Austriaci onesti e Friedman disonesto - Moderatore
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By: Moderatore on Domenica 29 Settembre 2013 01:24
Sul sito della scuola austriaca Mises.org in Italia c'è la traduzione dell'analisi su ^Friedman e la Grande Depressione dal recente libro di David Stockman#http://vonmises.it/2013/09/18/milton-friedman-un-keynesiano-dacqua-dolce-i-parte^ sull'america. Stockman era ministro del bilancio nei primi anni di Reagan, a soli 32 anni, poi è uscito dalla politica e ha fatto investimenti e private equity ed è uno acuto, che conosce le cose dall'interno e va giù pesante. Dal punto di vista del funzionamento della moneta, del credito e delle banche, alcuni di "scuola austriaca", i più radicali come Murray Rothbard o David Stockman dicono le stesse cose qui si cerca di spiegare (e che ^ora sono state sistemate in un testo#http://cobraf.com/DocumentiScaricabiliCobraf/32_PDF.pdf^ di 200 pagine circa di imminente pubblicazione).
Ma come, ci sono le elezioni il 24 novembre e la si mena con le scuole di pensiero ? A dire la verità in una crisi come quella attuale dell'economia italiana il pensiero è il problema, molti si agitano, ma sembra che nessuno pensi, non si offrono soluzioni e ci si divide ancora su vecchie stupidaggini ideologiche. Se uno ha un attimo per leggere invece qui impara che sulle cose ora fondamentali (moneta, banche, debito) in questo frangente si deve tagliare attraverso le solite divisioni, destra/sinistra, liberista/statalista... Dirlo genericamente è un conto, mostrarlo con qualcosa di intelligente è molto meglio.
Stockman e Rothbard sono 10 volte meglio dell'economia ufficiale tipo Giavazzi, Allesina, Draghi, Bernanke, Friedman, Krugman ecc.. perchè vanno alla radice, partono dal fatto che le banche creano la moneta sotto forma di credito dal niente e questo provoca boom e crisi continue. Usemlab/Carbone con cui anni fa qui sul forum litigavamo un poco, un mese fa ha tradotto il ^libro del 1982 di Rothbard "Il Mistero dell’Attività Bancaria"#http://vonmises.it/2013/08/08/il-mistero-dellattivita-bancaria^ che in 200 pagine ti riassume la storia delle banche, dal 1300 ad oggi, mostrando benissimo come creano moneta e questo è la causa di tutte le fluttuazioni, boom, crisi e crac.
Stockman e Rothbard, sono due oltre che brillanti molto onesti, a differenza di Milton Friedman che in apparenza era "liberista" e "liberale" come loro, ma in realtà parlava con la lingua biforcuta e ha solo spianato la strada alla globalizzazione e deregolamentazione finanziaria e alla concentrazione del potere nella grande finanza. La cosa interessante è che la critica più acuta di Friedman e del suo "monetarismo", che doveva essere appunto un modo di mettere al centro la moneta ti viene da gente libertaria e liberale in apparenza come lui.
Milton Friedman ha costruito una carriera attaccando il socialismo, lo statalismo e promuovendo la causa del mercato e della libertà di iniziativa ed è oggi considerato il simbolo del liberismo "di destra" contro keynesismo "di sinistra". Ma è fumo e un gioco di specchi. In realtà dato che Friedman si è concentrato sulla moneta alla fine cosa ha fatto ? Ha predicato di liberalizzare in sostanza le banche alla fine e poi che la FED intervenisse a sostegno delle banche ! Leggi Stockman qui che era con Reagan all'inizio, ma non è un fesso o un venduto. Friedman ha prodotto il contrario del liberismo e concorrenza per cui è famoso, ha prodotto un economia della rendita finanziaria parassitaria e del debito, alla fine oggi si vede che Friedman era un cavallo di Troia. E come c'è riuscito in questa operazione intellettuale ? Con la sua famosa interpretazione della Grande Depressione, che ha scalzato man mano le altre ed è oggi accettata nelle Banche Centrali e quasi ovunque. Questa interpretazione qui Stockman attacca a fondo, da un punto di vista "liberista" e vedi l'ipocrisia di Friedman.
