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Un paio di amici mi chiedono: “come mai sei passato da pro-chiusura a contro-chiusura nel giro di due mesi?”
Premettendo che di tipi di lockdown ce sono tanti (i.e., a livello geografico o di intensità), e quindi definirsi pro o contro chiusura a priori non ha senso, la prima cosa da capire è che l’evidenza scientifica a nostra disposizione su COVID-19 cambia in modo tumultuoso. Non siamo come nel caso del vaccino per il morbillo, che è sicuro, efficace e non causa l’autismo – lo sappiamo di anni e non c’è nessuna ragione di cambiare opinione. Qui ogni giorno scopriamo cose nuove, e non è saggio rimanere della stessa idea quando cambiano i dati a nostra disposizione.
Ma torniamo alla chiusura. Se il Presidente Conte o chi per lui mi avesse chiesto il 10 marzo 2020 un parere sul lockdown, avrei detto senza esitazione: “Sì, lo dobbiamo fare, qui e subito”. Perché in quel momento non avevamo altra scelta. Ora, due mesi dopo, sappiamo fortunatamente molte più cose sul virus e sulla malattia, ed è normale che, quando cambiano le informazioni a nostra disposizione, cambino anche le nostre opinioni. Senza andare nel dettaglio, alcuni dei fatti chiave che sono emersi in queste ultime settimane sono che:
1. La stagionalità sembra avere un ruolo molto importante nell’andamento della pandemia in specifiche aree geografiche.
2. L’immunità naturale potrebbe essere più facile da raggiungere a causa di cross-reattività dell’immunità cellulare con altri coronavirus.
3. Non sempre le chiusure “totali” hanno dato risultati migliori delle chiusure parziali o limitate (vedi New York vs. Florida).
4. I clusters più grandi di contagi avvengono in ambienti non protetti dalla chiusura (case di riposo, ospedali, famiglie, meat-packing industry, etc), mentre i contagi in altri ambienti sono rari.
5. I danni psicologici della chiusura prolungata sui bambini e adolescenti sono notevoli, ed i danni socio-economici (disoccupazione, caduta PIL) si confermano essere ingenti.
6. Alcuni modelli epidemiologici che hanno previsto grandi benefici dalla chiusura potrebbero essere basati su dati iniziali incompleti e/o contenere errori metodologici.
7. Stanno emergendo terapie in grado di limitare la morbidità e mortalità da COVID-19 (for future reference).
Ognuno di questi punti meriterebbe un saggio di dieci o venti pagine che naturalmente non ho il tempo di scrivere adesso.
Ma il punto è un altro. Il punto è che io non sono né pro-chiusura né contro-chiusura. Io sono solo pro-scienza, pro-evidenza, e pro-dati. Sono uno che si fa un mazzo così per studiare e comprendere la mole enorme di dati che emergono ogni giorno su COVID-19, e questo compito richiede, oltre a tanta competenza (non ce lo scordiamo, signori virologi della domenica!), anche una notevole apertura mentale ed onestà intellettuale.