Una interpretazione eterodossa dell' attualità finanziaria. - alberta
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By: alberta on Martedì 25 Gennaio 2011 03:47
14 01 2011 Solo una grave crisi di sfiducia sugli USA potrebbe far scendere sensibilmente i mercati.
Da mesi scriviamo e leggiamo che la politica dissennata di QE instaurata dalla FED e poi seguita dalle altre banche centrali, ci sta conducendo in una trappola della liquidità di modello giapponese (sui cui dettagli non mi dilungo perché sono stati sviscerati qui e altrove in fiumi di inchiostro, reale e virtuale).
Di fatto, sembra proprio che le cose stiano andando all’ opposto.
Si impone, a questo punto, qualche riflessione forse poco ortodossa, ma più rispettosa della realtà che, settimana dopo settimana, ci si para davanti, clamorosamente ignorata da analisti e trader, tutti in attesa che il castello di carta moneta, crolli miseramente e l’ economia mondiale affoghi in questo (apparente) mare di liquidità, dal quale appare sempre più difficile uscire.
1.L’ abbondanza di liquidità ed i bassi tassi di interesse, anche nel passato non recente, non hanno mai messo nei guai le economie aperte al mercato, mentre ha stroncato, con iperinflazione e fuga degli investitori, quelle chiuse o vincolate. Al contrario, la carenza di liquidità generalizzata e l’ aumento dei tassi, hanno sempre portato a problemi più o meno gravi, recentemente drammatici, perché collegati alla “fiducia” che venendo meno fra gli addetti ai lavori, paralizzava prima gli scambi primari e poi, a cascata, ricadeva su tutti i mercati secondari.
2.A questo punto, va preso atto che il tempo passa e non si manifestano effetti indesiderati e sgradevoli nelle economie aperte al mercato (non a caso l’ unica economia “importante” ad avere reali problemi di surriscaldamento, è quella cinese, la più “chiusa” al mercato, soprattutto in campo finanziario), contrariamente alle scommesse generalizzate che i profeti dell’ ortodossia continuano a perdere, mese dopo mese.
3.Quindi diviene operativamente più sensato verificare il dipanarsi delle variabili economiche in campo, mettendo per un attimo da parte idee preconfezionate, sin qui dimostratesi perdenti e modificando l’ approccio ai mercati sulla base degli scenari attuali e di come le diverse variabili interagiscono in questo ambiente di tassi di interesse bassi e di liquidità abbondante.
4.Guardiamo un attimo indietro, al recente passato, quando circa due anni addietro l’ intero sistema economico e finanziario sembrava sul punto di crollare, scaraventandoci indietro di un secolo in una nuova Depressione, ancor più grave di quella vissuta dagli USA dal 1929, perché globale e quindi virtualmente incontrollabile ed ingestibile.
5.A distanza di poco più due anni, i mercati finanziari, ossia quelli che apparivano più a rischio e prossimi all’ implosione globale, hanno registrato prima un ribasso progressivo dei rendimenti su tutta la curva breve-lungo, un conseguente rialzo generalizzato dei prezzi dell’ obbligazionario, sempre su tutta la curva temporale (quindi enorme sulle scadenze lunghe e medio-lunghe).
6.A seguito del ribasso progressivo dei rendimenti e del costo del denaro, anche i mercati azionari hanno sperimentato una delle fasi di rialzo più imponenti, in rapporto all’ arco temporale considerato, e più contrastanti, in apparenza, con i dati provenienti dall’ economia “reale”, ritenuti, spesso a buon diritto e ragione, ovunque pressocchè disastrosi.
7.Contrariamente ai fondamentali, appunto “apparentemente” disastrosi, trimestre dopo trimestre i risultati delle società quotate, sia quelle finanziarie (apparentemente, come detto, in procinto di annunciare un default generalizzato), sia quelle manifatturiere, sia quelle dei servizi, hanno battuto sistematicamente le previsioni degli analisti, rivelatesi sempre troppo pessimistiche, perché basate su di un panorama (erroneamente?) ritenuto estremamente negativo: sicchè i rialzi si sono consolidati ed allargati, portando gran parte degli indici principali sopra i livelli pre-crisi (ed alcune Blue Chips a toccare nuovi massimi assoluti).
8.I prezzi delle materie prime di base ( a partire dall’ Oil ), si sono egualmente apprezzati enormemente, contraddicendo le previsioni di crolli generalizzati dei prezzi (deflazione), conseguenti all’ imminente depressione, vaticinata come inevitabile.
9.Evitando di dilungarsi ulteriormente su tutte le previsioni “inesatte” (per usare un eufemismo) sfornate a ritmo continuo negli ultimi due anni, prima sulle conseguenze immediate della crisi finanziaria sull’ economia “reale” e poi su quelle dei rimedi posti in campo dalle Banche centrali e dai Governi di mezzo mondo per arginarla, tentiamo di fare adesso delle ipotesi e delle considerazioni che partano dalle attuali dinamiche, per come si sono consolidate, mettendo da parte - necessariamente - le correlazioni che si sono dimostrate fallaci nell’ attuale “ambiente” economico finanziario.
10.In sostanza, tentiamo di applicare la regola del “what if”, basandoci sulle attuali interazioni e reazioni fra le principali variabili ed i principali protagonisti che regolano oggi i mercati, nel tentativo di disegnare degli scenari, per quanto possibile, meno fallaci di quelli sin qui dimostratisi inaffidabili e, spesso, del tutto controproducenti, quantomeno dal punto di vista previsionale.
11.Partiamo, ovviamente, dall’ ipotesi di base, ossia che i tassi di interesse rimangano sostanzialmente ai minimi storici, almeno per tutto il 2011. Sino ad oggi le conseguenze sono state, nell’ ordine:
a)Rialzo dell’ Obbligazionario;
b)Rialzo dell’ Azionario;
c)Rialzo dei prezzi delle materie prime, sia per motivi fondamentali, sia per timori inflattivi;
d)Debolezza (relativa) dell’ USD contro le altre principali valute. Poi ci sono state tante altre implicazioni e conseguenze, ma meglio limitarsi a queste quattro “principali”.
12. Adesso ipotizziamo (sembra che i numeri comincino ad andare in tale direzione), che i dati provenienti dall’ Economia reale comincino a dare segni di miglioramento/surriscaldamento (relativo): la conseguenza, che già si vede dall’ andamento più recente dell’ economia in Germania e del Bund, è di un ribasso progressivo dell’ Obbligazionario (medio-lungo), un impatto neutro-positivo sull’ Azionario (maggiori utili prospettici, compensati dal costo del denaro tendenzialmente al rialzo), ulteriore rialzo delle materie prime ( con conseguente effetto leva-psicologico positivo su tale importante settore dell’ Azionario ), mantenimento della debolezza relativa dell’ USD contro EUR…….
SEGUE ALLA PROSSIMA PUNTATA … PROSSIMA SETTIMANA SU QUESTE ONDE.. STAY TUNED….