Ho preso un colpo di sole e sto dicendo che gli "austriaci buoni" come Rothbard e Stockman hanno ragione loro ? L'analisi degli austriaci del credito è corretta, tanto è vero che predissero il crac del 1929 e alcuni hanno previsto il crac del 2008. La soluzione invece è perversa. Per loro bisogna togliere il sostegno dello stato alle banche, lasciare che falliscano e però basare la moneta su oro e argento in modo che la gente abbia qualcosa per risparmiare che mantenga un valore nel tempo.
Gli "austriaci", sia cattivi che buoni, per risolvere il problema vogliono fare a meno dello stato e quindi dicono che le banche devono arrangiarsi da sole per cui una volta che la gente sappia che creano moneta e che non garantite dallo stato starà molto attenta a lasciargli dei soldi e dall'altra che bisogna usare l'oro perchè è qualcosa che lo stato non manipola. E' un analisi coerente come logica e non è offuscata e fasulla come l'economia che si insegna perchè Rothbard era un anarchico/libertario praticamente, completamente fuori dal sistema, senza una lira non un furbastro e va a fondo alle cose. Se tu capisci a fondo che le banche creano la moneta, come debito, è coerente andare in questa direzione, è un modo per togliere loro potere.
Stockman e Rothbard è gente che tagliano come dei laser attraverso la confusione e la superficialità che domina in economia e valgono di più di tanti keynesiani. Gli "austriaci" hanno però un difetto logico di base, perchè per loro esistano solo gli individui, non esiste la collettività o comunità e solo il mercato, in concorrenza perfetta, soddisfa le esigenze umane. Quindi in un economia di mercato ideale, senza lo stato che interferisce, profitti, interessi, salari ecc.. riflettono i meriti e i contributi degli individui. Questo non è vero nè a livello filosofico o di buon senso e neanche a livello tecnico perchè c'è un errore fondamentale che ora non sto a discutere nella teoria delle concorrenza (vedi ^Piero Sraffa che ha passato 40 anni a dimostrare#http://www.webalice.it/andreabotteghi/NG/AreaEconomiaEFinanza/Intervista_a_Fabrizio_Mittiga_su_Piero_Sraffa.pdf^ che il profitto non riflette il contributo del capitale).
Dal punto di vista monetario l'errore è che in realtà la concorrenza perfetta o quasi perfetta nel sistema bancario e finanziario non è mai esistita e non esiste per definizione, non esisterà mai. Anche nel XIX secolo, quando non c'era il sostegno dello stato alle banche e c'era l'oro, poche casate di banchieri dominavano in Gran Bretagna e Francia, sotto l'apparenza, e c'erano continue crisi, crash e depressioni. Il sistema monetario e bancario può essere decentrato in tante piccole banche regionali e locali, come in Germania dove forniscono il 70% del credito, e questo lo rende più concorrenziale e meno speculativo e pericoloso. Questo è giusto ed è un modo di ridurre il potere del mega cartello bancario attuale e ha senso logico. Ma il cuore del sistema, le banche e il credito rappresentano comunque il potere di creare denaro. E il potere di creare denaro è il POTERE, chi ce l'ha è diverso da chiunque altro, se lo togli allo stato non è che scompare, finisce sempre nelle mani di un gruppo ristretto che tende a colludere. Creare il denaro non è come produrre pomodori o auto, per definizione è qualcosa su cui la collettività deve avere controllo.
Comunque queste considerazioni generali non tolgono niente al fatto che Stockman e Rothbard, gli austriaci "buoni", sulla moneta, Friedman, il credito ecc.. dicono la verità e sono onesti.
