sono più per scontate. Un ridimensionamento dello shale oil americano, con eventuale corollario di imprese in bancarotta, potrebbe comunque richiedere tempo. Il crollo del petrolio nell'immediato può anzi addirittura accelerare le estrazioni, se gli operatori – come sembra che stia accadendo – cercano di contrastare con maggiori volumi il calo delle entrate che minaccia di renderli insolventi.