VACCINI e MORTI IN ECCESSO

 

  By: Roberto964 on Lunedì 14 Gennaio 2013 18:24

gli "espertoni" provino a spiegare quanto scritto sotto, è chiaro che la fonte non è propriamente attendibile: è l'ISTAT, chiaramente dei complottisti (e SOMARI certificati). Le radici del debito pubblico italiano affondano nell’accanimento ideologico contro la spesa sociale, che una blanda politica d’imposizione e di negligenza nella lotta all’evasione fiscale non seppe contrastare. Ma le scarse entrate che figurano nei bilanci dello Stato degli anni Ottanta non potrebbero spiegare da sole l’impennata del debito registratasi nei primi anni Novanta: questi ultimi furono infatti caratterizzati da avanzi primari molto marcati: il record spetta al 1997, che si chiuse con un avanzo pari al 6.6% del PIL, più del doppio della media europea. Vi fu un secondo meccanismo che costrinse lo Stato a indebitarsi a oltranza: il mercato. Fonte: ISTAT Per tutti gli anni Sessanta e Settanta, i governi avevano puntato sul deficit di bilancio per sostenere la domanda e quindi l’occupazione. Se da un lato il finanziamento del debito attraverso emissione di moneta aveva permesso di mantenere sotto controllo il debito pubblico, dall’altro aveva comportato lo spiacevole inconveniente dell’inflazione. Secondo la teoria dell’economista britannico John Maynard Keynes, i periodi di inflazione avrebbero dovuto essere accompagnati da forte crescita della domanda, mentre i rallentamenti della crescita avrebbero dovuto avere come contropartita un rallentamento dei prezzi. Anche in Italia come nel resto dei paesi occidentali, gli shock petroliferi degli anni Settanta misero in crisi questo mondo ideale: la stagflazione, presenza contemporanea di inflazione e recessione fece la sua comparsa. Fino al 1981 il deficit dello Stato poteva essere finanziato con emissione di moneta da parte della banca centrale: dal 1975 la Banca d’Italia era obbligata a sottoscrivere i titoli di Stato rimasti invenduti durante le aste. Vera e propria svolta nella storia del debito pubblico italiano, nel 1981, per iniziativa dell’allora ministro del tesoro Beniamino Andreatta in stretta collaborazione con il Governatore Ciampi, il divorzio fra banca centrale e tesoro sancì la fine del finanziamento obbligatorio del debito tramite emissione di moneta: la Banca d’Italia avrebbe potuto sottoscrivere o meno i titoli di Stato a sua discrezione. Ovviamente il prezzo da pagare era la dipendenza del finanziamento del debito pubblico dal settore privato: “da quel momento in avanti la vita dei ministri del Tesoro si era fatta più difficile e a ogni asta il loro operato era sottoposto al giudizio del mercato” [25] dichiarò Andreatta. Con buona pace della norma costituzionale secondo la quale il potere appartiene al popolo, fu messa nelle mani del «mercato», cioè di un gruppo ristretto di banche, la possibilità di generare una crisi finanziaria di dimensioni nazionali rifiutando di finanziare il debito della collettività. A detta dello stesso Beniamino Andreatta si trattò di una “congiura aperta” che non ebbe consenso politico ne l’avrebbe avuto negli anni seguenti: “naturalmente la riduzione del signoraggio monetario e i tassi di interesse positivi in termini reali si tradussero rapidamente in un nuovo grave problema per la politica economica, aumentando il fabbisogno del Tesoro e l’ escalation della crescita del debito rispetto al prodotto nazionale” [22]. L’operato di Andreatta non si potrebbe capire senza conoscerne il profilo politico: neoliberista della prima ora, Andreatta ebbe il merito di esporre senza mezzi termini la sua ricetta per la riduzione del disavanzo pubblico: nel 1985, in veste di consigliere economico del segretario DC De Mita dichiarava: «si deve rimettere in discussione la dotazione dei diritti sociali che il cittadino italiano ha acquisito in questi ultimi quindici anni e che ritiene in qualche misura un patrimonio ineliminabile» [26] al fine di risanare il bilancio pubblico la cui situazione era peggiorata a causa... dell’“incapacità dei governi a risolvere il problema della spesa pubblica” [22]. Con una costanza che ha dello straordinario si ritorna alla stessa guerra ideologica contro la spesa pubblica: se, rinunciando all’imposizione fiscale, i governi avevano usato lo strumento del debito per portare lo Stato Sociale ai livelli della media europea, il «divorzio» fu un colpo mortale a ogni politica di spesa. Ma c’è di più: a partire dal 1981 si creò in Italia quella scandalosa ingiustizia sociale che furono i titoli di Stato, una rendita finanziaria enorme, a lungo totalmente esente da imposizione. Si coniò una nuova espressione (BOT people) al fine di intrattenere l’illusione «democratica» secondo la quale i titoli di Stato sarebbero stati nelle mani di una miriade di piccoli risparmiatori (si legga Chi possiede il debito pubblico italiano?). La realtà era ben diversa: nel 1985 oltre il 40% dei titoli in circolazione erano posseduti da banche e istituti di credito [27] mentre secondo il