Il nome del terrorista che ieri l'altro ha ammazzato nella loro camera da letto una madre e i due bimbi in un villaggio israeliano è Shirhan Shirhan. Si chiama allo stesso modo ed è della stessa famiglia palestinese dello Shirhan Shirhan che assassinò Robert Kennedy nel 1968. Curiosa la storia. 44 anni fa c'era già un presidente americano ammazzato per queste cose (Bob Kennedy era praticamente sicuro di vincere contro Nixon nel 1968). Questo Shirhan appartiene alle Brigate Al Aqsa la fazione legata al Fatah di Yasser Arafat e uno dei capi ha anche rivendicato il merito degli omicidi con un comunicato. Il kibbutz che hanno attaccato è politicamente "pacifista", non è una colonia, non sta nemmeno terra occupata dopo il 1967. Dopo aver ammazzato un paio di altre persone sono entrati in casa per sparare ai bambini e la madre. E' un vero record mondiale che li fa entrare nel guinness dei primati, chi mai al mondo si mette a fare un comunicato pubblico per prendersi il merito di avere ammazzato dei bambini con la madre nel loro letto ? Avranno paura che un altro gruppo palestinese se lo attribuisca, c'è tanta concorrenza nel settore e bisogna farsi notare. Oggi al Cairo c'è l'Unione Europea impegnata a discutere con Arafat e speriamo che questi incidenti non interferiscano con il finanziamento di 10 milioni di dollari al mese che gli versano. Ne avrà molto bisogno quando fra qualche mese gli verrano meno le sovvenzioni di Saddam Hussein. ----------------------------------------------------- DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GERUSALEMME - La mamma e i due bimbi erano in camera da letto. Un luce fioca a illuminare un libro di fiabe. Un’atmosfera serena. A un tratto, all’esterno uno scalpiccìo di passi. Spari. La mamma si aggrappa al telefono, chiama il marito. L’uomo ascolta, senza poter far nulla, le invocazioni d’aiuto, gli sembra di udire le raffiche sparate da un terrorista palestinese. Revital, 34 anni, la trovano abbracciata al figlio Noam di 4 anni. Un disperato tentativo di fare da scudo. L’altro figlio, Matan, di 5 anni, è vicino al letto. Nella cameretta, imbrattata di sangue, pupazzi, giocattoli, quaderni colorati. Simboli della vita normale nel kibbutz Metzer, nel nord di Israele. Una comune fondata dal 1953 da un pugno di attivisti d’origine sudamericana dell'Hashomer Hatzair, movimento di estrema sinistra che crede nel dialogo. Dialogo, parola che davanti a quei resti suona come una bestemmia. E viene spontaneo chiedersi quale logica politica abbia ispirato gli assassini delle Brigate Al Aqsa, fazione legata al Fatah di Yasser Arafat, a uccidere domenica la famiglia con altri due membri del kibbutz. Un atto criminale quanto vile. Che riempie di collera come non mai gli israeliani e offende gli arabi dei villaggi vicini venuti subito a portare le condoglianze. Metzer non è una colonia, non è nata su terra occupata. No, era ed è un esempio di convivenza. Per anni le insegnanti delle scuole israeliane hanno condiviso le esperienze con le colleghe arabe. I ragazzi hanno giocato a calcio insieme. I contadini si sono scambiati i segreti dei campi. Un fragile laboratorio di pace sopravvissuto ai tanti scossoni della crisi. Con l’emergere della minaccia degli attacchi suicidi, Metzer ha scoperto però di essere nel mezzo della tempesta. A pochi chilometri dal confine, in mezzo ai «corridoi» battuti dai kamikaze che vanno a farsi saltare in Israele. Gli ultimi due sono morti poche ore prima della strage mentre cercavano di raggiungere un obiettivo. La polizia li ha intercettati e loro hanno preferito azionare il detonare delle cinture esplosive. Per far fronte al pericolo, Israele ha avviato la costruzione del famigerato muro, un vallo che dal settore nord della Cisgiordania scende verso sud. Sono le esigenze della sicurezza a guidare la mano dei cartografi dell'esercito. Un giro di compasso, un tratto di matita e un altro pezzo di terra palestinese viene inglobato. Gli abitanti di Metzer hanno contestato il metodo suggerendo una divisione più equa. «Non abbiamo paura. E' l'unico posto dove non è mai successo nulla. Sarà proprio il muro a creare tensioni», aveva affermato un mese fa Ofer Vogshon, uno degli abitanti confidando un po’ troppo nel prossimo. Ma coloro che si nutrono dell'odio li hanno pugnalati alle spalle. Un colpo a tradimento che ha svuotato la sinistra. E spinto il governo a preparare una rappresaglia, resa ancora più urgente dalla campagna elettorale incombente. I piani sono pronti, scatterà nel momento opportuno. Sharon è accorso al kibbutz per esaltare la forza dei suoi abitanti. Il neo ministro degli Esteri Beniamin Netaniahu, spalleggiato dal responsabile della Difesa Shaul Mofaz, ha ribadito «che bisogna sbarazzarsi di Arafat», ma non in questo momento delicato. C'è la guerra con l'Iraq alle porte e gli americani sono stati chiari: nessuna manovra di disturbo. Con un’aggiunta detta sotto voce dai diplomatici Usa nella regione: «Dopo Saddam, toccherà ad Arafat». Il raìs, al solito, ha condannato annunciando un'inchiesta. Ma dalla casbah di Nablus - possibile bersaglio del blitz militare - lo ha sbeffeggiato uno dei capi delle Brigate Al Aqsa. Abu Majhed si è vantato dell'attacco presentandolo come una sfida alla proposta dell'Autorità palestinese di limitare gli attacchi nelle zone occupate. Edited by - gz on 11/13/2002 1:40:21