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^"Quando Friedman aprì il vaso di Pandora: le operazioni sul mercato aperto della FED ovvero l'inizio del "sostegno" dello Stato alle Banche"#http://vonmises.it/2013/09/18/milton-friedman-un-keynesiano-dacqua-dolce-i-parte/^
In fin dei conti, Friedman abbandonò il gold standard per una ragione statalista. Proprio come Keynes, era afflitto dall’ambizione dell’economista di prescrivere la via verso un maggior reddito nazionale e una maggiore prosperità, con l’indicazione degli strumenti interventisti e, quindi, le ricette con cui ottenere tutto ciò. L’unica differenza con Keynes fu l’origine: quella dell’inglese, essenzialmente fiscalista mentre Friedman si concentrò sulle operazioni sul mercato aperto condotte dalla banca centrale quale mezzo per raggiungere la domanda aggregata e il reddito nazionale ottimali.
C’erano imponenti e molteplici ironie in quella presa di posizione. Egli pose a carico della banca centrale il compito attivo e moralmente giustificato di comprare il debito del governo tramite la conduzione delle sue operazioni sul mercato aperto. Certo, Friedman disse che la FOMC avrebbe dovuto comprare bond e azioni ad un tasso non superiore al 3% annuale, ma quel limite era una debole barriera.
In realtà, non può essere negato che fu il professor Friedman, il fustigatore del Grande Governo, ad indicare ai banchieri centrali repubblicani la via per favorire lo stesso in vari modi. Sotto i loro auspici, la FED si rimpinzò presto delle emissioni di debito del Tesoro e tramite ciò alleviò dall’inconveniente di finanziare più spesa con più imposte.
Secondo Friedman la democrazia avrebbe prosperato in un sistema di libero mercato: aveva perfettamente ragione. Tuttavia il suo strumento preferito di promozione della prosperità, la gestione da parte della FED dell’offerta di moneta, fu molto più anti-democratica dei metodi di Keynes. L’attivismo fiscale politico era, almeno, soggetto alle deliberazioni del parlamento e, in un qualche generico senso, al giudizio elettorale da parte della cittadinanza.
Al contrario, i dodici membri della FOMC sono quanto di più vicino ad un non eletto politburo sia possibile ottenere nel sistema di governo americano. Quando, a tempo debito, la FOMC si schierò esattamente dalla parte dei debitori, dei proprietari di immobili e degli speculatori finanziari a leva – contro i risparmiatori, i salariati, gli uomini d’affari utilizzatori del capitale di rischio – questi ultimi non trovarono alcun riparo dalle sue azioni politiche.
La più sconveniente conseguenza del profondo statalismo implicito nelle teorie monetarie di Friedman, comunque, sta nel fatto che egli lo pose del tutto in contrasto con la visione dei fondatori della FED. Come è stato visto, Carter Glass e il professor Willis assegnarono al sistema di Federal Reserve l’umile missione di liquidare passivamente i buoni collaterali che le banche commerciali le avessero presentato.
Di conseguenza, la differenza fra una “ banca del banchiere” che offre un servizio di operazioni di sconto e una banca centrale impegnata in continue operazioni sul mercato aperto è fondamentale e rilevante, non semplicemente una questione di tecnica.
Facilitando il miglior allineamento della liquidità fra attivi e passivi dei bilanci dei depositi bancari a riserva frazionaria, l’originario operato della “banca di riserva” del 1913 avrebbe presumibilmente migliorato l’efficienza del sistema bancario, la stabilità e l’utilizzo delle riserve a livello di sistema.
In breve, sotto l’originario modello di servizio di operazioni di sconto, l’occupazione nazionale, i prezzi di produzione e il PIL erano un risultato spontaneo del libero mercato, non un artificio della politica statale. Al contrario, operazioni sul mercato aperto inevitabilmente conducono ad un’economia nazionale pianificata e alla determinazione del PIL e di altri aggregati macroeconomici. La verità è che non c’è altra ragione per controllare M1 che quella di guidare la domanda, la produzione e l’occupazione da Washington.
