FIAT

 

  By: Moderatore on Domenica 28 Novembre 2004 00:02

.... liquidità del Lingotto si è ridotta, al 30 settembre 2004, a 4,6 miliardi, 2,3 miliardi in meno rispetto a giugno 2004. Soldi che in gran parte verranno spesi già il prossimo anno, considerato che senza la produzione di flussi di cassa positivi sarà necessario attingere a quel bacino per rimborsare poco più di 2 miliardi di bond e mettere in conto investimenti almeno pari a quelli registrati nel 2004, circa 1,8 miliardi di euro ossia il 4% delle attività industriali. Per non parlare del prestito convertendo da 3 miliardi che scade a settembre 2005. Il finanziamento sta movimentando il mondo bancario, stretto tra la necessità di chiedere una revisione delle covenant e il timore di ritrovarsi azionista di Fiat. Che fare allora? Mettere mano al portafoglio e avviare nuove cessioni? Oppure andare a vedere il gioco di GM con la put? Da settimane Ifil, azionista di maggioranza della Fiat, rimanda al mittente domande del genere. «Spiacenti - è la risposta - ma la pratica è in mano a Sergio Marchionne». Toccherà a lui, all’amministratore delegato abruzzese che arriva dalla Svizzera, l’onore (e l’onere) di illustrare la situazione ai familiari, raccolti per la riunione dell’accomandita all’inizio di dicembre. Nell’attesa, Marchionne fa muro, anche con i grandi gestori internazionali che gli hanno dato fiducia nei primi sei mesi della sua avventura torinese. Ma, da vecchia volpe dei mercati qual è, qualcosa lascia filtrare. «Entro la fine dell’anno ci sarà una grossa sorpresa», ha dichiarato poche settimane fa a un investitore estero che insisteva per avere novità. Il gossip di buona fonte è comunque sintomatico delle attese del mercato: un manovra corposa, di quelle che possono invertire il corso della storia dell’azienda. La vendita di Case New Holland piuttosto che Iveco? Assolutamente no, è la parola d’ordine. Lì semmai, come sottilinea un recente report di Jp Morgan, sta il futuro della multinazionale torinese. La resa dei conti con GM, ipotesi più probabile. Dopo il vertice con l’Accomandita, Marchionne affronterà Rick Wagoner nell’ultimo steering committee dell’anno, il 14 dicembre, 24 ore prima che scada l’armistizio sulla put siglato un anno fa da Giuseppe Morchio. Di questo si parlerà, oltre che di collaborazioni di carattere industriale. Anche su questo fronte, probabilmente, farà caldo al tavolo delle trattative. Stando alle indiscrezioni del Financial Times, il colosso di Detroit sarebbe infatti intenzionato a far produrre alla Bmw i motori diesel per la sua Cadillac: 20mila vetture l’anno già assegnate alla jv con Fiat. Un siluro preciso per far capire a Torino che GM ha ormai archiviato l’idea di acquistare Fiat Auto ed è pronta, pur di non scendere a compromessi, a mettere in discussione un’alleanza che ha già prodotto risparmi per un miliardo, in quanto a sinergie, e potrebbe crescere ancora. Non è facile programmare nuovi modelli o strategie di medio termine in un clima così turbolento. Ma, assicurano a Mirafiori, lo staff di Herbert Demel (che ha accantonato per ora l’idea di un’uscita) ci prova. Anzi, si fa sapere che la Fiat mantiene inalterati i propri obiettivi di medio termine. Il gruppo conta di registrare un Ros nel 2007 compreso tra il 5 e il 6 per cento. Per il 2004, gli analisti stimano che l’indicatore non supererà lo 0,4 per cento. Sul fronte dell’utile per azione, sempre nel 2007, il gruppo dovrebbe chiudere con un risultato positivo compreso tra gli 1,1 e gli 1,4 euro. Troppo ottimismo? Marchionne è stato esplicito: se i target non saranno centrati, gli azionisti avranno il diritto di cacciarlo. Anzi, questo potrebbe avvenire anche prima, perché «già nel 2006 si capirà come andranno le cose», ha precisato di recente. Il giro di boa del break even operativo, infatti, dovrebbe essere superato nel 2006. Quello stesso anno la società dovrebbe registrare flussi di cassa positivi, mentre in quello successivo il Ros dovrebbe attestarsi tra il 2 e il 4 per cento. Se questi obiettivi verranno raggiunti o no, solo il tempo potrà dirlo. Per ora, complice la congiuntura internazionale, la società può vantare un solo target centrato: le vendite di Panda e Ypsilon. Stando alle ultime proiezioni, risalenti al 24 novembre scorso, la piccola di casa Fiat avrebbe già venduto 195mila vetture, più della metà all’estero, contro una stima di 180-200mila auto per l’intero 2004. La lancia Ypsilon ha invece toccato quota 80mila, a un passo dal target di 90mila fissato per l’intero anno. Vicina a raggiungere l’obiettivo anche l’aggressiva Alfa Gt, che finora è riuscita a vendere 18mila vetture, poco meno delle 20mila che si era prefissata. In linea con le attese, considerato che registrerà un anno pieno di commercializzazione solo la prossima primavera, la Fiat Idea. Al 24 novembre, le auto di questo modello in circolazione erano già 56mila. Eppure, questi successi parziali non sono stati sufficienti a centrare il traguardo promesso del pareggio operativo. Infine, tornando alle necessità di cassa del gruppo automobilistico, qualche soldo potrebbe arrivare anche dall’energia. Certo il Lingotto ha già monetizzato la put relativa alla propria quota in Italenergia Bis, ma il prossimo settembre, quando uscirà da Edison potrà comunque iscrivere a bilancio un piccola plusvalenza. Senza contare che si ^leverà di dosso anche il debito della Edison, attualmente pari a 4 miliardi di euro#http://www.borsaefinanza.it/art.pic1?ID=116807^.