comunista Napoleone Colajanni il 57% degli utili FIAT e il 62% degli utili Olivetti per il 1984 provenivano da interessi su titoli [28]. Quest’ultimo fenomeno merita un ulteriore approfondimento. L’esenzione fiscale dei titoli di Stato permetteva alle imprese di eludere il fisco in modo alquanto elegante: bastava ottenere un prestito da una banca al solo fine di acquistare BOT e CCT e, alla fine dell’anno, si sarebbero potuti iscrivere in bilancio interessi passivi (dovuti al prestito bancario) che andavano a ridurre l’utile imponibile e interessi attivi (dei titoli di Stato) esenti da imposte. Questo meccanismo era noto a tutti, ma se da un lato Andreatta parlava di “frivoli discorsi di tassazione” [29] dei BOT, dall’altro l’atteggiamento di Goria non lasciava dubbi: “da oltre un anno stiamo invitando le aziende ad autoregolarsi e non lo hanno fatto. A questo punto è necessario intervenire con garbo ma con efficacia, anche perché questo fenomeno non solo sottrae gettito all’erario, ma altera anche artificialmente i flussi finanziari” [30]. Il governo pregava gentilmente gli evasori di autoregolarsi... Alla fine del 1991, la percentuale di titoli del debito pubblico indicizzati o a breve termine era salita al 66,56% [31] e la vita media dei titoli era estremamente bassa: 2,96 anni [32]: per paura di una nuova fiammata dell’inflazione, il «mercato» aveva puntato tutto sui titoli strettamente legati al tasso ufficiale di sconto (TUS) per poter trarre profitto da un eventuale rialzo dei tassi. Questo dato apparentemente innocuo fu la condizione che permise alla tremenda ondata di speculazione monetaria del 1992 di dare una spallata decisiva al debito pubblico: resa possibile dalla liberalizzazione del mercato dei capitali voluta dall’Unione Europea, la speculazione monetaria si accanì contro la Lira a partire dal settembre del 1992. La meccanica del fenomeno era riassunta così da Henry Kaufman, noto trader di Wall Street: “oggi il mercato finanziario funziona bene, è facilissimo entrarne e uscirne. E questa estrema mobilità consente agli operatori di aggravare le difficoltà della lira” [33]. Nessuno trovò nulla da ridire al legame fisiologico fra “un mercato che funziona bene” e la speculazione, anzi, la soluzione dei problemi italiani si trovava altrove. La dichiarazione di Luigi Abete, presidente di Confindustria dell’epoca, ha il merito di essere di una chiarezza cristallina: “Serve un decreto urgente di governabilità, un provvedimento da approvare entro due settimane che crei subito le condizioni di un forte ribasso dei tassi d’ interesse. Come? Tagliando e contenendo la spesa pubblica senza ricorrere a nuove entrate, anche a costo di gelare i consumi familiari; avviando la razionalizzazione di pensioni e sanità; privatizzando subito due o tre aziende pubbliche” [34]. Di fronte alla speculazione che faceva cadere il cambio della lira, il Governatore Ciampi non poté far altro che alzare il tasso di interesse. Il Tesoro, spinto dalle scadenze medie molto corte dei titoli di Stato, non poté far altro, a sua volta, che aumentarne la remunerazione. Il debito pubblico passò dal 98 al 121.5% nei tre anni che vanno dal 1992 al 1994 [35] a causa di un disavanzo interamente dovuto alle spese per interessi. Ronald Reagan, durante il suo primo mandato, ridusse le imposte del 25% in tre anni. A detta del presidente repubblicano, la riduzione della pressione fiscale avrebbe liberato enormi risorse per gli investimenti, i quali avrebbero favorito l’occupazione e la crescita. Quest’ultima avrebbe fatto a sua volta lievitare le entrate fiscali dello Stato in modo da compensarne la riduzione. Quando, alla fine nel 1985, il deficit dello Stato americano raggiungeva quota 220 miliardi di dollari, Reagan si presentò davanti al Congresso americano chiedendo imponenti tagli di spesa per ripianarlo, mentre manteneva la riduzione dell’aliquota di imposizione sui redditi più alti dal 70 al 28%. L’immagine che dipinsero i giornali di un presidente deluso e rammaricato dal fallimento delle sue promesse elettorali (un avanzo di 120 miliardi di dollari nel 1986) era del tutto falsa: in realtà Ronald Reagan aveva in tasca quello che considerava uno degli obiettivi principali della sua presidenza: “smantellare lo Stato Sociale, che è l’incubo dei contribuenti”. Milton Friedman dichiarava nel 2003 a proposito dell’intervento dello Stato in economia: “Come si potrà mai riportare lo Stato a delle giuste dimensioni? Penso che ci sia un solo modo: quello con cui i genitori controllano le spese eccessive dei loro figli cioè diminuendone la paghetta. Per un governo, ciò significa ridurre le tasse” [36]. Essendo le tasse estremamente basse nel 1981 in Italia, toccherà a Beniamino Andreatta eliminare l’ultima possibilità di finanziamento della spesa pubblica con il divorzio fra Banca d’Italia e Tesoro. http://www.umanista.info/spip.php?article1&artpage=3-3 Lo dicevo io, quanto non c'era l'uno compariva l'altro! Li avevo oscurati già da tempo, sia l'uno che l'altro.

