By: Moderatore on Martedì 30 Settembre 2003 02:03
Un’indagine della Bocconi sui costi applicati dalle banche a chi punta in Borsa Per investire mille euro se ne possono spendere anche 144 di commissioni
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Quanto deve rendere un’azione italiana, tedesca, o inglese per coprire i costi applicati dalle banche a chi punta in Borsa? Più dell'8,79%.
E' questa la performance minima media lorda necessaria perché un investimento di mille euro in un titolo europeo risulti redditizio. Bisogna insomma aspettare che l’azione frutti più di 87,8 euro per cominciare davvero a guadagnare qualcosa. Sotto questa soglia, tutto il rendimento è mangiato dai costi bancari: quello semestrale di custodia titoli, la commissione di acquisto e vendita, le spese fisse.
E se si tiene conto anche dell’imposta sui capital gain (12,5%) la performance necessaria per non rimetterci deve essere ancora più elevata. Come dire che non si è guadagnato affatto, anzi, si è perso (il 2,6%), investendo mille euro sulle blue chip italiane da gennaio a oggi, visto che il Mib 30 ha segnato in questi otto mesi un incremento del 6,2% (dato al 25 settembre).
Resta in tasca qualcosa con impegni economici più alti. Perché sia profittevole un investimento di 5mila euro su un'azione europea, il titolo deve crescere almeno del 2,98%. E l'incremento dev'essere del 2,2% se si vuole che rimanga qualche soldo in portafoglio impiegando 10 mila euro. Del 2,16% è la performance minima per far fruttare, costi compresi, 10mila euro puntati su un'azione statunitense.
Sono i risultati dell'inchiesta che Corriere Economia ha condotto con l'équipe di Stefano Caselli, docente di economia degli intermediari finanziari all'Università Bocconi. Nell'ipotesi di tre fasce d'investimento - mille, 5mila e 10mila euro - sui mercati europeo e americano, sono stati analizzati i costi di sei istituti: Intesa, Unicredit, Popolare di Milano, Banca di Roma, Popolare di Bergamo, Banco di Sicilia. I valori sopra riportati sono la media. L’ipotesi è estrema perché si è ipotizzato l’acquisto di una sola azione: se nel deposito ci sono più titoli, la performance minima per non rimetterci scende perché i costi di custodia vanno suddivisi.
«In ogni caso si tratta di risultati sorprendenti - commenta Caselli -. E' evidente che, per coprire le spese, un risparmiatore deve portare a casa performance significative, largamente superiori a quelle dei titoli di Stato. E ragionando sui diversi livelli di investimento si può dire che la banca ha ancora una bassissima capacità di segmentazione della clientela». Si va al contrario, insomma: chi meno investe e meno titoli ha in portafoglio più paga. Quando, dice Caselli, «i prezzi minori dovrebbero essere sulle transazioni più basse, a fronte però di una consulenza nulla: non va dimenticato che il sistema bancario è un'infrastruttura con un costo».
Nel caso dell'investimento di mille euro in un'azione europea, in cima all'ipotetica classifica delle banche più costose c'è Unicredit: spese comprese, un titolo acquistato in questo istituto (che fa pagare 50 euro al semestre solo di custodia titoli) deve rendere almeno il 14,4% per essere redditizio. Un record. La banca più conveniente, per questo lotto, è la Popolare di Bergamo, dove la performance minima necessaria è del 4,37%: un terzo.
Le soglie scendono puntando 5mila euro su un'azione europea. In questo caso, la banca meno vantaggiosa risulta la Popolare di Milano: bisogna che il titolo superi il 4,84% di rendimento perché si cominci a guadagnare qualcosa. L'istituto più conveniente in questa fascia si rivela invece Banca Intesa, con una performance minima necessaria a coprire i costi del 2,1%. Raddoppiando l'investimento a 10 mila euro le percentuali si abbassano ancora, ma non dappertutto.Gli istituti dove appare meno conveniente aprire un portafoglio titoli sono la Popolare di Milano per le azioni italiane e Unicredit per i titoli Usa. Le più convenienti sono, rispettivamente, Banca Intesa e Banca di Roma.
Anche considerando i titoli che hanno guadagnato di più da gennaio a oggi, risulta evidente l'incidenza dei costi. Capitalia, ad esempio, è stato il migliore del Mib 30, con un »82,04%: ma il rendimento effettivo appare del 67,6% nel caso di mille euro investiti con Unicredit, del 76,63% e del 78,35% per 5mila e 10mila euro investiti con la Popolare di Milano. I costi si mangiano, insomma, fino a 14 punti percentuali e mezzo.
Cable & Wireless è il titolo inglese che si è rivalutato di più, con una performance del 170%, ma a compararne mille euro in Unicredit si sarebbe guadagnato il 155,9%, con 144 euro di costi. Commerzbank è stata la regina di Francoforte, con un »76,35%, ma acquistandone 5mila euro alla Popolare di Milano si sarebbe guadagnato il 70,98%, con 268 euro di spese.
E Amazon è stata la stella del Nasdaq, crescendo del 164,7%. Ma metterla in portafoglio con Unicredit, nella nostra simulazione, avrebbe abbassato il rendimento al 159,87%, con 483 euro di costi.