 

  By: Moderatore on Sabato 20 Novembre 2004 16:25

.....la Fiat facesse parte della classifica del Financial Times delle (poche) società italiane con una buona reputazione mondiale non avrebbe suscitato alcuna curiosità. Invece, al Lingotto, l’inserimento a sorpresa del gruppo torinese davanti a Luxottica e Benetton in una graduatoria dove un anno fa la Fiat non c’era è stato uno dei pochi motivi di consolazione nell’ennesima settimana difficile. L’altra ragione di soddisfazione arriva da un ponderoso report di Jp Morgan che, in 56 pagine, mette a confronto Fiat e Volkswagen con un risultato abbastanza clamoroso: meglio Mirafiori del colosso di Wolfsburg. I motivi per gioire, per la verità finiscono qui. Gli analisti Usa promuovono la società di Torino perché, a detta loro, «la Fiat ha una strategia per aumentare la redditività a vantaggio degli azionisti basata sulla ritirata dall’auto», laddove Volkswagen non ha alternative a un difficile, complesso, lavoro di rinnovamento delle sue linee di prodotto. Fiat, al contrario, se non riuscirà a raggiungere il break even entro 12 mesi (prospettiva che ormai si allontana nel tempo), può far scattare il piano II: mettere all’asta le sue quote di mercato e i suoi impianti, che a certe condizioni possono interessare un po’ tutti, e concentrare le proprie attività in altri campi. Non è una strategia a breve, né i risultati paiono poi così certi, ma val la pena di rischiare. «Se ci basiamo - si legge nel report - su un costo del debito legato all’auto tra i 4 e i 4,8 miliardi, riteniamo che la Fiat, in caso di deconsolidamento di queste attività, potrebbe essere valutata come un’azienda di beni capitali. Tenendo a conto del basso livello dei multipli attribuiti ai camion e alle macchine agricole e del fatto che sia Iveco sia Cnh sono ormai a metà del ciclo di crescita, riteniamo che la Fiat, una volta liquidata l’Auto, potrebbe essere trattata attorno a quota 8,5 euro». Non è chiaro se i risultati della ricerca siano il frutto di semplici elaborazioni dello staff di JP Morgan oppure siano il risultato di colloqui riservati con il vertice del Lingotto, a partire dallo stesso Sergio Marchionne. Ma è un fatto che dal documento emerge una posizione di fiducia sulle reazioni di Gm abbastanza insolita: «È probabile - si legge - che Gm faccia grosse resistenze, ma è un fatto che la casa Usa non ha mai detto pubblicamente che avrebbe fatto opposizione in un tribunale all’esercizio della put. E la fine dell’alleanza con Fiat potrebbe voler dire la fine delle speranze di General Motors in una ripresa in Europa». Non è difficile pensare che è con queste carte (per la verità non fortissime) che Marchionne si accinge a giocare la sua partita americana, allo steering committee previsto per il 14 dicembre, il giorno prima della scadenza del rinvio della put concordato un anno fa con Giuseppe Morchio. Prima di quell’appuntamento lo stesso ad del gruppo incontrerà i soci dell’Accomandita in un incontro che promette di essere «storico». L’ad italo-canadese, che pure non ha lesinato i suoi sforzi per il rilancio dell’auto, spiegherà ai discendenti di Gianni e Umberto Agnelli che la rinascita delle quattro vuote richiede capitali ingenti (tra i 5 e i 7 miliardi nei prossimi anni), forse troppi per la Fiat. Occorre ragionare perciò su ^altre strategie: o restare in minoranza a Mirafiori (con Gm) oppure lavorare in altre direzioni per limitare i rischi e sganciarsi in tempo dalla voragine#http://www.borsaefinanza.it/art.pic1?ID=115672^.

