By: defilstrok on Sabato 17 Agosto 2013 02:54
Azz Giovanni, a questo giro ti sei superato!
Mai scritto niente di più chiaro e lampante. Un capolavoro. A cominciare dall'etichetta "de sinistra" affibiata ai keynesiani da quando le dottrine monetariste et similia si sono affermate in maniera egemone in tutto il mondo; passando per il "buco di domanda", per finire con la questione del reddito disponibile.
Ho cominciato a sbraitarlo non so quanti anni fa che ci stavano portando dritti dritti verso la Trappola della Liquidità; che ne rimandavano gli effetti perversi espandendo prima il potere e le dimensioni delle banche già troppo grandi, poi supplendo con l'espansione del credito (e dell'indebitamento privato) alla rarefazione della domanda dovuta al ridursi del potere d'acquisto. A tutto ciò aggiungerei l'osservazione fatta almeno tre anni fa da Hobi su come questo processo stesse creando una divaricazione insostenibile sperequando a favore del capitale e a detrimento del lavoro. Nella tua analisi, infatti, hai ben messo in luce come la carenza di domanda rispetto all'offerta (già eccedente per il costo del denaro nullo e l'innovazione tecnologica) sia fortemente aggravata dalla continua contrazione del reddito disponibile che, contemporaneamente, è quello di chi ha propensione marginale al consumo alta, a tutto vantaggio di chi ha propensione marginale al consumo tendente a zero. Ecco allora le banche prestare sempre di meno e dirottare la liquidità nella "trappola" dei mercati e, per questa via diventare sempre meno banche intermediarie. La riduzione delle tasse, tra l'altro, oltre ad essere coerente con il loro elevato livello di pari passo con quello della spesa pubblica avrebbe il pregio di agire suelle aspettative che, citando Davanzati "non sono un dato ma dipendono in modo cruciale dall’andamento della domanda". Il Teorema di Haavelmo (che evidenzia l'effetto positivo sulla domanda aggregata anche in caso di bilancio in pareggio) è un altro esempio di come quelle teorie avessero una precisa connotazione storica (quella in cui, come quando vennero elaborate, la spesa pubblica era una percentuale minima del Pil). Oggi dare retta ai Monti e alle Merkel che si sperticano in lodi del pareggio di bilancio è da cretini, se non altro perché, stanti i livelli di spesa pubblica attuale, sarebbe come riportare indietro le lancette dell'orologio spaccandone la molla, dal momento che si potrebbe attuare solo aggravando la recessione/depressione. Ma quel teorema (di Haavelmo) ha il pregio di aver messo in luce come l'incidenza fiscale agisca (a detrimento/vantaggio) sia della propensione marginale al consumo che di quella al risparmio; e una riduzione del carico fiscale, indubbiamente, agirebbe positivamente sulle aspettative e sulla domanda contemporaneamente. Siccome, ahimé, ho avuto modo incidentalmente di studiarlo (Bernanke), ricordo che con Hobi ebbi una rovente discussione all'indomani della sua nomina a capo della Fed - dopo la quale decise ex abrupto di "nascondere" le statistiche dell'aggregato M3) - profetizzando che l'unica cosa che avrebbe fatto (essendo una sua fissazione accademica) sarebbe stata quella di agire sulle "aspettative adattive" degli operatori economici gonfiando una bolla dietro l'altra nel convincimento di fare il bene del paese attraverso i mercati. Ma lasciamolo stare, lui pensa all'America. Quel che preoccupa, invece, è il "deserto" in Europa (anzi nell'UEM) in merito a qualsiasi tentativo di risollevare quelle benedette aspettative e uscire dalla trappola della liquidità perseguendo la ricetta oggi autenticamente keynesiana di riduzione drastica del carico fiscale. Anzi: si fa l'opposto. E siccome questa perversione è radicata in ambito UEM, sotto questo profilo ha ragione Trucco a reclamare il ritorno alle sovranità nazionali (ovvio: non unilateralmente).
Be' ti vedo molto ispirato. Mi aspetto grandi cose dalla tua (prossima?) pubblicazione.
Un caro saluto