Perché il professore libertario, che fu così ostile a tutti i progetti e le attività del governo, sperò di rafforzare quello che anche lui avrebbe potuto considerare come un incipiente politburo monetario con tali massicci poteri di pianificare e gestire l’economia nazionale, anche se tramite un lontano e apparentemente non intrusivo meccanismo di manipolazione di M1? Non c’è che una risposta: Friedman fraintese profondamente la Grande Depressione e concluse erroneamente che l’indebita considerazione nei confronti delle regole del gold standard, avuta dalla FED durante il 1929-1933, causò il fallimento nel condurre un’aggressiva politica di acquisti sul mercato aperto del debito pubblico e, perciò, impedì la prevezione della profonda caduta di M1 durante i 45 mesi successivi al crash.
Tuttavia l’evidenza storica è chiarissima: non ci fu mancanza di liquidità né fallimento della FED nel compiere il suo lavoro di “banca del banchiere”. In verità, le 600 banche appartenenti al Federal Reserve System non fecero un massiccio uso del servizio di sconto durante questo periodo e a nessuno, che avesse presentato buoni collaterali, fu negato l’accesso alle riserve di prestito. Di conseguenza, le banche commerciali non furono per nulla forzate nella loro capacità di fare prestiti o di generare conti correnti ( M1 ).
Ma dall’alto piedistallo della sua cattedra all’Università di Chicago, tre decenni dopo, il professor Friedman concluse: il sistema bancario avrebbe dovuto in ogni caso essere inondato di nuove riserve. E questa accademica conclusione post facto andò dritta al cuore della tematica delle operazioni sul mercato aperto.
Le operazioni di sconto erano il meccanismo tramite cui i banchieri del mondo reale volontariamente creavano nuove riserve nel sistema per favorire l’espansione di prestiti e depositi. Al contrario, l’acquisto sul mercato aperto di bond fu lo strumento tramite cui i novelli pianificatori centrali dalla FED immisero riserve nel sistema bancario, a prescindere dal fatto che fossero richieste o meno dalle banche membri.
Friedman si schierò così dalla parte dei pianificatori centrali, affermando che il mercato dell’epoca fosse sbagliato e che le centinaia di banche, che già avevano riserve in eccesso, avrebbero dovuto essere immerse di maggiori e ancora maggiori riserve, finchè non avessero iniziato a prestare e a creare depositi in accordo con i dettami del gospel monetarista. Non c’è bisogno di dire che i dati storici mostrano la falsità di questa affermazione e il fallimento di questo esercizio, condotto dalla Fed di Bernanke, nel mondo reale – un significativo esempio di “trappola di liquidità”.
L’errata critica di Friedman alla FED dell’epoca della Depressione spalancò le porte alla pianificazione centrale monetaria
La verità storica è che la missione principale della FED di quell’epoca, cioè di scontare i valori dei prestiti delle banche, è stata eseguita in modo coerente, effettivo e completo da parte delle dodici banche, durante i 45 mesi cruciali fra il crash del mercato azionario nell’ottobre del ’29 e l’insediamento di Franklin Delano Roosevelt nel marzo del ’33. Inoltre, la documentata mancanza di domanda da parte delle banche membri per prestiti tramite operazioni di sconto non fu dovuta all’adozione, da parte della FED, di un tasso di interesse eccessivamente alto. In realtà, il tasso di sconto della FED diminuì progressivamente: dal 6% pre crash al 2,5% nel ’33.
Ancor più importante, le riserve in eccesso nel sistema bancario crebbero drammaticamente durante questo periodo di 45 mesi, implicando proprio l’opposto della politica monetaria restrittiva. Prima del crash del mercato finanziario (settembre ’29) le riserve in eccesso nel sistema bancario ammontavano a 35 milioni; poi crebbero a 100 nel gennaio del 1931 e infine a 525 milioni nel gennaio del 1933.