 

  By: monmac on Lunedì 14 Gennaio 2013 18:24

Pablo, ti ringrazio... Ti rispondo su una di quelle che hai scritto a caso: " a chi dice che LA COLPA È DELL'AUMENTO DELLA SPESA PUBBLICA E QUINDI DEGLI SPRECHI E DEI POLITICI ITALIANI La politica italiana non ha affatto alzato la spesa pubblica, che dal 2000 al 2009 è stata assai più bassa che dal 1990 al 2000." Da qui si capisce che non capisci.... La spesa pubblica a deficit non puo' aumentare all'infinito, prima o poi salti: -quando hai un debito del 30% del PIL puoi permetterti di fare deficit del'8% all'anno -quando hai un debito del 100% puoi permetterti ancora qualche annata di deficit al 3-4% -quando hai il debito al 120%, con la spesa devi finire. Negli ultimi dieci anni la spesa pubblica e' sempre cresciuta piu' dell'inflazione e del PIL (ci voleva poco)...fino al punto del crac.

 

  By: monmac on Lunedì 14 Gennaio 2013 18:16

Lutrom, non delegittimare le persone. Adesso che avete fatto fuori pigresan (con ragione, ho letto frasi agghiaccianti), volete di nuovo fare fuori anche me? mi sembra che se fai vedere gli scritti ad un esperto non ci sono dubbi.. poi lui e' del PD...io sono della lista civica con Monti!

 

  By: pablo on Lunedì 14 Gennaio 2013 18:13

Monmac, meno male che sei arrivato tu, ci mancavi tanto. Io non ho espresso dei pareri caro, e qui casca l'asino (che saresti tu): ho linkato numeri, cifre INDISCUTIBILI, e adesso lo ha fatto anche Roberto. Continuare a scrivere imbecillità senza alcuna giustificazione nè logica, nè numerica, a questo punto vi rende gravemente colpevoli e responsabili delle sciocchezze che scrivete e che purtroppo potrebbero ingannare qualcuno. Dimostra che i miei link e quelli di Roebrto sono fasulli e poi ne riparliamo. Altrimenti sei solo un fanfarone. Mi dispiace ma siamo oltre il limite della decenza, adesso basta. PS: Lutrom, sai che stavo pensando la stessa cosa?

 

  By: lutrom on Lunedì 14 Gennaio 2013 18:05

Scusate, non volevo tornare sull'argomento, ma non ce la faccio proprio a resistere: ne parlai altre volte, comunque lo ripeto: è andato via Pigresan e torna Monmac... La cosa è sospetta...

