LA NATURA VINCE SEMPRE - giorgiofra
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By: giorgiofra on Martedì 23 Luglio 2013 08:19
Gianlini, le epidemie e le carestie servivano anche a tenere sotto controllo la popolazione, nei limiti della sostenibilità.
Abbiamo portato la sanità e gli aiuti alimentari a popolazioni non ancora pronte ad un certo modello di civiltà, con la conseguenza di un'esplosione demografica che sarà devastante per l'intera umanità.
E' da tempo che sto formulando la teoria delle fasi, ovvero che lo sviluppo culturale e lo sviluppo tecnologico debbano sempre essere in equilibrio tra loro. Quando questo equilibrio viene rotto, ovvero le due cose siano sfasate, la società entra in crisi.
Anche nel nostro occidente, in questo momento, vi è una grande sfasatura. Lo sviluppo tecnologico di questi ultimi decenni è stato tanto rapido da non aver consentito alla cultura, che ha tempi più lunghi, di adeguarsi. L'esempio più lampante è la scomparsa di tanti posti di lavoro come conseguenza dell'automazione. Si tratta di un grande problema che, in tempi più lunghi, si sarebbe affrontato senza eccessivi drammi.
Anche la globalizzazione, che senza dubbio è un processo inevitabile, avrebbe dovuto essere realizzata in tempi molto più lunghi, evitando di mettere in crisi in modo tanto repentino interi sistemi.
Sono convinto che, nonostante lo sviluppo tecnologico, la velocità di adattamento culturale dell'umanità sia rimasta immutata nel corso dei secoli. Che piaccia o meno, occorre rallentare, altrimenti la natura, attraverso una guerra, una carestia, una epidemia, un disastro ecologico, provvederà a riportare in fase l'intero sistema.
Perchè la natura era ed è immensamente più forte dell'uomo.
Proprio oggi, incontrando un'amica con la quale non mi vedevo da quasi venti anni, si parlava del trascorrere inesorabile del tempo, e degli acciacchi che ad una certa età iniziano a farsi sentire. Siamo arrivati alla conclusione che un cinquantenne di oggi sembra molto più giovane di un cinquantenne del dopoguerra, ma che nella sostanza la sua salute generale non sia migliore. I miei nonni sono morti tutti oltre i novant'anni, nonostante che a quaranta sembrassero già vecchi. Si parla spesso dell'allungamento della vita media, ma si dovrebbe prestare più attenzione alla speranza di vita, e si scoprirebbero verità inaspettate.
Quelli che oggi arrivano allegramente a novan'anni, mettendo in crisi l'IMPS, appartengono ad una generazione alimentata in un certo modo, cresciuta senza inquinamento e selezionata da una elevata mortalità infantile. Il loro organismo è naturalmente forte, al di la della medicina.
Ma dubito che le nuove generazioni arrivino a quelle età. Il loro sistema immunitario è molto meno efficiente, e nessuna medicina potrà supplire a questa deficienza. Se ci pensiamo bene scopriamo che, a parte la lotta alle infezioni e la chirurgia, la medicina non è capace di guarire una sola malattia. Per una vita lunga e sana dobbiamo confidare sul nostro patrimonio genetico e sul nostro sistema immunitario, ovvero sulla natura.
Tornando al discorso delle epidemie e delle carestie, sarebbe opportuno chiedersi cosa accadrà quando popolazioni cresciute a dismisura, ben oltre la possibilità di autosostenersi, pretenderanno di accedere a quelle risorse che non sono state in grado di produrre, e che, comunque, non saranno sufficienti per tutti. Ecco la necessità, secondo il mio parere, di tornare a sistemi chiusi, nei quali ogni popolazione dovrà, necessariamente, trovare il proprio equilibrio tra risorse disponibili e crescita demografica.
E' la natura che lo pretende, anche a dispetto dei nostri sentimenti, che potrebbero farci agire in modo tale da portarci alla catastrofe.