 

  By: Moderatore on Martedì 26 Ottobre 2004 23:38

FIAT: CNH FA PIENO UTILI E PORTA OSSIGENO A GRUPPO 26 OTT - Buone notizie in arrivo dagli Stati Uniti per la Fiat. I dati del terzo trimestre confermano il cambio di marcia nei conti di Cnh (il colosso del Gruppo Fiat che produce trattori e macchine movimento terra). E' una forte boccata di ossigeno per il bilancio del Lingotto, ancora appesantito dal lento cammino di ripresa dell' Auto. Giovedi' il consiglio di amministrazione esaminera' i dati del terzo trimestre dell' anno, che, secondo le previsioni degli analisti, dovrebbero chiudersi con una perdita operativa intorno ai 100 milioni. Ma gia' oggi l' azienda quotata alla borsa di New York ha sciorinato le sue cifre che appaiono decisamente lusinghiere: nei primi nove mesi del 2004 Cnh ha registrato un utile netto di 99 milioni di dollari, rispetto a una perdita di 46 milioni di dollari nei primi nove mesi del 2003. L' amministratore delegato, Paolo Monferino, ha manifestato soddisfazione: ''Il processo di integrazione industriale e' completato, prevediamo di chiudere il 2004 in linea con le attese, ossia con un miglioramento del risultato netto di circa 150 milioni di dollari''. Una performance che, unita a quella prevista per Iveco (camion), dovrebbe consentire alla Fiat, sempre secondo gli esperti di bilanci, di raggiungere l' obiettivo del pareggio operativo alle fine dell' anno, quando l' indebitamento dovrebbe attestarsi intorno ai 4 miliardi (un po' di piu', intorno ai 4,7 miliardi, quello previsto per i primi nove mesi). Ed oggi in Borsa il titolo ha avuto un rimbalzo convinto, (+1,2% a 5,475 euro). Certo rimane il peso sui conti del core business, l' Auto, che, secondo il piano di rilancio messo a punto dall' amministratore delegato del Lingotto Sergio Marchionne, raggiungera' il nero solo nel 2007 (il suo predecessore Morchio l' aveva fissato al 2006). Nel terzo trimestre dovrebbe far registrare una perdita di oltre 250 milioni contro i 314 dello stesso periodo del 2003 e i 282 del trimestre precedente. All' Auto l' ad Herbert Demel ha fatto una mezza rivoluzione: via le Business Unit (sorta di aziende nell' azienda), struttura a matrice, 28 figure di vertice che dipendono direttamente da lui e robusta iniezione di manager tedeschi: Stefan Ketter, responsabile della qualita', Karl Heinz Kalbfell alla testa del marchio Alfa Romeo, Johan Wolhfarter per il network development e coordination, Harald Wester per la direzione engineering e design. Il rafforzamento della struttura manageriale e' uno dei due pilastri su cui Demel poggia per rilanciare le vendite e i conti, l' altro e' il potenziamento della rete di vendita europea. Senza dimenticare il rilancio dell' immagine dei marchi, compito affidato al giovane Lapo Elkann, erede della famiglia Agnelli. In attesa di arrivare al lancio della vettura che sostituira' la Punto (autunno 2005), un segmento in cui Fiat e' sempre stata forte, il 2004 fara' registrare ancora significative perdite nei conti dell' Auto, anche se inferiori ai 979 milioni di perdite operative del 2003.

 

  By: Leofab on Venerdì 22 Ottobre 2004 20:46

Guarda che io parlavo in senso positivo.

 

  By: cisha on Venerdì 22 Ottobre 2004 19:09

Si però occorre che si sbrighino a farla sprofondare ......e quindi lo devono fare a breve durante il governo Berlusconi (se non altro per dargli la colpa anche di questo), altrimenti se lo fanno durante il prossimo governo di centro-sinistra....a Fassino chi glieli porta i sali per rianimarlo???