 

  By: Roberto964 on Lunedì 14 Gennaio 2013 17:56

Ed in fine, per fugare tutti dubbi leggete quello che dice 48 (esperto dell'analisi economica del diritto); scrive, oltre che sul suo blog, sul blog di Bagnai: ne vale veramente la pena. Il titolo è: "lettera aperta a Bersani". http://orizzonte48.blogspot.it/2013/01/lettera-aperta-bersani-finita-la-festa.html Io, di mio, non posso che rimettere il grafichetto di alcuni giorni fa inerente l'inflazione ed i salari reali, aggiungendo che: si cancellò la scala mobile confondendo cause ed effetti: Vorrei infine far notare la sincronia tra l'abolizione della scala mobile e il decremento dei salari reali. Osserviamo attentamente, vedremo che: il I° picco inflattivo lo avemmo nel 1973, il petrolio QUADRUPLICO' il suo prezzo (guerra del Kippur); il II° picco lo si ebbe nel 1979, il gregge TRIPLICO' le sue quotazioni (guerra Iran-Iraq); Relativamente alla discesa dell'inflazione a partire dal 1980, sino al 1986 è da ascriversi sempre al petrolio (diminuì in quegli anni del 75%, arrivando ai prezzi dei primi anni '70) e non al fatto di essere andati a finanziarci sul mercato dei capitali così come ci hanno sempre "venduto". La stessa dinamica inflattiva è stata COMUNE a TUTTI i PAESI INDUSTRIALIZZATI, SENZA NESSUNA DISTINZIONE. L'inflazione dei nostri giorni (3%) è dovuta, ancora una volta, a tutti gli aumenti di accise che gravano sui prodotti petroliferi. Nel 92 la lira svaluto dal 27% (+ o - quello che dovrebbe accadere se uscissimo adesso), l'inflazione nel 93 CALO' dal 5.5% al 4.5%. L'inflazione se riparte sarà perchè la gente comincerà di nuovo a spendere, e sarebbe un GRAN BENE se questo accadesse.

 

  By: monmac on Lunedì 14 Gennaio 2013 17:56

Concordo con Hobi e Tradeoscar.... Le argomentazioni di Pablo e altri sono ridicole, confondono le cause con gli effetti e parlano sempre di "se il cambio fosse...", tutte panzane. Se una societa'/economia non funziona perche' costruita male, bisogna andare a fare le riforme alla radice. Adesso i btp e la borsa scenderanno, cosi' ci faranno svegliare un po' dalle ubriacature recenti del Berlusca....

 

  By: pablo on Lunedì 14 Gennaio 2013 17:52

"Hobi,sono orgoglioso di essere condiviso da uno che riesce capire questa ostica materia che per molti è un grosso problema........". -------------- Oscar, quando hai finito di compiacerti perché non leggi i link che ho postato poc'anzi, che magari impari qualcosa?

 

  By: pablo on Lunedì 14 Gennaio 2013 17:50

Grazie Giorgio... ne approfitto per darti il bentornato! A me pare semplicemente una questione di logica, la maggior parte delle volte. Capisco che una persona senza mezzi intellettuali o culturali possa "perdersi" dietro a tesi illogiche o prive di qualsiasi riscontro reale. Capisco meno quale sia il meccanismo mentale che fa sragionare persone preparate e/o con un buon background culturale. Penso che sia più una questione caratteriale che mentale. Varrebbe la pena ragionarci su! :-) PS: divertente il post sulle donne! Io al tuo libro, se non c'è già, aggiungerei un capitolo: di quando la donna non regge più le tensioni, specie se con figli e dopo una certa età, e l'uomo che ha vicino diventa un mostro responsabile di tutti i mali del mondo... :-D

 

  By: traderosca on Lunedì 14 Gennaio 2013 17:47

Hobi,sono orgoglioso di essere condiviso da uno che riesce capire questa ostica materia che per molti è un grosso problema........

 

  By: giorgiofra on Lunedì 14 Gennaio 2013 17:42

Bulfin, non te la prendere. Purtroppo è comodo per molti dare per scontato una verità ufficiale che di vero, in realtà, ha poco o nulla. I problemi dell'Italia hanno origini diverse da quelle che la stampa ufficiale sta propagandando.

 

  By: pana on Lunedì 14 Gennaio 2013 17:36

leggo "la disoccupazine ai livelli del 92" se ne deduce che nel 1992 il livello di disoccupazione era uguale a quello del 2012 (32esimo lemma di Pana se A = B, se ne deduce che B =A) Chiedo allora...ma nel lontano 1992 c'era qualcuno che dava la colpa alla lIra? o al divorzio tesoro banca d Italia ?

Russian Forces Storm U.S. Military Base In Niger; Pentagon Confirms Big Move Of Putin's Men - YouTube

 

  By: giorgiofra on Lunedì 14 Gennaio 2013 17:35

Complimenti Pablo. Come da tempo sostengo, solo gli umanisti hanno quella elasticità mentale necessaria a vedere ogni cosa nel giusto contesto.

