By: traderosca on Martedì 14 Maggio 2013 12:45
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Warren Buffet, il popolare investitore e Guru americano, in una recente intervista concessa alla CNBC ha dichiarato: "Le azioni sono oggi quotate a prezzi ragionevoli ma non sono sicuramente sottovalutate. Non so prevedere l'andamento a breve termine ma chi compra azioni oggi farà comunque molto bene nei prossimi 10 o 20 anni." Contestualmente, Nouriel Roubini , docente universitario e uno dei più noti economisti Usa, sempre in una intervista alla CNBC della scorsa settimana ritiene che l'azionario potrà continuare ad apprezzarsi nel breve. Ma poi, avverte, arriverà il momento di dover pagare il conto. Roubini mette un allarme per l'anno 2015, prevedendo che entro ventiquattro mesi, ossia alla fine di questo periodo rialzista, la bolla potrebbe scoppiare e un grave crash colpire i mercati, a fronte di una nuova fase di depressione. Secondo Roubini quindi non ci sarà più spazio per una corsa delle azioni, ma ci sarà di nuovo un momento in cui i listini azionari perderanno valore. Una analisi più scientifica arriva dal Barron's, il noto magazine finanziario Usa, che ha dedicato la copertina dell'ultimo numero alle previsioni sull'indice Dow Jones. Secondo gli analisti del Barron's il Bull Market potrebbe essere soltanto all'inizio. Queste considerazioni si basano sull'analisi storica dell'indice. Se è vero che il Dow Jones ha chiuso ai massimi storici in questi ultimi giorni, i dati risultano diversi se calcolati al netto dell'inflazione. Il 14 gennaio 2000, il Dow Jones chiudeva a 11.723 punti, ma calcolando che nel periodo l'inflazione complessiva è stata di oltre il 37%, la chiusura attuale dell'indice rettificata dovrebbe attestarsi oggi a 16.088 punti. L'articolo parte da una analisi storica realizzata da Jeremy Schwartz di WisdomTree in collaborazione con il professor Jeremy Siegel della Wharton University, che abbraccia 142 anni di storia, dal 1871 ad oggi. L'economista ha suddiviso le performance storiche della borsa Usa in periodi di cinque anni, partendo dal 1871-75, 1872-76 e così via fino ad arrivare ai giorni nostri. Secondo questi calcoli, la performance media storica di ciascun quinquennio è stata pari al 9,41% annuo composto con i dividendi reinvestiti, e pari al 7,16% annuo al netto dell'inflazione. Su queste basi Schwartz ha notato che gli ultimi cinque anni hanno evidenziato una performance al netto dell'inflazione molto più bassa, e pari al 3,83% annuo, classificandosi nella parte inferiore tra tutti i quinquenni calcolati. Ogni volta che questo si è verificato nel passato, i due anni successivi ai periodi di sottoperformance di questo tipo sono stati seguiti da due anni di risultati medi pari al 14,59% annuo, contro una media del 6,66% annuo per tutti gli altri bienni. Sottraendo al 14,59% annuo il 2,39% derivante dai dividendi otteniamo un rendimento obiettivo per il prossimo biennio del 12,2% annuo. Applicando questo tasso di crescita alle chisure del Dow Jones del 30 aprile scorso, pari a 14.839,8 punti, otteniamo un target potenziale di 18.681,59 nei prossimi due anni.