By: Paolo Gavelli on Mercoledì 10 Settembre 2003 14:00
to copy or not to copy, that's not the question!
ci pensano le stesse aziende detentrici dei brevetti a produrre in cina (e in vietnam, e in indonesia, ecc).
il guaio è il costo della manodopera: chi glielo comunica ai lavoratori italiani che le multinazionali "devono" produrre in asia per mantenere la competitività, ergo detti lavoratori possono scegliere tra adeguarsi a percepire un decimo dello stipendio o stare senza lavoro?
forse qualcuno si sta accorgendo che uno dei nodi del capitalismo sta venendo al pettine?
e che la lista di coloro che saranno chiamati a pagare è lunghissima (metterei nell'ordine: operai, agricoltori, colletti bianchi, manager, dipendenti statali, professionisti vari... si salveranno solo i grandi capitalisti e i traders ;-)
l'occidente e il resto del mondo sono ormai vasi comunicanti: una parte di quello che abbiamo portato di qua (e che ci ha permesso di riempire la ns vasca fino all'orlo) adesso torna indietro.
al tutto si sovrappone un problemuccio: la crescita tumultuosa dell'oriente significa anche crescita esponenziale della distruzione dell'ambiente, ma questo è secondario:
da Le Scienze:
"Nonostante enormi differenze per quanto riguarda la disponibilità delle risorse, i cittadini dei paesi più poveri e in via di sviluppo possiedono essenzialmente lo stesso livello di conoscenza di quelli dei paesi più ricchi sull’origine del riscaldamento globale, un livello comunque molto basso.
“Purtroppo - commenta Steven R. Brechin, autore di uno studio trans-nazionale sull’opinione pubblica e i cambiamenti climatici globali - dobbiamo riconoscere che quasi tutti gli abitanti del pianeta sono ignoranti allo stesso modo sulle cause dei mutamenti climatici globali. I cittadini dei paesi più poveri hanno magari una buona scusa, ma qual è la nostra?”
Brechin, docente di sociologia all’Università dell’Illinois di Urbana-Champaign, ha presentato i risultati del proprio studio in agosto, nel corso di un convegno dell’American Sociological Association. La ricerca verrà pubblicata quest’autunno su un numero speciale della rivista “International Journal of Sociology and Social Policy”.
Lo scienziato ha analizzato un gran numero di sondaggi d’opinione svolti a partire dal Protocollo di Kyoto del 1997, l’accordo internazionale per regolare il rilascio dei gas serra. Alcuni dei risultati più sorprendenti riguardano i cittadini degli Stati Uniti: gli americani risultano fra i più disinformati nell’ambito delle nazioni sviluppate. Solo i giapponesi e i francesi sono allo stesso livello.
Per esempio, un sondaggio del 2001 ha rivelato che solo il 15 per cento dei cittadini statunitensi era in grado di identificare correttamente i combustibili fossili come la causa principale del riscaldamento globale. “Persino i cubani, con il 17 per cento, - commenta Brechin - erano leggermente più informati”. I messicani, con il 26 per cento, risultavano in testa alla classifica dei 15 paesi presi in considerazione nel sondaggio. "
2ali