By: Moderatore on Sabato 13 Novembre 2004 18:42
Grandi manovre in ^Pirelli#^ & C tra aumenti e catene più corte
Dalle cessioni la Bicocca ricaverà 1-1,3 miliardi da investire su pneumatici e Olimpia-Telecom. E Piazza Affari torna a scommettere sulla fusione Tim
di Sara Bennewitz - 13-11-2004
.... Il gruppo, infatti, ha dato mandato a Lazard, Mediobanca, Jp Morgan e Lehman Brothers per cedere la maggioranza della divisione cavi ed energia ad alcuni investitori istituzionali che nei mesi scorsi avevano già avanzato offerte. La scelta di un acquirente finanziario nasce da più motivazioni: il business dei cavi ed energia, innanzitutto, è un’attività ideale per un partner finanziario, dati gli alti flussi di cassa (un ros, ovvero il ritorno sulle vendite, del 4% nei primi 9 mesi); un concorrente industriale, poi, potrebbe incappare negli strali dell’antitrust, a meno di uno «spezzatino» che richiederebbe tempi molto lunghi e, comunque, impoverirebbe il valore della divisione, leader nel proprio settore di riferimento. Secondo Deutsche Bank, dalla vendita di una quota di maggioranza di queste attività Pirelli potrebbe incassare un miliardo. Per Credit Suisse First Boston, invece, Pirelli dovrebbe incassare 1,3 miliardi dalla cessione dei cavi energia.
Ma a che serviranno questi quattrini? L’obiettivo, per tutti, è Telecom. Db ipotizza un investimento in Telecom Italia, rafforzando con una quota ulteriore (il 3-5% del capitale) la presa sulla società. Altri broker battono la pista di Olimpia: i proventi della dismissione potrebbero essere utilizzati per un aumento di capitale della finanziaria, che permetterebbe a Olimpia di rafforzare la sua presa su Telecom (di cui al momento possiede il 17,2% del capitale). Anche per questo, Csfb ha ribadito il suo giudizio di outperform su Telecom fissando un target price di 3 euro per azione. Pirelli detiene il 50,4% del capitale di Olimpia, il secondo azionista è invece la famiglia Benetton (con il 16,8% del capitale) che segue a ruota a Hopa (un altro 16%) e infine Unicredito e Banca Intesa, che possiedono l’8,4% ciascuna.
Fatta eccezione per la finanziaria che fa capo a Emilio Gnutti, gli altri soci sembrano interessati a procedere a una ricapitalizzazione di Olimpia, anche perché l’investimento in Telecom ha un rendimento atteso del 4,5%, tale cioè da ripagare i costi dell’indebitamento. Le due banche azioniste di Olimpia, hanno inoltre una opzione put sulla loro quota, che verrà a scadenza nel 2006, per cedere a 1,2 miliardi la loro partecipazione direttamente a Pirelli. Tuttavia, come ribadito dallo stesso Marco Tronchetti Provera in settimana, non è affatto detto che Unicredito e Intesa vogliano esercitare la put.
Ma le novità sul gruppo non finiscono qui. Il presidente del gruppo di tlc ha lasciato dietro di sè un nuovo indizio: un’ulteriore ed eventuale accorciamento della catena di controllo si farà «se e quando sarà conveniente per gli azionisti», ha dichiarato. Parole caute ma sufficienti a spingere una parte del mercato a scommettere di nuovo sull’integrazione tra Telecom e Tim, il gruppo guidato da Marco De Benedetti.
Del resto, anche alla luce dei recenti sviluppi internazionali (France Telecom-Orange, tra gli altri), la convergenza tra fisso e mobile sembra tornare d’attualità. Restano da verificare tempi e modi in cui questa operazione verrebbe portata a termine. Secondo Centrosim, ad esempio, l’integrazione non è imminente, e potrebbe essere preceduta da un maxi buy-back di Tim. Altri broker, tra cui Rasbank, ritengono invece che la fusione Tim-Telecom sia molto probabile dato che genererebbe risparmi sui costi e nuovi benefici fiscali. Tuttavia, se anche dovesse essere deliberata un’integrazione tra le due società, sicuramente sarà preceduta dall’aumento di capitale finalizzato a far crescere Olimpia nel capitale del gruppo di tlc. Se infatti l’operazione venisse fatta agli attuali valori di mercato, la finanziaria si diluirebbe dal 17% al 9-10% del capitale del nuovo gruppo.