In breve, l’espansione per dieci delle riserve in eccesso (cioè quelle inattive) nel sistema bancario fu una drammatica prova della mancanza di sete di liquidità del mercato stesso; ciò nonostante questo fu completamente inondato. La sola missione incompiuta della FED fu quella che il professor Friedman le assegnò 30 anni dopo l’accaduto: mantenere un arbitrario livello di M1 immettendo riserve nel sistema bancario, tramite l’acquisto sul mercato aperto del debito dello zio Sam.
Poiché questo accadde durante lo stesso periodo (45 mesi) in cui l’offerta di moneta ( M1 ) diminuì di circa il 23%, le riserve in eccesso crebbero di dieci volte tanto. Tecnicamente parlando, questo significa che il moltiplicatore monetario era crollato. Come è stato visto, comunque, la grande diminuzione dei conti correnti (il volume di M1) non implicò una stretta nell’offerta di moneta: fu, semplicemente, il risultato aritmetico della contrazione di circa il 50% dei prestiti commerciali durante quel periodo.
Come precedentemente spiegatofriedman, questa estesa liquidazione del debito fu un’inevitabile e salutare correzione della precedente bolla di credito. I prestiti bancari, in realtà, erano cresciuti ad un ritmo frenetico durante i precedenti 15 anni, triplicandosi dai circa 14 miliardi a 42 miliardi. Come nella maggior parte dei boom creditizi artificiali, la rilevante espansione dei prestiti durante la Grande Guerra e i Ruggenti Anni Venti lasciò le banche imbottite di prestiti che non poterono essere rimborsati quando, nell’ottobre del 1929, la musica si fermò.
Di conseguenza, durante i postumi del crash, più di 20 miliardi di prestiti bancari furono liquidati, inclusi i miliardi cancellati a causa di fallimenti e chiusure di aziende. Come precedentemente spiegato, circa la metà della contrazione dei prestiti fu da attribuire ai 9 miliardi di prestiti a garanzia del mercato azionario che erano stati ritirati, quando la bolla del mercato finanziario collassò nel 1929.
Similmente, anche i prestiti per il finanziamento del capitale operativo diminuirono significativamente a causa del crollo della produzione. Di nuovo, ciò fu la mera conseguenza dello scoppio della bolla industriale e del settore dell’export, non qualcosa causato dal fallimento della FED nel fornire adeguate riserve bancarie. In breve, la liquidazione di prestiti bancari fu quasi esclusivamente il risultato di bolle scoppiate nell’economia reale, non di mancanza di stimoli da parte della banca centrale.
In realtà, non c’è mai stata nessuna evidenza di larga scala del fatto che i prestiti bancari siano diminuiti durante il ’30-’33 a causa di banche richiedenti il pagamento dei crediti esigibili o neganti il credito a potenziali debitori solventi. Tuttavia, a meno che questi fatti siano accaduti, non c’è semplicemente nessuna prova che la restrizione monetaria abbia causato la Grande Depressione.
Friedman e i suoi seguaci, compreso Bernanke, vennero fuori con una bufala accademica per giustificare queste ovvietà: poiché il livello generale dei prezzi era sceso significativamente durante i 45 mesi successivi al crash, sostennero che il tasso di interesse “reale” fosse eccessivamente alto, dopo l’aggiustamento per deflazione.
Ma questo è un battibecco accademico. Gli uomini d’affari del mondo reale, che si confrontavano con un registro delle commesse in tracollo, avrebbero rifuggito nuovi prestiti per l’ovvia ragione che non avevano bisogno di capitali, non perché a loro sembrasse troppo alto il tasso d’interesse aggiustato per deflazione.