 

  By: Leofab on Venerdì 22 Ottobre 2004 16:47

Siamo sull'orlo di un'autentica eruzione. I terremoti preparatori si sono già verificati. La lava che zampillerà molto copiosa sarà costituita da leghe di fusione di dune e arne. Credo nel breve orizzonte ci sia anche la sostituzione in toto del simbolo.

 

  By: GZ on Venerdì 22 Ottobre 2004 15:08

non so, ovviamente sembra sballata al momento, ma l'idea è che il titolo è prezzato ora come se dovesse essere venduto e smantellato entro un paio d'anni e magari invece ce la fanno io ragionerei così: in un portafoglio di 5 titoli NON comprerei Fiat, in un portafoglio di 10 titoli NON comprerei Fiat in un portafoglio di 15 o più titoli se mi sembra di dover avere anche qualcosa di italiano comprerei anche Fiat

 

  By: gianlini on Venerdì 22 Ottobre 2004 14:38

la raccomandazione che andasse a 9-10 va considerata non più valida.??

 

  By: cisha on Venerdì 22 Ottobre 2004 13:00

La Fiat crea da anni modelli su modelli che a parte rarissime eccezioni (UNO e Panda 4x4 ed i motori in generale), sono delle autentiche ciofeche in quanto a estetica, stile, originalità e tecnologia applicata. In più tutti questi sforzi insieme a scelte strategiche finanziarie sbagliate hanno prodotto buchi per centinaia di miliardi. La Fiat per recuperare ha bisogno di una strategia improntata a recuperare il ramo media/piccola utilitaria perso ormai negli anni all'inseguimento dei rami berlina e simili. Vi ricordate l'Argenta, la Panorama, la Ritmo, la Duna ossia delle cose viaggianti con le ruote certamente non definibili come automobili. E pensare che basterebbe che decidessero di aprire un cassetto impolverato, ritirassero fuori i 3 modelli base per eccellenza, li stilizzassero un pochi tratti con una ridefinizione integrale solo degli interni e degli accessori secondo le ultime tecnologie ed ecco che la Fiat compirebbe il miracolo della sua rinascita. Dicevo 3 modelli '500, '650 ed il mitico '1100, modelli incopiabili perchè ormai patrimonio visivo documentato e sicuramente originale come è stato per la nuova Mini minor(quei furbacchioni della BMW). Poca spesa massimo risultato...bisognerebbe che qualcuno glielo urlasse nelle orecchie a quel testone di Montezemolo.

 

  By: GZ on Venerdì 22 Ottobre 2004 12:31

Fiat e le materie prime ? Più che altro è una questione finanziaria, di indebitamento, rapporti con le banche, dismissioni e poi anche di nuovi modelli e in senso lato è legata alla ripresa dei consumi e alla ripresa economica in generale i titoli industriali tipo dow jones hanno perso da settembre, ma Fiat è stato un disastro comunque l'unica nota positiva è che è ipervenduta ora, le ultime 4 volte in cui ha toccato l'estremo inferiore della banda di oscillazione (2 deviazioni standard sotto la media a 100) ha rimbalzato

 

  By: poncio on Venerdì 22 Ottobre 2004 02:46

alla luce delle recenti quotazioni delle materie prime in forte rialzo, è ancora un titolo da tenere in portafoglio?

 