 

  By: pablo on Lunedì 14 Gennaio 2013 17:31

Non mi stupisce neanche un po' che il "tecnico" Hobi, che dovrebbe ragionar di numeri, sia d'accordo con Tradeoscar, che quando si tratta di numeri macroeconomici non ci capisce una mazza... E dispiace di essere qui a discutere ancora di aria fritta, come ha detto giustamente Bullfin e recentemente anche Roberto, oltre a GZ in millemila post. Perché basterebbe stare sui numeri e aggiungerci un minimo, ma proprio un minimo di logica e di conoscenza storica per evitare di scrivere castronerie anti-italiane. Di una puerilità bambinesca e illogica, oltretutto, veramente agghiacciante. Leggiamo qualcosa di concreto? A chi dice LA COLPA DEL DECLINO DEL NOSTRO EXPORT È DELLE MANCATE RIFORME, DEI POLITICI ITALIANI E DEGLI SPRECHI: facciamo rispondere da Bagnai (che cita dati ufficiali): "Se il tasso di cambio reale italiano avesse avuto la stessa evoluzione di quello tedesco fin dall'inizio del 1999, il tasso di crescita delle esportazioni italiane sarebbe stato quasi identico a quello delle esportazioni tedesche, mentre in realtà è stato meno di un terzo". a chi dice che L'INGRESSO NELL'EURO CI HA FATTO RISPARMIARE SULLA SPREAD (Barnard + fonti): "Gli spread fra Italia e Germania erano bassi anche prima dell’euro e tali sono rimasti, più o meno, fino al 2007. In particolare erano bassi gli spread che più contano, quelli sui Credit Default Swaps". FONTE Analysis of European Sovereign CDS Spreads before and after the Financial Crisis, Department of Business Studies, Aarhus School of Business, August 2011 – Bloomberg 5 year weekly CDS http://pure.au.dk/portal-asb student/files/39700301/thesis.pdf a chi dice che LA COLPA È DELL'AUMENTO DELLA SPESA PUBBLICA E QUINDI DEGLI SPRECHI E DEI POLITICI ITALIANI La politica italiana non ha affatto alzato la spesa pubblica, che dal 2000 al 2009 è stata assai più bassa che dal 1990 al 2000. FONTE Ragioneria Generale dello Stato: La Spesa dello Stato Serie Storica 1862-2009. http://www.rgs.mef.gov.it/_Documenti/VERSIONE-I/Servizio-s/Studi-e-do/La-spesa-dello-stato/La_spesa_dello_Stato_dall_unit_d_Italia.pdf Giusto per tornare un attimo sulla terra...

 

  By: Bullfin on Lunedì 14 Gennaio 2013 17:09

Allora Rag. Hobi, visto che Lei conosce la contabilità si prenda il file della "la spesa dello Stato dall'unità d'Italia" che trova sul sito governativo, analizzi la composizione e l'andamento anche rispetto al pil almeno dal dopoguerra (come ho fatto io). Poi ne riporti le risultanze qui su Cobraf. Nessuno mette in dubbio che ladrocini, sprechi ce ne siano stati. Ma un dato è inconfutabile: meglio dare dei soldi ad un nullafacente che si gira i pollici nel suo ufficio, perchè poi questi soldi improduttivi li metterà in circolo e da lì partirà il moltiplicatore, piuttosto che tali soldi vadano in interessi all'estero a remunerare qualche fondo, dove in CODESTO CASO IL MOLTIPLICATORE è NULLO. OK??????!!!!...... Ergo il problema dell'Italia è il DIVORZIO CHE C'è STATO e in seconda battuta la spesa inefficiente. Per quanto rigurada poi l'inflazione e la corruzione su dai facciamo le persone adulte, siamo sicuri che da noi vi sia l'aggregato mondiale di corruzione e all'estero siano tutte verginelle pudiche???? e per quanto riguarda l'inflazione ho dimostrato non piu' di 3 settimane fa che nel 1980 eravamo in compagnia di tanti altri stati con tassi intorno al 20% e che i picchi inflattivi corrisposero ad un precedente picco petrolifero che passo' da 15 a 40 in men che non si dica...su siamo seri e basta le filastrocche dei politici....DATI E STATISTICHE PLEASE.

FULTRA 10 MARZO 2020: Qui sotto la fotocopia dal vero "cialtrone medio italico" : Antitrader. Fatene una copia del pensiero per i posteri e quando tra 50 anni vorranno capire perchè l' talia sia finita miseramente