In fin dei conti, il trattato monetario di Friedman non offre alcuna evidenza e semplicemente sostiene una falsa causa; ossia, che il declino passivo dell’offerta di moneta sia stata la causa attiva della riduzione di produzione e spesa. La vera causa è stata l’opposta: il volume nazionale di moneta diminuì in modo significativo durante il periodo seguente al crash poiché i prestiti bancari sono il latte materno dei depositi bancari. Pertanto, quando i registri dei prestiti gonfiati furono ridotti ad una grandezza sostenibile, il volume di moneta depositata calò in modo parallelo.
Dato questo collasso del credito e il conseguente crash del moltiplicatore monetario, c’era un solo modo per la FED per tentare di reflazionare l’offerta di moneta: sarebbe stato necessario comprare e monetizzare quasi ogni singolo centesimo dei 16 miliardi di bond del Tesoro statunitense allora esistenti.
Gli incorreggibili stampatori di moneta odierni senza dubbio direbbero: ”Nessun problema”. Tuttavia, non pare esservi altro dubbio per il quale, data l’universale antipatia, all’epoca, per l’inflazione monetaria, una tale mossa avrebbe scatenato il panico e il pandemonio in quello che rimaneva dei mercati finanziari. Non c’è bisogno di dire che Friedman non spiegò mai come la FED avrebbe potuto pensare di riavviare il moltiplicatore monetario in calo o, fallendo in ciò, di spiegare ai mercati finanziari perché stesse comprando tutto il debito pubblico.
Oltre a ciò, Friedman non fu in grado di provare, al tempo del suo libro “ Storia monetaria degli USA”, nel 1965, che la creazione dal nulla di una nuova, immensa quantità di riserve bancarie avrebbe spinto il sistema bancario a convertirle in una risalita di nuovi prestiti e depositi. Tuttavia, Friedman neppure tentò di provare quell’affermazione. Secondo la teoria quantitativa della moneta costituiva una verità a priori.
In verità, dal culmine della Depressione, nel 1932, i tassi di interesse provarono il contrario. I tassi su T-bills e cambiali finanziarie furono rispettivamente dell’1,5% e 1%, e ciò significava che non ci fu, praticamente, domanda insoddisfatta di prestiti da parte dei debitori degni di credito; il giro d’affari in calo delle operazioni di sconto delle 12 banche del Federal Reserve provò ulteriormente la tesi. Nel settembre del ’29 le banche membri prestarono circa 1 miliardo tramite operazioni di sconto, ma dal gennaio ’33 questo calò a soli 280 milioni. Insomma, le banche non stavano prestando non perché fossero a corto di riserve; non stavano prestando perché erano a corto di debitori solventi e di una vera domanda di credito.
In ogni caso, l’intera teoria di Friedman sulla Grande Depressione fu completamente demolita da Ben Bernanke, il suo più famoso allievo, in un esperimento nel mondo reale del settembre 2008. La sua FED intraprese una massiccia operazione sul mercato aperto in risposta alla crisi finanziaria, comprando e monetizzando più di 2.000 miliardi di debito del Tesoro e delle agenzie.
Come ora è chiaramente evidente, il risultato è stato un monumentale “ girare a vuoto”. Il fatto che, attualmente, ci siano 1.700 miliardi di riserve in eccesso parcheggiate presso la FED ( paragonate ai soli 40 miliardi prima della crisi ) significa che quasi tutte le nuove riserve, nate dalla baldoria della FED nel comprare bond, sono nate morte.
Stando in un deposito presso la banca centrale, esse non hanno spinto la crescita dei prestiti bancari in Main Street o dell’offerta di moneta. Non c’è nessuna ragione, quindi, per credere che il risultato sarebbe potuto essere differente nel 1930-1932.