  By: Moderatore on Domenica 01 Agosto 2004 17:14

«Fiat in pareggio solo tra 4 anni» ^da borsaefinanza#www.borsaefinanza.it/art.pic1?ID=96816^ «Fiat non è riuscita a raggiungere gli obiettivi che erano alla base dell’accordo con le banche. Che ora, in teoria, potrebbero convertire 2 miliardi mettendo le mani su circa il 30% del gruppo». Per Roberto Cappelletto, partner di Phedro Consulting, una società di rating indipendente con sede a Mirano (Ve), il rating del Lingotto per il 2003 e anche per i primi sei mesi del 2004 (grosso modo il periodo che coincide con l’era di Giuseppe Morchio e della politica di risanamento del gruppo) è pari a 2, cioè anomalo. Un giudizio severo che poggia su un’analisi che si sviluppa su più piani. In primo luogo, lo stato patrimoniale, che indica una situazione di forte squilibrio dovuto all’insufficienza di capitale proprio (pari a 5,211 miliardi al 31 dicembre) rispetto a immobilizzazioni per 27,650 miliardi, la cui copertura viene assicurata soprattutto da capitale di terzi a medio e lungo termine per 18,433 miliardi. Negativo anche l’equilibrio finanziario (rating 2), a causa di un indebitamento davvero enorme (pari a 22 miliardi) rispetto al capitale proprio: l’indice di indebitamento di Fiat per il 2003 si è quindi attestato al 4,23, livello decisamente alto per una multinazionale. Anche dal punto di vista economico il rating è 2, poiché la differenza tra il rendimento del capitale investito e il costo del capitale di terzi risulta negativa di ben 8 punti. L’unico indicatore in leggero miglioramento, sempre secondo Phedro Consulting, è il trend di sviluppo, che passa da 1 (insufficiente) a 3 (normale), ma solo grazie alle plusvalenze realizzate con la vendita di Toro e Fidis, che hanno permesso di compensare, solo in parte, le perdite del gruppo. Quanto al primo semestre 2004, il leggero miglioramento del trend è dato dal margine operativo netto positivo per 18 milioni del secondo trimestre, che comunque non compensa il risultato semestrale, che denuncia una perdita per oltre 120 milioni, ai quali devono essere aggiunti gli oneri finanziari (229 milioni nel secondo trimestre, che scendono a 183 milioni nel periodo gennaio-giugno per effetto dell’equity swap sulle azioni GM che hanno generato plusvalenze per 300 milioni) e imposte per 262 milioni, particolarmente consistenti a causa dei margini generati da Iveco e Cnh. Le due controllate, infatti, hanno migliorato i margini operativi che hanno in parte compensato la perdita operativa di Fiat Auto. Quest’ultima, che rappresenta circa il 60% del giro di affari del gruppo, ottiene quindi rating 2 nel primo semestre: il leggero miglioramento di trend (+2% il fatturato) non ha infatti generato margini a causa dei problemi legati allo stabilimento di Melfi e della stasi del mercato auto europeo. Tornando al consolidato, la perdita netta del gruppo nel primo semestre è stata di 658 milioni con un impatto negativo sul capitale proprio, diminuito, dal primo gennaio al 30 giugno, di circa 500 milioni. Con queste premesse Fiat potrà raggiungere il pareggio operativo a fine anno? «Credo proprio di no, salvo eventi straordinari - risponde Cappelletto - Anzi, se non cambiano le cose a fine anno la perdita salirà a un miliardo». Che aggiunge: «Ritengo siano indispensabili operazioni straordinarie, come un aumento di capitale proprio, e cessioni di asset importanti per creare plusvalenze. Se invece si lascia Fiat da sola ci vorranno almeno quattro anni prima di riportarla al pareggio operativo». Nella situazione attuale, infatti, ogni miglioramento del margine operativo viene assorbito dai consistenti oneri e spese di ristrutturazione, nonché dagli investimenti in ricerca e sviluppo. Secondo Phedro Consulting, infatti, il declino di Fiat è soprattutto industriale e produttivo, «Fiat deve ristrutturare una situazione produttiva: non ha solo necessità di creare margini per eliminare le perdite, ma deve soprattutto investire affinché il miglioramento operativo diventi stabile». In altre parole, il pool di banche che hanno organizzato il salvataggio del Lingotto, e che oggi potrerebbero esercitare i loro diritti per 2 miliardi su meno di 6 miliardi di capitale netto, dovranno dar prova di molta pazienza nei prossimi mesi.

 