Milton Friedman: il keynesiano d’acqua dolce e il professore libertario che ha creato il Grande Governo
La grande ironia, poi, è che il più famoso moderno economista conservatore della nazione è diventato il padre del Grande Governo, dei deficit cronici e della bancarotta fiscale nazionale. Friedman fu il primo a sollecitare la rimozione delle limitazioni del gold standard di Bretton Woods nello stampare moneta da parte della banca centrale e, successivamente, aggiunse al danno la beffa, dando un’autorizzazione conservatrice al perpetuo acquisto sul mercato aperto del debito governativo da parte della FED. Il monetarismo di Friedman, per mezzo di ciò, ha istituzionalizzato un sistema che ha consentito ai politici di spendere cronicamente senza tassare.
Similmente, fu il professore della scuola di Chicago, fautore del libero mercato, che benedì anche la fondamentale tesi keynesiana per cui Washington deve continuamente gestire e stimolare l’economia nazionale.
In verità, la tesi keynesiana d’acqua dolce, secondo il famoso paradigma di Krugman, è stata modesta rispetto alla presunzione di profondi aggiustamenti dei suoi rivali “di acqua di mare”. I keynesiani di acqua di mare degli anni ’60 proposero di stimolare l’economia finché l’ultimo miliardo di dollari di potenziale PIL non fosse realizzato; in pratica, avrebbero raggiunto la prosperità permettendo allo Stato di fare tutto ciò che fosse necessario tramite una molteplicità di interventi fiscali.
Al contrario, il keynesiano di acqua dolce, Milton Friedman, pensava che il capitalismo fosse in grado di prendersi cura di se stesso, finché avesse, precisamente, la giusta quantità di moneta in ogni momento; cioè, Friedman avrebbe ottenuto la prosperità permettendo allo Stato di fare la sola cosa che fosse necessaria tramite il singolo canale di crescita di M1.
Ma l’asserzione è innegabile. Come è stato visto, Friedman pensava che non si potesse avere fiducia del fatto che le banche appartenenti al sistema al Federal Reserve System mantenessero l’economia adeguatamente fornita della moneta, richiedendo volontariamente operazioni di sconto quando avessero avuto bisogno di riserve per favorire l’attività commerciale. Piuttosto, la banca centrale doveva fissare e raggiungere una precisa quantità di M1 in modo che il PIL riflettesse quello che saggi economisti ritenevano possibile, non soltanto il naturale livello risultante dall’interazione fra consumatori, produttori e investitori nel libero mercato.
Per tutti questi obiettivi pratici, fu Friedman che spostò le fondamenta della moneta della nazione dall’oro ai Treasury Bills. Infatti, nello schema di Friedman di acquisti da parte della banca centrale di bond del Tesoro e di azioni, fu il processo di creazione di moneta quello tramite cui la prosperità sarebbe potuta essere gestita e raggiunta.
Quello che Friedman non riuscì a vedere fu questo: la quantità legale di M1, secondo un uomo saggio, sarebbe potuta essere soppiantata dalla quantità di M2 ( una più larga misura di offerta di moneta che include i depositi di risparmio ) secondo un altro illuminato o, ancora, da un altro obiettivo di quantità per la domanda aggregata (il PIL nominale fissato) o anche dalla quantità di posti di lavoro creati (come l’obiettivo di 200.000 posti al mese recentemente annunciato dal governatore della FED Evans). Potrebbe anche essere la misura del cambio dell’Indice Russel 2.000 del prezzo delle azioni, come ha sostenuto Bernanke.
Ma è difficile da immaginare un mondo nel quale nessuna di queste alternative “quantità” non scenda sotto il livello “stabilito” ritenuto essenziale per il buono stato dell’economia nazionale dai loro proponenti. In breve, l’impegno di dodici uomini e donne saggi liberi, grazie al piano di Friedman, di inondare di dollari la realtà, potrebbe sempre trovare ragioni per comprare il debito del governo e, per mezzo di ciò, preparare senza timore la nascita del deficit fiscale.
Articolo di David Stockman su Mises.org
Traduzione di Tommaso Segre