  By: Moderatore on Lunedì 26 Luglio 2004 19:33

Fiat Test-Drives a New CEO (26/07/04 da Barron's Online) WHAT DOES A HEALTHY SWISS provider of testing, analysis and verification services, like SGS, have in common with a struggling Italian carmaker like Fiat? Answer: Sergio Marchionne, the new Fiat CEO. More important, why should investors care? Well, Marchionne's recent move to Fiat from SGS just might be the start of something good for the Turin-based firm, which over the past three years has lost large chunks of market share and spilled ample red ink. Marchionne came out of the blue to take over the auto maker last month, after the death of Umberto Agnelli, who headed the family that controls Fiat with about a 30% stake. The 51-year-old Marchionne, the fifth CEO in the past two years at this serial restructurer, was an independent member of Fiat's board. Fiat's shares have been hovering around their current price, €6.32, since April 2003, and are down from about €30 in 2000. The ADRs closed at $7.66 Friday. After many years of poor performance, at least one contrarian investor thinks the stock finally has bottomed, and views Marchionne's arrival as the catalyst for a significant rise in the next 12 months. Fund manager Nicolas Mathys of Zulauf Asset Management is a savvy investor whose low opinion of Fiat turned on a dime with that appointment. The auto division of Fiat is undoubtedly a hurting turkey, but "it's all about management," says Mathys, who now holds "a bunch of Fiat." A look at Marchionne's resume of turnaround accomplishments shows he's "very ambitious and aggressive," says Mathys. He overhauled the Swiss life sciences and chemicals firm Lonza Group, whose earnings jumped 52% in 2001, the final year of his tenure. Marchionne was appointed CEO of SGS -- formerly Societe General Surveillance Holding -- in February 2002; SGS's earnings per share swung from a loss of 10 Swiss francs (CHF) in 2001 to a profit of CHF30 in 2003. "Back in 2002 I didn't believe that he could do it, and I even wanted to short SGS stock," jokes Mathys. SGS too was a family-run company undergoing management turmoil when Marchionne, a citizen of both Italy and Canada, arrived. "Sounds a lot like Fiat, doesn't it?" the fund manager says. SGS now looks like it could earn CHF45 per share next year, Mathys adds. The company's stock has more than doubled since early 2002. Mathys is looking for something similar at Fiat. "Marchionne is very good at making hard decisions and kicking the right people out," he says. And that's what Fiat needs for the next two to three years, he adds. With the appointment of Marchionne alongside Fiat's new Chairman Luca Cordero di Montezemolo, the CEO's chances look good. Montezemolo is close to the Agnelli family. What's most interesting, argues Mathys, is that few believe Fiat Auto can be repaired. Hedge funds and Italian analysts are very skeptical. Fiat's a big mess, he grants, but fixable by a no-nonsense guy like the new CEO, as the problems are confined to the auto unit. Mathys expects that an overhauled Fiat -- which has lost €6.3 billion since 2000, and €2.41 per share last year -- could earn anywhere from €1 to €1.60 per share in a couple of years. Applying an auto-sector price/earnings multiple of eight to the stock implies a share price of at least €8, though Mathys thinks the stock might climb as high as €15. When severely troubled companies are turned around, he notes, their shares often rise much more than expected. On Monday Fiat will release its second-quarter results, and Marchionne is expected to outline his intentions. The current plan, launched by former CEO Giuseppe Morchio, targeted breakeven operating results for the Fiat group this year, and the same for the auto unit in 2005. The Italian press last week speculated the company will release more bad news or lower guidance. Fiat declined comment. Regular readers might remember that this column has been tough on Fiat, mainly because it's a family-controlled company in Italy, a country where minority-shareholder rights historically have been subordinated to family interests. That's still a problem for the long term, but Mathys could be on to something for the medium term. Only two of 21 analysts who follow Fiat have Buy ratings. More than half rate the stock Sell. That alone suggests investors should pay close attention to what Marchionne says Monday.

 

  By: giuseppe cuneo on Mercoledì 23 Giugno 2004 16:16

Beh non ci sono solo i soldi ma anche il potere. Qualcuno ha detto che era meglio essere primi in un piccolo villaggio che secondi a Roma. Essere il numero uno di Vodafone in Italia vuol dire essere a capo di un provincia ...pochi italiani arrivano al top di multinazionali. Essere il numero uno di RCS vuol dire essere a braccetto con tutta l'italia che conta....sia economica che poltica. Non dimentichiamoci il Corriere della Sera. saluti GCuneo

 

  By: GZ on Mercoledì 23 Giugno 2004 13:48

l'italia ha anche un sacco di vantaggi se ci si sa fare Il precedente proprietario del Corriere della Sera era Cesare Romiti il quale ha lavorato prima come direttore amministrativo in un gruppo statale e poi è diventato amministratore delegato di Fiat Era pagato un paio di miliardi l'anno come stipendio, forse cinque miliardi (?), insomma come tutti gli amministratori delegati italiani di grandi società, molto benestante, ma non miliardario vero Curiosamente però è successo che quando ha lasciato la Fiat al tempo di mani pulite la famiglia Agnelli si è sentita in dovere di regalargli come buona uscita dei pacchi di azioni e dei miliardi in contante, una cifra difficile da valutare, forse sui 100 miliardi e di colpo Romiti è diventato azionista proprietario di Impregilo, Aereporti di Roma e azionista di controllo di RCS-Corriere. Il suo patrimonio è valutabile ora qualche centinaio di miliardi di vecchie lire, forse anche di più. Prima era un manager con stipendio, ora è uno dei protagonisti del capitalismo italiano stare in italia può avere anche dei vantaggi